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Autore: Castiga Akirashi    18/07/2012    7 recensioni
{Rating più alto in alcuni capitoli}
Può una bestia redimersi?
Può smettere di uccidere?
Il Demone Rosso ha seminato distruzione, paura e morte per anni.
Ora è sparita.
È morta? È nell’ombra che aspetta una preda?
Nessuno lo sa…
Aurea Aralia è una studiosa Pokémon conosciuta in tutta Isshu.
Stimata e rispettata, passa il suo tempo a esplorare il mondo dei Pokémon ed a aiutare i giovani allenatori che le vengono affidati.
La sua vita cambierà, quando incontrerà una ragazza.
Ragazza o… Demone?
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
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Castiga e Zekrom volarono veloci verso Kanto, arrivando nella regione in breve tempo; lei alternava Wargle al drago, così i due potevano riposarsi. Arrivati a destinazione, puntarono verso Lavandonia, dove c’era la Torre Pokémon, il cimitero di tutti i Pokémon. Non sapeva perché volesse dirigersi lì... sentiva solo che era il posto giusto. Probabilmente nessuno aveva dato una degna sepoltura alle bestie del Demone; ma forse, quello era il posto più vicino alle loro anime perdute. Giunta alle porte della città, però, la ragazza vide una scena che le gelò il sangue nelle vene: un enorme Metagross, rinchiuso in una teca di vetro era lì, appena prima della città. Era visibile dal percorso che conduceva alla cittadina: era immobile, ibernato, con gli occhi sbarrati, nel silenzio del trapasso, e un ampio squarcio nel petto che gli sfregiava la corazza di puro acciaio. Il segno di quel Dragartigli finale.
Athena cadde sulle ginocchia, sotto shock.
«B...B-ban... dan...» singhiozzò, con le lacrime agli occhi. Di nuovo, quella sensazione orribile si impadronì di lei. Il dolore era quasi lancinante. La lacerava da dentro. Tolse lo sguardo, incapace di guardare ancora uno dei suoi migliori amici in quelle misere condizioni.
C’era un’incisione sotto la teca che lei notò solo dopo aver abbassato lo sguardo:

“Questo è uno dei mostri che tanto terrorizzarono il nostro continente. Che tutto ciò sia da monito a chiunque minacci la tranquillità delle genti. Gli altri cinque sono disseminati nelle città più importanti perché non accada più ciò che è accaduto in passato. Il Demone Rosso è morto, ma il suo ricordo non morirà mai.”

Zekrom ebbe il sangue freddo di portare via la ragazza, nonostante condividesse il suo dolore. La portò nel percorso sotto la città e Castiga tentò di calmarsi. Sconvolta, urlò, in una mezza crisi isterica: «I-il… mio… Metagross. Zekrom… quello era il mio Bandan!»
Lui cercò di tranquillizzarla, cercò di fare qualcosa, ma lui stesso era rimasto turbato da quella scena. Quel povero Pokémon, immortalato nel suo ultimo respiro, ridotto a una volgare statua, alla mercé di tutti. Nemmeno con la morte aveva potuto riposare in pace. Le sue spoglie, esposte così, come un manichino... mentre faceva queste tristi considerazioni, sentì l'anima della sua compagna mutare: da scioccata a furibonda. La guardò, con uno dei suoi profondi occhi gialli, e lei ricambiò lo sguardo. Poteva sentirla salire dentro di lei... l’antica rabbia omicida. Riusciva a sentire un po' di ciò che era una volta il Demone Rosso.
«Quei vigliacchi.» ringhiò lei, stringendo il pugnale sotto le vesti, sempre più furiosa: «Quei vigliacchi se la sono presa con chi non si poteva più difendere. Me la pagheranno... Ci sarà un grande ritorno. Eccome. Farò vedere a tutti loro che con me non si scherza. Non si poteva allora... e non si può adesso.»
Zekrom percepiva la sua rabbia, vivida, come se fosse sua, e decise di appoggiarla; quel comportamento non aveva giustificazioni. Avrebbero raso al suolo quel posto. E nessuno li avrebbe fermati. Il drago attirò sopra di sé delle nere nubi temporalesche, mentre si avvicinavano, lenti e inesorabili alla città. Erano quasi alle porte di ingresso, quando sentirono un canto melodioso vibrare nell’aria. Castiga vide solo una maestosa creatura bianca volare nel cielo e poi più nulla. Solo buio.
Al suo risveglio si mise lentamente seduta, tenendosi rintontita la testa con una mano, e vide Zekrom che scrollava l’enorme capo. Era svenuto anche lui. E la teca con Bandan non c’era più.
Al suo posto un biglietto:

“Non inseguire la rabbia
ti porterà a sbagliare.
Non inseguire la vendetta
ti porterà alla tomba.
Ora, i loro spiriti sono in pace
li troverai alla Torre Pokémon.
Cerca, cerca e non arrenderti
e troverai ciò che ti manca.”

Athena comprese le parole e chi le aveva vergate; quel tono mistico e sibillino era di una sola persona. Così, corse velocemente alla Torre Pokémon e, salendo i gradini a due a due, arrivò all’ultimo piano. Davanti a lei c’erano sei lapidi di granito di diverso colore per ognuno di loro: grigio per Bandan il Metagross, rosa per Fiammata il Charizard, bianco per Pidg il Pidgeot, azzurro per Lapras la Lapras, giallo per Nidor il Nidoking e verde per Jukain lo Sceptile.
Su ogni cumulo di terra smossa, era appoggiata una rosa bianca. La ragazza sentì di nuovo nel petto, una stretta forte, che le faceva quasi male.
“Perché?” pensò, quasi arrabbiata con se stessa: “Perché riesco a provare solo questa... emozione dolorosa?”
Si avvicinò alle lapidi e accarezzò il grigio marmo freddo con la mano, tristemente. La tomba di suo fratello... Non li avrebbe mai più rivisti. Lo sapeva già, ma vederli, rendersene pienamente conto, era diverso. Voleva andare da Lance, torturarlo come mai aveva fatto, per fargliela pagare.
Ma si sarebbe cacciata nei guai. E non voleva che la professoressa ci rimanesse male. Stranamente, non voleva deluderla. Così, dopo essere restata, per un’ultima volta, lì con loro, se ne andò, ringraziando N di quel gesto. Non poteva esse stato nessun altro.


Lo so, è corto.
Ma scrivere di più mi sembrava superfluo...

  
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