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Autore: Fannie Fiffi    19/07/2012    6 recensioni
Ok questa è tipo una follia perché non porto a termine mai niente, ma va bè!
Gli avvenimenti sono tutti collocati verso il finale della terza stagione, ma le cose potrebbero andare diversamente. L'inizio della storia fra l'originale Klaus e la vampira Caroline. Vi posto una parte del 1° capitolo:
E così voltandomi le spalle se ne andò. Klaus se ne era veramente andato, come mi aveva detto e mentre osservavo l’ibrido non potei fare a meno di chiedermi se e quando lo avessi rivisto. Perché quei dubbi, se tutto ciò che io e i miei amici volevamo stava accadendo? Perché sentivo quello strano sentimento sconvolgermi il petto e trasmettermi l’impulso di seguirlo?
Dal capitolo 11:
« Forse dovremmo rientrare. » spezzai il silenzio.
« Tu vuoi? »
« No» dissi alzando lo sguardo per fermarlo nel suo.
Lui annuì sorridendo.
« Perché mi hai detto che te ne saresti andato da Mystic Falls e poi sei rimasto? »
« Le prospettive cambiano. »
« Non è una risposta. »
« Non volevo lasciarti. »
Oh, questa si che lo era. Rimasi interdetta per un attimo, poi continuai, decisa ad ottenere le mie tanto agognate risposte.

Avviso importante: potrebbe contenere tracce di OOC.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Heaven's in your eyes.


Dalla puntata 3.21 ‘ Ricorda le mie parole: ragazzo di paese, vita di paese, non sarà mai abbastanza per te.’
 
 
E così voltandomi le spalle se ne andò. Klaus se ne era veramente andato, come mi aveva detto e mentre osservavo l’ibrido non potei fare a meno di chiedermi se e quando lo avessi rivisto. Perché quei dubbi, se tutto ciò che io e i miei amici volevamo stava accadendo? Perché sentivo quello strano sentimento sconvolgermi il petto e trasmettermi l’impulso di seguirlo? Non potevo farlo, dovevo rimanere a Mystic Falls. Dovevo rimanere con Tyler, continuare a proteggere Elena, appoggiare i Salvatore in ogni loro scelta. Sapevo che questo era giusto ed era quello che dovevo fare. Eppure, ripensando alle ultime parole di Klaus non potei fare a meno di pensare: ‘è anche quello che voglio fare?’ di nuovo le parole tornarono alla mente, come se fossero state appena pronunciate: una vita anonima per una persona anonima. Era quello che veramente meritavo? Oppure lo sguardo intenso dell’uomo era riuscito veramente a comunicarmi la mia importanza?
Già sull’onda dei ricordi, rievocai alla mente il giorno in cui Tyler mi aveva morsa e Klaus era giunto per salvarmi – o per uccidermi –.
 
Sentivo freddo, molto freddo. Rannicchiata fra le tante coperte con cui m’aveva avvolta mia madre,  non smettevo di tremare. Sentivo il mio sangue caldo scendermi lentamente dal morso sulla spalla. Sapevo il significato del morso di un licantropo per un vampiro: Morte certa. Lo sapevo, sapevo che di lì a poche ore avrei chiuso gli occhi per non riaprirli più e scivolare in un eterno sonno. Un sonno senza incubi, finalmente. Un sonno tranquillo, pacifico, che solo la morte mi avrebbe concesso. La mia mente era affollata da mille rimpianti e altrettante sensazioni, dubbi, incertezze, emozioni. Che cosa ne sarebbe stato di me dopo la morte? Mi avrebbero sepolta o semplicemente avrebbero gettato il mio corpo fuori città, come uno dei tanti danni collaterali della situazione? Sapevo bene di aver commesso degli errori, di aver ucciso e di essere un mostro e volevo essere perdonata. Mi ero pentita e in punto di morte quasi pregavo affinché la pace mi trovasse. Spostando lo sguardo umido di lacrime amare, osservai le decorazioni per il mio compleanno. Ironia della sorte, stavo lasciando la vita nello stesso giorno in cui – anni prima- l’avevo raggiunta. La fine della mia breve vita da vampira e da umana. Eppure non mi sentivo nessuna delle due cose. Tutte le mie preoccupazioni erano rivolte a mia madre madre, a Tyler, ai suoi amici.
Certamente avevo avuto diversi scontri con mia madre a causa della mia natura. Eppure era l’unica che c’era sempre stata, sempre pronta ad accogliermi fra le sue forti braccia. Era una donna coraggiosa, ne aveva superate tante. Cel’avrebbe fatta anche questa volta.  E così, vicina alla morte, sentendo i battiti cardiaci della madre e di Matt nell’altra stanza, piansi. Piansi come non avevo mai fatto, come a voler finire prima il mio tempo. Non sopportavo più quell’angosciante attesa. Pensai che a volte le cose andavano in modo ingiusto: perché dovevo morire proprio ora che mi sentivo veramente viva? Portandomi la mano tra i capelli vidi il bracciale che mi aveva regalato Tyler solo poche ore prima.
I troppi pensieri e le forze che mi abbandonavano, mi impedirono di udire i passi sulla veranda. Improvvisamente mi accorsi di una nuova presenza nella camera. Tenevo gli occhi chiusi, ma sentivo uno sguardo sul mio viso. Così improvvisamente aprii gli occhi e quello che mi trovai davanti mi sorprese.  Klaus era lì che mi fissava. Senza troppa esitazione chiesi “Mi ucciderai?” e fu come se le parole mi scivolarono autonomamente dalle labbra.
“Il giorno del tuo compleanno?” chiese l’ibrido, quasi scocciato all’idea che si potesse pensar così male di lui.  “Hai così poca considerazione di me?”
-“Si” risposi senza paura.
Vidi l’ibrido avvicinarsi e pensai che fosse la fine, ma totalmente fuori dalle mie aspettative, lui sfiorò con le dita il collo scoprendo la terrificante ferita. “Oh, è bruttina” esclamò per niente sorpreso.  “Mi scuso. Sei quello che viene definito un danno collaterale. Non è niente di personale.”
Quelle parole mi impressionarono molto. Primo, perché non mi aspettavo che un uomo come Klaus potesse porre delle scuse. Secondo, perché non era la prima volta che venivo definita un ‘danno collaterale’ era questo che mi sentivo per la maggior parte del tempo. Semplicemente uno sbaglio che molti avrebbero preferito non fare. Il vampiro interruppe questi pensieri quando mi sfiorò il polso, proprio dove si trovava il bracciale donatomi da Tyler. “Amo i compleanni” confessò Klaus, prendendomi contro piede. Non potei fare a meno di pensare come mai la fine tardava tanto ad arrivare e come mai il destino mi avesse portato, come ultimo visitatore, proprio una delle persone che odiavo di più al mondo. Quando mi trovai a pensare che avrei preferito la morte pur di trascorrere ancora del tempo con Klaus, rimasi stupita dal pensiero e non riuscii a spiegarmene il motivo. Pensai che forse era arrivato il momento di parlare, quindi dissi: “Già. Ma tu non hai tipo… un miliardo di anni?” e quasi derisi me stessa e mi sentii nettamente inferiore a quella creatura che aveva superato molti più pericoli di me e ne era uscita vincitrice.
“Quando diventi un vampiro devi modificare la percezione del tempo, Caroline.” Brivido al sentir pronunciare il mio nome.
“Festeggiare il fatto che non sei più legato alle insignificanti convenzioni umane. Sei libera.”
Mi sentii in dovere di smentire la sua ultima affermazione. “No. Sto morendo.” La reazione che provocò la mia frase mi lasciò di stucco, e divenni una vera e propria statua mentre l’ibrido si sedeva sul mio letto, a pochi centimetri dal mio corpo. Mi fissò così intensamente che i brividi raddoppiarono e mi raggiunsero la nuca, i capelli, le punte dei piedi. Egli parlò, consapevole di quello che era appena accaduto. “E potrei lasciarti morire, se è questo che vuoi…Se credi davvero che la tua esistenza non abbia senso.” Non potei fare a meno di sentirmi stupida, perché Klaus aveva completamente ragione. Non ero mai stata veramente fondamentale e importante per qualcuno e mai nessuno aveva capito il mio vero essere. Come poteva riuscirci qualcuno che conoscevo da così poco tempo e che per giunta era un assassino?
“Anch’io ci ho pensato… un paio di volte nel corso dei secoli, se devo dire la verità.” Quante cose avevo ancora da scoprire su quell’uomo che era sempre sopravvissuto, ma che forse non aveva mai veramente vissuto?
Klaus si avvicinò ancora, piegandosi su sé stesso ed avvicinandosi al mio viso. “Ma ti confiderò un piccolo segreto. Là fuori c’è tutto un mondo che ti aspetta. Grandi città e arte e musica” nuovamente mi sfiorò il polso, lì dov’era il bracciale. A cosa stava pensando?
“vera bellezza.. e tu puoi avere tutto questo. Puoi festeggiare altri mille compleanni. Non devi far altro che chiedere.” E così l’ibrido terminò il suo glorioso discorso lasciandomi confusa. Cosa voleva dire? Mi stava veramente dicendo che se solo  lo avessi voluto, lui mi avrebbe salvata? Improvvisamente sentii qualcosa esplodermi nel petto, espandersi nelle vene insieme al sangue ed arrivarmi in ogni parte del corpo: Speranza. Quell’uomo che per tanto tempo avevo odiato, ora mi stava donando speranza. Così, commossa da tutti quei pensieri e spinta dalla voglia di vivere, dissi semplicemente “Non voglio morire.” Klaus mi guardò per un momento, con quei suoi occhi così espressivi, e poi si tirò su una manica mettendomi una mano dietro al collo e sollevandomi al suo petto. “Ecco qui, tesoro.” Mi rispose, con un tono molto dolce. Io non feci caso alle sue parole, poiché fissavo affamata la vena sul suo polso. Sentivo il suo sangue di ibrido scorrere caldo e non volevo fare nient’altro se non poggiare le labbra sul suo braccio, mordere e godere della vita che tornava nuovamente a scorrere in me. Aspettando silenziosamente il suo permesso, mi disse “Bevi pure” e così senza attendere oltre feci quello che desideravo di più al momento. Sentii la sua pelle fremere a contatto con la mia bocca e lasciai che fosse l’istinto a guidarmi. Appena morsi, lo sentii sospirare sulla mia testa ma ero troppo presa dalla frenesia del suo sangue misto alla mia saliva. Era il sangue più buono che avessi mai bevuto,  cento volte meglio delle poche persone di cui mi ero nutrita durante i primi giorni dalla trasformazione. Dentro di me, in quel momento stava avvenendo una grande lotta fra il mio istinto umano, che era totalmente disgustato da quello che stavo facendo, e il mio istinto animale, che mi diceva di aggrapparmi ancora più forte a quelle braccia che mi sorreggevano. Ero fra le braccia di un assassino, bevendo il suo sangue, e quello che più mi impressiono era che mi piaceva. Mi piaceva da matti e avrei voluto che quel momento non finisse mai.
 
 
 
Con un battito di ciglia, tornai al presente. Ero al ballo di fine anno che avevo organizzato insieme a Rebekah e sentivo i corpi degli altri studenti che ballavano intorno a me. Uscii dalla folla per cercare Tyler, ma ero consapevole che non era lui che volevo trovare.
Non so perché, non so per quale motivo, ma il ricordo di quella notte mi aveva colpita ora più che mai. Cercai di scrollarmi quella sensazione di dosso non appena vidi Tyler, che mi prese per i fianchi e mi trascinò nuovamente in pista. Klaus se ne era andato e noi eravamo finalmente liberi di vivere la nostra vita in pace.
Questo era quello a cui dovevo pensare, era l’unica cosa che avesse importanza.















Commento:
ok bene, so che è una follia eppure ho voluto postare ugualmente! Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto critiche di tutti i tipi. Scusatemi se ho fatto errori grammaticali o di altro genere, sentitevi liberi di farmelo presente. 
Volevo solamente dire che non ho scritto niente di nuovo perché volevo prima introdurre la storia e posizionarla in un momento temporale preciso ed attinente alla serie, quindi: la situazione iniziale, cioè quella del presente, è ambientata nel ballo stile anni '20 della 3x21.
Ho dato molta importanza al momento in cui Klaus salva Caroline perché è stato dichiarato che è proprio quello il momento in cui l'ibrido si invaghisce della bionda e poi ho voluto dare voce ai pensieri di Caroline. Spero che vi piaccia, mi raccomando fatemi sapere le vostre opinioni!
Per quanto riguarda gli aggiornamenti penso che posterò una volta la settimana, tutte le volte in un giorno preciso che devo ancora stabilire. Probabilmente tutti i sabati a partire dalla prossima settimana :) Vi avviso già che non sarà una fic lunghissima circa 15 capitoli.
Mi sembra di aver detto tutto, il capitolo è scritto dal punto di vista di Caroline. Grazie a tutti in anticipo per le recensioni! Ci sentiamo la prossima settimana :*
  
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