Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Daniele_    24/07/2012    0 recensioni
Il tempo passa, inesorabilmente. Le persone appoggiano i loro piedi sulla stessa terra su cui altre camminano, hanno camminato e cammineranno. Così anche li appoggiano su un campo da calcio. Ma a volte questi passi si incrociano. E si scontrano.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Diavolo
 
«Avete forse intenzione di vincere le Olimpiadi di lentezza? Diamine, sembra che stiate passeggiando con la vostra fidanzata per le strade di Barcellona».
Ventitré ragazzi di circa quattordici anni erano al quindicesimo giro del campo da calcio e il loro allenatore non era ancora soddisfatto del loro riscaldamento. La pioggia del giorno prima aveva reso il terreno un teatro da battaglie di fango e non era raro che quel giorno alcuni giovani scivolassero durante la loro irrefrenabile corsa e venissero puniti con una serie aggiuntiva di addominali da scontare al termine dell’allenamento.
Yago era la riserva del difensore titolare della squadra ed era definito da tutti i conoscenti il giocatore che non era e non sarà. Peccava in doti tecniche ed atletiche e non sarebbe stato visto in alcuna altra panchina se non in quella della squadra del suo piccolo borgo vicino a Barcellona, dove poco numerosi erano i bambini prodigio. Poco numerosi, ma non assenti. Il suo compagno e migliore amico, Rey, aveva già attirato le attenzioni del Real Madrid, ma difficilmente il giovane avrebbe voluto tradire la propria fede calcistica, specialmente dopo quanto accaduto nel maggio dello stesso anno.
Quel giorno Yago era già rovinosamente caduto a terra due volte e altrettante volte era stato severamente redarguito dall’allenatore dall’accento basco. Quando venne spinto da un compagno piuttosto spiritoso e non fu in grado di evitare l’ennesima pozzanghera di fango, con la testa immersa nella melma udì il rumore dei passi del suo mister farsi sempre più nitidi finché il suo sedere si trovò a resistere alla forza dei piedi stessi del robusto e possente uomo. Egli non riuscì tuttavia a sferrare più di tre colpi; prima del quarto Rey lo aveva già scaraventato a terra nella stessa fanghiglia e gli aveva afferrato il collo.
 
 
«Non agitatevi, se avete prenotato il posto non avete nulla da temere. Calma, calma. Rispettate la fila e sarete sicuri di entrare prima che Goily inizi la conferenza».
Neanche in occasione di una finale di Champions League si era mai vista una tale orda di giornalisti come quella presente alla conferenza dello scrittore Dean Goily, il quale aveva recentemente pubblicato il suo ultimo capolavoro, Daimon, dopo essere diventato noto in tutto al mondo per i bestseller Scream e Fighting. La minuziosa analisi psicologica di ogni personaggio, sia i protagonisti sia le comparse, aveva colpito anche i lettori dai palati più fini; su Internet la pagina di Wikipedia a lui intitolata riceveva ogni giorno migliaia di visite e su ogni sito recensioni dai voti straordinariamente alti erano scritti riguardo alle sue opere. Era apparso sulla scena mondiale da oltre dieci anni ma la sua fama non pareva arrestarsi né diminuire.
I poliziotti londinesi odiavano le conferenze stampa di presentazione degli scritti di Dean: ogni volta si verificano risse fra giornalisti e mantenere l’ordine risultava un compito estremamente difficoltoso. Due o tre ambulanze erano sempre allarmate per eventuali interventi che solitamente dovevano essere effettuati.
Dopo che il 23 giugno 2011 la folla riuscì ad entrare nell’ampia sala che tuttavia pareva piccola rispetto all’esagerato numero delle persone lì radunate, un grido di acclamazione si levò non appena Dean Goily, vestito come suo solito con una camicia a strisce blu e azzurre e una cravatta viola, apparve al cospetto dei presenti.  Il silenzio venne ottenuto soltanto quando lo scrittore si fu seduto ed ebbe sarcasticamente pronunciato: «Ma in quanti diavolo siete venuti per un libro che avete appena comperato in libreria qualche giorno fa e che non avete nemmeno letto visto il poco tempo disponibile?”.
Dopo una risata distensiva, i giornalisti abbandonarono fra i ricordi i recenti litigi che avevano turbato i loro animi ed estrassero da zaini e marsupi i fedeli blocnotes e le penne dalle tinte più variegate, ma con l’unico scopo di essere funzionanti.
«Allora?» chiese il sagace Dean, «Vi siete menati per restare zitti o per sentire parlare uno che non è in grado di mettere in fila quattro parole consecutive? Suvvia, lei in prima fila, lei che si sta asciugando i sudori con quel fazzoletto a pois giallorossi. Si alzi e ponga una domanda. La ponga ora o mai più. Il suo vicino già scalpita per rubarle tale privilegio – o sfiga, a seconda dei punti di vista».
Mentre una seconda e non ultima risata si diffondeva nella sala conferenze, il giornalista di mezz’età, non più abituato a sostenere una rissa iniziale per ottenere l’accesso e stanco del lavoro che da giovane aveva sognato, riposto il fazzoletto diventato oggetto di ilarità nella tasca destra dei suoi jeans, si alzò e si rivolse al sorridente scrittore: «Signor Goily, innanzitutto…».
«Una persona che inizia un discorso con un innanzitutto sciuperà un sacco di tempo prezioso che sarebbe stato utile per altri. Si sieda e si alzi lo scalpitante vicino».
In un’occasione diversa il giornalista avrebbe lanciato una bestemmia e si sarebbe avventato sul volto del suo antagonista, ma di fronte al più famoso autore britannico fu costretto a sedersi rosso in volto, pronto a subire altre ingiurie senza potersi difendere, mentre il resto del pubblico si divertiva come se fosse in un circo durante lo spettacolo di un clown.
 
 
Paolo sentì il suo Nokia 500 emettere un lieve bip e, dopo averlo preso in mano, lesse il messaggio che aveva appena ricevuto.
Stasera vieni in disco? Potrai pur chiedere al mister un giorno libero, no? Ti aspettiamo. Rob.
Il solo pensiero di quanto quel cellulare potesse essere costato a suo nonno trattenne la sua mano dallo scagliarlo a terra e vederlo frantumarsi in vari pezzi. Digitò rapidamente un Mi dispiace ma il calcio per me è lavoro. Parto da Torino. Ci si rivede all’esame. Ciao. e tentò di dimenticare, quella volta come le precedenti. Era sicuro che nessun ragazzo avesse mai rifiutato a partecipare a tante feste e serate in discoteca come lui, ma il calcio da passione si stava trasformando a mestiere e, se fosse sceso dal treno in quel momento, non lo avrebbe più rivisto a nessuna stazione.
Il treno di cui Torsi gli aveva procurato il biglietto sarebbe partito fra mezz’ora da Porta Nuova e, benché si trovasse già sul luogo, Paolo era agitato come se fosse in ritardo di due ore. Non riusciva a rimanere seduto come gli altri presenti, che talvolta lo osservavano un po’ accigliati; su consiglio del procuratore, aveva cercato di vestirsi in modo da non essere riconosciuto ma allo stesso tempo di non dare nell’occhio. Elegante ma non ai limiti dell’eccesso; in fin dei conti, un diciannovenne con un abito che si addice ad un sessantenne è notato da chiunque.
Fino a poche ore prima il suo destino era incerto, ma infine il cuore aveva prevalso sul denaro. Aveva stretto un patto di sangue con il diavolo, che per una volta aveva sconfitto la pecunia.
Poteva tuttavia essere considerata una vittoria? Paolo aveva a lungo riflettuto sulla vicenda, consapevole che un suo acquisto, in aggiunta ad un altro giovane proveniente da Genova, avrebbe impedito alla sua squadra del cuore l’acquisto della stella internazionale del Manchester United, Axel Hunt.
Però egli desiderava essere protagonista. Il tempo di essere tifoso era finito; era giunto il momento di adoperare la prima persona per scrivere la storia della propria vita.
 
 
«Perché ha scelto il termine latino daimon come titolo della Sua opera, Mr Goily? Benché ci abbia appena spiegato che il protagonista Lenny sia animato da intenzione tutt’altro che maligne, Lei stesso ritiene forse che è un demone colui che è reputato tale anziché colui che lo è veramente?».
Dean osservò con estrema attenzione la sua nuova interlocutrice, che sembrava reggersi a stento sulle scarpe rosse con i tacchi alti che indossava. Come è diventata giornalista, costei? si chiese stupito, evitando di elargire a tutti i suoi pensieri, consapevole che chiunque fosse presente in quella sala si stesse rivolgendo la stessa domanda.
«Gentile signora» osò infine dire, dopo un prolungato momento di reale incertezza, alquanto raro durante le sue conferenze, «forse nella sua istruzione scolastica e professionale le è sfuggito che il vocabolo daimon nella lingua latina non indichi il demone, bensì la divinità in generale, positiva o negativa. La mia intenzione era semplicemente evidenziare come un dio possa essere buono ma al tempo stesso considerato malvagio poiché non è possibile identificarlo come benigno; in ugual modo  sentendo pronunciare daimon non possiamo sapere senza ascoltare il seguito se tale divinità sia benevole o perfida.
«Lenny, come ho già accennato prima, viene additato come un diavolo nella stessa comunità in cui aveva contribuito ad aiutare coloro che erano in difficoltà. Un uomo all’apparenza benefattore ed altruista, la cui natura era tuttavia a lui nota, rendeva vani i suoi sforzi, che si tramutavano dunque in pecche non rimediabili».
«Mi scusi, signor Goily» lo interruppe la stessa signora dalle scarpe rosse con i tacchi alti, desiderosa di ottenere nuovo prestigio presso i colleghi, dopo la rovinosa uscita precedente, se Lenny conosceva tale uomo e, da quanto mi pare di comprendere, fosse in una stretta relazione con lui, perché non lo uccise né rivelò a tutti la verità?».
 
 
Nella sua carriera da allenatore non si era mai ritrovato in una situazione del genere, nonostante avesse avuto in rosa elementi poco tranquilli e piuttosto agitati. Quel giovane aveva sfoderato una forza impressionante nel gettarlo nel fango e la vigorosità con cui gli stringeva il collo gli consentiva uno stentato respiro che non gli avrebbe permesso di resistere a lungo.
Dopo alcuni secondi, tuttavia, Rey lasciò la presa, osservando il malcapitato massaggiarsi il collo e tossire ripetutamente finché la sua situazione respiratorio fu ripristinata alla normalità. Dopodiché, alzandosi, osservò biecamente il ragazzo, mentre quest’ultimo sorrideva ironicamente. Irritato, infine, gli si rivolse con aspre parole: «Sei soddisfatto, piccolo coglione, di avermi quasi ucciso? Perché non hai osato farlo? Così adesso il tuo amico frignone sarebbe libero dal suo padrone, dal suo demonio che lo tormenta ogni giorno!».
Il sorriso sparì dall’espressione di Rey, che si avvicinò per una seconda volta al suo antagonista, creando un’atmosfera dove nessuno potesse elevarsi ad una posizione superiore alla sua. Portò l’anulare destro alla bocca e con i denti aprì una ferita dalla quale cominciò a scendere sangue. Alla sua vista Yago, ancora carponi nella melma, iniziò a tremare: l’emofobia lo tormentava fin da quando aveva visto suo fratello minore ricoperto di sangue dopo essere caduto dalla casa dell’albero su cui erano soliti salire per giocare insieme nel più oscuro segreto dei loro genitori. Il suo amico non mostrava invece alcun terrore nel lesionarsi da solo e, ponendo il dito sanguinante dinanzi agli occhi del perplesso allenatore, pronunciò ciò che più gli era caro con tono chiaro e comprensibile a tutti: «Perché soffrire rende più forti le persone; non esiste alcun’altra via da percorrere per giungere ad una morte gloriosa. Se infine si è criticati per ciò che non si è fatto, nel proprio animo perdurerà il ricordo dei motivi che hanno portato a compiere quella determinata scelta. Se io non ti ho ucciso né racconterò ai nostri genitori quanto successo, esiste un motivo ben preciso, che non ho intenzione di rivelarti. Comprendilo da solo, se ne sai in grado. Per oggi è tutto, vado a cambiarmi. A domani, stessa ora, esatto?».
 
 
Dean abbassò per un istante lo sguardo, apparentemente irritato per la domanda; in cuor suo tuttavia dominava un sentimento completamente contrastante all’ira. Dopo essere rimasto seduto per due intere ore, si alzò e pronunciò le ultime parole della conferenza, in risposta alla questione posta dalla petulante donna: « Perché soffrire rende più forti le persone; non esiste alcun’altra via da percorrere per giungere ad una morte gloriosa. Se infine si è criticati per ciò che non si è fatto, nel proprio animo perdurerà il ricordo dei motivi che hanno portato a compiere quella determinata scelta. Se Lenny non ha ucciso colui che lo ha rovinato né ha raccontato alla comunità quanto successo, esiste un motivo ben preciso, che non ho intenzione di rivelarvi. Provare a comprenderlo da solo, se ne siete in grado. Il tempo a mia disposizione è scaduto. Vi saluto e vi raccomando di non alzare le mani anche uscendo. Grazie e arrivederci».
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Daniele_