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Autore: mafipsy    30/07/2012    7 recensioni
“ Che cos'è il tempo? Molti dicono che si trata della durata delle cose soggette ad un cambiamento, altri dicono che è l'enorme ed unica condanna dell'uomo. Io, personalmente, credo che il tempo è la più grande medicina delle nostre passioni, poichè proporziona nuovi e diversi oggetti all'immaginazione, che cancellano le antiche impressioni per quanto profonde siano. E' un fiume che porta con sè tutto ciò che nasce, è il distruttore della vita e dei più intensi sentimenti. Se il tempo è così dentro nella vita dell'uomo, Perchè dobbiamo rassegnarci col vederlo passare? Dicono che ciò che succede, non succederà mai più. Perchè devo rassegnarmi dinnanzi a quest'affermazione? Se so che nelle mie mani c'è un pizzico di magia, se so che posso cambiarlo, lo farò. Cambiero il passato, e il tempo rinascerá dalla cenere. “ [La storia principale sarà SasuSaku ma ci saranno tante altre come- ovviamente- NaruHina]Commentate!!
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33: Avvenimenti

 

Sakura entrò in biblioteca e vide Gaara seduto tranquillamente ad uno degli ultimi tavoli. Stava leggendo un libro con molta attenzione, ignorando quello che succedeva intorno a lui. La ragazza si avvicinò a lui e si sedette davanti a lui.

 

- Ho già letto quel libro.- affermò lei sorridendo.

 

Gaara accennò ad un sorriso sul suo volto, i suoi occhi brillarono non appena lo videro. Sakura non aveva affatto dimenticato quello che era successo con Sasuke ma lei non era disposta a finire un'amicizia così importante proprio ora che aveva perso i suoi due migliori amici. Tanto meno per un capriccio del Orochimaru. Ancora non sapeva come, ma avrebbe convito Sasuke a permetterle vedersi con Gaara e se non ci riusciva, cosa molto difficile poiché riusciva sempre ad ottenere quello che voleva, l'avrebbe visto comunque. Aveva chiaramente spiegato che nessuno poteva darle degli ordini.

 

- Sei in ritardo. - disse Gaara sorridendo. - Credevo che alla fine non saresti venuta.

 

- Il tempo mi è sfuggito dalle mano. Non avrei mai mancato ad un appuntamento. - disse lei. - Dimmi, ti piace il libro?

 

Gaara rise.

 

- Lo adoro. Trovo le scienze sociali fantastiche.

 

- La penso come te.

 

Gaara la guardo teneramente.

 

  • Sei fantastica, lo sapevi? - disse.

     

  • Più delle scienze sociali?

 

Gaara si collocò un dito sul mento come se stesse riflettendo.

 

- Siete allo stesso livello.

 

Sakura gli diede un piccolo colpetto al braccio e lui scosse la testa.

 

- Sai bene che sei molto meglio.

 

Sakura rise divertita ma il suo sorriso si spense lentamente quando vide un paio di occhi neri fissi su di lei, guardandola dall'entrata della biblioteca.

Sasuke sembrava disperdere ira dal suo sguardo. La ragazza sapeva che quello era un brutto, bruttissimo segno.

Per favore, che non faccia nulla, che non faccia assolutamente nulla davanti a Gaara” pensò la Kyubiana.

L'Orochimaru camminò verso uno dei tanti tavoli presenti nella sala, si sedette in uno che era leggermente lontano da quello in cui si trovavano i due e prese un libro qualsiasi. Lo aprì, fingendo di star leggendo quello che conteneva. Poteva sentire le sue mani tremare dall'ira e il suo cuore battere. Sakura si sarebbe pentita per quello che stava facendo.

 

Non vuoi essere trattata come una regina Haruno..beh allora non lo sarai” pensò il moro e alzò lo sguardo dal libro “Harry Potter”.

 

Gli occhi color verde giada di Sakura erano terrorizzati e fissi in lui. Capì perfettamente il messaggio del ragazzo quando egli mosse la testa dicendole di allontanare Gaara da lei subito. La Kyubiana seppe ciò che doveva fare e velocemente prima che il moro facesse qualcosa davanti a Gaara. Qualcosa che compromettesse la sua situazione.

 

- Gaara... sai, ora dovrei studiare visto che gli esami si avvicinano. Mi puoi scusare? Possiamo sempre vederci domani...

- Certo! Ti capisco...adesso che stai per finire l'istituto tutto diventa più complicato.

Gaara si alzò e prese la mano di Sakura. La rosa sorrise nervosamente. Poteva sentire il calore dello sguardo di Sasuke su di lei in quel preciso istante. Un calore così forte che la stava bruciando.

Il ragazzo baciò gentilmente la mano della ragazza e le sorrise.

- A domani allora.- disse e con questo uscì dalla biblioteca lasciandoli soli completamente.

Sakura sentiva che sarebbe svenuta dal terrore. Rimase seduta al tavolo in una posizione rigida mentre il moro si alzava dalla sedia buttando il libro senza curarsene tanto di quest'ultimo. Presto fu davanti a lei e con un colpo sul tavolo che fece saltare la rosa, parlò.

 

- Ti sembra che io sia un gioco tuo Haruno? - disse chiaramente irritato. Sakura lo guardava con la bocca semi aperta, ovviamente stupita e spaventata allo stesso tempo. - Rispondimi!

 

La ragazza tremò all'urlo che si era sentito in tutta la biblioteca facendo si che alcuni studenti spaventati a, abbandonassero la biblioteca. Nonostante fosse spaventata, lei cercò di nasconderlo, sapendo bene cosa fare.

 

- Allora si può sapere perché fai sempre quello vuoi, dannazione? Eravamo rimasti in qualcosa di preciso Haruno! Detesto quando mi disubbidiscono!

 

A quelle parole, Sakura si alzò bruscamente dalla sedia e questa volta fu lei quella che diede un colpo sul tavolo.

 

- Non sono la tua mascotte, ne tua figlia, ne una domestica che deve obbedirti Uchiha! E ti ho già detto che le tue ordini sono per me delle regole da rompere! Te l'ho detto fin da subito! - urlò offesa. - Mi vedrò con chi vorrò, quando vorrò e dove vorrò! E se questo non ti piace puoi iniziare a cercarti una abbastanza stupida da sottomettersi alle tue dicerie!

 

In quel preciso momento Sasuke sentì che lei aveva attraversato la linea della sua pazienza. E non l'avrebbe tollerato. La prese dal braccio e la spinse verso una libreria così fortemente che diversi libri caddero sul pavimento di legno provocando un tonfo. Sakura fece scappare un gemito di dolore per la sua spalla mentre Sasuke le prendeva entrambe le mani e le metteva ai lati, immobilizzandola completamente.

I loro aliti si mischiavano; erano così vicini che i loro nasi si sfioravano. Lei ancora si lamentava del dolore.

 

- Sei peggio di una mascotte! Sei un'immonda e ricorda bene quello che ti dico: farò in modo che tutti quelli della tua razza periscano e soffrano fino ad sterminarli come scarafaggi!

 

Le parole erano uscite senza essere pensate prima. L'Orochimaru lo capì. Capì che aveva oltrepassato il limite. Non aveva voluto parlare così di lei. Ma ormai era troppo tardi come per ritornare sui suoi passi, la rabbia che aveva sperimentato la avevo scacciato sotto forma di veleno che aveva iniettato in Sakura, la quale aveva gli occhi verdi pieni di lacrime e lo guardavano con delusione.

Passarono alcuni secondi prima che uno dei due dicesse qualcosa. Il moro la lasciò andare senza tagliare il contatto visivo per poi passare una mano sul proprio volto. Si detestava. Come era stato capace di dire quello così imbecillemente? L'avrebbe persa. Di questo ne era più che sicuro.

Sakura riuscì a chiudere la sua bocca e prima di dire niente respirò profondamente.

 

- Tu l'hai voluta così Uchiha, ti ho detto di non umiliarmi mai più nella tua vita perché non te l'avrei permesso. È finita. Non ti voglio avere vicino, ne che mi parli, ne respiri nelle mie vicinanze! Stai lontano da me!

 

Sakura aveva detto che doveva dire. Chiuse gli occhi cercando di controllarsi internamente. Le sue parole erano state troppo forti. Nessuno mai prima di allora era riuscito a provocarle una rabbia simile. Guardò Sasuke. Lui si trovava appoggiato ad un tavolo con lo sguardo rivolto verso il basso. Sapeva bene la stupidaggine che aveva fatto. Sakura non era una qualsiasi... allora perché aveva detto quello? Tutto gli era sfuggito dalle mani.

La Kyubiana fece mezzo giro e camminò lungo le mensole piene di libri. Si dirigeva direttamente verso le Sezione Proibita. Quello che voleva di più era ritornare nel passato, perché il presente le faceva troppo male.

Sasuke passò nuovamente una mano nei suoi capelli cercando inutilmente di controllarsi. Sakura era scomparsa dalla sua vista entrando nella sezione proibita.

Cos'era appena successo? Lei lo aveva lasciato? Com'è che era stato così stupido da dire una cosa del genere pur sapendo il carattere della ragazza? Si era lasciato trasportare dai suoi impulsi, stupidamente, quello lei non glielo avrebbe perdonato. Era un errore da inesperti, poco professionale. Che imbecille.

In quanto si tranquillizzò camminò verso la Sezione Proibita e vi trovò Sakura la quale se dedicava a guardare da una finestra completamente in silenzio.

 

- Finalmente! - disse William quando li vide entrare stando appoggiato alla parete. - Non so il perché abbiate quelle facce...ma spero siate pronti visto che ora tutto si complica. Su forza, avvicinatevi.

 

Sakura si avvicinò senza neanche degnarlo di uno sguardo al moro. Sasuke dal canto suo fece lo stesso e la solita raffica di vento li investì.

 

***

 

 

- Maledizione! - disse Sasuke dopo aver sbattuto contro un albero. Vide che entrambi si trovavano in una foresta. C'erano tantissime piante che li circondavano e farfalle che volavano intorno a Sakura, la quale cercava di rialzarsi dal suolo fangoso.

 

- Che schifo! - esclamò la ragazza guardando la sua uniforme piena di fango. Prese un nastro che aveva in tasca e legò i suoi capelli. Il caldo di quel posto stava iniziando a causare i suoi effetti.

 

Sasuke non distoglieva lo sguardo da lei. Il suo collo era scoperto ora che i capelli erano legati. Non seppe perché esattamente quello riuscì ad attirare la sua attenzione per tanto tempo. Uno strano sentimento iniziò ad invaderlo. Era una bizzarra sensazione, totalmente diversa a tutte le altre; era sicuro di non averne mai sperimentato una simile. Voleva parlarle, stare con lei così come stavano prima del incidente. Un' idea che lo paralizzò completamente giunse alla sua mente. Cosa sarebbe successo se lei non lo cercava più? La conosceva abbastanza da affermare che era capace di farlo. Dopotutto quello che le aveva detto, probabilmente lei non gli avrebbe più permesso di avvicinarsele.

Non seppe neanche perché detestò quell'idea.

Maledizione Haruno. Tu non sei necessaria; posso fare a meno di te quando voglio.”

Sakura continuava ad osservare attentamente il luogo e di instaurare un contatto visivo con il moro. Adesso era più tranquilla, ma la rabbia che aveva provato di fronte alle parole del ragazzo era ancora presente. In fin dei conti, lo preferiva così, si sarebbe obbligata a mantenere quella rabbia sempre fresca; era l'unica forma per fargliela pagare per ogni sillaba pronunciata. Se l'Orochimaru voleva tornare con lei, sarebbe dovuto venire strisciando.

Il rumore dei passi permise ai ragazzi di capire che c'era qualcuno che si stava avvicinando. Forse erano due persone.

 

Sulla scena entrarono Tamara e Pein. Entrambi si fermarono per riposare ovviamente stanchi dopo una camminata intensa. Il biondo si avvicinò ad un albero e lanciò una pistola lontano da lui; detestava gli oggetti di quel genere.

Tamara lo guardò e prese la pistola da terra.

 

- Perché vuoi quella stupida cosa? - chiese

 

- Ti ho detto che sarei tornata con i Gitani, no? Avrò bisogno di un'arma non solo per loro ma anche per spaventare le persone come te..- e con questo alzò la pistola, la caricò e sparò. Una farfalla cadde a terra senza vita.

 

Pein la guardò chiaramente sorpreso.

 

- Perché vuoi tornare dai Gitani? Quei tipi sono come la peste.

 

- Sono persone, come te e me, solo che almeno loro non sono così antipatici come te. Se non fosse stato che avevo bisogno di te per uscire da quel posto senza che sospettassero di me, ti avrei lasciato legato a quella sedia. - disse mentre si sistemava i capelli. - Ti ho già detto che sono una spia, mio fratello e me sospettiamo che i vampiri hanno trovato la strada per la terra santa grazie ai Gitani. Devo verificare se tutto ciò è vero e sarebbe opportuno trovare la maggior quantità di cose possibili. Ma ora ho delle informazioni per mio fratello, per questo avevo bisogno di uscire.

 

Pein la guardò da sopra a sotto. Era bellissima; su questo non c'erano dubbi. Mai aveva incontrato una donna che avesse il coraggio di un uomo.

 

- Se io fossi tuo fratello non ti lascerei girare da sola ficcando il naso in un guerra per uomini. Se i Gitani scoprono un giorno che sei solo una traditrice, ti uccideranno.

 

Tamara rise e si avvicinò a lui fino a trovarsi ad un paio di centimetri di distanza.

 

- Guerra per uomini, dici? Ma se gli uomini sono dei codardi e pure idioti! Si necessita una mente perfezionista come quella del sesso femminile per assolutamente tutto. Io sono una guerriera...e in questione di secondi prendo il mio coltello e ti uccido senza che tu abbia il tempo per difenderti.

 

- Chi ti dice che io non abbia un'arma nella mia tasca?

 

- So che non ce l'hai più.- disse Tamara prendendo il coltello di Pein dalla propria tasca. - Neanche te ne sei accorto che l'ho preso. Sono più veloce, la migliore in questo. Adesso capisci perché mio fratello mi lascia girare da sola ficcando il naso dappertutto?

 

Sakura sorrise dopo il commento della ragazza. Era veramente il contrario di Hinata, quella che conosceva lei almeno. William aveva ragione, tutto dipendeva da come erano cresciuti in un'epoca. Pein ade esempio era uno che poteva trovarsi tra gli Orochimaru. Non era per niente come Naruto. Uchiha e Pirandello sembravano molto simili. Anche lei ed Isabella avevano molte similitudini; entrambe amavano leggere; lottavano fino alla fine per ciò che volevano ed avevano una morale molto forte. Un vento nuovamente li investì. Sasuke prese questa volta la mano della rosa semplicemente. 

  
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