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Autore: remsaverem    14/02/2007    4 recensioni
Il telefono squillava con forza mentre il quadrante del cellulare evidenziava un nome: Julie. Fuori pioveva. Wilson rigirò il telefono tra le mani tenendo d’occhio la strada attraverso i vetri dell’ospedale. -Eccolo...-mormorò notando la sagoma di una berlina grigia accostare davanti all’entrata. Non sarebbe stato costretto a rispondere. Zittì il telefono e si precipitò fuori, sotto la pioggia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Vigilia di Natale

Vigilia di Natale.

Princeton Plainsboro Hospital.

Il telefono squillava con forza mentre il quadrante del cellulare evidenziava un nome: Julie.

Fuori pioveva.

Wilson rigirò il telefono tra le mani tenendo d’occhio la strada attraverso i vetri dell’ospedale.

-Eccolo...-mormorò notando la sagoma di una berlina grigia accostare davanti all’entrata. Non sarebbe stato costretto a rispondere.

Zittì il telefono e si precipitò fuori, sotto la pioggia.

Qualche ora dopo…

Julie non avrebbe approvato, questo era sicuro. Così pensava Wilson scrutando la luce ancora accesa nell’ufficio della Cuddy.

Controllò l’orologio: solo le sette e un quarto.

Julie mi aspetta per le otto” pensò automaticamente, per poi rendersi conto che era inutile. Era solo una vecchia abitudine che avrebbe fatto bene a perdere in fretta: ora non c’era più nessuno a cui farsi perdonare il ritardo con un mazzo di rose e una cena a lume di candela.

Wilson si strinse nel cappotto. Faceva freddo. E il pensiero ritornò alla sua ex.

No, Julie non avrebbe approvato… d’altronde non c’era più niente di cui dovesse renderle conto, se non… Wilson scosse forte la testa per allontanare quel pensiero, inutilmente.

Già gli sembrava di sentirla gridare aggirandosi per le ariose stanze della loro casa a XXXX –Ma dove metti la testa Jimmy eh??? Ci pensi ogni tanto a noi???!!- cose così…-Con che cosa pensi che vivremo???!!!...e tutto per cosa????!!Per tener fuori di galera uno che non si prende nemmeno la briga di ringraziarti???Un drogato che…- a quel punto lui l’avrebbe zittita o blandita in qualche maniera. O forse non ci sarebbe riuscito. Era vero, House era un drogato, ma non gli piaceva che lei ne parlasse così…

Essere a una passo dal divorzio poteva avere i suoi vantaggi, considerò Wilson. E mentre rifletteva sui privilegi della vita da separato Cuddy uscì dal suo ufficio.

Sette e mezza precise.

Wilson si chiese se fossero solo i single a darsi quei ritmi marziali, come per regolare una vita di cui solo loro erano i sagaci amministratori. O forse no, forse era solo per confondersi con la massa di persone con figli a carico e una cena da improvvisare che si infilava speranzosa in metro o lungo le principali arterie stradali.

Aspettò che lei varcasse la soglia del Princeton Plainsboro Hospital e poi le andò incontro. Un’accortezza di cui Tritter sarebbe andato fiero, d’altra parte non voleva rendere pubbliche le loro manovre più di quanto non avesse già fatto.

Bastarono quattro lunghe falcate per raggiungere Cuddy che, dal canto suo, non aveva fretta.

Era a pochi passi da lei quando la donna si voltò con le mani sui fianchi.

-Come pedinatore non sei granchè, avanti cosa c‘è?-

Wilson si fermò di colpo, come diavolo faceva a sapere che…

-Non è da te tendere agguati dopo l’orario di lavoro, quindi dimmi, quale nuova sventura sta per abbattersi su di noi?House ha forse rubato una partita di vicodin ed è fuggito in Messico?-

Wilson si trovò suo malgrado a sorridere e fece no con la testa.

-Vedi io…- in quel momento squillò il telefono. Ancora lei…Wilson lo zittì con un sorriso imbarazzato.

-Andiamo Wilson non ho tutta la sera…-

-Non testimonierò- lo disse tutto d’un fiato, sperando che nessuna folgore divina si abbattesse su di lui.

Rimase in attesa trattenendo il respiro, come faceva con Julie, quando le telefonava per dirle che non sarebbe tornato per cena. Non aveva mai capito se lei sapeva che non c’era nessun paziente o inconveniente sul lavoro a trattenerlo.

-Sapevo che l’avresti detto…- sussurrò Cuddy guardandolo dritto negli occhi. Wilson tirò un sospiro di sollievo. Almeno lei capiva.- se il tuo cervello fosse andato a farsi un giro su Plutone!!!Vuoi dirmi che cosa ti è saltato in mente???!!-.

Oh oh, si stava arrabbiando. Wilson arretrò seguito da presso da una Cuddy infuriata- No, fammi capire??!!Non eri tu il sostenitore del “mettiamolo alle strette…togliamogli il suo giocattolo”…e ora…- il suo tono di voce andava aumentando in maniera esponenziale –e ora mi dici che non VUOI- PIU’- TESTIMONIARE??-

Wilson alzò le braccia per cercare di placare la sua ira. –Io non …-rimase in sospeso.

-Non dirlo –sibilò Cuddy tra i denti.

-Io...-

-Non…-

-Non posso!!- riuscì a tirar fuori Wilson.

Cuddy che aveva alzato una mano per non sentire si voltò, cercando di calmarsi, le spalle che si alzavano e abbassavano ritmicamente.

-Lisa…- attaccò Wilson

-Non chiamarmi per nome, tu-Tu!!!-gli puntò un dito contro il petto, minacciosa.-AH!!!-

Dopo un ultimo profondo respiro sussurrò- posso sapere cosa ti ha indotto a …anzi no so già cosa mi dirai: che House dopotutto è un ottimo medico e che il vicodin gli consente di continuare ad esserlo.-

Di nuovo Wilson si chiese come faceva a indovinare così bene.

-Non dire niente, dalla tua faccia si intuisce che c’è anche altro- rimase un attimo a guardarlo.-..Ma allora perché???Perchè tutto questo?-gli chiese supplicante.

Wilson si guardò intorno, sulle spine. Faceva ancora freddo, ma almeno aveva smesso di piovere. Lei non era Julie, a lei poteva dirlo. Si fece coraggio.

  
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