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Autore: tsuubaki    03/08/2012    3 recensioni
Friday I'm in Love, come la canzone preferita di Tom, che presto diventerà anche quella di Sally... oppure no?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heeey.
Scusate per l'attesa: eccomi di nuovo qui con il secondo capitolo di "Friday I'm in Love".
Premetto, questa storia per ora prevede sei capitoli o forse anche di più, ce la farete a starmi dietro? Hahaha io dico di sì. ewe
Sally è una come noi, una come tante. Niente personaggi inaciditi, costruiti, principeschi o stile Wonder Woman.
Ma attenzione: non una di quelle finte che si vantano di esserlo, tipo quelle delle pagine di Facebook (HAHA), ma di quelle che non lo fanno per posa. Volevo farla sembrare il più realistica possibile, e spero di esserci riuscita. Questo capitolo è da leggere ascoltando 'Message in a Bottle' dei Police, consiglio mio. Questo capitolo è, diciamo, più cruento del primo e la storia sta prendendo una piega un pochino 'strong', diciamo. AAA: cercasi recensioni sincere & lettori accaniti, yaaay. c:

Sayonara,
tsubaki-chan.


Ps: questo capitolo è volutamente più corto, non arrabbiatevi. uwu
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-Hei!
Sono le prime parole che escono dalla bocca di Thomas William Hiddleston davanti ad un ristorante chic vicino Covent Garden.
Sally dallo spavento perde l'equilibrio e si aggrappa ad un cespuglio accanto alla porta del locale.
-C-Ciao, haha scusami!- emula lei ravviandosi i capelli mossi. Non può fare a meno di notare che rispetto a lui, in giacca e camicia, lei sembra una barbona uscita dalla Tube. Per un attimo fissa il suo abbigliamento: maglione enorme stile Cobain e bermuda al ginocchio con Converse ai piedi. Una tenuta da calcio dell'ultimo momento.
-Allora, hai fame?-Tom spezza il ghiaccio e le offre il braccio; Sally ride non sapendo se prendere l'attore sul serio e si distrae dai suoi pantaloni.
-Ma fai veramente? Guarda che sono femminista, io!- fa lei con un sorrisetto beffardo. Lui ridacchia mostrando la linguetta-fra-i-denti-made-in-hiddleston.
-Come vuole, madame- e apre la porta facendola rassegnare alla sua galanteria d'altri tempi.
Appena entrano la Clarks si sente subito ancora più a disagio di prima. Un enorme locale stile rococò tutto tovaglie bianche, poltrone imbottite e bicchieri di cristallo.
-Senti, ma non avevi detto che si andava in un posto semplice? Se lo avessi saputo magari mi sarei... ecco... magari, presentata in maniera diversa.
-Oh, ma questo è un locale semplicissimo! - la guardò con sguardo divertito e ingenuo lui. Lei alzò un sopracciglio alludendo alla palesità della situazione.
Un cameriere in livrea li fece accomodare ad un tavolo in fondo alla sala. Appena si sedettero diedero l'occhiata la menu con prezzi da capogiro. La pancia di Sally cominciò a fare capricci fin da subito. E lei pregò con tutto il cuore che fosse la fame.
La fotografa si sentiva terribilmente imbarazzata. L'ultimo appuntamento che aveva avuto era stato in un McDonald's. E ora si trovava intrappolata in quella gabbia di ricconi e caviale e champagne. Brutta situazione, bruttissima. Dopo aver ordinato qualcosa con un nome in francese che si avvicinava ad un organismo vivente conosciuto, provò ad intavolare un argomento su cui era forte: la cultura. Arte, musica, letteratura.
-Allora, ehm, ti interessi di arte, Tom?- provò lei, vedendo che lui la continuava a fissare con i suoi occhi blu come il mare.
-Oh, arte? Sì, certo - disse continuando a farle la lastra con gli occhi famelici e quel sorriso terribilmente sexy. Lei si grattò dietro il collo tossicchiando.
-E quali correnti ti piacciono di più?
-Impressionismo.
-Grande, anche a me piace molto! - le fece eco lei accorgendosi subito dopo che quel 'grande' non era decisamente adatto ad una donna matura e di classe.
HAHA, classe. Con quelli stracci addosso. Se ne sarà sempre intesa poco di moda, ma lavorando per Elle almeno la roba buona da quella penosa sapeva distinguerla.
-Bene, in città fra qualche settimana daranno una mostra, potremmo andarci insieme e...- Sally cominciò ad avvertire il mal di pancia sempre più forte e il respiro più pesante. Non riusciva a rilassarsi, sapeva che sarebbe finita così. Che stupida, lo sapeva. Lo aveva immaginato. Cominciò a contare lentamente fino a dieci come le aveva detto lo psicoterapeuta.
-Ehm, scusami, dovrei andare un attimo... beh, in bagn-cioè intedevo, alla toilette.- Sally si alza di scatto e corre verso il bagno seguendo le indicazioni e per poco non fa cadere il vassoio ad un cameriere, che non si scompone minimamente e anzi le chiede scusa. Ma lei non si volta nemmeno ed entra nella toilette.
Si appoggia al lavandino e ormai in un bagno di sudore chiude gli occhi e cerca di concentrarsi su qualcosa. Qualcosa di fisso.
Hey Jude, don't make it bad
Le parole escono piano, sussurrate.
Take a sad song, and m-make...
Inarca le sopracciglia tentando di mantenere il controllo.
make it...
Vorrebbe scappare via, fuggire senza meta, lontana da quel posto, da quella città, tornare a casa... ma quale casa?
Le torna in mente il titolo di una canzone di Eminem che ascoltava sempre con sua sorella... si intitolava... Not Afraid.
I'm not afraid, I'm not afraid
Non ce la fa. Il vomito sale su. Protesta per uscire. Entra in un cubicolo. Rigurgita bile. Tira lo sciacquone e vorrebbe cagare tutta la merda di questo mondo. Ma non esce cazzo, non esce, e continua a sudare. I respiri controllati non servono a niente. Prova a sforzarsi di reagire, ma è troppo tardi. Doveva essere lei a sorprenderlo, non lui. Lui è il suo vecchio nemico: l'attacco di panico. Che attacca quasi sempre in coppia con la sua puttana: l'ansia. E di solito ingaggiano anche la paura e quel bastardo del passato. Poi corrompono il suo corpo, cercano di prendere in ostaggio la testa e poi è fatta. Succede come le altre volte, deve pagare il riscatto con gli ansiolitici.
Sally viene riportata alla realtà da qualcuno che bussa alla porta del suo cubicolo.
-E' occupato, cazzo!- urla con la bocca amara.
Si tira su in pantaloni, spalanca il cubicolo quasi colpendo la povera anziana in ghingheri che stava aspettando sconcertata, e esce incazzata come una belva dal bagno. Incazzata con chi, poi? Con sé stessa, è ovvio. Come sempre rovina tutto. Si odia, e non può farne a meno. Tutta colpa di quell'attore del cazzo. Ma vaffanculo, figlio di puttana. E' tutta colpa tua. Proprio ora che sembravano scomparsi.
Quando passa accanto al tavolo dove il suo tovagliolo e il suo pranzo giacciono abbandonati, Tom si alza.
-Sally, è tutto a posto? Che succede, darling?
-Escimi dai coglioni. - taglia corto lei seccamente.
-Come scusa?
Sally non risponde ed esce dal ristorante senza voltarsi. L'Hiddleston la segue determinato a capire che cosa passa per quella testolina.
La insegue cominciando a correre, ringraziando le gambe allenate per le riprese del suo ultimo film e le competizioni ai tempi di Eton. Un cameriere grida loro dietro inutilmente. La ragazza scende nella stazione della metro, scansa un busker, quasi urta un barbone e proprio mentre Tom stava per afferrarle il braccio, no il maglione, anzi un briciolo di manica, le porte del treno si chiudono davanti ai suoi occhi.
E lo lasciano lì, con le mani nei capelli e il suo primo vero amore a bruciare, ardere nel petto, e gli fa girare la testa.

  
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