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Autore: black_eyes    03/08/2012    4 recensioni
Cosa accadrebbe se una ragazza italiana, Greta, scappasse dal suo passato e arrivasse nella città degli angeli caduti, conosciuta anche come Los Angeles?
Ci saranno due punti di vista. Greta e Grant
Primissima mia storia, betata da quell'angelo di GirlOnFire
Genere: Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Darren Criss, Grant Gustin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Awww ragazze! Siamo arrivate al penultimo capitolo!
I ringraziamenti come solito a fine chap!

 

 

"Come. Mai. Tu. Stai. Lì?" disse Darren scandendo ogni parola

"Ti posso spiegare!" disse Grant allontanandosi come se si fosse scottato. Mi porse la mano a mi aiutò ad alzarmi "vedi, lei …"

Mi abbassai verso il pavimento e raccolsi il coltello e lo buttai nel lavello. Fissai Darren e mi strinsi a Grant che sorrise

"Cosa diamine?" domandò Darren "che … oh!" il suo sguardo si posò sul mio braccio "tu … e … come mai?"

Mi morsicai il labbro inferiore scuotendo la testa "mi sono lasciata prendere da una tristezza infinita e lui m'ha fermata"

"Così l'ho abbracciata e le ho fatto passare la tristezza infinita!" sorrise dolcemente fissandomi e prendendo spunto dalle mie parole

"Ok" disse poco convinto "che si mangia?" domandò sedendosi a tavola, come nulla fosse

Scoppiai a ridere "mi sono appena alzata. Ordiniamo cinese?" chiesi andando verso il telefono

"Già ordinato" mi fermò Grant. Alzò le spalle "avevo fame, sono mezzo imbranato ai fornelli, detto fatto"

"Anche per noi hai ordinato vero?" domandò Darren facendo gli occhi dolci

"Sì, microonde" disse indicando le sue spalle "ho già pagato"

"Bene" dissi prendendo la mia scatola e sedendomi accanto a Grant "ma … hai già pranzato?"

"Avevo fame … sì" rise "Dar … sai usare le bacchette o ti servono le forchette?"

"Uso le forchette …" borbottò alzandosi e frugando fra le posate "non so come facciate voi a saper mangiare con queste robe qui … è impossibile! Cioè, è più semplice mangiare con le mani che con queste bacchette!"

"Lo so Dar, ma dopo un po’ ci fai l'abitudine" dissi mangiando un boccone del mio piatto "e comunque dopo possiamo andare in spiaggia come ha detto Darren questa mattina" sorrisi alzandomi da tavola "che ne dite?"

"Io devo controllare un copione. Non so se prendere parte a uno spettacolo teatrale" disse Grant

"Teatro?" chiesi io spalancando gli occhi "vacci! Ho visto i dvd dei tuoi spettacoli, e non sei niente male"

"Detto da te lo prendo come un complimento, dato che sei un'attrice nata"

Gli feci una linguaccia "non è vero! Non sono un'attrice! Sono solo brava a dire piccole innocenti bugie"

"Che bella gattina che è tornata a essere" rise Darren "ok, preparati. Usciamo"

Andai in bagno, mi feci una doccia, mi cambiai e tornai in sala. Darren mi stava aspettando seduto sulla poltrona

"Andiamo?" chiesi prendendo la borsa "dai che ho voglia di prendere il sole!"

Uscimmo e con l'auto di Darren andammo in spiaggia

"Perchè ci stavi andando a letto?" mi chiese quando ci sedemmo in riva al mare "la verità"

Mi morsicai il labbro inferiore "prometti di non essere geloso? Qualunque cosa dirò?"

"Prometto sugli occhiali da sole rosa che non sarò geloso" disse ammiccando "poi sai che mi puoi dire tutto"

"Ok" presi un respiro profondo "mi piace, credo, e dico, credo, di essermene innamorata" mi passai una mano sul collo

"Perfetto" sorrise Darren "non so se dovrei essere io a dirtelo … e infatti non te lo dico"

"Darren …" inarcai un sopracciglio "cosa c'è?"

"Non te lo dico" sogghignò "non te lo dico" ripetè con il tono di un infante

Scossi il capo, che ignorante amabile era quel ragazzo lì? "te lo chiedo un'ultima volta. Cosa nascondi?"

"Chiedilo al tuo coinquilino" ridacchiò felice "comunque, divertiamoci, prendiamo il sole non pensiamo al lavoro"

Sbuffai sfiorandomi il braccio sinistro. Sorrisi inconsciamente, mi aveva salvato la vita

"Perchè volevi tagliarti?" mi prese il braccio e passò le dita sulle cicatrici biancastre "perchè?"

"Stavo male, e sono ricaduta in uno dei miei soliti pensieri da stupida. Grant è stato dolce"

"Ti piace sul serio?" sorrise mollandomi il braccio sulla sabbia "è un bravo ragazzo, sembra uno stronzo, ma non lo è"

Fissai l'orizzonte e inspirai l'aria salmastra "lo so"

Passammo tutto il pomeriggio assieme, la sera tornai a casa e trovai l'appartamento pieno di persone

"Ecco e lei è la mia coinquilina" mi presentò Grant "mamma, papà, lei è Greta"

"Piacere … Grant?" domandai fissandolo "posso parlarti assieme un secondo?"

"Ovvio" andammo in cucina e chiudemmo la porta "scusa!" sibilò "ci sono i miei, mio fratello e mia sorella, mi hanno fatto una sorpresa, manco io sapevo che sarebbero venuti! Che facciamo?" disse con gli occhi fuori dalle orbite. Non lo avevo mai visto così profondamente provato emotivamente. Sembrava stesse sull’orlo di una crisi di nervi.

"Facciamo?" chiesi ridendo "stai calmo, risolvo io la questione" e uscii dalla cucina "salve!" dissi stringendo la mano a tutti "io sono la sua coinquilina, mi ha detto che rimarrete qui per qualche tempo, quindi prendete la mia camera" sorrisi

"E tu?" chiese la sorella di Grant "che farai?"

"Non preoccupatevi" dissi facendo in gesto non curante con la mano "mi prendo una camera in un motel, la famiglia prima di tutto" sorrisi e andai in camera mia, feci tutti i bagagli, controllai di non aver lasciato nulla e cambiai le lenzuola "ecco, la camera che usavo è tutta per voi, piacere di aver fatto la vostra conoscenza" e uscii dall'appartamento

Grant uscì seguendomi "ma sei pazza? Lasciarmi con loro? Ok, che gli voglio un bene dell'anima, ma da solo? No!"

"Sono i tuoi genitori Grant. Hai una famiglia, pensa a chi non ce l'ha" scossi le spalle "almeno tu vai d'accordo con loro"

"Ovvio che sì" rise "ma non mi va di mandarti via per loro" disse indicando la porta del nostro appartamento "appena se ne vanno tu torna ok? Come farò senza i tuoi pranzi?"

Ridemmo assieme. Avrei voluto baciarlo, ringraziarlo ancora. Ma non feci nulla. Non riuscii perchè fu lui a baciarmi.

Si abbassò verso le mie labbra e mi diede un leggero bacio a stampo

"Grazie" dissi arrossendo "mi hai salvato, mi hai baciato, hai bevuto?"

sSosse il capo "sono sobrio e tu …"

"Grant! Vieni! La mamma vuole cucinare! Il numero dei pompieri?" urlò suo fratello "ho interrotto qualcosa?" Tyler ci fissò e vidi il ragazzo dagli occhi verdi sospirare per trattenere il fumo che gli usciva dalle orecchie "no, idiota. Non hai interrotto nulla"

Lo vidi chiudere la porta dell'appartamento, Grant mi fissò "per questa settimana stai con i tuoi, vedremo quando se ne vanno di sistemare la cucina" dissi sorridendo e me ne andai prendendo l'ascensore. Appena le porte si chiusero mi stropicciai gli occhi. Che mi stava per dire? Sospirai e uscii dal condominio per cercare una stanza di un motel. Feci fermare un taxi e mi feci portare in uno dei tanti motel vicini al mare. Pagai la corsa e scesi prendendo la mie valigie. Niente male pensai dirigendomi verso una pensioncina che sembrava pulita e alla mano.

"Salve" dissi posando a terra le valigie e appoggiandomi al bancone della reception "mi servirebbe una camera per qualche giorno, almeno una settimana" tirai fuori il portafoglio "pago subito"

"Ok. Interno 50e. Chiavi, 140 dollari a settimana" disse mostrandomi dei fogli "firmi, compili e grazie"

Firmai, compilai, pagai e presi la chiave. Entrai nella camera. Molto spartana, ma poteva andare bene per una settimana. Sentii lo stomaco brontolare, fantastico! Non avevo neanche cenato! Presi la borsa a tracolla, chiusi la camera e andai in una delle tavole calde che avevo visto passando per questa strada. Entrai e ordinai il piatto della casa. Vidi avvicinarsi un nano moro riccioluto, mi sorrise e si guardò intorno, poi inarcò un sopracciglio

"Come mai qui?" mi chiese Darren sedendosi di fronte a me "ti ha buttato ancora fuori?" sibilò

Sorrisi e scossi il capo "è arrivata la famiglia Gustin … ho lasciato l'appartamento cosicchè Grant potesse godersi i suoi genitori e i suoi fratelli" alzai le spalle "non mi dispiace vivere per una settimana da sola" lo fissai "e perchè tu sei qui? Non dovresti essere a San Francisco? Vita tua?" domandai

"Dovrei, ma qui a LA devo fare alcuni set fotografici, interviste per il nuovo album e decidere le date del tour"

"Farai un tour?" domandai sgranando gli occhi e spiegando il tovagliolo sulle gambe, feci posto all'ordinazione che mi diedero. Iniziai a cenare "quando vorresti partire?" chiesi

"Mah … diciamo che in estate sarebbe fantastico. Tre mesi di relax, magari visito qualche bel posto" sorrise

"Basta che mi mandi una cartolina di ogni posto che io ti preparo altri fantastici pranzetti" chiacchierammo del più e del meno, sui testi delle canzoni, sulle basi, su come gli erano venuti in mente. Lo vedevo con la testa fra le nuvole, finii di mangiare, inarcai un sopracciglio "Dar, che hai? Sei malinconico, peggio di me quando mi volevo suicidare"

"Niente" scosse il capo "mi ricordo solo quando ti ho vista a fare l'autostop" sorrise "che gatta strana che eri"

"Non ero strana … ero … come hai detto tu? Spelacchiata!" risi finendo di pulirmi le mani "puoi dirmi la verità"

"Non voglio tornare a San Francisco … preferisco LA, ma non ho più un posto dove stare, e vivere in un motel non mi attrae particolarmente tanto" sbuffò posando la fronte sul tavolo "che palle"

"Mi dici perchè non ci vuoi tornare a casa dai tuoi?" chiesi alzandomi e pagando per poi prenderlo per le spalle e uscendo dalla tavola calda "vuoi per una volta dirmi che ti passa per quella capoccia piena di ricci?"

"Non mi va di stare in casa dei miei. Vorrei essere più come te" alzò le spalle "te ne sei andata via da tutto e da tutti, hai mollato la tua vita per costruirtene un'altra" mi sorrise "hai avuto molto fegato per fare tutto ciò"

Lo fissai "Dar, io me ne sono andata perchè non avevo nessuno in Italia, la mia vita faceva completamente schifo, ecco perchè sono scappata" lo feci voltare verso di me e gli presi il mento fra le mie dita "ma tu hai una famiglia, e scommetto tutto ciò che vuoi, che ti ama,che farebbe di tutto per te e che gli mancheresti"

"Forse hai ragione … ma vivere qui è diverso, sarebbe meraviglioso. E sarei vicino al posto di lavoro e …"

"Darren" lo fermai "se vuoi stare qui basta che lo dici ai tuoi, non serve scappare da una famiglia che ti vuole bene"

"E poi mi daranno i soldi per comprarmi un appartamento, non mi molleranno, mi faranno domande. Romperanno!"

Risi scuotendo il capo. Gli feci cenno di seguirmi e tornai nella mia camera del motel

"Darren" iniziai facendolo sedere sul letto mentre io mi appollaiai su una sedia "e anche se i tuoi ti aiutano? Che c'è di male? Dopo che ti avranno dato dei soldi tu continuerai a vivere come meglio potrai credere" gli sorrisi "ora dormi, domani torni dai tuoi. Intesi?"

"A volte sembri più matura di quello che sei" scosse il capo e si sdraiò nel letto "non voglio tornare dai miei"

"Povero piccolo" dissi mugugnando "allora ti porto io tirandoti per le orecchie" sibilai "a domani Darren"

Lo sentii ridere, spensi la luce e mi rannicchiai sulla sedia. Dormì maledettamente male, ma almeno avevo aiutato Dar.

La mattina mi svegliai, Darren se ne era già andato, mi aveva lasciato un biglietto ringraziandomi per il letto, poi mi feci una doccia veloce e uscii chiudendo la porta. Andai al lavoro e continuai a scrivere articoli. La solita giornata di traduzioni. Matrimoni, sparatorie, nascite, morti. Quante belle cose. Finii di scrivere l'ultimo articolo, mandai tutto al pc del capo, presi la borsa decisa ad andare a pranzo, quando Vivianne mi chiamò a sé

"Allora, fatto sesso con il tuo coinquilino?" mi domandò

"Vivianne!" urlai "no, non l'abbiamo fatto. E non sono certa che lo faremo"

"Ma ti piace" rise "te ne sei innamorata e perchè diamine non glielo dici?" domandò

"Perchè è troppo bello per me? Perchè lui è il tipico modello e io sono la tipica tappa?"

"Siete dei tipi atipici. Non esistono i fighi modelli e tu non sei una tappa, almeno, non se indossassi i tacchi "

"Vivianne … te ne prego. Basta parlarne, se ci andrò a letto te lo dirò"

"E l'altro? Il ragazzo di cui era geloso?"

Alzai le spalle "è un amico. Non provo un'attrazione verso di lui. Un amico fantastico, aggiungerei"

"Quindi non te lo porteresti a letto manco se fossi ubriaca?" domandò trascinandomi in un bar ordinando due panini

"Giuro! È simpatico, dolce, un eterno bambino, e tutte le caratteristiche più belle che si cercano in un ragazzo, ma non mi attrae come se mi piacesse, come se ne fossi innamorata" mangiai il mio panino e ordinai un'altra birra

"Non riuscirò mai a capirti" disse pulendosi le mani con una salvietta umida "forza torniamo al lavoro" detto ciò, si alzò pagando la consumazione di entrambe.

Tornai al mio cubicolo, Kevin, il mio avvoltoio personale mi fissava cercando di carpire qualche informazione che non avevo detto a Vivianne. Il che era inutile dato che avevo detto la pura verità.

"Allora. La green-card?" mi domandò Bridget mentre stavo facendo un controllo ortografico di tutto il mio lavoro

"Non me l'hanno ancora data" dissi scrocchiandomi le caviglie, stavo seduta da troppo tempo

"Sposati con un americano così non devi aspettare così tanto tempo" rise Margaret

"No" dissi facendo schioccare la lingua contro al palato "e poi … con chi dovrei sposarmi?"

"Il tuo coinquilino" disse Kevin sporgendosi da sopra il suo cubicolo e spalancando gli occhi come un avvoltoio

"No" dissi indietreggiando con la sedia "no. Lui no. Ok che è carino, ma no"

"Domanda: Ti piace? Ne sei innamorata?" fece Bridget mangiucchiando una penna "rispondi"

"Vivianne, che cosa hai detto? Chi non lo sa?" chiesi scuotendo il capo. Avevo paura della risposta

"Il capo" disse alzando le spalle "noi giornalisti siamo pettegoli. Abbiamo a cuore il tuo futuro" rispose

"Una ragazza bella come te non resterà zitella a vita" annuì Kevin

"Ti troveremo il ragazzo/marito/uomo da usare" continuò Margaret "oppure se non lo vorrai tu, me lo prendo io"

"Zitta tu che sei la serial moglie! In 10 anni ne hai fatto passare 5!" sibilò Vivianne

"Per la precisione 3. Due li ho sposati due volte, e poi non è colpa mia se li trovo tutti deficienti"

"Deficienti ricchi a cui aspiri tutto" rise Kevin

"Zitto avvoltoio!" rise Margaret

"Zecca" soffiò l'unico uomo nel reparto

Scossi il capo ridendo. Che collaboratori strani avevo? Ripresi a sistemare gli articoli quando il mio capo mi chiamò nel suo ufficio. Speriamo non abbia combinato nessuna gastroneria!

"Mi voleva signore?" domandai chiudendo la porta dietro di me

"Sì. Vivi con qualcuno o vivi da sola?" domandò

"Abito con un altro ragazzo, siamo coinquilini, amici, perchè?" chiesi inarcando un sopracciglio

"Ragazza mia, Vivianne parla peggio di una comare. Anche i muri hanno le orecchie" alzò le spalle e si tolse gli occhiali

"E quindi capo?" domandai avendo paura del seguito di quella premessa

"Quindi vorrei sapere da quanto sei qui a LA e da quanto ti piace questo suddetto ragazzo" mi fissò intensamente

"Oh" mi sedetti su una seggiola messa vicino alla porta "sono qui da due anni e qualche mese" deglutii "e mi piace da un anno, quattro mesi, due settimane e tre giorni" mi asciugai i palmi delle mani sudate sui miei pantaloncini

"E lui lo sa?" domandò "comunque, a parte noi" e indicò lo studio, il reparto "lo sa qualcun altro?"

Alzai le spalle "un amico di entrambi" sospirai "come mai lo sa anche lei che il mio coinquilino mi piace?"

"I muri hanno le orecchie e i tuoi collaboratori sono avidi di notizie e quando si radunano alle macchinette scommettono su varie cose. Anche sui collaboratori stessi"

Mi coprii gli occhi con una mano. Li avrei uccisi e avrei rubato i soldi delle scommesse. Sentii ridere il capo

"A che pensi Greta?" domandò picchiettando alcuni fogli e dividendone altri

"Che oramai tutti sanno tutto di me"

"Tranne il ragazzo che ti piace tanto. Dovresti diglielo" mi fissò "e ora vai a finire il tuo lavoro. Ah, belli gli articoli. Alcuni sono molto, come posso dire, divertenti, hanno quella vena di ironia che fa leggere articoli di vario tipo"

"Con gli omicidi però non c'è da ridere" dissi alzandomi e aprendo la porta

"Mai detto che gli omicidi fanno ridere" mi indicò di uscire "Greta?" sorrise "diglielo"

"Ok capo. Grazie del consiglio" me ne andai e chiusi la porta dietro di me

Vidi i miei colleghi troppo calmi. Mi sedetti alla mia postazione e finii un articolo

"Ditemi quanti soldi avete raccolto delle scommesse e su cosa" sospirai non sentendoli parlare come al solito

"Come lo sai?" chiesero tutti fissandomi

"Il capo. Sa che voi fate scommesse e sa che mi piace il mio coinquilino. E solo perchè vi ha sentiti parlare di me e lui"

"Ah. Quindi ci ha sentiti fare le scommesse varie anche su di lui?"

"Non cambiare discorso Bri" sorrisi ammiccando "cosa avete scommesso?"

"Prima o poi finirete a letto. Alcuni dicono che non vi ricorderete nulla perchè ubriachi, altri invece che ricorderete tutto quanto, anche le varie, ehm, coreografie" risero "e poi ne rimarrai incinta, lo sposi, e taaac. Green-card!" rise Kevin

Alzai gli occhi al cielo "voi non siete normali!" sbuffai

"Invece noi siamo normalissimi. Sei te che non vuoi dire al tuo coinquilino figo che te ne sei innamorata" replicò Vivianne facendomi l'occhiolino "appena il turno finisce vai a casa, gli dici che lo ami e fate tanto sesso"

"Così che tu possa vincere la scommessa?" domandai sarcastica "no" scossi il capo "stasera non torno in appartamento ma vado in un motel. C'è qui la sua famiglia, è venuta a trovarlo"

"Noooo" fece il coro dei miei colleghi non del tutto collegati al mondo reale "così non potremo vincere!" mugugnò Bri rivolgendosi a Kevin

"E invece sì. Faranno sesso e vinceremo dato che lei rimarrà incinta!" rise Kevin "vedrai che dopo lo sposa!"

"Ehy!" protestai "state parlano del mio futuro! Io non diventerò madre, non voglio"

"Allora … ne adotterete una!" Margaret prese un quaderno "ok, scommettete: quanto? Nome? Anni? Sesso?"

"No, io non avrò figli" dissi fermandola "sono stata abbandonata da piccola, non so come si fa a essere madri"

Mi fissarono tutti a bocca aperta. Misero via il quaderno e tornarono a lavorare

Se sapevo che dire il mio passato li faceva stare tranquilli, lo avrei fatto da mesi. Continuarono a lavorare e alla fine del turno se ne andarono salutandomi gentilmente

"Vivianne" la chiamai fermandola "dì agli altri pazzi che non devono trattarmi come se fossi fatta di cristallo, sono stata abbandonata, è vero, ma come vedi sono viva" sorrisi "mi aspetti che manca una frase e poi mando tutto al capo?"

"Ok" si sedette accanto a me "tuo padre?" mi chiese dopo qualche attimo di silenzio

"Non so chi sia, non c'è neanche scritto sul mio documento di nascita"

"Lo hai letto? Almeno sai chi è tua madre!" disse illuminandosi tutta

"Conosco il nome di mia madre" alzai le spalle "ma non l'ho mai cercata, cioè, non mi ha tenuta, perchè volerla conoscere? Mi ha scaricata ad una casa famiglia, non è stata molto materna"

Le passai un foglio con i miei dati di nascita "posso leggerli?" domandò

"Se ti ho passato il documento significa che sì, puoi" le sorrisi finendo alla veloce di scrivere le ultime righe

"Qui dice che neanche tua madre sapeva il nome di tuo padre, era una ragazza madre in pratica" mi squadrò "te la sei mai immaginata? Il perchè ti abbia abbandonata?"

Mi inumidii il labbro inferiore spegnendo il pc e prendendo la borsa "forse, ma ero così piccola che non ricordo nulla"

"Neanche i ricordi della tua immaginazione?" mi chiese porgendomi i documenti. li presi, li piegai e li rimisi in borsa "una cosa sola ricordo" sorrisi "il fatto che un giorno una ragazza mi disse che mia madre mi aveva lasciato lì perchè mi odiava, perchè le avevo rovinato la vita ed ero solo un peso, che era meglio se quella donna che mi aveva partorito mi abortiva" scossi le spalle "ecco cosa ricordo"

"Miseria che stronza!" sibilò Vivianne "mi spiace per quello che hai passato. E scusa se abbiamo fatto o detto qualcosa di errato" disse sfiorandomi una spalla. Le sorrisi scuotendo il capo

"Non avete fatto né detto nulla di male. È la mia vita" alzai le spalle "va tutto bene, domani tornate a essere i soliti, intesi? Voglio vedervi carichi" sorrisi, poi uscimmo dall'edificio "a domani!"

"A domani Greta" e le nostre strade si divisero. Andai alla mia camera del motel, e appena aprii la porta mi buttai sul letto. Lasciai scivolare la borsa sul pavimento e poco dopo caddi nel sonno.

 

Stavo leggendo il copione quando bussarono alla porta, magari era Darren, o Greta, sperai più la seconda.

Una peste mi si allacciò al collo e poco dopo i miei genitori e mio fratello mi fecero spostare dall'uscio per poter entrare. O diamine! E adesso?

"Mamma! Papà! Che bella sorpresa! Come mai qui?" domandai

"Volevamo passare un po' di tempo assieme a te, piccolo" disse mia madre guardandosi attorno "com'è pulito!"

"Eh già. O c'è qualcuno che vive con lui o ha una donna delle pulizie" rise mio fratello sedendosi sul divano

"Perchè non credi che sia stato io a pulire?"

Mi fissarono tutti, anche mia sorella. Ecco, questa era una domanda che potevo fare a meno di porre.

"Chi sta qui?" domandò mio padre vedendo una t-shirt troppo piccola per me

"Una ragazza" sospirai "la mia coinquilina. Mi da i soldi tutti i mesi per l'affitto. È a posto"

"E' a posto" ripetè mia sorella "fratellino … non è che ci hai già provato e la farai scappare via?"

"No" risposi stizzito. Almeno sperai che non scappasse via anche se ci avevamo provato entrambi sotto l'effetto dell'alcool, della passione e di altro.

"Grant!" schioccò le dita mio fratello per farmi svegliare fuori

"Sì, ci sono" sbottai andando in cucina. Ok, perchè avevo urlato?

Verso sera Greta tornò a casa. Notai lo sguardo di mio fratello su di lei, non mi piaceva come la guardava: se la mangiava con gli occhi. Mia sorella annuì. Mio padre abbassò il giornale sul tavolo e mia madre sorrise.

Li presentai, e alla fine Greta se ne andò. La fermai sul pianerottolo. Le diedi un bacio a stampo, anche se avrei desiderato baciarla molto più intensamente per sentire ancora il suo sapore. Stavo per dirle una cosa abbastanza delicata, quando quell'intelligente di mio fratello mi fermò.

Grazie tante amorevole fratellino!

Rientrai in casa, passai la serata con la mia famiglia, prima di andare a letto stavo sistemando i vari copioni in camera mia quando mia sorella entrò senza bussare come al suo solito

"Ti piace" e si sedette sul mio letto

"Cosa? Chi? Come?" domandai mollando tutto e avvicinandomi a lei

"Manca solo il perchè e il dove" disse roteando gli occhi e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio "la ragazza, la tua coinquilina … ti piace, vero?" domandò nuovamente

"Ma che diamine ti salta in testa? No, assolutamente no!" mi sedetti vicino a lei incrociando le gambe

"Non fare il deficiente. Dimmi la verità"

"Non lo so manco io se mi piace o meno" mentii scuotendo le spalle

"Cerrrto" annuì alzandosi "allora non ti da fastidio sapere che il nostro caro fratellino Tyler le chiederà il numero per poterci uscire assieme, dato che ci vuole provare, dico bene?" inarcò un sopracciglio ridendo

Serrai la mascella e deglutii "non può chiederle il numero, non ha il cellulare"

"Troverà altri modi, tipo andare a prenderla al lavoro" sghignazzò "sai che se lui è interessato a qualcosa, o a qualcuna, se la prende" mi sorrise "allora vado a riferirgli che non ti piace. Che ha campo libero"

Non ce la feci più "no che non lo fai! Se ci prova giuro che lo ammazzo"

"Sei geloso" miagolò mia sorella saltandomi in braccio "il mio fratellone gelosone s'è innamorato!"

Ringhiai. La odiavo, tanto. Era riuscita a cavarmi di bocca la verità.

 

I giorni passarono, la famiglia di Grant andò via e io potei ritornare al nostro appartamento

"Io esco" dissi prendendo la mia borsa "ci vediamo a pranzo o a cena ok?" dissi a Grant. Gli diedi un bacio sulla guancia e uscii, era una domenica mattina, stavo iniziando ad amare tanto il week-end. Andai al bar, feci colazione e vidi un ricciolino seduto al bancone … "Darren" dissi sedendomi accanto a lui "che ci fai qui?"

"Ho detto che a casa non ci torno" sbottò mescolando il suo cappuccio "non mi va"

Sbuffai scompigliandomi i capelli "perchè? Solo questo. Rispondi solo a questa domanda"

"Voglio essere più indipendente. Non stare sotto allo stesso tetto dei miei. Per carità, ci vado d'amore e d'accordo, ma ho quasi ventinove anni per la misera! Un appartamento mio ci sta!"

Risi scuotendo il capo "almeno non sei un mammone. Ma sarebbe meglio se ne parlassi con i tuoi"

"No. Voglio cavarmela da solo, come ho fatto in questi ultimi anni, ma vorrei avere la mia libertà"

Sospirai pagando le nostre consumazioni "va bene. Ma almeno fagli sapere dove stai"

Si alzò "ok, vedo se riesco a rintracciare mio padre" e uscì dal bar

Scossi il capo. Quel benedetto ragazzo mi avrebbe fatta impazzire. Poco dopo si sedette accanto a me un tizio

Mi alzai per vedere se Darren era riuscito a chiamare i suoi quando il tizio si voltò verso di me spalancando gli occhi

"Fiorenza?" chiese fissandomi "no" scosse il capo "più giovane … ma, simile"

"Scusi?" domandai inarcando un sopracciglio. Entrò Darren e si avvicinò a me

"Papà!" disse fissando il tizio seduto accanto a me "come mai qui?"

Deglutii, era il padre di Darren quel tipo lì? Perchè mi aveva chiamata Fiorenza?

"Tua madre mi ha detto di venire qui a LA, molti dicevano di averti visto qui intorno, volevo chiamarti e invece ci siamo visti" mi fissò ancora, poi scosse il capo

"Papà? Ma conosci Greta per caso?" gli domandò fissandoci. Io alzai le mani scuotendo il capo

"Greta? Nome italiano" mi sorrise suo padre "va bene, allora Darren, torni a casa vero?"

"No, sto qui. Vicino a Greta" e mi indicò "ora se ci vuoi scusare" e mi trascinò fuori "ecco. Ti presento mio padre"

Annuii "strana persona. Quando mi ha visto è sbiancato"

"E' mio padre, ma non so com'è fatto, tu fai spaventare chiunque!"

"Stronzo" dissi facendogli una linguaccia "ci vediamo ok? Io vado in spiaggia, te che fai?"

"Parlerò con mio padre" si voltò "a parlare del diavolo … ci vediamo" e mi diede un bacio sulla guancia

Mi allontanai lasciando padre e figlio da soli a parlare. Mi incamminai verso la spiaggia e quando vi fui arrivata mi sedetti in riva al mare. Perchè quel nome mi tormentava i neuroni? Dove l'avevo già sentito o letto Fiorenza?

Recuperai da dentro la borsa il mio documento di nascita, non lo leggevo da anni oramai. Feci scorrere gli occhi sulla mia data di nascita, l'ora, il mio peso, la foto di quando ero in culla, poi rilessi il nome della donna che mi aveva dato alla luce e cinque anni dopo, abbandonata a me stessa in una casa famiglia. Fiorenza. Nero sbiadito su bianco ingiallito.

Ne esistevano così tante di Fiorenza nel mondo. No, non poteva. Ma che cosa penso? Sbuffai e rimisi i documenti in borsa. Bello il mio mare, rilassante, confortante e personale. Sorrisi a quest'ultima parola. Non era tanto personale dato che tutti vi andavano e tutti, chi più chi meno, si rilassavano a guardare le onde infrangersi sulla costa.

Sospirai, Vivianne mi aveva fatto ripensare al perchè mia madre mi aveva mollato, scaricato, abbandonato.

Era una bugia quella che le avevo raccontato, ovvio che ricordo i miei pensieri al riguardo!

Mi aveva dato a quella casa famiglia perchè non sapeva badare a me, non mi aveva procurato un padre e non voleva accollarsi una figlia piagnona. Non l'ho mai voluta conoscere, non ho mai sentito il bisogno di volerla rivedere né contattare. Lei non mi aveva voluto, ora io non la volevo nella mia vita.

Feci cerchi concentrici nella sabbia, mi mancava Emily, il mio mostriciattolo, ma io non mancavo a nessuno, quindi perchè essere tristi? Raddrizzai il capo e fissai le onde bianche che si infrangevano rabbiose contro la costa

Rimasi lì a vedere famiglie giocare, coppie farsi le coccole, vecchi che fissavano i giovani, bagnini che controllavano che nessuno affogasse e intanto io prendevo il sole, pur sapendo che mi sarei ustionata.

"Darren mi ha detto che questo è il tuo posto preferito" alzai gli occhi coprendomeli con una mano e vidi il padre di Darren sorridermi. Si sedette accanto a me fissando un punto impreciso nell'orizzonte "come ti chiami?"

"Greta, signore" risposi studiandolo. Che voleva da me? "lei è? Almeno il suo nome?"

"Oh certo! Charles Criss" mi sorrise porgendomi la mano

Gli sorrisi stringendogliela "piacere di conoscerla. Come mai è qui?" domandai curiosa

"Perchè Darren è andato via di casa senza dire niente a nessuno, si è rifugiato da amici e si vuole prendere un suo appartamento qui a LA" mi fissò come se stesse per dire altro ma chiuse la bocca "dimmi di te"

"Sono italiana, sono scappata dall'Italia perchè mia madre mi ha abbandonata quando ero poco più che una bambina e vivevo in una casa-famiglia, sono qui da due anni, ho fatto domanda per avere la green-card che mi arriverà non so quando. Ho trovato un posto dove vivere, un lavoro e sto bene qui" alzai le spalle "come mai prima mi ha chiamato Fiorenza? Come la donna che mi ha partorita?" domandai

"Perchè somigli a una ragazza che ho conosciuto molti, ma molti anni fa in Irlanda, si chiamava Fiorenza" mi studiò e annuii, come se stesse ragionando, come se si stesse ponendo delle domande a cui solo lui poteva rispondere

"Quanti … quanti anni fa?" domandai deglutendo. Volevo sapere, volevo rischiarare i miei dubbi

 

"Ok!" urlai sentendo Darren balbettare, strepitare e altro al cellulare "dove sei? Calmati che sto arrivando!"

Presi le chiavi e andai al solito bar, trovai il ricciolino seduto a un tavolo con un bicchiere di gin pieno e tre vuoti di fronte a sé. Cazzo. Come mai si era ubriacato?

"Sei arrivato! Devo dirti una cosa sconvolgente. Siediti. Questo è per te" mi porse il bicchiere di gin pieno

"Prima spiegami, poi berrò" mi sedetti di fronte a lui "dai" lo incitai

"Greta. Mio padre, la mia famiglia. Io" lo sentii ringhiare

"Dar … mi vuoi spiegare, ma bene però?" domandai. Lo vidi inspirare ed espirare un paio di volte

"Ok" e iniziò a parlare e a spiegare

 

"All'incirca ventisei anni fa, no forse venticinque. Non ricordo bene" disse ridacchiando

Annuii, ok, più o meno l'anno in cui la tipa che mi aveva messa alla luce era rimasta incinta. Coincidenze, mi dissi!

"Sta nascondendo qualcosa, mister Criss?" domandai "con me deve essere diretto e schietto"

Lo vidi annuire ancora, come se si fosse dato altre risposte. Mi stavano venendo i nervi. Se voleva dirmi qualcosa bene, io volevo chiarire!

"Ok, vedo che vuoi sapere le cose come stanno. Giusto?" mi chiese "ok, respira" mi intimò "un bel po' di anni fa sono dovuto andare in Irlanda da alcuni miei parenti, anche se in quei tempi vivevo con i miei due figli e mia moglie a Honolulu" si schiarì la gola "ecco, per una settimana restai da quei parenti, lì incontrai una ragazza, Fiorenza, nazionalità italiana, anche lei era lì per una settimana, ma solo per lavoro, non ricordo bene" sorrise "ci conoscemmo meglio dato che alloggiavamo nello stesso hotel. Una notte andammo a letto assieme, lei sapeva che avevo una famiglia, ma tanto entrambi sapevamo che era una notte e basta"

"Vi eravate ubriacati?" domandai inarcando un sopracciglio

"Probabile. Sono passati troppi anni" rise. Non capii cosa c'era da ridere "dopo quella settimana tornai a casa dalla mia famiglia, dalle persone che amavo realmente. Raccontai a mia moglie del mio errore. Si arrabbiò, ma mi perdonò" alzò le spalle "poi nel '92 tornammo tutti assieme a San Francisco"

"E tutto questo cosa c'entra con me?" domandai cercando di non capire quelle informazioni

"Ecco. Tu somigli in maniera incredibile a quella donna con cui feci sesso occasionale, quell'unica notte di sesso"

Questa volta fui io ad annuire. Un pensiero mi illuminò qualche neurone, ero il frutto di una scopata, ero un errore.

"Ti sto dicendo Greta che forse dovremmo fare l'esame del DNA" mi fissò "per sapere se sono tuo padre, perchè c'è una probabilità molto alta che io possa esserlo "

"No" scrollai il capo "sono passati fin troppi anni per …" stavo per continuare quando mi zittì

"Almeno per sapere se Darren è il tuo fratellastro maggiore?" domandò inarcando un sopracciglio

Sbuffai, non potevo crederci, un tizio, uno sconosciuto americano potrebbe essere l'uomo che ha messo incinta la donna che mi ha messo al mondo. Mi scrocchiai le dita "Ok. Quindi sua moglie sa tutto di quella notte?"

Charles annuì "sa anche che potrebbe esserci un figlio da qualche parte nel mondo" alzò le spalle "allora, faresti questo test?" si alzò "dimmi il giorno e cercherò di liberarmi"

Feci schioccare la lingua e mi alzai "quando vuole lei, signore. Ora mi scusi ma devo andare" mi spolverai i pantaloncini e feci per andarmene quando il tizio mi fermò per un braccio

"Sarò tuo padre alla fine del test positivo?" domandò

"No" replicai freddamente "lei è l'uomo che ha ingravidato la donna che mi ha partorito. È il padre di Darren, non mio"

Lo vidi annuire ancora, mi lasciò andare salutandomi

Me ne andai via di lì, prima camminando, poi allungando il passo, poi correndo, fino a sentire male ai polmoni e alla milza. Mi fermai contro a un muro appoggiando le mani sulle ginocchia. Ripresi fiato. Perchè? Perchè adesso? Perchè sento un sentimento di odio puro verso me stessa? Chiusi gli occhi poggiando la testa al muretto. Mi lasciai scivolare a terra. Ero un errore, il risultato di una scopata, solo sesso, neanche un pizzico di amore. Una copulata animale. Io sono il frutto di una cornificazione. Mi odiai. Odiai quelle persone che mi avevano creato.

Perchè ero nata? Denise aveva ragione, Fiorenza avrebbe dovuto abortire. Aprii gli occhi e mi fissai il braccio sinistro, no, non dovevo pensarci, deglutii pesantemente. Che schifo di persona ero?

 

Mi odiate? Non mi odiate? Intanto avete letto! XD
Oook girls! Siete arrivate fino a qui, vi faccio i miei complimenti! Prossimo chappy … ULTIMO! ( me piange ç_ç )

Ringrazio la mia adorata beta, GirlOnFire, tesora mia!
Poi ringrazio le mie commentatrici: SofiaKaiEleutheria, vy92, yuke, eloX26, AnacondinaFab, disappearinggirl, Gleek_CaSa_NaGu, lulamae, _lucedeimieiocchi_ e VaneVee degli angeli come fra_Glee e Giu_ che hanno messo questa mia storia nei preferiti.

(se ho dimenticato qualcuno sooooorrryyyy!! ç_ç ah! Ribadisco che i commenti e le critiche sono sempre ben accette! :D ) 

  
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