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Autore: Ariana_Silente    06/08/2012    1 recensioni
TITOLO PROVVISORIO.
"Lo sguardo era fiero e sicuro, una corta barba sul volto ovale che non copriva lo sfregio fresco sulla guancia destra"
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Prima e Dopo

 A sera scesi di proposito prima col cane e iniziai a passeggiare, tenendo d'occhio quei pochi temerari che si affrettavano a raggiungere la loro destinazione e per far prima tagliavano nel parco altrimenti deserto.
 Lo percorsi due volte e più il tempo passava, più la parte razionale di me si inviperiva perché faceva freddo, perché stavo perdendo tempo e soprattutto perché avevo tutte le intenzioni di rincorrere una fantasia.
 Alla fine, ho desistito e sono tornata indietro, metà sconsolata metà irritata.
 Persa nel mio malumore, non mi accorsi della figura appoggiata al recinto dei cani desolatamente vuoto e stranamente nemmeno il cane mi avvertì della sua presenza.
 Me ne accorsi quando fu troppo tardi, anzi veramente non me ne accorsi proprio. Gli andai addosso senza nessuno scrupolo. Ed ero ancora così irritata che stavo per inveirgli contro, perché si era messo sulla mia traiettoria impunemente.
 Riempì i polmoni, ma quando alzai lo sguardo, l'aria rimase incastrata nei polmoni e si rifiutò di uscire a formare le parole che volevo sputare fuori, non di certo lusinghiere in quel momento.
 I nostri sguardi si incontrarono ancora e questa volta lui sorrise.
 Le sensazioni negative volarono via come tanti palloncini colorati e lo imitai, appoggiandomi al recinto di legno.
 «Credevi di non trovarmi?»
 «Iniziavo a crederlo» annuii, mentre il cane mi si intrufolava tra le gambe, come suo solito.
 «Sei scesa prima.»
 «Sei arrivato dopo.»
 Stavamo guardando il recinto con quei poveri e sparuti alberelli che si aggrappavano disperatamente al suolo, mentre il terreno gelava.
 Inconsapevolmente ci stringemmo l'uno all'altro per sentire un po' meno freddo.
 «Sei di queste parti?» anche se dentro di me già conoscevo la risposta.
 «Sono di tutte le parti e di nessun posto in particolare.»
 Ci guardammo un attimo, il sorriso che luccicava nei suoi occhi mi scaldò il cuore. Non so come, ma quelle parole mi diedero tranquillità.
 «Sempre di corsa, eh?»
 Quella domanda che mi riportava alla realtà fu un colpo che non riuscii a evitare del tutto.
 «Già, fin troppo forse. Ma sono contenta.» lo guardai bene.
 «Invece i tuoi viaggi?
 «Proseguono.»
 Mi passò una sua grande mano sulle spalle per scaldarmi, tremavo leggermente.
 «Torna a casa, ci incontreremo domani» lo guardai e un sorriso mi si dipinse sulle labbra.
 «Sarai di nuovo in ritardo? »
 «E tu sarai ancora in anticipo?»
 Ridacchiammo un po', anche se una parte di me si chiedeva cosa ci fosse di tanto divertente, eppure un profondo senso di divertimento e sollievo mi si sprigionava da dentro. Lui mi strinse a sé con un gesto gentile e mi posò un bacio sulla fronte.
 Non sapevo chi fosse, non conoscevo il suo nome e l'avevo visto solo tre o quattro volte per pochi minuti, eppure non mi suonò affatto strano essere avvolta dal suo abbraccio. Non mi diede da pensare, percepì solo serenità e soddisfazione in quell'abbraccio veloce e gentile.
 Il mio animo gioiva e io non feci altro che ascoltare quella gioia, sentendo un vulcano di energia scoppiettare a un'altezza imprecisata tra il cuore e i polmoni.
 «A domani» mi allontanai da lui lanciandogli qualche occhiata, come se una parte di me fosse ancora stupita e sorpresa di quanto fosse successo. Ma mi avviai a casa con la luminosa certezza che il giorno dopo ci saremmo incontrati di nuovo.
 L'indomani la mia vita prese a scorrere come sempre, nel pomeriggio ero alle stalle a lavorare con i somari, uno a uno li portavo nel recinto e facevo il mio lavoro per i dieci minuti necessari, segnavo sui miei fogli e via di seguito.
 Quando lavoravo con gli asini mi immergevo completamente in quell'attività e poche cose mi distraevano.
 Eppure mentre ero impegnata con la Dama, qualcosa mi distrasse, sentivo la nuca e la schiena scaldata da un fuoco caldo e appassionato. La bestia mi guardò, poi spostò lo sguardo oltre le mie spalle, le orecchie tese in avanti.
 Mi voltai e lo vidi.
 Era appoggiato al recinto, chiacchierava col proprietario.
 Andai verso di lui e l'asinella mi seguì, curiosa di conoscere la persona in grado di distrarmi dal nostro lavoro.
 «A che punto sei?» mi chiese il capo.
 «Ho ancora i monelli e devo fare il giro mangiatoia» avevo appoggiato la mano libera accanto alla sua mano, mentre Dama annusava il ragazzo vicino a me.
 «Finisci coi monelli poi puoi andare» lo guardai, poi lanciai un'occhiata al ragazzo, ma rimase silenzioso e tranquillo.
 «D'accordo, grazie.»
 Lo osservammo allontanarsi, mentre il mio amico accarezzava l'asinella.
 «Studi sul comportamento?» mi chiese senza smettere di grattare il muso all'animale. Annuii, accarezzandola anche io.
 «Si conoscono poco gli asini, io sto cercando di individuare indici di benessere che permettano di stabilire se l'animale sta bene.»
 «Non hai bisogno di studiare per capire se un animale sta male, puoi capirlo solo con un'occhiata» ci guardammo, aveva usato un tono deciso e convinto. E dentro di me sapevo che aveva ragione.
 «Non è sufficiente intuirlo. E comunque non lo faccio solo per me.»
 Lui sembrò soddisfatto della risposta e io tornai a lavorare con Dama. Finito con lei, la portai assieme al mio amico ai recinti con gli altri.
 «Chi sono i monelli?» gli sorrisi divertita. Fischiai un paio di volte e dopo cinque minuti apparvero i due puledri al piccolo trotto nati negli ultimi sei mesi. Erano vivaci e capricciosi e facevano più disastri loro che tutto il branco messo insieme.
 «Eccoli.» anche lui ridacchiò e si avvicinò ai puledri che si lasciarono accarezzare di buon grado. Presi una corda e accompagnai il più scuro dei due nel recinto, mentre il mio amico intratteneva l'altro. Feci quanto dovevo e poi li lasciai liberi di tornare a far disastri.
 Recuperai le mie cose e trascorremmo la giornata insieme. Parlammo di molte cose, come due amici di vecchia data che devono aggiornarsi su quanto successo nel periodo di separazione.
 Ma c'era qualcosa tra noi che non riuscivo a definire, ci univa senza bisogno di parole o spiegazioni.
 Trascorsero così le nostre ore e i nostri giorni. Ci raccontammo molte cose, mi aggiornò sul suo lavoro di restauratore che lo portava a girare per l'Italia e non solo, mi raccontò la mitologia greca e romana che incontrava sui mosaici rovinati dal tempo e dall'incuria, della maestria degli antichi pittori, dell'ottusità di alcune persone che preferivano perdere opere d'arte per un misero pugno di soldi.
  
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