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Autore: Eternal_Blizzard    10/08/2012    4 recensioni
Endou Mamoru non ha mai potuto possedere una sua squadra di pokèmon per i divieti imposti dalla madre, ma il suo sogno è da sempre seguire le orme del defunto nonno e diventare l'allenatore più forte del paese. Il suo intento è riuscire a creare la squadra migliore che possa fare, con l'aiuto dei suoi amici Handa Shin'Ichi e Someoka Ryuugo, inseparabili fin da bambini.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Si stiracchiò in modo da distendere bene i muscoli della schiena e poi, muovendo un po’ la bocca ancora impastata dal sonno puntò gli occhi castani sulla sveglia. Indicava le undici e trentasette. Dopo essersi disteso una seconda volta si girò in modo da mettere i piedi per terra, grattandosi la testa, stanco. Il lato positivo era che sua madre arrivava a svegliarlo di soprassalto sempre a mezzogiorno meno un quarto in punto, quindi dato che quella mattina l’aveva anticipata poteva evitare di svegliarsi con un infarto. Pochi minuti e sentì, effettivamente, dei passi andare su per le scale che portavano al corridoio dove si trovava la sua camera, ma non erano i soliti, quelli della sua cara quanto spaventosa genitrice. Erano di più, come se fossero un paio di persone, e soprattutto svelti e pesanti, come se avessero fretta e stessero correndo. Il ragazzo si alzò lentamente dal letto, poco convinto sul da farsi, ma optò per l’avvicinarsi alla porta per aprirla; peccato che venne preceduto e vide l’uscio spalancarsi davanti ai suoi occhi, con talmente tanta forza da colpirlo dritto sul naso e farlo cadere all’indietro. «Ah! Scusaci, Endou! Non avevamo idea che fossi già sveglio!» disse un ragazzo piuttosto alto, con capelli rasati rosa, pelle scura, un neo sotto l’occhio ed un naso importante al centro del viso. «Pensavamo di svegliarti noi…» si grattò la testa, inarcando un sopracciglio mentre un secondo ragazzo, più basso, con grandi occhi marroni e capelli castani vagamente spettinati, gli porgeva una mano per aiutarlo ad alzarsi.
«Perdonaci, mi sa che non avremmo dovuto correre così…» ridacchiò imbarazzato, tirandolo su. L’altro, massaggiandosi il naso e stringendo un occhio per non farlo lacrimare, agitò una mano all’aria, scuotendo la testa. Arricciando un po’ il l’organo olfattivo, sorrise ai due com’era solito fare.
«Non c’è problema!» dichiarò, aprendo dei cassetti ed iniziando a frugarci dentro, per prendere dei vestiti con cui andare a cambiarsi. «A proposito, se siete venuti così di corsa ci sarà un motivo. Che è successo?» domandò sinceramente curioso, richiudendo il cassetto appena presi gli abiti e voltandosi. Per poco non ricadde all’indietro quando si ritrovò due pokèball nuove di zecca di fronte agli occhi a due millimetri dal viso. «E queste?!» domandò, sbattendo le palpebre ed afferrandole, sognante, non badando ai vestiti che lasciò cadere. «Beh… Noi abbiamo discusso a lungo, con i nostri genitori e…» iniziò Someoka, il ragazzo con i capelli rosa. Si passò un dito sotto il naso, fiero. «Alla fine li abbiamo convinti» affermò trionfante.
«Abbiamo il nostro primo pokèmon, Endou!» esultò Handa, riprendendosi la sfera, cosa che fece anche l’altro. «Manchi solo tu, quindi sbrigati a convincere tua madre!» lo rimproverò, ma quello era troppo eccitato mentre immaginava quale meravigliosi pokèmon celassero le sfere dei suoi due amici, per pensare al fatto di non averne uno proprio. «Del resto, sei tu che ci hai convinti ad insistere…» aggiunse, venendo ignorato ancora. Inutile, quando Endou pensava ai pokèmon nessuno poteva farlo tornare coi piedi per terra. Il ragazzo, ormai totalmente sveglio per l’eccitazione, fece per afferrare nuovamente le sfere e lanciarle in aria per vedere quali creature ne uscissero, ma venne bloccato repentinamente dagli altri due, indignati.
«Non provarci! Te li dobbiamo presentare noi, altrimenti che gusto c’è?!» sbottò Someoka, mentre Handa annuiva convinto, allontanandosi di qualche passo.
«Forza, usciamo in giardino, altrimenti tua madre si arrabbia» propose facendo cenno con la testa ed il braccio di seguirlo, ma fu bloccato da Endou, che lo bloccò posandogli una mano sulla spalla.
«Coraggio, Handa!» brontolò, ritirandolo dentro e chiudendo la porta alle loro spalle. «Mia madre non se ne accorgerà, facciamo in fretta e il gioco è fatto, no?» si lamentò, per poi inclinare la testa. «Ah, ma aspetta. Il problema è che non entrano in camera..?» domandò con gli occhi che riprendevano a brillare, mentre la sua mente iniziava a partorire immagini dapprima di un Dragonite, poi di un Onix, poi Wailord e alla fine addirittura un Lugia. Ma forse erano, specialmente l’ultimo, un po’ improbabili. Un po’ tanto. Ridacchiando, Handa scosse il capo, avvicinandosi agli indumenti che l’amico aveva fatto cadere in terra attimi prima, tirandoli delicatamente sul letto ed affermando che “no, entravano tranquillamente in qualsiasi stanza”.
«Beh, se per te va bene, inizio io!» s’impose Someoka, sorridendo fiero mentre lanciava la sua pokèball in aria. Quella si aprì e dopo un suono vagamente metallico sprigionò un fascio di luce rossa in mezzo al quale prese forma un piccolo pokèmon. Quando il bagliore rosso svanì, la creaturina si rivelò essere un minuto Axew. «Un pokèmon drago?! Verrà su potentissimo!» esultò Endou, avvicinandosi al mostriciattolo e tendendogli la mano, che il draghetto afferrò e scosse incuriosito da quel ragazzino con gli occhi tanto brillanti.
«Ma che dici? Lui è già potentissimo!» l’informò compiaciuto, passandosi l’indice sotto il naso, tronfio. Pochi secondi, e il ragazzo senza pokèmon aveva fatto un giro di centottanta gradi su se stesso, rivolgendo ora lo sguardo su Handa, che nel mentre si era seduto al bordo del letto guardando sorridente il pokèmon dell’amico. Sospirò rassegnato, vedendo gli occhi gioiosamente imploranti dell’altro, e tirò a sua volta la propria sfera.
«Immagino sia arrivato il mio turno…» si alzò, mentre pochi passi più in là appariva un Eevee. Lo raggiunse e si accovacciò, per accarezzarlo, ma la sua mano fu preceduta da quella di Endou, che si era precipitato a coccolarlo.
«Ma è fantastico! E poi è così… particolare!» dichiarò, allontanando di poco la testa per osservarlo meglio. Nonostante fosse un Eevee, infatti, quel pokèmon non aveva la tipica espressione mielosa della sua specie: gli occhi erano sì, teneri e brillanti – seppur leggermente più opachi dei suoi fratelli – però non avevano la loro consueta forma ovale, bensì avevano le palpebre superiori abbassate, così da conferirgli una forma semi ellittica ed un’aria dolce, ma birichina. Al contempo, sulla testa i peli erano vagamente più arruffati e in disordine del normale, tanto da arrivare a formare una sorta di ciuffo che si estendeva fino agli occhi; così come anche due ciuffetti più piccoli ai lati del musetto. «Sì, è più bello dei normali Eevee!» dichiarò allegro il ragazzo. L’altro castano ne sorrise.
«Se può interessarti, ha un soprannome. L’ho chiamato Max» spiegò, grattandogli la schiena con la mano. «Mh, gli si addice!» annuì l’altro, che afferrò anche Axew per coccolarli entrambi. Passò diversi minuti a strusciare le proprie guance su quelle delle due creaturine, ma poi le lasciò, vagamente dispiaciuto. E così era rimasto solo lui senza pokèmon… Era incredibilmente felice per gli amici, naturalmente, ma probabilmente una minuscola parte di lui ne era anche leggermente invidioso. Sorrise per scacciare il pensiero e, accarezzando rapidamente per l’ennesima volta Max ed Axew, si tirò in piedi, riprendendo i vestiti che aveva snobbato tutto il tempo. Si avvicinò alla porta per uscire ed andare a lavarsi e vestirsi, ma si fermò dopo pochi passi, fissando il soffitto immobile. Prima che i due amici potessero chiedergli cosa fosse successo, quello si girò con tutto il suo entusiasmo ritrovato, mostrando allegro tutti e trentadue i denti. «Oggi convincerò mamma e mi farò dare un pokèmon anche io, statene certi!» dichiarò con convinzione. Sì, quello era decisamente il giorno in cui l’avrebbe convinta, ne era sicuro non al cento per cento, ma al mille! «Vado a cambiarmi e torno!» avvertì, mentre gli altri annuivano, ma per la seconda volta in quella mattina la porta si aprì prima che lui potesse toccarne la maniglia. Il viso della madre fece capolino nella stanza, rassegnato.
«Mamoru, d’accordo che hai visite, ma vedi di scendere prest…» iniziò a dire leggermente scocciata dalla lentezza del figlio, ma si fermò sgranando gli occhi vedendo i due pokèmon nella stanza. Aprì del tutto la porta ed entrò, furibonda. «Mamoru, quante volte ti ho detto che non voglio pokèmon in casa mia?! Shin’Ichi, Ryuugo, vale pure per voi!» rimproverò indicando prima i due mostriciattoli e poi i tre ragazzi. I neo allenatori ritirarono in fretta i propri compagni e s’inchinarono in segno di scuse. La donna schioccò la lingua e si portò le mani ai fianchi. «Il pranzo è quasi pronto, ma ho preparato solo per tre» affermò, seria. Dopo uno sguardo d’intesa tra Someoka e Handa, i due fecero nuovamente un piccolo inchino e si avvicinarono titubanti alla porta, superando la signora. Si fermarono solo pochi istanti, giusto il tempo di scusarsi di nuovo e salutare l’amico con un semplice gesto della mano accompagnato da un “ci vediamo dopo”. Il ragazzo non staccò lo sguardo, divenuto serio, da quello della madre. Strinse a sé i vestiti ed aggrottò le sopracciglia, rimanendo fermo dov’era.
«Non stavano facendo nulla di male, nemmeno combattevano… Ancora non capisco questo tuo astio nei confronti dei pokèmon…» ammise, abbassando lo sguardo per poi ripuntarlo in quello di lei. «Nonno non era forse uno dei più grandi allenatori di pokèmon?!» chiese esasperato per la milionesima volta. La risposta la conosceva perfettamente anche senza che sua madre gliela fornisse. La donna strinse occhi e labbra, lanciando un’occhiata di sfuggita alla foto del padre che il ragazzo teneva come una reliquia sul comodino della sua stanza.
«Mi pare di aver detto che è quasi pronto» sussurrò, ammiccando ai vestiti. «Preparati e vieni a tavola» ordinò, voltandosi e lasciando solo Endou, che storse le labbra. Mai una volta che gli rispondesse.


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...ne sto scrivendo un sacco, ma questa è la prima long fic che inizio a postare. "After a year" non conta, perché avrà dodici capitoli e amen, mentre questa ne avrà... tanti. Non so quanti. Allora, io pensavo di iniziare da un primo capitolo, ma pare che non riesca a scrivere senza far prologhi :°D Quindi... ecco. Adesso sto scrivendo il primo capitolo e conto di postarlo nei prosimi giorni, anche perché come si può capire, questo prologo è solo... un inizio, appunto. Senza grandi eventi, semplicemente introduttivo-
...e vabbè. Sono anche con la Soyokaze Dream del Tanabata Festival nelle orecchie, quindi spero di partorire qualcosa di buono (?) Spero vi piaccia e il prologo non vi convinca a toppare qui la lettura della fic xD
Ryka
Ps. Il titolo, Pokèzuma, è ripreso da quello che mi ha fatto venire l'ispirazione, ossia un... non so cosa su tumblr x° (ho letto il titolo e basta, non ho idea di cosa fosse °3°") E dato che avevo già in mente da un po' questo crossover... eccolo :°D
  
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