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Autore: BrokenAngel    27/08/2012    2 recensioni
Allison e Daniel si incontrano per la prima volta in collegio, quando lei ha 12 anni e lui 15. Si confidano fra loro, e diventano molto amici. Si capiscono, e si aiutano a superare le loro paure.
Lei si sentiva molto sola senza di lui, dato che è stata abbandonata dai suoi genitori e non ha amici. Lui è l'unico su cui adesso può contare.
Dopo due settimane di amicizia sono costretti a separarsi perché Allison viene adottata.
Si rincontreranno 8 anni dopo, quando entrambi saranno ormai molto grandi. Capiranno che molte cose nelle loro vite sono cambiate, ma che si sono sempre voluti bene e che anche dopo 8 anni, nonostante tutto ciò che succederà se ne vorranno sempre. E chissà magari potranno anche sperare in qualcosa di più.. Seguite i capitoli e lo saprete!
Spero vi piaccia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Once again
-You found me-





*se volete e ne avete la possibilità, durante il capitolo, ascoltate You found me dei The Fray e You and me dei Lifehouse.*

 



 

 
Trascino le mie valige fino alla porta della mia nuova camera, del dormitorio. Dovrò convivere con un’altra ragazza, di cui non so nemmeno il nome, o qualunque altra cosa che la riguardi. Spero solo non sia una specie di pazza scatenata o una di quelle ragazze che stanno 24 su 24 a studiare e alle quali dà noia persino il respiro degli altri.
Arrivo davanti alla camera, faccio un respiro profondo e busso.
Nessuno mi risponde così busso ancora.
Alla terza volta una ragazza in accappatoio e asciugamano legato sopra la testa viene ad aprirmi. È molto carina e mi sorride subito.
Oh grazie al Cielo. Mi ispira fiducia.
“Ehm.. Io.. io sono Allison, piacere. Sono la tua nuova compagna di stanza” il suo sorriso diventa ancora più grande.
“Io sono Jenny, ma.. ma chiamami pure Jen se vuoi, cioè non ci sono problemi. E..beh..” mi abbraccia di slancio e rimango un po’ sorpresa. Questa ragazza è un tantino euforica.
“Ehm..ok” si stacca e si risistema l’accappatoio.
“Okay, vieni entra.” Mi sorride e si ricompone. “Se vuoi puoi scegliere pure la camera perché io non mi sono ancora sistemata, sono arrivata poco fa. Ehm, scusa per l’abbraccio, solo che avevo un po’ paura per chi mi sarei ritrovata in camera. Capisci? Voglio dire, è il mio primo anno qui e non conosco nessuno, tranne mia cugina perciò..” Sorride dolcemente.
“Tranquilla ti capisco, benissimo a dire il vero. Anche per me è il mio primo anno e .. e avevo paura anch’io.”
“Senti, so che ci conosciamo da pochi minuti ma vorresti venire stasera con me ad un bar qua vicino? Mia cugina vuole farmi conoscere qualche suo amico ma.. ma io so com’è lei e mi scaricherà con qualcuno mentre lei starà tutto il tempo con un ragazzo con cui vuole andare a letto. E io non saprò cosa fare. L’ultima volta non ricordo se ero più imbarazzata io o il ragazzo con cui mi aveva accoppiato.” Scuote la testa.
“Io, non vorrei disturbare..”
“Oh, mia cugina non avrà problemi fidati” sembra mi stia pregando con lo sguardo.
“Va bene. Vengo.” Dico poco convinta.
“Ah, tranquilla non faremo tardi. Domani iniziano le lezioni.” Fa una smorfia “Mi cambio e ti lascio il bagno. Volevo andare a fare un giro per vedere un po’ l’ambiente. Vuoi che ti aspetti?”
“Oh no, grazie. Io disfaccio i bagagli nel frattempo.” Annuisce e va in bagno.
Mi siedo sul letto e respiro profondamente ripensando al mio incontro con quel ragazzo. Chissà se scoprirò mai dove l’ho già visto..
 
“Sei pronta?” mi chiede Jenny affacciandosi alla porta del bagno. Finisco di passarmi il mascara sulle ciglia e annuisco.
Mi sono messa una camicetta bianca con un paio di jeans aderenti e le scarpe con il tacco, non troppo alto, ai piedi.
Alla fine non è altro che una serata tra amici.
Usciamo dalla stanza e ci incamminiamo verso l’entrata del campus dove sua cugina e i suoi amici ci aspettano.
“Eccoli, vieni.” Mi dice Jenny indicando tre ragazze vicino al cancello.
Sono un paio di ragazzi e la cugina di Jenny.
“Ehi ragazze eccovi, vi stavamo aspettando”
“Ciao Victoria. Questa è la mia compagna di stanza Allison, ti avevo detto che portavo un’amica no? Ricordi?” si abbracciano e ci presenta.
La cugina di Jenny ha i capelli davvero molto lunghi e mori, è davvero una bella ragazza. Mi saluta porgendomi la mano, che io stringo.
“Certo che ricordi. Per fortuna sono in tre i ragazzi.” Mi fa l’occhiolino e io le faccio un sorriso forzato. “Benissimo possiamo andare, Dan ci raggiungerà là.” Inizia a camminare ma ad un tratto si ferma.
“Oh, mio dio. Ma non vi ho presentato” Jenny le lancia un’occhiataccia e fa una smorfia. “Alex, Matt queste sono Jenny e Allison” dice indicandoci.
Dopo le presentazioni e le strette di mano ci incamminiamo verso il bar.
Dopo 5 minuti arriviamo a destinazione e ci fermiamo davanti alla porta.
Dan, dovrebbe essere qui a minuti”
“Questo Dan, è il ragazzo con cui Victoria vorrebbe stare, e che si vorrebbe portare a letto proprio stasera. Perciò preparati perché stasera parleremo solo di loro due e di quanto sono carini insieme.” Sbuffo e lei fa una smorfia disgustata.
“Eccolo.” Strilla Victoria vicino al mio orecchio. Troppo, vicino al mio orecchio.
“Ehi.” Aspetta ma io questa voce l’ho già sentita.
Come si chiama quella sensazione che hai quando ti sembra di  aver già vissuto una certa scena? Ah si, deja-vu.
Ignoro questa sensazione e cerco di non pensare a cosa si possa riferire.
Mi volto e Daniel è davanti a noi sorridente.
Oh no, non ancora lui.
Aggrotta la fronte impercettibilmente quando mi vede e continua a sorridere, io mi mordo il labbro inferiore imbarazzata.
“Non ci credo, anche tu qui” si voltano tutti verso di me.
“Eh si, che bella sorpresa” dico ironica, enfatizzando il sarcasmo. Magari un po’ troppo.
“Simpatica si.” Scuote la testa ridacchiando.
“Ma voi due già vi conoscete?” dice Victoria guardandomi con un’aria di sfida.
Oh no, per favore.
“Ci conosciamo Alli?” mi guarda ma io non rispondo “si, ci conosciamo da una vita.” Alli? Ci conosciamo da una vita? Questa me la sono persa. A cosa si riferisce?
Aggrotto la fronte e lo guardo cercando di fargli capire che non so a cosa si riferisce ma sulla sua faccia rimane la stessa espressione da ebete, e se mi posso permettere di dirlo.. da deficiente.
“Allison, cara, ce lo potevi dire che già vi conoscevate” dice Victoria marcando sulla parola ‘cara’.
“Se solo lo avessi saputo..” dico lasciando cadere il discorso.
“Che cosa vuoi dire?” la sua gelosia si riesce a notare anche da un miglio di distanza. Io mi guardo intorno e noto Jenny che è visibilmente scocciata e annoiata dalla conversazione, e gli altri due ragazzi che parlottano tra loro senza considerarci minimamente.
Prima che possa rispondere alla domanda, Daniel mi precede.
“Se solo avesse saputo che ci sarei stato anche io forse ve lo avrebbe detto.” Mi lancia un’occhiataccia per cui io abbasso lo sguardo.
“Mh ok – lascia cadere il discorso – entriamo che stasera ho voglia di bere” strilla ancora Victoria incamminandosi verso il pub con gli altri.
Io trattengo Daniel tirandogli la maglietta.
“Potevi anche evitare di mentire. Non mi sembra il caso di farlo.” Lo fulmino con lo sguardo.
“Chi ti dice che io abbia mentito?” dice iniziando di nuovo a camminare e lasciandomi davanti all’entrata del bar. Nei suoi occhi mi pareva di aver notato un lampo di tristezza e delusione ma forse me lo sono solamente immaginato.
Ma ancora non capisco il senso delle sue parole. Che mi conosca veramente da una vita?
 
Siamo seduti ad un tavolo nel pub da circa 10 minuti e come Jenny aveva detto, sua cugina ha iniziato a parlare e a fare domande a Daniel.
“E tu Allison, conosciamo poco di te, da dove vieni?” dopo aver bevuto un sorso di birra le rispondo.
“Los Angeles”
“Non molto lontano da qui, quindi. Vivi con i tuoi genitori?” sento lo sguardo di Daniel posarsi su di me.
“Si.” Le rispondo frettolosamente. Senza mentire o aggiungere altro.
Vede che sono a disagio e continua l’interrogatorio.
“Ma hai sempre vissuto a Los Angeles?” deglutisco.
“No.” Rispondo secca.
“E dove vivevi prima?” Bevo altra birra.
“A.. a Chicago”
“E come mai ti sei trasferita proprio a LA?” Perche mi hanno adottato, stronza. Lo penso ma non lo dico, perché non voglio iniziare a pensare a quel periodo della mia vita.
“Adesso basta – si intromette Daniel e tutti gli sguardi sono verso di lui – non mi sembra che Allison sia molto a suo agio a parlare di queste cose.” Grazie al cielo, qualcuno che l’ha capito.
O forse, è perché lo sa. Forse è perché sa tutto del mio passato.
“Sai Allison. Anche Daniel viveva a Chicago” continua ignorando del tutto le sue parole.
“Ah.. si, davvero?” altro sorso.
“Già. Daniel viveva in collegio, però..” dice con noncuranza.
Faccio fatica a trattenere il liquido in bocca ed evitare di sputarlo per la sorpresa. Ma lei non sembra farci molto caso e continua.
“Sai, mi chiedevo. Ed è solo una domanda, non voglio certo impicciarmi. – dice ridacchiando isterica – Ma voi due vi siete conosciuti lì?” altra sorpresa, ma per fortuna questa volta non avevo la birra in bocca.
Daniel..
Oh mio dio. Lui è.. lui è Daniel, il mio Daniel.
No no è impossibile. Impossibile. Lo avrei riconosciuto se fosse stato veramente lui. Eppure..
Mi volto verso di lui che mi sta fissando, dispiaciuto, con i suoi occhi azzurri che ho sempre amato.
“Volevo solo presentarmi, visto che tu l’hai fatto. Sono Daniel.” Mi riaffiorano alla mente i ricordi di noi due. Fin dal primo giorno.
Adesso ha un senso la sensazione di averlo già conosciuto, e perfino del deja-vu.
Mi ha sempre chiamata Alli, solo lui mi chiamava così, ma io testarda come sono non me ne sono ricordata. Non l’ho riconosciuto.
Non riesco a capire come sia potuto accadere, non riesco a capire come lui sia qui davanti a me che mi sta guardando negli occhi. Non riesco a capire come ho fatto a non riconoscerlo.
Lui è stata la prima persona a cui ho voluto bene. La prima in assoluto.
“Non capisco perché tu sia qui ad ascoltarmi e sopportarmi.”
“Perché ti voglio bene Allison. E tu ne vuoi a me.”
“No, io non voglio bene a nessuno perché io non dipendo da nessuno e non ho bisogno di nessuno.”
“Si invece”
“No invece”
Quella conversazione era andata avanti per giorni fino a quando non ammisi di volergli bene.
Lui è stata la prima persona che mi ha fatto credere in me stessa.
“Dovresti credere in te stessa Allison, dovresti credere nelle potenzialità che hai, perché tu puoi arrivare lontano, ok? Tu puoi realizzare i tuoi sogni. Non devi, mai, farti ostacolare dalle tue paure. Devi lottare per ciò che vuoi. Perciò adesso va là fuori e lotta. Fallo per me ok? Fallo per me, per favore”
Lui è stata la prima persona ad avermi fatto sentire importante, ad avermi fatto sentire amata da qualcuno.
“Ti voglio bene, ricordatelo. E ricordati anche quello che ti ho detto, va bene? Lotta. E non preoccuparti per me, perché quando uscirò da qui, ci rincontreremo.”
“E se non dovesse succedere?”
“In quel caso, ricordati di me. Io mi ricorderò di te.”
E adesso che lo guardo negli occhi, adesso che me lo ritrovo davanti, mi sento male, mi sento inutile, ancora una volta. Non riesco a sopportare il suo sguardo.
Perdonami, ti prego.
“Scusate, ho bisogno d’aria.” Dico con voce incrinata. Mi alzo ed esco fuori dal pub mettendomi seduta su una panchina in attesa delle lacrime, che inizieranno a scendere fra poco.
I singhiozzi si fanno sempre più forti. Non capisco se piango per il dispiacere di averlo ferito, per averlo ritrovato o per i ricordi dolorosi che vederlo mi ha riportato alla mente.
Perdonami, Daniel. Se puoi farlo.
Sento la presenza di qualcuno che si siede vicino a me. Daniel mette un braccio sulle spalle e mi attira verso di lui, in un abbraccio. Mi accarezza dolcemente i capelli.
La mia guancia è appoggiata sul suo petto e lui mi stringe tra le sue braccia per farmi calmare.
Mi ha perdonata?
Mi rendo conto che al momento è l’unica cosa per cui vale la pena sperare.  
Dopo non so quanti minuti riesco ad alzare lo sguardo e mi perdo nei suoi occhi azzurri. Mi ero dimenticata quanto fossero belli.
“Ho gli occhi di mia madre, sai? Lei era bellissima”
Sorride e mi asciuga le lacrime con il pollice e mi abbraccia ancora. Io porto le braccia intorno al suo petto e lui mi stringe a se.
Per un momento mi perdo solo nel suo profumo e ricordo l’ultima volta che mi abbracciata così. Ricordo l’ultima volta che ci siamo visti. Ricordo noi due, in quel posto, cercando di trovare un modo per combattere tutto e tutti. Cercando di trovare un modo per combattere il mondo.
Eravamo due ragazzini che volevano solo vivere una vita come le altre. O forse io ero così. Lui voleva tornare a vivere la sua vita.
Cercavamo di trovare un modo per realizzare i nostri sogni. Io avevo 12 anni, lui 15. Io non sapevo niente del mondo, lui cercava di spiegarmi come funzionava.
Passato diverso e futuro diverso. Ma mi capiva, e io in qualche modo capivo lui.
Sono passati sei anni. Sei interminabili lunghi anni, in cui non ho fatto che pensare, pensare e pensare. Ho cercato di scoprire qualcosa in più sul mondo, ho cercato di realizzare i miei desideri. Ma ancora una volta la fortuna non era dalla mia parte. Ancora una volta, mi ritrovavo sola contro tutti. Ancora una volta ero sola contro le mie paure, sola contro il mio futuro e ancora una volta ero sola in un mondo che avevo ancora bisogno di conoscere davvero.
E ora mi ritrovo qui, ancora sola forse, ma libera. Non rinchiusa in un posto da cui non posso scappare. Sono libera finalmente, era quello che volevo. Ma adesso non so come fare, non so come comportarmi.
Non so, come farmi degli amici, come gestire le persone. Non so niente. perché lui è l’unico amico che ho mai avuto. L’unico amico che mi è stato veramente vicino e non posso pensare di aver in qualche modo deluso anche lui. È stato sempre lui che ha lottato per la nostra amicizia, è stato sempre lui che faceva tutto e io che lo assecondavo. Era diventato il mio migliore amico
Mi era passata dalla mente l’idea d poterlo l’incontrare ma non così, non adesso. Era rimasto nel mio cuore e nella mia mente, che quando mi sentivo terribilmente sola e ascoltavo le canzoni degli Oasis mi riaffiorava alla mente. È sempre stato lì. Ogni tanto mi immaginavo dove potesse essere e come potesse essere cambiato.
Ma tutto era frutto della mia immaginazione, come sempre. Avercelo davanti, è tutta un’altra cosa.
“Ehi, stai bene?” E la sua voce è del tutto diversa da quella di sei anni fa. Anche la sua faccia è cambiata tanto. Adesso è un uomo.
Mi stacco da lui cercando di ricompormi e mi passo una mano tra i capelli.
“Io.. si, credo di stare bene” rispondo debolmente.
“Non sei mai stata molto brava a mentire.” Sorride e io abbasso il capo.
“Già.” Dovrei dire un sacco di altre cose. Dovrei dirgli ciò che sento,  dire cosa ho fatto in questi sei anni ma dalla mia bocca non esce niente in più di questo.
Apro la bocca per cercare di dire qualcosa, ma non ne esce alcun suono e lui scoppia a ridere. Mi è sempre piaciuta la sua risata e il modo in cui ti coinvolge.
Lo guardo confusa.
“Non sei mai stata brava a spiegarti e vedo che non sei migliorata poi molto” ridacchia e io sorrido.
“In 1 minuto hai già elencato due delle mie non-qualità. Grazie mille è un piacere anche per me rivederti” dico ironica cercando di prenderlo in giro.
“Se non sbaglio sei anni fa ne hai dette molte di più su di me. E poi vedi il lato positivo, sono solo due delle tante.” Mi è mancato anche il suo senso dell’umorismo. Scuoto la testa, fingendomi indignata.
Cerco di dire qualcosa ma ancora una volta non mi esce niente dalla bocca.
“Ascolta non c’è bisogno che dici tutto quello che ti passa per la testa adesso. Insomma, è stato uno shock anche per me e.. non ci credo ancora che tu sia qui proprio davanti a me.” Mi accarezza i capelli “e sei cambiata così tanto. Possiamo parlare quando vuoi se non vuoi farlo adesso. E se vuoi adesso ti lascio da sola a pensare, sei anni mi cacciavi sempre per stare sola a pensare.” Dice alzandosi dalla panchina.
Non sa quanto mi scaldi il cuore sapere che si ricorda tutte queste cose di me.
“No. Io.. – mi alzo andando davanti a lui e abbracciandolo di slancio poco dopo – mi sei mancato così tanto.” Ho le braccia intorno al suo collo e le sue intorno al mio corpo che mi stringono ancora una volta.
“Anche tu mi sei mancata. Tanto.” Lascio che una lacrima mi scivoli ancora una volta sulla guancia.
“Mi dispiace così tanto. Perdonami ti prego” si stacca da me e mi guarda confuso.
“Per cosa?” le mie mani sono ancora intrecciate dietro al suo collo e le sue ancora sulla mia vita.
“Per non averti riconosciuto. Io.. giuro, non so come ho fatto. Adesso ti guardo e sei così tu.. devi credermi io.. io non ti ho mai dimenticato. Non devi pensare una cosa del genere. Non potrei mai, mai dimenticare l’unica persona che è stata importante per me. Ti prego, credimi.” Si lascia sfuggire un risolino.
“Alli, dai, anche io non ti avevo riconosciuto all’inizio. Non devi fartene una colpa. Poi, tu sei cambiata così tanto.” Dice guardandomi e sorridendomi. “Adesso sei anche meno nana.” Dice scompigliandomi i capelli.
“Simpatico. Davvero, simpatico.” Dico ironica.
“Sai, dovremmo tornare dentro. Mi sa che ci stanno aspettando, oppure pensano che stiamo limonando e non vogliono venire a disturbarci” gli tiro un leggero pugno sul braccio.
“Scemo. Se la tua amichetta, come si chiama? Ah si, Victoria. Se Victoria avesse anche solo pensato che stessimo limonando sarebbe venuta qua  e avrebbe iniziato a gridare con quella sua vocina terribilmente irritante. – dico facendo una smorfia – ops scusa, magari ti piace. Beh ma se è così, fattelo dire, hai dei gusti veramente pessimi.” Si mette a ridere.
“Scusa, ma perché mi dovrebbe piacere quella lì? Quasi non la conosco. È ad Alex che piace, per questo siamo usciti stasera.” Mi metto a ridere anche io.
“Sai vero che lei vuole venire a letto con te?” rido ancora e lui fa una smorfia disgustata.
“Avevo un certo presentimento. E smettila di sfottere stronza.” Continuo a ridere.
“Immaginati la scena. Comunque, hai ragione dovremmo tornare dentro.” Cerco di trattenermi e di tornare seria. Scuote la testa sorridendo.
“Vuoi sfottere anche lei eh?” scoppio di nuovo e lui mi segue a ruota.
“L’idea era quella.” continuo a ridere.
“Va bene. Mano?” dice porgendomi la sua mano. Solo dopo capisco le sue intenzioni e prendo la sua mano, continuando a ridere come una pazza. “Si, ma stai seria.”
“Okay, si va bene.” Dico continuando a ridere.
Dopo circa 10 minuti riusciamo a tornare seri e ad entrare nel pub con le mani incrociate.
Quando arriviamo al tavolo tutti gli sguardi si puntano su di noi e Victoria fissa le nostre mani con visibile invidia. Riesco a stento a non ridere.
Faccio l’occhiolino a Jenny e indicando sua cugina con lo sguardo, per farle capire le mie intenzione. Lei capisce e cerca di mascherare le risate con un finto colpo di tosse.
“Ehi amico, ma dov’eravate? Vi abbiamo aspettato per un sacco di tempo.” Sento lo sguardo minaccioso di Victoria puntato su di me.
“Allison, non si sentiva molto bene e io le ho fatto compagnia. L’ho solo consolata un po’ e sai com’è.. ho perso la cognizione del tempo” io e Jenny fingiamo di guardare altrove per non scoppiare a ridere davanti agli altri.
Anche Matt e Alex sembrano molto divertiti dalla situazione. Tutti tranne Victoria ovviamente. Lei è rossa dalla rabbia.
Si schiarisce la voce per fare in modo di avere tutti gli occhi puntati su i lei.
“Daniel, quindi, tu e Allison state.. insieme?”  dice stampandosi un sorriso finto sulla faccia.
“Ci vediamo.. ogni tanto, ecco. Ci divertiamo.” dice sorridendomi divertito e facendomi l’occhiolino.
Lei spalanca gli occhi per la sorpresa boccheggiando. Ma si ricompone subito, riprendendo il controllo di se stessa e sorridendo ancora.
“Quindi, non ci sono problemi se.. se qualche volta ci vediamo anche noi, giusto?” sorride maliziosa, passandosi la lingua sulle labbra.
Rimango sorpresa.
Che sfacciata.
Ma Daniel non si scompone più di tanto. Ma prima che possa rispondere, prende la parola Jenny.
“Okay, adesso basta, siamo tutti un po’ stanchi e ubriachi, forse è meglio se torniamo al dormitorio. Domani iniziano le lezioni e non mi sembra il caso di fare tardi e di bere ancora.” Dice con il tono di una che non ammette contraddizioni.
Ci alziamo tutti e usciamo dal pub.
“Voi andate io e Allison dobbiamo andare in un posto.” Alzo le sopracciglia senza capire a cosa si riferisce.
“Dobbiamo?” chiedo.
“Si, dobbiamo. Jenny, non ci mettiamo molto. Te la riporto in fretta”
“Fate come volete. Ce l’hai la chiave della stanza no?”  annuisco. “Bene. Allora cerca di non fare tanto rumore quando entri. Ci vediamo domattina, facciamo colazione insieme al bar?” le sorrido e lei mi strizza l’occhio.
Mi sa che dovrò inventarmi qualcosa da raccontarle.
“Certo.”
“Andiamo. Prima andiamo, prima torniamo.” Dice Daniel, trascinandomi con lui dopo aver dato la buonanotte agli altri.
Non faccio in tempo nemmeno a vedere la faccia di Victoria che stiamo già camminando.
“Dove stiamo andando?”
“In un posto.”
“Grazie, lì c’ero arrivata. Che posto?”
Non risponde e continua a camminare velocemente.
“Ehi? Mi rispondi? Quanto ci vuole per arrivare?”
“Pochi minuti se la pianti di parlare e ti muovi.”
Infatti dopo pochi minuti arriviamo alla spiaggia. La fortuna di questo college è che è vicinissimo al mare, infatti.
“Mi hai portato al.. mare?”
“L’ho sempre detto che una delle tue migliori qualità è la perspicacia.” Sorrido.
Si mette seduto sul muretto sopra la spiaggia.
“Andiamo vieni, non avrai paura di cadere di sotto?” ridacchia prendendomi in giro.
Faccio una smorfia e mi metto seduta vicino a lui.
“Quindi, che ci siamo venuti a fare qui?” chiedo curiosa.
“Per vedere il mare di notte.” Dice tranquillamente.
“Cioè, tu mi hai portato qui, per vedere il mare di notte? A me? Quando potevo andare a letto e dormire. Io oggi ho fatto un viaggio di ben due ore, non so tu.”
“Oh, e piantala di lamentarti. Anche io mi sono fatto due ore di macchina.”
“Perciò.. anche tu vivi a Los Angeles adesso?”
“Già..”
“Bene..”
“Non credi sia davvero bello il mare di notte?” è davvero uno spettacolo bellissimo, con le luci che riflettono sull’acqua e le onde che si infrangono.
“Si, lo è.”
Stiamo qualche minuto in silenzio, non sapendo bene cosa dire. O almeno io mi sento così. Non capisco il motivo per cui siamo qui.
“Oh, andiamo, spara.”
“Cosa?”
“Dimmi ciò che mi vuoi dire e basta. Insomma ci sarà un motivo per cui siamo qui. Non credo proprio che tu voglia solo guardare il mare di notte” mi sembra che sulle sue labbra ci sia l’ombra di un sorriso, che però svanisce subito.
Chissà, forse me lo sono solo immaginato.
“Quando.. quando ti dissi che ti avrei ritrovato io.. io ci speravo ecco, ma non ci credevo fino in fondo.
La nostra amicizia era speciale per me, ma le nostre vite erano complicate e quando ti hanno adottato mi sono sentito solo, lì dentro.
Eri l’unica a cui avevo raccontato la mia storia ed eri l’unica di cui mi fidavo veramente. Non solo perché il tuo nome mi ricordava mia sorella, certo che no. Perché quando io ti vidi quella volta, fui colpito dalla tua tenacia – sorride al ricordo – nonostante vedessi nei tuoi occhi una grande tristezza.
Nel profondo del mio cuore, il giorno in cui te ne andasti io.. ero terribilmente egoista da non volere che tu partissi. E mi sentivo male per questo.
Sarebbe stato tutto diverso senza te fra i piedi. In due settimane mi ero già abituato alla tua presenza intorno a me” fa un respiro profondo.
Fino ad ora mi ha detto tutte cose che già sapevo. Dove vuole arrivare?
“Oggi, quando ci siamo visti io non ti avevo riconosciuto perché.. non lo so perché ma anche io mi sento male per questo.
Ho capito che non è più uguale a prima, uguale a sei anni fa perché sia tu, che io siamo cambiati. Siamo cambiati sia esteticamente che interiormente. L’unica cosa che non è cambiata sono i miei sentimenti per te.
Sono terribilmente orgoglioso, Allison, ma ti voglio bene. Sei sempre tutte quelle cose che eri sei anni fa per me, e no, non ti ho dimenticata come sono sicuro che tu non hai dimenticato me.
Ti consideravo la mia migliore amica, sei anni fa, ma non so se posso farlo anche adesso.” Rimango senza parole dal suo lungo discorso tanto da non riuscire a dire niente.
Dopo un po’ prende di nuovo lui la parola.
“Questo sarebbe il momento in cui dovresti parlare tu.” Aggrotta la fronte. Cerca di alleggerire la situazione sdrammatizzando “e muoviti anche perché non è che questa sia poi il posto più comodo per stare seduti.” Aggiunge.
“Io.. – cerco di costruire un discorso con del senso logico – io.. puoi farlo ancora. Dico se vuoi, infondo, come hai detto tu, ti conosco meglio di chiunque altro.”
“Mi conoscevi meglio di chiunque altro, Alli. Sono passati sei anni.”
“Beh si, ma..” non so cosa dire. Mi sta dicendo che non vuole più essere mio amico? “Non capisco dove vuoi arrivare. Mi vuoi dare la colpa per non essere stata con te per sei anni, che discorso stai facendo?”
“No, non voglio dire questo. Dico solo che è difficile recuperare sei anni. SEI, Allison. Noi siamo amici ma io.. io non mi aspettavo di vederti qui. Sono solo.. sorpreso.” Aggrotto la fronte.
“Stai rovinando il bel discorsino che hai fatto e sei un tantino fuori di testa, ok? Cosa mi stai dicendo? Cosa vuoi? Sono qui per vivere la mia vita e avere finalmente un po’ di libertà che non ho mai avuto ne mie quasi 18 anni di vita. Lo so che magari ho sconvolto i tuoi piani, ma non sapevo che tu fossi qui. Non sapevo niente di te, fino a.. fino.. beh, non so ancora niente di te veramente perciò.. è questo il problema?” dico alzando un po’ la voce.
“Prima di tutto, calmati e secondo non ti sto incolpando di niente ok? Ma non ho ancora realizzato di averti qua davanti a me. Voglio fare le cose per bene ok?”
“Vorrei farti notare che non siamo fidanzati o cose del genere, siamo amici. O almeno lo eravamo. Beh, non so se due ragazzini che si parlano per soli 14 giorni in un collegio possono essere definiti amici.”
“Stai mettendo in dubbio la nostra amicizia?”
“No, qua quello che mette in dubbio tutto sei tu, non certo io.”
“Cosa?” dice alzando la voce. “Ti ho appena detto che ti voglio bene.”
“Già.. anche io, e lo sai. Ma sai una cosa? Hai ragione, noi non ci conosciamo più.”
“E allora conosciamoci”
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire quello che hai sentito. Conosciamoci di nuovo. Un passo alla volta – non rispondo – ascolta, non voglio perdere la tua amicizia.”
“Nemmeno io.”
“Ci stai?” sbuffo.
“Ci sto. Ma questa volta senza Harry Potter.”
“Assolutamente no, ne ho avuto abbastanza per una vita.” ride.
“A proposito, ma poi come sei uscito da lì?”
“Storia lunga. – alzo le sopracciglia, guardandolo storto – che ti racconterò.”
Annuisco e sorrido.
I minuti successivi li passiamo a ridere e scherzare ricordando quelle due settimane in cui eravamo al collegio. Le uniche settimane degne di essere ricordate.
Le uniche due settimane, che senza saperlo, in qualche modo, mi hanno cambiato la vita.    










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Salve a tutti! Questo è il nuovo capitolo e beh, a riguardo non ho da dire molto, perché penso si capisca da solo. Perciò, beh, per quanto riguarda le canzoni a dir la verità non ho scritto il capitolo con queste ma ci stanno bene comunque, e spero vi siano piaciute in caso contrario mi dispiace t.t Il capitolo l'ho scritto con una canzone degli Oasis, Champagne Supernova, non so se la conoscete. E' una delle mie canzoni preferite, perciò fidatevi di me, se non la conoscete, ascoltatela. 
Ringrazio davvero tanto Amelia per aver recensito tutti e due i capitoli, spero ti piaccia anche questo e anche coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite. Come sempre vi invito a commentare se volete. 
Per qualunque cosa, se volete potete aggiungermi su Facebook  o seguirmi su Twitter. :))
Su facebook sono Virgi Mallory EFP e su Twitter ho due contatti. Il primo è @_Theonlyreason, il secondo è @justhideaway
(Scusate ma non so come fare per mettere il link nelle parole. Non so se avete capito. Comunque, se ci sono problemi mi lasciate il vostro nick e vi seguo io.)
Spero il capitolo vi sia piaciuto, un bacio e a presto :) 
Virgi.

   
 
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