Serie TV > Xena
Segui la storia  |       
Autore: BellatrixWolf    27/08/2012    3 recensioni
Ebbene sì, una Evil Xena.
Un warlord spietato, una schiava, un complotto.
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ed ecco anche il quarto capitolo di Warlord. Xena ha un bel caratterino, eh c:? Enjoy.


Nella stanza di Xena c'è silenzio. Non è il silenzio penoso, doloroso che solitamente aleggia, è una pace rilassata. Il cielo si è schiarito e i veli scuri alle finestre sono scostati, permettendo alla luce di entrare.

Gabrielle legge con impegno ed interesse la pergamena datale da Xena e, più il tempo passa, più si sente di nuovo viva. Ogni carattere, ogni parola, ogni verso le fa battere il cuore. Inizia a comprendere perché ha voluto salvare Xena, non è solo il male minore. Se ci pensa, alla fine Xena non è così malvagia come può o vuole sembrare. Forse è solo un'illusione, ma Gabrielle è convinta di vedere persino del buono in lei.

Xena alza occasionalmente lo sguardo, guardando ogni tanto la schiava pacifica o la porta chiusa, poi torna a leggere. Quando si è stancata di leggere, si alza e ripone la pergamena, poi torna a sedersi, portando un braccio oltre lo schienale, la gamba sul bracciolo e poggiando il mento sul pugno, iniziando a fissare il vuoto con aria pensosa.

La bionda alza lo sguardo dalla pergamena e lo posa su Xena. Vorrebbe parlare, incredibilmente. Sente il forte desiderio di iniziare una conversazione con la condottiera, ma ha paura di disturbarla.

Alla fine, però, l'istinto prevale sul raziocinio.

"Mia signora." mugugna mettendosi in ginocchio e guardando il warlord nella sua strana posizione.

"Mh."

"A cosa state pensando, se posso chiedere?"

Lei si volta, lanciando un'occhiata alla schiava da oltre la spalla. Non sembra arrabbiata, né infastidita. Semmai, moderatamente divertita.

"Sto pensando agli Ateniesi, a questa notte e a questioni riguardanti l'esercito." risponde con calma.

"Capisco. Aiuterete Atene contro i barbari?"

"Forse. Se troverò merce che valga la pena di avere, sì. Altrimenti potrei decidere di schierarmi contro, o di non schierarmi affatto. Dipende da qual'è l'alternativa più vantaggiosa."

"Ma... è crudele." commenta la schiava, smettendo di pensare per un istante. Se ne pente subito, spera solamente che il warlord non dia peso alle sue parole. O che la rimproveri senza punirla fisicamente.

"Può darsi." risponde lei piatta "Ma la guerra è crudele." aggiunge gelida, poi guarda Gabrielle, che la fissa preoccupata. Grugnisce. "Non ti ci abituare. Prova ad essere così irrispettosa fuori di qui e giuro che ti appendo a testa in giù io stessa."

La frase, il tono del warlord strappano un involontario sorriso a Gabrielle. "Sì, mia signora."

Una piccola pausa, in cui Xena torna a fissare il vuoto, poi "Hai detto di preferire me a loro, giusto?"

Gabrielle la guarda un attimo e la condottiera ricambia il suo sguardo con indifferenza. "S.. sì."

"Perché?" inarca il sopracciglio, senza staccare gli occhi cerulei da quelli verdi. Lei rabbrividisce.

"Non... non saprei. Forse perché voi... voi siete più gentile con me." L'ha detto. Ha usato la parola "gentile" riferendosi a Xena, la brutale principessa guerriera, il warlord temuto in tutta la Magna Grecia, la donna il cui nome fa tremare Cesare in persona.

"Gentile?" Tra tutte le risposte possibili, quella è l'ultima che sarebbe aspettata. "Mi trovi gentile, Gabrielle? Tutte le frustate, i colpi..." si alza e la prende per il braccio, portandola in piedi, poi le posa un dito sul volto. "le cicatrici. Mi reputi gentile?"

Gabrielle abbassa lo sguardo. Ha quasi paura di rispondere, teme che la sua risposta possa indispettire il warlord. "Allora?" la incalza lei.

"Mi... avete insegnato a leggere. Mi avete protetta in più di un'occasione. Oggi mi avete persino prestato una vostra pergamena, ed avete risposto alle mie domande, come se per un attimo non fossi una stupida schiava, ma una persona libera. Per questo vi preferisco a quegli animali dei vostri guerrieri." Alza lo sguardo, fissandolo in quello di Xena.

Lei inarca le sopracciglia ed abbassa la mano, non certa su cosa dire. Da un lato punirebbe volentieri quella che le sembra una mancanza di rispetto degna della pena di morte, ma alla fine comprende che per Gabrielle è un complimento e che la schiava non è certamente così stupida da divulgare in giro "le gentilezze di Xena", quindi la perdona. Non risponde, annuisce e torna a sedersi, Gabrielle che la segue con lo sguardo, ancora incerta se rallegrarsi o meno. E' con sommo sollievo della ragazza che Xena conclude con un "Capisco."

La bionda sospira.

"Ascoltami. Non mi ripeterò. Se osi solamente accennare a qualcuno di tutto ciò, se provi a dire in giro che sono gentile mi assicurerò che tu ti ricreda. Nel peggiore dei modi." Scandisce ogni parola, lo sguardo fisso nel nulla. Lei la guarda e rabbrividisce per il tono gelido.

"Sì, mia signora. Ne sono consapevole, mia signora."

Il warlord fa un cenno di assenso con il capo.

Passa qualche minuto di silenzio, Gabrielle assorta nei propri pensieri quanto il warlord, poi qualcuno bussa alla porta. Un cenno d'intesa tra le due donne, e Xena dice, brusca

"Avanti."

Un uomo entra, chiude la porta e s'inchina, portando una mano al petto. Porta lo stemma di Xena sul busto, una maglia nera con il chakram ed una spada incrociati.

"Meconius. Cosa ti porta qui?" Xena alza il mento. L'uomo guarda Gabrielle, imperturbabile, poi torna a guardare Xena. "Lei" il warlord indica la schiava "ha il compito di restare con me, oggi. E le ragioni non ti riguardano. Parla, quindi."

L'uomo annuisce, poco convinto. "Un uomo ha cercato di attaccarci, l'abbiamo catturato, è nelle prigioni."

Gabrielle rabbrividisce. Lui! Era la sua voce! Come ha fatto a non riconoscerla, con tutte le volte in cui l'ha sentita? Si sente una sciocca.

Xena annuisce e lo congeda. Appena l'uomo esce, Gabrielle scatta in ginocchio e tocca la gamba del warlord.

"Lui?" la guarda sbigottita. "Ma... è il mio uomo più fedele! Ne sei certa, Gabrielle?" l'idea che la schiava menta la sfiora per un istante, ma lei la scarta immediatamente. E' più probabile che Meconius tenti di ucciderla, che Gabrielle provi ad ingannarla.

"Sì. E' una delle voci che ho sentito. Mi sembrava familiare, ma non ero riuscita ad identificarla."

Xena annuisce gravemente. "Certo, essendo il mio secondo in comando il mio esercito andrebbe a lui. Maledetto." Si alza di scatto, furibonda, e si porta la mano alla cintura, estraendo un pugnale. Prova la forte voglia di uccidere quel bastardo, subito, sgozzandolo come il maiale che è. Ma si rende conto che sarebbe inutile, perché l'uomo ha dei complici, e si limita a scagliare il pugnale verso la porta. La lama si conficca per diversi pollici nel legno, dove oscilla per un istante. Gabrielle si ritrae, spaventata dalla reazione del warlord. "Credimi, Gabrielle. Moriranno tutti di una morte orribile, e tu ne sarai testimone."

La schiava impallidisce, consapevole che se Xena l'ha detto, Xena lo farà. "Come farà a trovare gli altri entro stasera?"

Il warlord ghigna, un ghigno talmente malefico da sembrare quasi folle, con una scintilla negli occhi. "Me lo dirà lui. Ma non prima di aver sofferto come merita." Avanza con passo deciso verso la porta e ne estrae il coltello con uno schiocco, voltandosi poi a guardare Gabrielle tenendo la punta della lama premuta all'indice.

La schiava indietreggia. Quello sguardo così feroce negli occhi di Xena è qualcosa di nuovo per lei. Per un momento prova quasi pena per Meconius, che sta per incontrare una fine orribile, così come i suoi compagni.

"E non è possibile trovare un altro modo? Non è una sofferenza inutile?" chiede piano, ritratta accanto al trono.

"No." La risposta è secca e gelida, non permette repliche, mentre la schiava la guarda preoccupata. La condottiera ringhia ed alza un braccio, così come il volume della voce. "Devo essere spietata, Gabrielle! Non posso permettere che la compassione mi condizioni, ne va della mia vita, del mio esercito! E non sentirti in colpa, non credere di aver fatto soffrire inutilmente quei bastardi, perché non è così, non è colpa tua, sono loro che si sono scavati la fossa, e meritano di soffrire per questo."

Quel tono ricorda a Gabrielle tutte le volte in cui Xena le ha ordinato di essere forte, di smettere di piangere. Non si è mai accorta di quanto il warlord la inciti e la sproni ad abbandonare le debolezze. Ancora una volta, le parla come il maestro al gladiatore.

"Io non sono una guerriera! Io sono una poetessa! O meglio, lo ero..." Gabrielle piega il capo di lato, distogliendo lo sguardo.

Xena la guarda alzando il mento, e per un attimo sembra voglia parlare, ma tace. Serra il pugno sul coltello tanto che le nocche le diventano bianche e con un colpo secco conficca nuovamente la lama nella porta di legno alle sue spalle, senza degnarla di uno sguardo. Gabrielle trasale.

"Infatti. Non lo sei. Né sai cosa voglia dire esserlo. Ma io non mi arrendo, poetessa." sputa l'ultima parola come fosse veleno di vipera. "Il mondo è guerra. I bardi sono coloro che non vivono realmente. Tu, invece, sei qui, nel mondo. Assieme a me, la guerra. Tu non sei più una poetessa, per quanto tu sia brava con le parole. Ti ho permesso di imparare a leggere, ogni tanto lascio che tu racconti qualche storia, ma quello è un passatempo, Gabrielle. Questa" fa un ampio gesto con il braccio "è la vita vera. Non quella dei poemi, questa dannazione!"

La schiava resta muta, incapace di parlare. Forse Xena ha ragione, forse è tempo che anche lei inizi a comprendere come va il mondo. Abbassa il capo.

"Sostieni il mio sguardo. Combatti per le tue idee!" sbraita il warlord, avvicinandosi a lei e tirandola su. "Se sei una poetessa, combatti con le parole. Altrimenti ti farò diventare un soldato."

Gabrielle sgrana gli occhi. La prospettiva di divenire un guerriero la terrorizza. "Io sono una poetessa. Io sono un bardo. L'arte è l'unica vera forma di immortalità, e le mie parole diventano arte. Nessun mortale vive in eterno, solo gli eroi hanno il diritto di essere ricordati e sono i bardi a decidere chi ha il diritto di essere considerato tale. Le ricchezze sono inutili, da morto."

Xena la guarda, soppesando le sue parole. Decide che sono soddisfacenti. "E sia, poetessa. Ma non osare mai più contestarmi."

La bionda annuisce, poi cambia discorso. "Non avete più bisogno di me?"

La condottiera la guarda. "Certo che sì. Continuerai a stare con me, non si sa mai. Inoltre, come ti ho già detto, tu sarai testimone. E come bardo di Xena, dovrai raccontare cosa succede a chi osa sfidarmi."

Gabrielle deglutisce. "Sì, signora."

Il warlord prende un respiro profondo e si volta, liberando il pugnale da legno e riponendolo nella cintura, poi torna a sedere. "Tra poco sarà ora di pranzo, quindi andremo in mensa. Mangerai con me." Parla come se non fosse successo nulla, come prima che Meconius comparisse. Gabrielle s'illumina; mangiare al tavolo di Xena significa mangiare il meglio reperibile e senza dover stare costantemente allerta per non essere derubata dei cibo.

"Sì, mia signora." torna a sedere accanto al trono e si stringe le ginocchia al petto, prendendo fiato dopo il terrore di pochi attimi prima.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Xena / Vai alla pagina dell'autore: BellatrixWolf