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Autore: Angemon_SS    15/03/2007    11 recensioni
Il remake della Fic L'ombra dell'anima, ora è di nuovo online. Ci ritroviamo in un futuro dopo una violenza subita da Onpu il gruppo di amiche dovrà affrontare ciò che è più grande di loro. Mistero, eros(lieve), tantissima azione e suspance con finale a sorpresa, chi ha letto la precedente versione spero che trovi questo remake interessante, vi prego commentate e aiuterete la storia a migliorare, si accetta tutto anche lamentele e ramanzine
Genere: Thriller, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Il grosso furgone bianco si fermò

Finalmente ecco il primo capitolo rivisto, corretto e completamente riscritto carattere per carattere, spero che la nuova versione di questa FF piaccia a chi ha seguito la vecchia versione e prometto che questa volta la FF avrà una fine il prima possibile senza buchi di tempo. Scusate se vi ho fatto attendere

Per ogni chiarimento o la versione integrale Angemons_SS@hotmail.com (msn)

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▌Versione censurata ▌

Si consiglia la lettura solo ad un pubblico maturo

L’autore non si assume nessuna responsabilità in caso di lettura

da parte di persone che non rientrano nella restrizione precedente

Capitolo 1

Il grosso furgone bianco si fermò. I suoi lampeggianti rossi illuminavano tutto intorno e squarciavano le tenebre e la fievole luce giallastra dei lampioni. Dal furgone scesero due uomini vestiti uguali, tutti e due di bianco, presero delle valigette e poi accesero una sigaretta a testa.

Era notte tarda e la città ormai stava dormendo, ma non tutti.

Un uomo ben vestito si avvicinò due uomini, aveva un distintivo appuntato sul petto e camminava lento e deciso.

« Che fine ha fatto Harukaze? » Disse l’uomo con voce sgarbata.

« Noi non lo sappiamo. » Disse uno dei due uomini vestiti di bianco agitando la mano e lasciando dietro la sigaretta una lunga striscia di fumo che invase il viso di chi aveva parlato. « Lei non fa mica parte della scientifica. »

« Il caso è stato affidato a lei e quindi… »

« …non dobbiamo muovere dito finché non arriva lei a tenerci per il guinzaglio…conosciamo la procedura, capo. »

« E’ un caso delicato, saremo costantemente sotto l’occhio delle telecamere, se falliamo l’intero corpo di polizia del Giappone cadrà nel disonore e nella vergogna, non sono ammessi errori, sono stato chiaro? »

« Come il sole, capo. »

L’uomo ben vestito si allontanò dai due uomini e dopo essere salito su di una volante questa partì per andare lontano e perdersi nelle luci della città.

« Come il sole che le brilla in testa, capo. » Disse l’altro uomo che era stato zitto sfottendo per la sua calvizie l’uomo che se ne era appena andato.

« Caffè? » Chiese l’altro porgendo un bicchiere al collega che continuava a ridere.

« Si, grazie. » Una mano prese il caffè prima che il secondo uomo potesse prendere il bicchiere fumante, i due rimasero spaventati per la strana apparizione ma poi capirono che era il loro nuovo capo e si misero sull’attenti. « Non c’è bisogno di fare il saluto, andiamo, prima iniziamo prima finiamo. »

Il loro capo per quel caso, Doremi Harukaze, era una donna, una bellissima donna, la più bella di tutto il distretto, capelli rossi fino alle spalle, occhi scuri che sembrano rossi al sole, corpo non troppo snello e seno un po’ piccolo.

Si fece guidare da un poliziotto all’interno dell’edificio. Percorsero il lungo corridoio pieno di strumenti musicali e poliziotti fino ad una stanza chiusa con un foglio attaccato.

Scena del crimine, vietato l’ingresso ai non autorizzati. –

« Chi è stato l’ultimo ad essere entrato? » Chiese Doremi con lo sguardo stanco.

« L’organizzatore della serata, non trovando la vittima per la fine del concerto l’ha cercata nel suo camerino e poi il resto dovere ricomporlo voi. » Rispose il poliziotto.

« Va bene, puoi andare ora, se abbiamo bisogno ti mando a chiamare. » Doremi congedò il poliziotto ed attese che questo si allontanasse abbastanza. « Mio Dio che serata di merda, chi è il morto? »

« Non c’è il morto. »

« E’ un caso di stupro con tentato omicidio. » Risposero i due della scientifica.

« Allora…chi è la vittima? »

« Onpu Segawa. » Disse uno dei due e Doremi non disse nulla. Si limitò ad osservarli, nel frattempo nella sua mente si raggruppavano decine e decine di ricordi, tutti gli anni passati in compagnia delle amiche, le vacanze, la scuola, il Maho, i sorrisi, le lacrime…le lacrime. »

« Datemi un guanto. » Disse Doremi e le venne dato un guanto bianco in lattice, lo indosso e delicatamente aprì la porta del camerino.

Uno dei due della scientifica sorrise: « Sembra che abbia piovuto sangue.»

Il pavimento era un lago di sangue, tutto era sottosopra, vestiti, specchio in frantumi, soldi, mobili a pezzi, ogni cosa era sta messa a soqquadro.

« Sembra un film dell’orrore e non la scena di uno stupro. » Disse Doremi. Lasciò che i due della scientifica entrassero nel camerino con i loro strumenti.

Iniziarono con prendere vari campioni di sangue, il sangue era nei muri, sulla moquette, sui mobili. Raccolsero i pezzi di vetro, capelli e peli ritrovati in terra.

In messo alla grande pozzanghera di sangue c’era anche dello sperma, lo raccolsero in vari campioni e lo misero insieme alle altre prove nella loro cassetta grigia.

La serratura era intatta e non sembrava esserci alcun segno di scasso, quindi molto probabilmente la povera Onpu conosceva l’aggressore o gli aggressori.

« Ehi. » Disse uno dei due della scientifica prendendo un microscopio dalla valigetta e una striscia adesiva per raccogliere le prove. « Qui c’è polvere bianca, molto probabilmente è droga. »

Raccolsero parte della polvere bianca. Poi l’altro trovo sotto ad un mobile rovesciato delle pastiglie rosa. Ipotizzò che potesse essere altra droga.

Doremi osservava il lavoro degli uomini della scientifica dall’uscio della porta. Erano il migliori del distretto e non lavoravano mai in coppia, doveva essere un caso importantissimo, perché proprio lei, Doremi faceva parte della squadra di investigazione sugli omicidi ma non c’era il morto, non lavorava nemmeno nei casi di tentato omicidio, ipotizzò che fosse stata la stessa vittima a chiedere il proprio aiuto.

« Trovato qualcosa di interessante oltre alla droga? » Chiese Doremi.

« L’arma del delitto. » Disse uno dei due uomini mettendo dei frammenti di ferro dentro la bustina trasparente per le prove. « Si tratta di certo di un coltello da cucina e dovrebbe essere a occhio e croce di una ventina di centimetri, però è stato fatto a pezzi, il problema è che ci è voluta una grande forza per fare a pezzi così piccoli un coltello da cucina.»

« Scoprire questo non è un problema, piuttosto, idee per la dinamica? »

« Dalla serratura che non è stata forzata o manomessa si può dedurre che l’aggressore o gli aggressori conoscessero la vittima, per la droga si può ipotizzare che fossero corrieri o conoscenti e che si sia dato inizio ad un coca party in miniatura, finito poi con lo stupro. »

« E il sangue? »

« La vittima aveva una profonda ferita sul fianco destro, possiamo ipotizzare che si sia deciso di tapparle la bocca per sempre e che quindi l’abbiano accoltellata e poi sbattuta da ogni parte della stanza finché non ha perso i sensi e credendola morta sia stata abbandonata qui. »

« Mi sembra l’opzione più plausibile, anche io avevo pensato a qualcosa del genere.»

« Bene…noi qui abbiamo finito, portiamo tutto in laboratorio e poi le facciamo avere i rapporti appena possibile, faremo un altro sopraluogo domani per capire come ha fatto l’aggressore a scappare lasciandosi la porta chiusa a chiave dietro e con la chiave nella toppa. »

I due della scientifica si congedarono da Doremi che rimase sull’uscio della porta ad osservare la scena del crimine che era un lago di sangue.

Perché ho accettato l’incarico, non devo niente ad Onpu, è tutta colpa sua, ma ormai sono dentro e dovrò andare fino in fondo, sarà anche l’occasione per fare una bella ramanzina alla piccola celebrità. ”

Doremi si allontanò dalla scena del crimine percorrendo il lungo corridoio, fece solo pochi metri e poi sentì una strana sensazione, conosceva benissimo quella vibrazione nell’aria. Corse più che poteva verso il camerino ed entrò pistola in pugno puntandola contro l’uomo che vi si trovava dentro.

« Polizia, mani in alto. » L’uomo non ubbidì e continuò ciò che stava facendo, raccogliendo il sangue in una boccetta. « Stai contaminando delle prove di un reato, sei perseguibile penalmente, alza le mani. »

L’uomo si mise delicatamente la boccetta in tasca e poi si avvicinò lentamente a Doremi. Non ebbe il tempo di reagire che già le stringeva la gola e dovette abbassare la pistola per cercare di liberarsi. Ogni tentativo era vano e l’uomo stringeva sempre di più la presa ad ogni movimento di Doremi. Il sangue e l’ossigeno cominciavano a mancare al cervello e la vista diventava sempre più scura, le orecchie fischiavano e nella mente incominciavano a susseguirsi immagini.

Doremi per istinto puntò la pistola verso il braccio ed esplose quanti più colpi poteva. L’uomo fu ferito più volte e scaraventò Doremi sul sangue di Onpu e scomparve dietro l’angolo.

Doremi si trovava ansimante a terra in mezzo al sangue non suo, respirò profondamente mente prendeva da tasca il cellulare e componeva un numero che conosceva a memoria.

« Sono stata aggredita da un sospetto sulla scena del delitto, si dirige verso il palco, fermatelo. »

« Sta bene? » Dissero i due della scientifica che attirati dagli spari raggiunsero doremi nel camerino poco prima analizzato.

« C’era un sospetto sul posto, stava raccogliendo del sangue. » Spiegò doremi con la voce soffocata.

« Ora le prove sono inquinate. »

« Ho sparato al braccio del sospetto perché mi ha aggredita, il suo sangue dovrebbe essere quello li, se mi portate una tuta vi do anche i miei vestiti. »

Doremi venne aiutata ad uscire dall’edificio dove c’era un’ambulanza che sostava li fin dall’inizio dello spettacolo. I paramedici le fecero un veloce controllo al collo e alla gola e Doremi iniziò a respirare di nuovo bene.

« Signore. » Disse un poliziotto avvicinandosi a Doremi seduta sul bordo degli sportelli dell’ambulanza. « Abbiamo seguito il sospetto per tutto lo stadio fino al parcheggio principale ma ci è sfuggito scavalcando una recinzione protettiva. »

« E perché non lo avete inseguito anche voi oltre la recinzione? » Chiese Doremi con la voce scocciata.

« Perché oltre la recinzione c’è uno strapiombo di diverse decine di metri. Il sospetto ha saltato e poi è sparito nel buio, una squadra e due pattuglie lo stanno cercando dove finisce lo strapiombo e tutto intorno. »

« Va bene, continuate a cercarlo, io ora vado in ospedale dalla vittima, tenetemi aggiornata. »

Doremi venne lasciata tranquilla all’ambulanza ed ebbe modo di guardarsi intorno e cercare di captare altre vibrazioni magiche come quelle che aveva sentito poco prima.

Doremi era una strega fin dalle elementari, purtroppo aveva rinunciato ai suoi poteri insieme alle amiche, Aiko, Hazuki, la sorella Pop, Momoko ed Onpu. Dopo svariati anni però Hanna la regina delle streghe aveva deciso di riconsegnare alle ex streghe i loro cristalli magici e quindi i poteri. Era stata spinta dal consiglio in seguito alla minaccia fin troppo evidente dell’aumentare della violenza nel mondo e per una leggende che narra la fine della vita umana sulla Terra.

“ Sembra proprio che io debba rispolverare i poteri magici. Un uomo che corre con un braccio sanguinante come un fiume in piena e che sparisce saltando in uno strapiombo non può essere che uno dotato di poteri magici, forse c’è un collegamento con Onpu. Vado da lei.”

Dopo un ultimo controllo da parte del paramedico, Doremi, si avviò verso la propria macchina parcheggiata poco lontano dallo stadio. Entrò e si stropicciò gli occhi poco prima di mettere in moto.

L’ospedale non era troppo lontano, le strade della città erano vuote e i semafori erano l’unica cosa viva nei paraggi, tutto era deserto e nero.

   
 
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