Buonasera!
Sono
i primi di Settembre e come promesso io torno con il seguito de
“Come
un fiore su un precipizio”. Alla fine non sono riuscita a
decidere
quale dei due seguiti pubblicare, perciò li ho messi
semplicemente
entrambi.
Uno
qui e l'altro sul mio livejournal, di cui vi aggiungo il link
così
che possiate lasciarmi un commento, se vorrete.
Non
mi dilungherò in queste note.
Sono
passati appena sei mesi dall'attacco di Loki eppure gli Avengers sono
costretti a riunirsi perché qualcos'altro minaccia il mondo.
All'inizio
avevo pensato a Thanos, ma mi sono resa conto di saperne
così poco
al riguardo che sarebbe un vero azzardo.
Non
ho ancora deciso quale via prendere, però ho deciso comunque
di
cominciare a pubblicare e di modificare la storia di volta in volta.
Per
questo gli aggiornamenti potrebbero non essere molto regolari.
Mi
riservo di commentare capitolo per capitolo per spiegare il
perché
di certe scelte, anche se so che probabilmente troverete Loki un po'
– o forse molto, chissà- OOC.
In
ogni caso, buona lettura!
Me
lo lasciate un commentino?
A metà strada tra il cielo e la terra
Il tuo nome sulle labbra
“Simile
a un nobile cavaliere,
vorrei
sguainare la spada, liberare il mio principe dal tormento
e
lasciare che la mia anima segua il semidio liberato”
I dolori
del giovane Werther, Goethe
Prologo
L'inizio, ossia quando
Fury comparve alla sua porta
Quando
l'oramai ben nota sensazione che presto sarebbe accaduto qualcosa
fece la sua comparsa, Lila era seduta -accasciata, più che
altro-
sul divano dell'appartamento che divideva con Kurt e Jackson e
sbocconcellava una ciambella: la sentì che le stringeva lo
stomaco
mentre la tv borbottava monotona in sottofondo.
L'ultima
volta che era successa una cosa del genere si era ritrovata arruolata
in una squadra di supereroi -cosa centrava lei era ancora una bella
domanda- a difendere la Terra.
Allora
aveva accettato solo per suo fratello, per permettergli di fare
quell'intervento che altrimenti non avrebbero mai potuto permettersi.
Ma
stavolta, se fosse accaduto un'altra volta una cosa del genere,
avrebbe accolto la notizia quasi a braccia aperte.
E
certo, avrebbe voluto dire che la Terra era di nuovo in pericolo, ma
nei profondi recessi della sua anima Lila non chiedeva altro che
potersi riunire agli altri Vendicatori.
Avrebbero
dovuto incontrarsi ogni tanto per sorvegliare la situazione e per
allenarsi un po' tutti insieme, ma Lila non andava a quelle riunioni
da mesi dal momento che lo studio non le consentiva tali
libertà.
Le
mancavano tutti, anche se li sentiva sovente. Ogni occasione per lei
era buona per prendere il telefono e fare due chiacchiere con Tony o
con Bruce, anche solo per sapere come procedeva il lavoro.
Reperire
Natasha e Clint era molto più difficile, ma niente a che
vedere con
l'impossibilità di parlare con Thor.
A
volte si trovava a pensare a lui e, di conseguenza, al fratello,
Loki. Si chiedeva cosa ne avessero fatto di lui, quale fosse stata la
sua pena, e si scopriva a sperare che non fosse stata troppo severa.
Il
tarlo del dubbio la coglieva di quando in quando: avrebbe potuto
convincere Loki a desistere? Poteva lei, Lila, salvarlo da
sé
stesso?
Erano
momenti fugaci, brevissimi battiti di ciglia che scomparivano quando
la sopraffaceva il pensiero di Steve. Allora tornava a sorridere come
mai aveva fatto.
Fu
interrotta dal flusso dei suoi pensieri da qualcuno che bussava alla
porta. Non il suono delicato delle nocche di Kurt quando dimenticava
le chiavi e neanche quello ritmato di Jackson, ma qualcosa di deciso
e forte.
Lila
si districò dal groviglio di coperte in cui era avvolta e
aprì la
porta. Non si stupì di trovarsi di fronte a Nick Fury,
mortalmente
serio.
A
volte Lila si chiedeva se quell'uomo sapesse cosa volesse dire
sorridere e se, per caso, lo avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Non
le chiese il permesso di entrare, ma lo fece comunque e Lila fu
costretta a farsi di lato per lasciarlo passare.
“Prego,
entri pure” ironizzò Lila mentre chiudeva la
porta. Il direttore
non diede segno di aver colto il sarcasmo nella voce della ragazza.
“A
cosa devo l'onore di questa visita?” domandò Lila.
Avrebbero
potuto sedersi, parlare magari di fronte a una tazza di
caffè, ma
Lila preferiva restare in piedi, quasi avesse la sensazione di poter
affrontare meglio l'uomo che le si parava di fronte. Sapeva di dover
essere attenta e perspicace perché con Fury tutto poteva
succedere
ed erano le cose non dette – le uniche attraverso le quali
avrebbe
potuto comprendere qualcosa di quell'uomo- le più
pericolose, in
quel frangente.
“La
Terra è di nuovo in pericolo”
Schietto,
diretto al punto: di certo non si poteva dire che il direttore dello
S.H.I.E.L.D fosse un uomo che girava intorno alle cose, quando
voleva.
Lila
alzò gli occhi al cielo “Ma da quando tutti i
cattivi sono
interessati a questo pianeta?” domandò, senza
aspettarsi davvero
una risposta.
“Non
è questo il punto, Lila. I Vendicatori si riuniranno domani
sul
Elivelivolo e spero vorrai essere dei nostri”
La
ragazza dovette sforzarsi per mantenersi impassibile, ma avrebbe
voluto aprirsi in un sorriso soddisfatto.
Da
quando era tornata alla normalità, tutto le sembrava
monotono e lei
stessa si sentiva una ragazza come tante. Solo quando era con Steve
riscopriva la sensazione che provava quando era tra gli altri
Vendicatori e tornava a sentirsi speciale.
Ora,
poteva finalmente sbarazzarsi di quella routine che la costringeva in
limiti fastidiosi e tornare alla vita che segretamente bramava.
“Credo
di poterci essere” si limitò a dire molto
diplomaticamente.
Pensava
che a quel punto Fury avrebbe annuito e se ne sarebbe andato con
qualche ermetica frase, magari dicendole che sarebbero andati a
prenderla in qualche modo strano e contorto. Ma si sbagliava.
L'uomo
rimase lì ad aspettare in perfetto silenzio.
“Ehm,
cosa dovrei fare ora?” gli domandò la ragazza ad
un certo punto,
non sapendo cosa aspettarsi da quella situazione.
“Non
vai a fare le valigie?”
“Dobbiamo
andare via subito?” gli domandò con tanto d'occhi.
Le sembrò di
vivere in un curioso deja-vu quando Fury annuì e si
girò per
attraversare la cucina con passi moderati.
Lila
alzò gli occhi al cielo e sfrecciò in camera
“Ma guarda te cosa
mi tocca fare! Due volte! Due volte mi piomba in casa e mi ritrovo a
fare i bagagli di fretta e furia. E' una congiura, ecco
cos'è!”
Mugugnando
e borbottando tutta la sua scontentezza, Lila afferrò tutto
quello
che poteva servirle e lo gettò in una valigia.
Di
nuovo, si trovò a dover inventare una valida giustificazione
per
spiegare ai suoi coinquilini la sua assenza. Ci pensò un po'
su e
alla fine decise che sì, una piccola vacanza poteva essere
la scusa
ideale: non era forse Jackson che le diceva sempre che aveva bisogno
di rilassarsi?
Quando
uscì dalla sua stanza lasciò il bigliettino sotto
un vaso di fiori
-secchi, Kurt avrebbe dovuto cambiarli- posto all'ingresso.
Fury
era già fuori e la attendeva sul viale d'ingresso ai
dormitori
accanto a un SUV nero. Lila si ritrovò a pensare di non
averlo mai
visto con addosso qualcosa di un colore diverso. Chissà,
forse non
sapeva dell'esistenza degli altri colori, pensò con un
sorriso.
Infilò
le valigie nel bagagliaio e poi si lasciò cadere sul sedile
del
passeggero.
“Ci
saranno tutti?” domandò ad un certo punto, proprio
mentre fuori
dal finestrino Harvard scorreva via come un l'acqua nel letto di un
fiume.
“Sono
già lì” le rispose l'uomo alla guida e
ogni pezzo del puzzle andò
al suo posto.
“Mi
faccia indovinare: sono arrivati l'altro ieri”
Fury
non si dette nemmeno la pena di replicare, ma a Lila non servivano
conferme: erano -guarda caso- due giorni che Steve non si faceva
sentire e quando erano usciti insieme l'ultima volta le aveva detto
di avere una cosa importante da fare.
Lila
aveva pensato a qualche missione da parte dello S.H.I.E.L.D e
così
non aveva protestato: con un sorriso gli aveva detto di stare attento
e poi lo aveva coccolato abbastanza da saziarsi di lui.
Non
immaginava certo che fosse un lavoro per i Vendicatori, ma Steve
sicuramente lo sapeva. Ne era a conoscenza eppure non le aveva detto
niente.
E
Lila sospettava anche di saperne la ragione: quello stupidissimo
istinto di protezione che si faceva vivo ogni volta che si parlava di
lei. Era carino, ma fino ad un certo punto.
Le
labbra si piegarono in una posa scontenta, ma si ripromise che gliela
avrebbe fatta pagare. Oh sì, lo avrebbe fatto!
Continua