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Autore: Astry_1971    18/03/2007    2 recensioni
“Solo in quel momento, Severus si rese conto che il responsabile di quell’orrore era ancora in quella stanza. Sollevò lo sguardo e la vide: una giovane donna era rannicchiata in un angolo e fissava il Mangiamorte tremando e mugolando qualcosa di incomprensibile.”
Questa storia si svolge durante gli anni che precedono la morte dei Potter e la caduta di Voldemort.
Severus Piton è un giovane Mangiamorte alle prese con i suoi rimorsi e un amore impossibile. Sarà un Piton insolito, un Piton ragazzo, che commette errori, che ha paura e che farà quelle scelte sbagliate che lo renderanno, in futuro, l'uomo tormentato e solo che tutti conosciamo. Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo il sesto libro della saga di Harry Potter e prescindono, ovviamente, dal settimo libro, ancora inedito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Cara Akiremirror, scusa per averti fatto stare un po’ in ansia nel capitolo precedente ;-) . Intanto sono contenta che il mio Voldemort ti piaccia, anche se in questa storia resterà poco più di una comparsa. Mmmmmm! Mi chiedi se Silente lo ha lasciato andare per qualche motivo? Ovviamente, quando ho scritto questa storia, avevo i tuoi stessi dubbi e, forse, teorie. In “Amando il vento” cerco, appunto, di dare una mia risposta alle domande che entrambe, penso, ci siamo poste. Se avrai un po’ di pazienza, Silente stesso ti dirà perché ha agito in quel modo, infatti, Severus più avanti gli farà la stessa domanda.
Uuuuuuh!Tinker, finalmente una voce nuova, sono contenta che la mia storia ti piaccia, comunque non ti preoccupare: se non sono regolarissima negli aggiornamenti è solo colpa dei miei troppi impegni, ma giorno più, giorno meno, ti assicuro che avrai un capitolo nuovo ogni settimana.

Buona lettura!


CAP. 10: Tradimento e amicizia

Il sole era appena tramontato, Severus si Materializzò direttamente a casa di Iris.
Non trovandola all’ingresso, si precipitò al secondo piano e iniziò a spalancare tutte le porte, urlando:
“Iris, Iris dove sei?”
Arrivato alla porta della camera da letto, non ebbe il tempo di aprirla: la maga era già sulla soglia e lo fissava con gli occhi spalancati.
“Severus, cosa è successo? Chi ti ha ridotto così?” disse con la voce strozzata, accennando al sangue sul viso del giovane.
“Non c’è tempo di spiegare, sanno che ti ho nascosta. Prendi tutto quello che puoi, dobbiamo andar via di qui.”
Iris afferrò il mantello, che era piegato sul letto, e la bacchetta, e si precipitò con Piton giù per le scale.
Il giovane corse verso la porta d’ingresso, Iris era subito dietro di lui, ma appena l’aprì non ebbe il tempo di reagire che una voce famigliare gridò:
“Expelliarmus!”
Severus si ritrovò senza la sua bacchetta e con quella di Lucius Malfoy puntata al petto.
“Non farlo se non vuoi che lo ammazzi.” urlò il mago biondo ad Iris che aveva ancora la sua bacchetta e la puntava tremando contro di lui.
Le labbra di Malfoy si piegarono in un sorriso cattivo, mentre torceva la punta della sua arma contro le costole di Piton.
“Posala, da brava, non farti pregare.” disse suadente e sollevò il braccio fino a puntare il sottile legno alla gola dell’altro, ribadendo con lo sguardo la sua minaccia.
Gli occhi di Iris corsero a cercare quelli del suo amico, aspettando un suo cenno.
Non sapeva cosa fare, sembrava che Severus volesse vederla usare la bacchetta, ma non poteva farlo, non poteva lasciare che Malfoy lo uccidesse.
“Gettala, stupida ragazzina!” ringhiò Lucius.
Iris allora gettò rabbiosamente la piccola asticella bianca ai piedi di Malfoy che scoppiò in una risata, si allontanò da Piton tenendolo sempre sotto tiro e raccolse prima la bacchetta di Iris e poi quella di Severus che era caduta poco distante.
“Bene, dunque avevo ragione, tu hai mentito, hai mentito al Signore Oscuro.” disse, mentre un’espressione di trionfo si disegnava sul viso aguzzo.
“Era opera tua? La Pozione Polisucco, sei stato tu?”
“Già! Ho fatto una visita in casa di quei Babbani, non è stato difficile trovare lì i suoi capelli.”
Avvicinò una mano alla giovane come per afferrare i suoi lunghi capelli neri, ma Iris si scansò con uno scatto. Lucius arricciò le labbra, indirizzandole un’occhiata lasciva. Poi si rivolse di nuovo a Severus.
“Anche se non capisco come hai fatto ad accorgerti che non era lei.”
Severus non gli rispose, sapeva che, se non ci fosse stato altro modo, la Maledizione che quella ragazza portava nel suo corpo sarebbe stata l’ultima difesa.
Lucius non sapeva che non avrebbe potuto toccare la vera Iris, non immaginava neppure che alla maga sarebbe bastato sfiorarlo per ucciderlo. Si sentiva così sicuro di sé ora che li aveva privati delle loro bacchette.
Gli occhi neri di Piton lampeggiarono incontrando quelli spaventati di lei, Iris era pronta, ma lui sapeva cosa avrebbe significato per lei uccidere ancora e in quel modo orrendo.
Forse la maledizione era l’unica soluzione, ma non poteva lasciare che accadesse, non poteva lasciar morire quello che aveva considerato il suo miglior amico, e permettere che fosse la donna che amava a macchiarsi le mani del suo sangue.
No! Severus scosse appena il capo, non era così che doveva andare.
Si morse il labbro, il suo cuore sembrava impazzito: Malfoy era pericolosamente vicino ad Iris, continuava a ridere, rideva, mentre si gettava ignaro tra le braccia della morte.
“Beh, Severus, visto che non vuoi dirmi cos’ha di speciale questa donna, vedrò di scoprirlo da solo.”
Severus strinse i pugni, non voleva, non doveva cedere all’ira. Lucius non doveva morire, non per mano di Iris.
“Allora, come ti ha riconosciuta?” sussurrò percorrendo con lo sguardo avido il corpo della maga.
“Evidentemente sa di te qualcosa che gli altri non sanno.”
Con una mano si tolse il mantello gettandolo a terra, mentre con l’altra teneva sempre puntata la bacchetta.
“Voglio saperlo anch’io quello che sai fare, illuminami.”
Malfoy allungò la mano libera verso la ragazza. Stava per afferrarla.
Iris si voltò verso il mago bruno. Per un attimo i due giovani furono come incatenati in un unico sguardo pieno di comprensione, poi, come obbedendo ad un ordine telepatico, Iris si tirò indietro e contemporaneamente Piton agitò il braccio scaraventando un basso tavolino di legno addosso a Malfoy.
Lucius finì contro la finestra e si aggrappò alla tenda tirando giù con sé il pesante drappo colorato. La bacchetta gli era sfuggita di mano e giaceva in terra ad un metro da lui.
“Scappa!” gridò Piton rivolto alla ragazza, mentre correva verso la bacchetta di Lucius.
I due maghi pronunciarono quasi contemporaneamente l’incantesimo di richiamo, ma Malfoy fu più rapido e la bacchetta schizzò nella sua mano.
“Crucio!” Severus cadde in ginocchio, tra le urla terrorizzate di Iris. Il suo viso era una maschera di dolore, quanto quello di Malfoy era odio puro.
“Tu non hai tradito solo l’Oscuro Signore.” gridò il mago biondo. “Tu hai tradito me, hai tradito la nostra amicizia per questa donna.”
“Lascialo!” Iris si frappose fra i due maghi, Lucius sollevò la bacchetta liberando dalla maledizione l'altro che si accasciò sul pavimento come una bambola di pezza.
“Pagherai Severus, ma non prima che io mi sia divertito con la tua sgualdrina.” disse rivolgendogli uno sguardo carico di disprezzo, poi guardò la donna e le sue labbra sottili si piegarono in un ghigno crudele.
Si avvicinò alla maga costringendola contro la parete, Iris singhiozzava parole che al mago biondo sembravano senza senso:
“No, no, ti prego non voglio farlo, non posso, no!” si portò le mani a coprirsi il volto.
Eppure doveva farlo, non c'era altro modo, Lucius li avrebbe uccisi entrambi. Ora solo lei poteva salvare Severus, non doveva sottrarsi, doveva lasciare che il mago la toccasse.
Era disperata, sapeva che i due giovani erano amici, Piton le aveva raccontato molte cose di lui, ma la vita di Severus era più importante, doveva uccidere quel verme.
Tremava, Lucius aveva appoggiato una mano al muro e con la bacchetta la costrinse ad abbassare le mani scoprendo il viso rigato di lacrime.
Era così vicino che poteva sentire il calore del suo respiro, strinse i pugni e lo fissò negli occhi, Lucius stava per baciarla, stava per morire; avrebbe ucciso di nuovo e questa volta volontariamente.
L'immagine di suo padre che urlava contorcendosi nel pavimento con il volto deformato dal dolore si sovrappose al viso eccitato e bramoso del bel mago biondo, si sentì morire, ma avrebbe fatto di tutto per salvare l’uomo che amava, anche contro la sua volontà.
Chiuse gli occhi trattenendo il respiro: era pronta a ricevere quel bacio, ed era pronta a donare la morte.
Né lei né Lucius, però, si erano accorti che, dietro di loro, Piton si era faticosamente rimesso in piedi. Facendo appello a tutta la forza che gli era rimasta, il mago si gettò sul suo avversario, entrambi finirono a terra aggrappati l’uno all’altro.
Ci volle solo un istante perché Severus si rendesse conto di non essere riuscito a disarmare Malfoy: la bacchetta di Lucius premeva contro il suo sterno.
Il mago fissò lo sguardo gelido dell’amico.
“Fallo!” sibilò.
Vide le labbra dell’altro muoversi appena, poi un lampo accecante lo investì e fu sbalzato contro la credenza.
“Nooooo!” Iris si portò le mani nei capelli.
Severus era a terra in mezzo ad una quantità di schegge di vetro. Una chiazza scura si allargava sul pavimento dietro la sua schiena.
La strega corse verso di lui e si buttò in ginocchio piangendo, incurante dei vetri sparsi sul pavimento che le ferirono le gambe,
“Perché non me l’hai permesso? Perché, perché?” Avrebbe voluto abbracciarlo, avrebbe voluto stringerlo a sé, continuò ad aggrapparsi ai suoi stessi capelli con tutta la forza che aveva, per impedire alle proprie mani di correre al viso del mago.
Piton aprì faticosamente gli occhi, ansimò, soffocando un gemito di dolore, poi, fissando gli occhi lucidi di lacrime di Iris:
“Mi...mi di...spiace, non... ho mantenuto la... la mia promessa, non... ti ho protetta.” sussurrò debolmente, poi un accesso di tosse scosse il corpo magro, il mago voltò la testa di lato e un fiotto di sangue fuoriuscì dalla bocca.
“No, no ti prego, no, è colpa mia, Severus, Severus!”
Le labbra del mago si piegarono in un sorriso.
“Ti amo!” mormorò, poi perse conoscenza.
“Anch'io ti amo.” sussurrò Iris, allungando una mano tremante verso di lui, quasi a sfiorargli la fronte, poi si alzò voltandosi di scatto.
Lucius si era rimesso in piedi e puntava la bacchetta contro il mago a terra, il volto contorto dall'ira.
“Scansati!” ringhiò.
“No! Dovrai uccidermi, ma dovrai farlo con la bacchetta.” la voce era soffocata dalla rabbia.
“Certo che lo farò, ora non ci sarà il tuo amichetto a salvarti.” ghignò.
“Lui non ha salvato me, maledetto bastardo, Severus ha salvato te.” gridò. “Puoi uccidermi, ma ucciderai l'uomo che ti ha appena salvato la vita?”
“Che significa?”
“Se non mi avesse fermata, ora saresti morto, nessun Mangiamorte può toccarmi è restare vivo.”
“A che gioco stai giocando?”
“Volevi sapere come Severus ha capito che quella donna non ero io?”
Il mago abbassò appena la bacchetta fissandola sconcertato.
“Dimmi: l'ha toccata? Lui o qualcun'altro l'ha toccata?”
Le labbra di Lucius si spalancarono: improvvisamente gli era tornata in mente la reazione di Piton quando l'aveva visto afferrare la donna. Era vero, era tutto vero, ma perchè ora la maga stava gettando al vento la sua unica arma?
“Perchè me lo stai dicendo?”
“Per lui,” accennò col capo al mago svenuto. “Severus ti considera un amico, e perchè io non voglio uccidere. Ora siamo nelle tue mani, finisci quello che hai cominciato.” gridò, allargando le braccia.
Per qualche istante Malfoy rimase come impietrito con la bacchetta stretta fra le dita tremanti, abbassò lo sguardo sull'uomo a terra. Avrebbe davvero ucciso il suo amico, l'unico amico?
Abbassò la bacchetta e si chinò su Piton: respirava appena.
L'afferrò per le spalle voltandolo su un fianco: grosse schegge di vetro si erano conficcate nella sua schiena. Vi fece scorrere la bacchetta recitando l'incantesimo. Tutti i frammenti sparirono, ma la perdita di sangue continuava copiosa.
Ripose la bacchetta e lo prese tra le braccia sollevandolo da terra.
“Dov'è il letto?” chiese deciso.
“Di sopra, vieni”.
Il mago la seguì per le scale. Arrivato in camera, sistemò Piton sul letto, disteso sul ventre, gli sfilò la casacca e la camicia, e prese a controllare le ferite sulla schiena, senza dire una parola.
Erano brutti tagli, qualcuno molto profondo.
Il mago si rabbuiò, passò la bacchetta un paio di volte sopra le ferite ripulendole dal sangue. Poi fece apparire delle bende che si strinsero magicamente attorno al torace di Piton.
Iris era dietro di lui, la gola seccata dall'ansia, tratteneva il respiro come se l'impercettibile movimento del suo petto potesse in qualche modo peggiorare le cose.
Severus non si muoveva, Iris poté udire solo un flebile lamento che la fece rabbrividire.
Improvvisamente Malfoy si voltò verso di lei, si era infilato una mano in tasca e ne aveva tirato fuori un piccolissima boccetta piena di un liquido scuro.
“Versane poche gocce in un bicchiere d'acqua e poi portamelo.” disse porgendole l'ampollina.
Iris si avvicinò, ma non prese la Pozione dalle mani di Lucius, la bottiglia era talmente piccola che temeva di sfiorare le dita del mago. Attese che l'altro la posasse sul pavimento, l'afferrò e, di corsa, scese le scale ed entrò in cucina.
Tornò dopo qualche istante con il bicchiere, tuttavia sembrava indecisa sul da farsi, non sapeva se poteva fidarsi di quell'uomo.
Lucius le lanciò un occhiata acida.
“Pensi che voglia avvelenarlo? Se avessi voluto ucciderlo non mi sarei scomodato a portarlo in braccio fin quassù, non credi?
Iris annuì, in effetti il mago aveva ragione, ma era così sconvolta che non riusciva a ragionare con lucidità, posò il bicchiere per terra e fece qualche passo indietro. Malfoy lo raccolse, si appoggiò con un ginocchio sul letto e sollevò Severus in modo che potesse bere.
“Questa Pozione, l'ha preparata lui, aiuta a rimarginare le ferite: quando si è in guerra è sempre meglio essere previdenti.” spiegò, mentre aiutava l'altro a mandare giù fin l'ultima goccia di quel liquido.
Quando ebbe finito, posò il bicchiere sul comodino e si lasciò cadere sulla poltrona accanto al letto, tenendosi la testa fra le mani. Iris non disse nulla, prese anche lei una sedia e si sistemò all'altro capo del letto.
Attesero entrambi in silenzio tutta la notte.



Continua…


Pronti a vegliare il povero Sevvy? Sarà una luuuuunga notte fino al prossimo aggiornamento

Ciao, ciao e, se vorrete sprecare due paroline di commento, sappiate che non mi dispiacerebbe affatto!

Ops! Dimenticavo: il prossimo capitolo s'intitola "convalescenza", ma questo era prevedibile.




  
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