*Ciao.... se vi va , ci leggiamo sotto!*
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Fissavo il computer sulle mie gambe da diverse ore ormai…
Da così tante ore che la vernice bianca del piccolo portatile era
diventata un tutt’uno con la pelle delle mie gambe nude. Sollevai il computer
per permettere ai miei muscoli di stiracchiarsi e osservai le mie gambe
leggermente abbronzate.
Era Giugno.
Era esattamente il diciannove Giugno.
Ecco , solo pensare quella data e il nervosismo si impossessava di me.
Perché domani , domani non era un giorno qualsiasi, domani era il giorno. Era il venti…
Era il compleanno.
Bene un giorno prima chiunque avrebbe saputo cosa regalargli e
soprattutto chiunque avrebbe avuto il regalo già pronto. Beh , io no!
Non solo non avevo ancora il regalo , non sapevo nemmeno cosa potessi
regalargli.
Ecco perché ero al computer…
Ero alla ricerca del regalo
perfetto. Come se un sito qualunque potesse risolvere i miei problemi.
Guardai l’ora : le dodici e mezza. Perfetto , potevo anche porre fine
alla mia ricerca. CAVOLO!
Cancellai la cronologia e salii al piano di sopra dell’appartamento che
condividevo con Alice –e non solo- ad osservare quella meraviglia : il mio fidanzato.
Dormiva placidamente su quel letto che era diventato il nostro letto.
Inevitabilmente sorrisi , conscia che dovevo ringraziare il destino se
lui era qui con me.
Senza volerlo il mio pensiero volò a qualche mese fa , perché se anche adesso
ero finalmente felice, c’era stato un momento in cui avevo perso tutto, per
sempre.
·
Inizio flashback
Aprii gli occhi spaesata e confusa. Dov’ero?
Osservai bene la stanza attorno a me : ero sul divano in cucina. Okay , ero in
casa mia, ma… come ci ero finita? Cercai di ricordare cosa stessi facendo prima
di addormentarmi : vuoto.
Un tuono squarciò l’aria e sobbalzai
spaventata ma , ciò basto a farmi riflettere. Tuoni?
Adesso cominciavo a ricordare…
Ricordavo la pioggia leggera , ricordavo Jazz
che aveva insistito per andare a piedi , tanto abitiamo vicino , aveva detto.
Ricordavo la tormenta in cui si era trasformata la pioggia. Così forte da
impedirci di percorrere quei pochi metri. Ricordavo me , Ali e Jasper guardarci
intorno come alla ricerca di qualcosa – o di qualcuno-. Ma… Edward? Dov’era
Edward? Ed ecco che ricordavo l’angoscia e la disperazione…
EDWARD! Possibile che me ne fossi scordata?
Cos’era successo? Che non fosse tornato a casa? E poi ricordai i suoi cappelli
comparire dal nulla , la mia corsa per raggiungerlo, le nostre parole , le sue.
*“Hai
finito di festeggiare? “
Lui che mi sfuggiva nonostante cercassi in
tutti i modi di fermarlo.
Provava a liberarsi ma vedendo che non mollavo
mi tirava con sé.
“Col tuo amichetto. Hai finito e adesso sei venuta a cercarmi?”
“Ho aspettato te tutta la notte…” avevo cercato di
spiegarli , di mostrare la verità per quella che era.
Lui che non capiva. Tutto per uno sbaglio… uno
stupido sbaglio.
Io che provavo a spiegare la mia innocenza ,
che provavo a fargli capire che non ero sola.
“Sai che ti dico? Non m’interessa. Non ti saresti dovuta mettere ad
abbracciarlo… non dovevi” aveva ragione.
“Avresti dovuto mandarlo via ,
scansarlo e a quest’ora non saremmo qui a discuterne” cosa avrei mai potuto rispondere? Aveva ragione , ne aveva da vendere.
“Senti basta. se ti fosse
importato qualcosa non ti saresti messa in questa situazione… non mi interessa
più , basta”
“Quindi pace?” il mio fraintendimento , la mia illusione.
“Ma stai scherzando? Pace? Non
m’interessa niente di quello che fai… è finita” le sue parole. Quelle parole che avevano messo la parola fine alla
nostra storia. Ricordo che cominciai a tremare e provai a fermarlo per l’ultima
volta.
“No aspetta Ed non puoi… “ la mia ultima
preghiera disperata.
“Posso eccome…” le sue ultime parole , il
mio ultimo ricordo. Poi un tonfo, poi il buio.*
Ricordavo tutto… eccetto come fossi arrivata a
casa. Chi mi aveva portata? Ed Edward? Era tornato?
Mi aveva lasciata sola?
E se gli fosse successo qualcosa?
Nonostante tutto , nonostante la cattiveria
nel suo sguardo, nelle sue parole , il mio pensiero volava incontrollabile a
lui. Dovevo sapere che stesse bene.
Poi , per la prima volta da quando avevo
aperto gli occhi, mi concentrai sui rumori della casa.
“Ma quanto dorme? “ era lui.
“È svenuta… lascia che riprenda le forze”
Alice.
Il resto del loro discorso mi risultò molto
ovattato a causa della terribile pioggia. Mi alzai troppo velocemente dal
divano e ciò mi causò un giramento di testa. Qualcosa mi bloccò : un plaid. Chissà
quanto avevo dormito. Guardai fuori dalla finestra : notte fonda. Che ore
erano? Cercai nelle tasche il cellulare ma… le tasche?
Non avevo le tasche!
Mi osservai bene, avevo il sotto di una tuta
nera e una t-shirt bianca. Quando mi ero cambiata? O forse adesso la domanda
giusta era un’altra, chi mi aveva cambiata? Alice era da escludere. Ne avrebbe
approfittato per farmi indossare qualche vestaglia di seta. Quindi , viste le
restanti scelte decisi che era meglio non saperlo.
“Oh , basta , la sveglio!” sembrava agitato e
impaziente. Forse voleva andarsene. Dubitavo seriamente che potesse farlo visto
il maltempo
“Lasciala stare. Sono sicuro che si sveglierà
presto” il mio fratellino.
“Ma…” non ascoltai oltre. Decisi di fare la
mia comparsa.
Appena misi piede in salotto , puntai lo
sguardo alla sveglia appesa al muro : le undici e mezza. Era tardi , si! Mentre
io puntavo lo sguardo alla sveglia , tre paia di occhi si puntarono su di me.
“Bella!” e si fiondarono ad abbracciarmi,
tutti!
“Ci hai fatto preoccupare!”
“Ma che ti salta in testa? Siamo stati così in
ansia… “
“Sei una dormigliona”
Mi risultava anche difficile capire chi dicesse
cosa.
“Ehi , ehi , calmi. Sto bene “ ero un po’
frastornata , si. Ma… stavo bene. “cos’è successo?” volevo sapere come ero
arrivata a casa.
“Non ricordi niente?” mi chiese apprensivo
Jazz.
“Si. Ricordo tutto…” e il mio sguardo per un
attimo si soffermò su Edward , lo vidi dispiaciuto e mi voltai guardando
altrove. “… solo… come sono arrivata a casa?” se per molti era irrilevante ,
per me era di fondamentale importanza scoprirlo.
“Ti ha portato Edward…” perché , lui non
poteva dirlo? Almeno era stato lui , non sapevo come l’avrei presa se avessi
saputo che mi aveva lasciata lì.
“Mm… okay. Che facevate qui?”
“Stavamo aspettando che ti svegliassi per…” provò
a dire Edward ma ricevette una gomitata da Jazz. Avevo capito. Non c’era
bisogno che chiedessi e non volevo farlo. Aspettavano che mi svegliassi per
tornare ognuno a casa sua. Cioè, questo valeva per Edward.
“Okay. Ho capito!”
Guardai alla finestra : pioggia. Pioggia
forte. Non poteva andare da nessuna parte con questo tempo…
Mi fiondai di scatto nel salottino sulla
destra -quello dalla mia parte- e con una forza che non sapevo di avere tirai
il bordo del divanetto aprendolo a letto e lo stesso feci con quello di fronte.
Presi delle lenzuola dal mobiletto e li preparai con tanto di cuscini.
“Bella ma che… ?” provò a fermarmi Alice , ma
la zittii.
“Credi che possano andarsene con questo
tempo?”
“No, certo che no! Ma che stai facendo?” ma
non era evidente?
“Preparo i letti no? Dove vuoi che dormano?” e
nel dire quelle parole mi sentii una stupida. Mi colpii la fronte con la mano
destra. Ma quanto ero scema? Ovvio che Jazz avrebbe dormito con lei , stavo
facendo scena. Come se stessi facendo tutto pur di evitare Edward. E forse
infondo lo facevo…
“Scusate…” senza aggiungere altro corsi al
piano superiore e mi tuffai nel letto. Nonostante potesse sembrare impossibile,
io ero stanchissima, esausta e non vedevo l’ora di chiudere occhio.
Purtroppo per me, Morfeo proprio questa sera
aveva deciso di ignorarmi. Stetti circa un’ora immobile in quel letto. Quando
sentii dei passi avvicinarsi alla camera era circa l’una.
Mi voltai per vedere chi fosse , anche se
un’idea ce l’avevo. Premetti l’interruttore sopra la testiera del letto e
quando la stanza fu invasa dalla luce capii quanto fossi impreparata a quello
che mi trovai davanti.
Mentre cercavo di comprendere cosa stava
accadendo , Edward appoggiò il cellulare sul comò e premette un tasto. Una
dolce melodia si diffuse per tutta la camera. Ma dove l’avevo sentita? Era
adorabile… solo le prime note furono in grado di regalarmi un piccolo sorriso.
Ma non era una pubblicità? Si! Era quella della Sky…? Forse…
E come in quella pubblicità che tanto amavo,
Edward uscì da dietro la schiena dei cartoncini, mi sorrise e cominciò a
sfogliarmeli davanti.
Scusami…
Scusami se non ho capito, se
non ti ho ascoltato.
Scusami se non ci sono stato.
Scusami se la gelosia mi ha
offuscato, se mi ha reso ceco.
Scusami se mi ha reso cattivo ,
crudele.
So di esserlo stato, volevo
esserlo, volevo ferirti.
E forse non mi pentirò mai
abbastanza di averlo fatto.
Forse non mi perdonerò mai.
Perché vederti crollare davanti
ai miei occhi è stato terribile.
Perché non ti ho presa in
tempo.
E sai perché?
Perché ti ho lasciata, ho
mollato la tua mano, non sono stato più al tuo fianco.
Non ero più al mio posto.
Ma adesso voglio starci, perché
come hai detto tu : il mio inizio sei tu!
Amarti non è facile…
Sei testarda, sei presuntuosa,
sei decisamente la persona più complessata che conosca.
Ti fai mille problemi, mille
paranoie, quando ti basterebbe dire ciò che senti.
Ma ti ho sempre perdonata, ho
sempre aspettato che tornassi da me.
Ho aspettato che ti fidassi ,
che ti affidassi a me e l’hai fatto.
Ma adesso ho sbagliato io…
Sono io che non ho saputo
vedere, che non ti ho capita.
Puoi perdonare, tu ,me, adesso?
Prometto che ci sarò , che ti
capirò, che ti aspetterò.
Prometto che mi prenderò cura
di te.
Prometto che sarai il mio primo
pensiero.
Perché ti amo e non potrei
immaginare la mia vita senza di te.
Scusami…
Inutile chiedermi perché le mie guance fossero
bagnate, se non lo fossero state mi sarei dovuta preoccupare.
Mi alzai dal letto e corsi tra le sue braccia.
Perché come lui , era lì che volevo stare.
“Ti amo” furono le sue parole roche, forse
dall’emozione.
“Ti amo… sono io che dovrei scusarmi. Io… non
volevo. Io… scusami” mi zittì con un bacio.
“Sh… amore mio. Basta. Siamo qui… possiamo
dimenticarcene?” era proprio quello che volevo.
“SI! Quando l’hai fatto? È bellissimo… “
adoravo quella pubblicità.
“Mentre dormivi. Dovevo fare qualcosa…” io
credevo l’avesse fatto in quest’ora.
“Grazie. Ma allora cosa hai fatto da quando
sono solita su?”
“Ho cercato il coraggio per tornare da te e
chiederti scusa…”
“Ma tu non dovevi. Toccava a me. Ho sbagliato
io… mi hai anche portata a casa, grazie!” era stato importante per me sapere
che l’avesse fatto lui.
“Secondo te ti avrei lasciata lì? Non l’avrei
fatto in ogni caso. Sarei tornato indietro a verificare che fosse tutto okay.
volevo solo farti capire che mi avevi ferito. Quello che ho detto… non volevo.
Cioè volevo si , ma volevo solo che capissi. E mi dispiace, non pensavo mi
credessi e tantomeno che cedessi così in fretta , senza lottare. Volevo vedere
fin dove ti saresti spinta per me. Ma ho sbagliato, scusami” dopo tutto quello
che gli avevo fatto passare non avrei mai potuto non perdonarlo
“Sh… basta anche tu con le scuse. Lo so… e hai
fatto bene. Mi ha fatto riflettere e ora sto bene” gli strizzai l’occhio e gli
sorrisi complice. “ Ti amo, Edward”
“Ti amo anche io Bella” lo presi per mano e lo
tirai con me sul letto , la prima cosa di cui ci occupammo furono le nostre
bocche, bramose di quel contatto , lo agognavano e lo stesso era per i nostri
corpi.
Eravamo stati lontani poco tempo, ma infondo
era troppo.
La sua lingua cercava la mia, la mia cercava
la sua. Il suo sapore dolce era qualcosa di incredibile.
Le sue mani su di me, la mie mani su di lui.
La sua pelle liscia, muscolosa, perfetta.
E per quella notte non dormimmo molto , troppo
impegnati a memorizzare ogni centimetro del corpo dell’altro, perché io senza
lui non vivevo e lui non viveva senza me.
Perché il nostro era amore, l’amore quello
vero.
·
Fine Flashback
Come se sapesse di essere nei miei pensieri aprì gli occhi. Anche di
prima mattina era bellissimo.
“Buongiorno amore” la voce ancora roca, impastata dal sonno.
“Buongiorno principino!” andai a fargli compagnia sul nostro letto e
posargli un casto bacio sulle labbra.
“Eh no principessa , questo non è un bacio” mi ritrovai schiacciata al
letto con le sue labbra incollate alle mie, la sua lingua che cercava la mia,
le sue mani che vagavano sul mio corpo.
Come sempre ci ritrovammo a fare l’amore…
·
Più tardi.
“Ehi Bau, ci vediamo domani mattina? “ Bau?
“EHI! Che sono un cane?” provai a tenergli il muso ma scoppiai a ridere
con lui. “Va bene… fai il bravo , per le undici sono da te” avrebbe passato la
serata ad aspettare la mezzanotte coi ragazzi, dicevano che passava troppo
tempo con me. Ma quando mai… in pratica vivevamo insieme ormai. Non era colpa
nostra se volevamo passare ogni attimo libero insieme.
Avrebbe festeggiato un po’ con loro ed io sarei passata da lui al
mattino. Sempre che avessi trovato il regalo.
“Certo amore… sempre!” e mi fece la linguaccia, se come no.
“Miao, vai prima che mi penta…” e con una spinta lo mandai fuori. Ma… illuminazione. Avete presente quando nei
cartoni i personaggi hanno un’improvvisa idea geniale e gli si accende la
lampadina? Beh ecco la mia si era appena accesa.
Presi il cellulare e composi velocemente un numero. Ripose al terzo
squillo. “Ciao Bella…”
“Ehi Mike… mi serve un favore! Hai ancora…” si , sarebbe stato perfetto!
20 Giugno , ore 11:05
Bussai alla porta di casa di Ed, e dopo un suo “Avanti” entrai , un po’ timorosa.
Se non avesse gradito?
“Amoreeeeeee?” lo chiamai a gran voce.
“Vieni , sono in salotto…”
Mi diressi verso quella direzione. “Shh, non rovinarmi la sorpresa!”
intimai al cestino che avevo fra le mani. Ma
quanto pesava?
Lo adagiai sul pavimento facendo attenzione e mi diressi dal mio
fidanzato.
“AUGURI!” mi tuffai tra le sue braccia e cominciai a tirargli le
orecchie.
“Uno, due, tre…”
“E dai… Bella! Basta!” oh che presuntuoso.
“un attimo… diciotto, diciannove, venti! Ecco ho finito”
“Si certo e le mie orecchie sono arrivate a terra…” si lamentò.
“Oh amore , non fare il broncio, oggi è il tuo compleanno! Auguri amore
mio!” e gli lasciai un tenero bacio sulle labbra , che sarebbe dovuto essere un
casto bacio, ma Edward mi trascinò sul divano approfondendolo.
Dovevo resistere, altrimenti tra poco non sarei più stata in grado di
intendere e di volere.
“Edward… aspetta, devo farti vedere una cosa” e cercai di scansarlo
“ È il mio compleanno, no? “ ah?
“Si e allora?”
“Voglio te come regalo!”
“Se fai il bravo mi avrai… “ e mi alzai definitivamente.
Mi avvicinai al cestino e lo aprii delicatamente, poi mi allontanai e mi
accomodai sul divano accanto a lui.
“Ma non dovevamo passare una giornata tra sesso e pizza?” gli tirai una
gomitata alle costole. “Ahi!”
“Deficiente!”
“E dai… ma la pizza me la ricordo… che hai portato?” chiese con finta
curiosità, oh se avesse saputo.
“BORIS!” chiamai.
Improvvisamente un batuffolone di cotone saltò fuori dal cestino
correndo verso si noi. Cioè non proprio. Avevo sempre immaginato che l’avesse
fatto , ma lui si limitò a trascinarsi verso di noi. Me l’avevano detto che era pigro ma… così tanto?
Mi voltai a guardare il viso stupefatto di Edward. Aveva la bocca
spalancata. Gli appoggia dolcemente una mano sulla mascella per richiuderla.
“Boris, su vieni qui…” e la palla di pelo finalmente ci raggiunse.
“Tu… Tu… lui… è un… un San Bernardo?” Eh, si! mi limitai ad annuire ,
tanto non aveva bisogno di conferma, sapeva cos’era. Si mise in ginocchio a
terra per prenderlo tra le braccia. Ecco,
perché lui ci riusciva?
“Ma… è bellissimo!” era incantato, lo adorava. Lo sapevo!
Cominciò a grattargli il dietro delle orecchie e il cucciolo -che ad un
mese e mezzo era grande quanto un barboncino adulto- si sdraiò a terra pronto
per il pisolino , godendosi le coccole e lasciandosi cullare.
“Hai visto Boris, gli piaci”
“E come potrebbe essere altrimenti? Hai scelto tu il nome?” mi chiese
distrattamente.
“Certo!” affermai convinta. E per la prima volta da quando aveva posato
gli occhi su di lui, li posò su di me , mentre anche io cominciavo ad
accarezzare quel pelo morbidissimo.
“TU! Hai chiamato il tuo cane Boris?” me lo chiese… inorridito?
“NO! certo che no!” e tirò un sospiro di sollievo. “Non l’avrei mai
fatto!” dissi innocentemente.
“Ma allora…?”
“Ho chiamato il tuo cane Boris…” e gli feci la linguaccia , forse
finalmente aveva capito.
“Mi hai regalato un cane. Tu mi hai regalato il cane!” ed io annuii conscia che adorava davvero il mio regalo.
Si alzò da terra e mi prese in braccio , fortuna che il batuffolo
dormiva profondamente.
“Grazie, è bellissimo! Ti amo!” e mi baciò sulle labbra mentre ci
dirigevamo verso una stanza che avevo imparato a conoscere bene : la sua.
“Ti amo” e furono le nostre ultime parole, perché da quel momento in poi
le nostre labbra furono impegnate.
Una volta che avessimo fatto ritorno in salotto ero sicura che avremmo
trovato tanti piedi di sedie e tavoli in meno , rosicchiati e avremmo avuto un
bel da fare a sistemare tutto. Tanto sarebbe venuto a vivere con noi , nell’appartamento
in cui ormai convivevamo. Ma adesso non importava.
La sua lingua che rincorreva la mia , le sue labbra che succhiavano le
mie, la sue mani intrecciate alle mie e il suo corpo sul mio , ormai liberi da
ogni cosa, erano decisamente più importanti.
Avevamo l’uno bisogno dell’altro…
Il nostro era l’amore
vero , quello unico , delle fiabe, che non ha mai fine.
Quello che durerà
per sempre.
…Bella&Edward, per sempre…
Fine
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*
*
*
*Ciao... spero davvero che la fine vi sia piaciuta. con oggi
metto la parola "Fine" alla mia prima storia, forse è anche per
questo che non riuscivo a scriverlo , perchè era l'ultimo,
volevo anche dividerlo in due , ma non l'avrei mai fatto...=) lo
aspettavate e spero che mi facciate sapere com'è! =) vorrei
dirvi tante cose , ma ultimamente non va proprio tutto come vorrei e
quindi quello che vi dico è una sola cosa : GRAZIE! di tutto,
per esserci state , per aver condiviso le mie emozione, grazie! molte
di voi seguono solo questa mia storia, anche se vi sembrerà
strano , mi mancherete! magari ci risentiremo, magari posterò
qualche Extra e sarete ancora qui a leggerlo.... beh , grazie ancora,
vi voglio bene a tutte quante, piccolaluce*