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Autore: taemotional    12/09/2012    3 recensioni
{2Min} + accenni JongKey
"Di solito non frequentava posti del genere, ma quel giorno la sua mente aveva deciso di impelagarsi con vecchi ricordi e il corpo aveva agito di conseguenza, portandolo in quel luogo. Nel suo caso, una risposta così repentina da parte del corpo non era una novità. Da sempre era abituato a pensare, a riflettere e a concentrarsi. Altrimenti bastava una svista, un calcolo sbagliato e il corpo sarebbe finito contro la sbarra orizzontale - posta a quasi due metri d’altezza - facendogli perdere la gara. Ogni fibra, muscolo o tendine del corpo doveva obbedire alla mente, non c’erano possibili alternative."
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Quasi tutti, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Commento: Non capisco se effettivamente qualcuno stia leggendo x°D Ma vabé! Ecco un altro capitolo ;D

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Taemin seguì il padre all’interno del centro commerciale.

“C’eri mai stato?” chiese il padre, fermandosi in mezzo alla piazzola della hall e guardando in alto, verso i balconi dei sette piani dell’edificio e più in alto, fino al soffitto di vetro.

“No...” rispose svogliatamente Taemin, senza alzare lo sguardo dallo schermo del cellulare.

“Vuoi mettere via quel coso e darmi retta?” chiese il padre iniziando a stancarsi. Taemin ripose l’iPhone in una tasca dei jeans e lo guardò fingendo attenzione.

“Ci sono, dovevo rispondere ad un messaggio...”

“Sbrighiamoci, che devo tornare in ufficio” riprese il padre, “Allora, questo è il centro commerciale più importante della mia catena. Ti mancano solo i tre anni d’università e poi sarai tu a dovertene occupare”

“Lo so già...” biascicò Taemin infilandosi un chewing-gum in bocca.

“Mi aspetto molto da te” continuò il padre guardandolo con serietà, ma Taemin già non lo ascoltava più. “Hai trovato il modello di cui ho bisogno? Quella è la gioielleria che farà la pubblicità”

Taemin lanciò un’occhiata al negozio - forse - più costoso dell’intero palazzo. Poi alzò lo sguardo verso un enorme cartellone ancora bianco.

“Ci sto lavorando...”

“Non sei nemmeno capace di trovare un ragazzo decente che posi con un maledetto orologio al polso? Non deve essere bellissimo, eh, poi ci pensa il computer”

Taemin scrollò le spalle.

“Hai una settimana” fece in tempo a dire il padre prima che un suo assistente gli dicesse all’orecchio che era in ritardo. “Di già? Che diamine... tanto torni in moto tu, no?”

Taemin annuì con un enorme bolla di gomma da masticare davanti alla faccia.

“Io torno a casa domani... fai il bravo qui a Seoul...” sbuffò il padre e si allontanò verso l’uscita con passo veloce. Una volta che fu scomparso dalla sua visuale, Taemin buttò la gomma nel primo cestino che trovò.

“Non ho tre anni...” mormorò, prima di alzare il viso verso il soffitto di vetro.

Quell’enorme posto sarebbe divenuto di sua proprietà? Chissà come si sarebbe divertito a mandarlo in rovina. Oppure, ancora meglio, poteva trasformarlo in un pub d’alta classe, con tanto di sala giochi e tavoli da biliardo. Mentre si divertiva ad immaginare quel posto vibrante di musica house, arrivò di fronte gli ascensori. Entrò nel primo disponibile e, arrivato all’ultimo piano, il settimo, uscì.

Quello era il piano ristorazione, e si poteva ordinare ogni tipo di cucina possibile. Decise che aveva fame, così si diresse verso il primo chiosco a portata di mano e si fece fare un hamburger. Quindi sedette svogliatamente su una panchina ad osservare la gente che passava.

Alla fine poteva benissimo abbattere quel posto e scappare con i fondi in un qualsiasi posto dell’Europa. L’Europa lo attirava. Non sapeva dire bene perché, ma in generale gli sarebbe piaciuto viaggiare e, se ne avesse avuto l’opportunità, se ne sarebbe andato là. In Francia, magari a Parigi. Chissà perché lo attirava quella città, forse per i dolci? A quel pensiero pensò che il panino non gli andava più, e aveva una voglia matta di torta al cioccolato. Quando era piccolo suo padre gliene riportava sempre una fetta dal lavoro, quindi di sicuro in quel posto c’era la pasticceria in questione. Si guardò un po’ intorno ma, nel momento in cui pensò che si sarebbe dovuto alzare per cercarla, qualcosa attirò la sua attenzione: una bambina con una grossa bambola in mano - che era quasi più grande di lei - stava camminando incerta davanti a lui. Una persona così piccola riesce a camminare da sola? Stava per fregarsene quando la bambina si voltò e prese a fissarlo.

“Vuoi mica spaventarmi?” chiese chinando leggermente la schiena in avanti. Ma la bambina non rispose. Rimase immobile, lo guardò per un altro po’, poi continuò la sua precaria passeggiata. Taemin si alzò di scatto e si guardò intorno. Era da sola?

“Hei, tu!” la chiamò raggiungendola, quindi le si accucciò davanti. “Non trovi più la mamma?”

Quella bambina lo osservò con i grandi occhi acquosi, ma non disse nulla. Chinò lo sguardo a terra e mormorò qualcosa. Taemin non fece in tempo a chiederle di ripetere che avvertì la voce di qualcuno chiamare un nome ad alta voce.

“È qui!” esclamò Taemin alzandosi in piedi. E quando Minho li raggiunse di corsa, prese in braccio la bambina e la strinse forte a sé, Taemin ci rimase di stucco.

“Ai, tranquilla, il papà è qui... ma non farmi prendere mai più un colpo del genere, capito?” le disse carezzandole i capelli, quindi fece per rivolgersi alla persona che l’aveva ritrovata ma rimase a bocca aperta.

“Tu?”

A Taemin cadde il panino dalle mani, ma tanto non aveva più fame.

“È tua figlia...?”

Minho si sarebbe sotterrato, se solo non si fosse riproposto il solito problema della buca profonda.

 

“Quanti anni ha?” domandò Taemin. Erano al secondo piano, seduti su una panchina dell’area bimbi, e Ai, poco distante da loro, mostrava orgogliosa la sua nuova bambola ad un altro bambino.

“Due...” rispose Minho senza distogliere gli occhi dalla figlia, “Appena compiuti”

Taemin annuì dondolandosi un po’ avanti e indietro. Non sapeva dire il perché, ma si sentiva a disagio.

“Com’è che si chiama?” provò a domandare ancora. Sperava che, parlando, un po’ della tensione si sarebbe sciolta.

“Ai... è un nome strano, lo so...”

“Mi piace... ma non è coreano, no?”

“E’ giapponese...”

“Ooh...”

“La madre è giapponese, è una fotografa famosa. E Ai è il suo nome d’arte...”

Taemin annuì. Non pensava che l’altro gli avrebbe detto tutte quelle cose di sua iniziativa. Temeva di poter essere invadente, invece Minho non sembrava scocciato. Si domandò pure dove fosse la madre in quel momento, perché, da come ne aveva parlato, aveva la sensazione che non fosse insieme a loro. Ma quello non glielo avrebbe chiesto, non ancora. Lo guardò e trovò il suo viso davvero tranquillo. Gli vennero in mente un altro milione di cose scontate da dire... deve essere dura senza madre, devi faticare parecchio con lo studio, di sicuro la tua non è una vita facile... anche io non ho una madre... e cose del genere. Invece restò in silenzio e tornò a guardare la bambina che, nel frattempo, si era alzata e ora si avvicinava a loro. Poggiò la bambola sulla gambe del padre.

“Ti piace molto, vero?” le chiese Minho col sorriso, “Come la chiamiamo?”

Ai contorse un po’ le mani, quindi si aggrappò ad una sua gamba e diede un’occhiata a Taemin. Lo indicò.

“Cosa...?” chiese ancora Minho, e guardò l’altro, che fece spallucce. “Lui è Taemin...”

“Tae...min...” ripeté la bambina continuando a guardarlo e intanto si dondolava avanti e indietro.

“Vuoi chiamarla Taemin...?”

Ai guardò la bambola e annuì. Minho si mise a ridere e le scompigliò un po’ la frangia scura. “D’accordo... vai a far vedere Taemin agli altri bambini allora!”

Mentre la bambina si voltava per tornare dai suoi nuovi amici, Taemin diede un pugno sul braccio di Minho.

“Ahi!”

“Dovevi impedirlo!”

“Ma cosa...!”

“Non può chiamarsi come me!” esclamò Taemin indignato, “Io sono un maschio!”

Minho trattenne una risata di scherno. “Deve averti scambiato per una ragazza...”

“Ma...!”

“Dovresti sentirti lusingato! Lei sceglie sempre nomi di idol per le sue bambole...!”

Taemin incrociò le braccia e mise il broncio. Minho rise per quella faccia buffa e prese a punzecchiarlo con un dito.

“Lì mi fa male! Ho davvero un livido per colpa tua!”

“Sì?” domandò Minho passando al solletico, “Non ci credo, fammi vedere!”

Taemin cercò di bloccargli le mani, ma non riuscì ad evitare di mettersi a ridere fino a farsi salire le lacrime.

“Smettila...!” esclamò, cercando di respirare, e Minho si fermò. Lo guardò in viso, mentre Taemin si spostava la frangia rossa dagli occhi, e fu come se lo vedesse per la prima volta. Qualcosa nello stomaco si contorse e dovette distogliere lo sguardo.

 

***

 

“Pronto, Kibum?”

-Minho!? Sei proprio tu?”

“Eh, certo che sono io! Ai mica riuscirebbe a telefonarti!” esclamò Minho distendendosi sul proprio letto, mentre la bambina già dormiva profondamente sul lettino accanto.

-No... è che era una vita che non mi chiamavi...-

“Davvero? Sarà che mi assilli ogni giorno e non sento il bisogno di telefonarti di mia iniziativa”

Kibum finse una risata, -Allora sentiamo, ora ne hai sentito il bisogno?-

Minho annuì, “Non sai chi ho incontrato oggi al centro commerciale XX...!”

-Jonghyun...?-

“Eh? E chi sarebbe...? Il tuo nuovo ragazzo?”

-Minho! Ma non te lo ricordi? È il figlio del proprietario di quel locale dell’altro giorno!-

“Aaaah... sì... ma che c’entra ora?”

-Boh, non lo so... mi è venuta voglia di rivederlo-

“Allora torna al locale! Così magari ti scusi per il diavolerio che hai combinato”

-Dici che dovrei?-

“Dico”

-Non lo so... ma insomma, chi hai incontrato? Nella lista rimane solo la carota pazza...-

“Kibum... la mia vita è davvero così scontata?”

-Abbastanza-

“Non mi aiuti così...”

-Scusa-

“Comunque sì... lui. Ed ero con Ai”

Kibum gridò.

“La smetti di uccidermi i timpani!?”

-Ma ora!? Ti ha visto con lei! Dille che è mia figlia! No, che è la figlia di tua cugina minore che è scappata di casa col ragazzo e ti ha affidato la figlia finché non si calmano le acque coi genitori!-

“Devi smetterla di vedere drama tu... ha capito che è mia figlia tanto...”

-Ma come è potuto succedere!! Di tutti gli abitanti che ha Seoul proprio lui dovevi incontrare? Ma che ci faceva là!?-

“Mi sono dimenticato di chiederglielo... comunque, sai? Mi ha fatto un’impressione diversa rispetto alle altre volte... e almeno questa volta non ne è uscito con un cerotto in fronte. Stava simpatico pure ad Ai! Pensa che ha chiamato la nuova bambola col suo nome!”

Kibum trasalì.

-Bruciala finché sei in tempo! Anzi! Usiamola come bambola Voodoo!-

“La smetti di fare l’idiota?”

-Okay...-

“Comunque non credo che ne parlerà in giro... voglio dire... noi sappiamo che lavora in un locale per adulti, no?”

-Ah! Lo possiamo minacciare! Scusa, scusa... torno serio... senti Minho, che ti dico? Vedi domani come si comporta...-

“E se trovasse un modello e smettesse di venire in facoltà?”

-Eh?-

“Ti aveva detto così, no?”

-Ah, è vero... certo che quel ragazzino è proprio strano...-

“Però provo simpatia per lui... domani gli chiediamo di pranzare al nostro tavolo?”

-Eh!?-

“Almeno le tue fan torneranno, no?”

-Sì, ma... Minho, certo che sei strano ultimamente... non ti staranno venendo pensieri poco casti su quel ragazzino?-

“Ma che vai blaterando!” sbottò Minho.

-Sarebbe ora che ti si smuovessero un po’ quei quattro ormoni che ti ritrovi!- esclamò Kibum ridendo.

“Non scherzare... sai che non potrei... no?”

-A parte la carota... che, in effetti, ritengo improbabile, non c’è qualche ragazza che ti piace? Dovresti provare a ricominciare con qualcuno, no?-

Minho, che qualche tempo prima gli avrebbe risposto con un secco e irremovibile no, restò in silenzio.

“Pensi davvero che con lui sia improbabile...? In effetti... ti ho chiamato proprio per questo”

Kibum non disse nulla per un po’.

-Sei serio...?-

“Credo di sì... ma, Kibum, io non mi ricordo più come ci si innamora...”

-Non esistono manuali...- disse Kibum dopo un po’ -Se è successo lo sai solo te-

“Ma forse mi sto inventando tutto... forse sono solo stanco di essere solo”

Kibum annuì con la voce e gli scappò una risatina.

“Che c’è?”

-Con tutte le ragazze che ti girano intorno, proprio la carota doveva essere??

Anche Minho rise.

“Tranquillo... è impossibile, lo sai meglio di me. Ci dormirò sopra e domani tornerà tutto come prima, no?”

-Massì, fatti una bella dormita! Ci vediamo domani!-

“Grazie della chiacchierata, a domani!”

   
 
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