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Autore: Darshan    13/09/2012    1 recensioni
Aprii gli occhi, come se mi fossi improvvisamente svegliato da un sogno troppo vivido. Giacevo, steso, su di una superficie dura e scomoda. La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco fu il cielo; era notte ed io ero certo che fosse successo qualcosa, già, ma cosa?
Una storia che parla d'amicizia, di fiducia e di lealtà.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Riku, Roxas, Sora
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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3. Rosso Borgogna

 
 
…0
Ecco, mi ero svegliato: avevo ragione.
La luce del mattino penetrava dalla finestra.
Che sogno assurdo, pensai ancora intontito. In effetti, ero un po’ deluso: in fin dei conti era stato un bel sogno, avvincente; uno di quei sogni che ti lasciano un ricordo gradevole, insomma. Mi passai le mani sul volto e sollevai il busto mettendomi a sedere; mi guardai intorno.
“…?!”
C’era qualcosa che non andava. Mi alzai di scatto e non potei far altro che constatare l’evidenza: mi ero risvegliato in quella stessa stanza che credevo di aver sognato. Mi passò davanti agli occhi, una carrellata d’immagini di quanto accaduto la notte precedente.
Era accaduto davvero, era reale. Gettai un’occhiata alla scrivania e alla mappa con le città inventate.
“No, non è possibile.” Dissi, scuotendo la testa.
Andai alla finestra e vidi delle persone che camminavano. I negozi sembravano ancora chiusi, quindi doveva essere mattino presto. Mi recai in bagno, aprii il rubinetto e mi gettai l’acqua gelida in faccia. Sollevai il viso e restai a guardare il riflesso nello specchio, mentre le gocce scivolavano sulla pelle. Mi asciugai. Tornai nella stanza e afferrai la maniglia della porta; la girai lentamente perché non volevo fare alcun rumore. Aprii con cautela, lasciando solo uno spiraglio e provai a spiare nel corridoio: tutto era silenzioso, sembrava non ci fosse anima viva. Aprii un po’ di più e stavolta mi sporsi con la testa; era, in effetti, una scena piuttosto buffa e mi vergognai un poco al pensiero che qualcuno avesse potuto vedermi.
Lungo il corridoio non c’era nessuno: uscii.
 
Passavo davanti alle porte e, quando queste erano chiuse, rallentavo e origliavo, cercando di captare possibili segnali di vita. 
“Hey! Che stai facendo?!”
Che figura di…
… merda!  Gridai mentalmente.
Mi bloccai di scatto; il mio volto assunse una tonalità che variava dal rosso magenta al borgogna chiaro, passando per il carminio. Mi girai lentamente e vidi, qualche porta più in là, una figura che teneva le mani poggiate sui fianchi. Era un ragazzo della mia età circa, forse poco più grande. Ciò che notai subito, furono i suoi capelli lunghi e sparati, del colore del mio volto; pareva un istrice o un riccio, ma senza l’eleganza di quest’ultimo. I suoi lineamenti erano sottili e facevano risaltare gli occhi verde smeraldo. Aveva un’espressione a metà fra il furbetto e lo spaccone; lo spaccone buono, però. Quello che si atteggia un po’ da sbruffoncello, ma alla fine è uno ok, insomma.
“Ah!” Esclamò annuendo, “Te devi essere quello nuovo!” Continuò.
Egli si avvicinò, continuando a guardarmi.
“E dimmi, qual è la tua specialità? Il gossip?” Mi punzecchiò. “Tranquillo, non lo dirò a nessuno che te ne vai in giro a origliare alle porte.” Mi rassicurò, sorridendo divertito.
Il ragazzo si fermò davanti a me; era più alto di almeno una decina di centimetri. Assunse per qualche istante un’espressione indagatrice, che io ricambiai con uno sguardo perplesso. Qualche secondo dopo si sbloccò, mostrando un sorriso ambiguo. “Mmmh… mi sembri a posto.” Disse a un certo punto. “Il mio nome è Axel.” Si presentò. “L’hai memorizzato?”
“Credo, credo di sì.” Risposi un pochino spiazzato da quella domanda. “Zack.” Mi presentai.
Axel mi diede una sonora pacca sulla spalla. “Ottimo, Zack. Sono sicuro che diventeremo grandi amici.” Affermò convinto.
Improvvisamente, la porta davanti alla quale stavamo parlando si spalancò. Dinanzi ai nostri occhi, si palesò una figura femminile: era una ragazza dai capelli castano chiaro, lisci, che le ricadevano morbidi sul collo.  I suoi occhi erano dello stesso colore, solo un po’ più scuri. Era decisamente attraente e anche abbastanza formosa. Indossava una canottiera bianca che faceva generosamente risaltare il suo… davanzale.
“Axel, proprio non puoi esimerti dal fare chiasso davanti alla mia stanza, vero?” Disse lei, mettendosi a braccia conserte. “Axel, sono qua.” Aggiunse, facendo schioccare le dita davanti al viso.
“Eh? Ah si…” Rispose lui, per nulla imbarazzato. “Lo sai che la mattina presto m’imbambolo…” Si giustificò. “Ah, a proposito… lui è il nuovo arrivato: Zack.” Disse, appoggiando un braccio sulle mie spalle.
La ragazza spostò la sua attenzione su di me, mostrando un sorriso gentile.
“Piacere, Zack, io mio chiamo Ashe.”
Aveva un bel viso e c’era un non so che di magnetico nel suo sguardo; le sorrisi di rimando.
“Visto, Ashe? È già cotto di te.” Scherzò Axel, mentre il mio volto scendeva di tonalità, dal borgogna al viola melanzana.
“Cerca di passare meno tempo che puoi con questo qui.” Mi ammonì Ashe, “Alla lunga può causare effetti collaterali.” Concluse, piegando gli angoli della bocca in un sorrisetto.
Axel ridacchiò per quella battuta. “Dai, scendiamo.” Disse lei, avviandosi verso le scale.
“Niente male, eh?” Mi disse all’orecchio Axel, dandomi una leggera gomitata e fissando un punto ben preciso.
“…Ti ho sentito.” Commentò lei, senza voltarsi.
 
Scendemmo giù, all’ingresso.
“Andiamo nella sala comune.” Disse Ashe.
Ci recammo nella stanza, dove la notte prima avevo conosciuto Riku e Amy. Quest’ultima era seduta su una poltrona e, avendoci visto, ci salutò con un piccolo cenno del capo. C’era anche Laguna, il quale stava leggendo dei fogli che teneva in mano.
“Ah!” Esclamò, alzando lo sguardo. “Buongiorno Zack, Axel, Ashe.” Ci salutò, guardandoci uno a uno. Notai che c’era anche un cane acciambellato su di un’altra poltrona.
“Dormito bene, Zack?” Mi chiese Laguna.
Beh, per quel poco che avevo dormito… “Sì.” Risposi.
Qualche istante dopo, fece il suo ingresso Riku, seguito da un ragazzo e una ragazza che non avevo ancora conosciuto.
Il primo aveva i capelli castani, a punta, gli occhi azzurri e un’aria spensierata e innocente. Indossava una t-shirt con una felpa sopra e dei pantaloncini neri che lo facevano apparire più piccolo di quanto in realtà fosse. La ragazza, invece, aveva i capelli rossi, lisci, che le arrivavano poco oltre le spalle; i suoi occhi erano molto simili a quelli del ragazzo. Nel complesso, aveva un aspetto gentile, che trasmetteva una certa delicatezza. Avrei dato loro… sedici anni, circa. Il ragazzo incrociò il mio sguardo e sfoggiò un sorriso esagerato.
“Riku, Sora, Kairi.” Li salutò Laguna. Questi presero posto su di un divano.
Nel frattempo, Axel andò ad appoggiarsi a una parete; io lo imitai, mettendomi accanto a lui.
Qualche minuto dopo, arrivarono altri due ragazzi.
“Ah, bene, ci siamo tutti.” Commentò Laguna. 
Uno dei due ultimi arrivati, andò a sedersi accanto ad Ashe. Era sicuramente il più piccolo in quella stanza e aveva i lineamenti molto delicati, quasi femminei; la sua pettinatura (aveva i capelli, castani, che gli arrivavano poco oltre il collo e la riga da una parte) avrebbe potuto facilmente far sorgere dei dubbi riguardo al suo sesso. L’altro ragazzo, biondo e con un fisico asciutto ma prestante, andò a occupare una piccola poltrona. Egli non salutò e non guardò nessuno. Si limitò a prendere posto, fissando con uno sguardo spento un punto imprecisato della moquette. Aveva un aspetto tanto misterioso, quanto affascinante.
Laguna si alzò in piedi e prese parola:
“Vieni, vieni qua, Zack.“ Mi disse, facendo un gesto con la mano. Io avanzai, titubante.
“Ecco.” Disse, prendendomi per un polso e tirandomi accanto a lui. “Bene, gente: lui è Zack.” Esclamò con tono deciso. 
No, ti prego no… Pensai, abbassando lo sguardo. Mi sentivo gli occhi di tutti addosso e ciò mi mise in soggezione. Odiavo queste cose. Pareva che fossi il nuovo studente davanti alla sua nuova classe.
“Mi raccomando,“ Continuò Laguna, “Si deve ancora adattare, deve ancora imparare molte cose... perciò fatelo sentire a suo agio e comportatevi da persone civili.” Mentre finiva la frase, scoccò un’occhiata di raccomandazione a Riku.
“Non ti preoccupare Laguna,“ Esordì Axel. “Io e Zack siamo già diventati amici: sta in una botte di ferro, tranquillo. “
“…Seh.” Rispose Laguna, alzando entrambe le sopracciglia. “Allora.” Riprese, “Riku, Kairi e Sora, stamattina vi tocca l’ispezione nel settore 26. Mentre, Cloud e Amy, voi farete lo stesso nel settore 8.“
“Il Team Allegria.” Commentò divertito Riku e Kairi gli diede una gomitata sul fianco.
Il ragazzo biondo alzò per qualche secondo gli occhi su Riku, quindi tornò a fissare il vuoto; Amy si limitò a sollevare un sopracciglio, ostentando una certa superbia.
“Riku, un altro commento del genere e ti sbatto a pulire le cucina e poi pure i bagni.“ Lo rimproverò Laguna, anche se il suo, era un tono di scarso comando. Riku fece una smorfia come a dire “agli ordini!”.
“Dicevo,“ Riprese l’uomo, “Axel, tu andrai insieme a Larsa e vi farete tutta la zona nord-ovest della città.”
“Eh, no!” Si lamentò il rosso. “Non mi va di fare da badante al pupo!”
Ashe gli scoccò un’occhiataccia, quindi disse: “Semmai è il contrario.”
“Ok, ok, va bene.” Laguna riprese il controllo della situazione. “Ashe, tu e tuo fratello andrete nella zona nord-ovest. Mentre tu, Axel, tu rimani qui a pulire la cucina al posto di Riku.”
Ashe si voltò a guardare Axel con un’espressione compiaciuta, quest’ultimo provò a protestare, ma fu prontamente zittito da Laguna.
“Ti sei dimenticato di me.”
Chi era stato a parlare? Mi guardai intorno, ma non riuscii a capire: aveva già nominato tutti quanti i presenti.
“Ah, giusto.” Rispose Laguna. “Tu mi servi qui, insieme a Zack, ovviamente.” Aggiunse.
“Guarda che se è per lavare la cucina…” Continuò quella voce.
“No, scusa, aspettate un attimo!“ Esordii. “Quella cosa ha appena parlato!” Esclamai, indicando la bestia accucciata sulla poltrona.
A quelle mie parole, seguirono delle risatine soffocate; Axel si portò una mano sulla fronte. L’animale si voltò a guardarmi e, adesso che lo osservavo meglio, mi accorsi che non si trattava propriamente di un cane, ma di una creatura che non seppi definire con certezza. Aveva il manto rossiccio e una specie di piccola criniera spelacchiata che partiva dalla testa e proseguiva lungo il dorso. Sembrava un incrocio fra un cane, una iena, un leone e un coyote. Ad ogni modo, la bestia scese dalla poltrona e prese ad avanzare lentamente verso di me. Io m’irrigidii e feci qualche passo indietro, mentre quella teneva gli occhi puntati nei miei, continuando a muoversi.
“Nanaki… “ Disse Laguna, come per richiamare la sua attenzione, ma l’animale sembrò non dargli ascolto.
“Si dà il caso che quella cosa sappia parlare.” Disse quello a un certo punto; dopodiché mi passò di fianco, girandomi attorno. “Si dà anche il caso,“ Riprese, “che quella cosa abbia degli artigli molto affilati, delle zanne lunghe e…”
Ti prego non mangiarmi, non mangiarmi, non mangiarmi…
“Lui è Nanaki.” Intervenne, grazie al Cielo, Laguna. “È una creatura molto speciale e, come tutti noi, è un membro del Nexus e in quanto tale, non aggredisce i suoi compagni, vero Nanaki?”
Nanaki si mise a sedere, guardandomi fisso; io non sapevo bene che fare, forse avrei dovuto chiedergli scusa… ma ritenni più saggio starmene zitto. 
“Forza, fate colazione e poi al lavoro.” Dichiarò infine Laguna.
Tutti quanti si alzarono, dirigendosi verso l’ingresso; Laguna mi passò accanto, dandomi una pacca sulla schiena e facendomi un occhiolino.
Dall’ingresso, attraverso una porta sulla sinistra, giungemmo in una vasta sala: era chiaramente una mensa. C’erano, un lungo tavolo con tante sedie e poi altri tavoli, più piccoli, su cui erano poggiati vassoi e caraffe. In un primo momento non li notai, ma poi li vidi: c’erano degli animaletti strani che scorrazzavano, portando piatti, vassoi, cestini e altre cose.
Sora mi si avvicinò: “Quelli,” Incominciò, indicando una creaturina dal pelo arancione che camminava su due zampe, “Si chiamano Moomba.” Io annuii. “Mentre quegli altri,” Indicò un piccolo essere che sembrava un orsacchiotto di peluche, aveva il pelo color panna e una sorta di pom-pom rosso sulla testa, “Loro sono i Moguri.” Continuò con entusiasmo. “Loro ci danno una mano e svolgono varie mansioni casalinghe.” Mi spiegò.
“Ah.” Commentai. “Beh, sono molto… molto graziosi, in effetti.” Aggiunsi. 
“Forza, serviti pure.” Mi spronò il ragazzo.
Seguii il suo consiglio: presi un vassoio e riempii una tazza con del thè caldo; quindi afferrai anche un piattino con dei biscotti.
Mi misi a tavola. Axel prese posto accanto a me, mentre Ashe si sedette di fronte a noi. Notai, un po’ più un là, Cloud, seduto in disparte.
“Senti Axel,” Dissi a bassa voce, “Ma lui è sempre così?”
“Chi? Cloud? Oh, sì.” Rispose lui. “Sai, lui…” Continuò, abbassando la voce e chinandosi un po’ in avanti, “…Come dire, lui è… sì, insomma è gay.”
Io mi voltai a guardare il biondo: mi trasmetteva un senso di malinconia.
“Non lo ascoltare, Zack.” Intervenne Ashe.
“Dai, vuoi dirmi che non è vero?!” Replicò Axel.
“No, voglio dire che è un ragazzo… particolare. È molto introverso, tutto qua.” Tagliò corto lei.
“Introverso… e gay.” Puntualizzò il rosso.
 
Dopo aver fatto colazione, gli altri uscirono, mentre io tornai nella sala comune insieme a Laguna e Nanaki. Da lì, raggiungemmo quella grande sala dove ero stato portato la scorsa notte: la chiamavano “Il centro addestramento.”
“Come ti ho già detto, uno degli obiettivi principali del Nexus, è quello di combattere quegli esseri neri che hai visto ieri, ti ricordi come si chiamano?” Mi chiese Laguna.
Io ci pensai qualche secondo, feci come per annuire, ma poi scossi la testa: “No…”
“Heartless, si chiamano Heartless. Uno degli obiettivi principali è quello di combattere gli Heartless.” Ripetè.
“E gli altri quali sono?” Chiesi io di rimando.
“Eh?” Fece Laguna.
“No, dico, gli altri obiettivi quali sono?” Riprovai.
Laguna esitò qualche istante. “Eh… “ Cominciò, “Poi, poi dopo te lo spiego.” Rispose, facendo con la mano un gesto che stava a indicare il “dopo”. “Bene, iniziamo.” Quindi si allontanò e raggiunse la cabina sulla sopraelevata. Nel frattempo, Nanaki era rimasto, per tutto il tempo, seduto, fermo e immobile, con lo sguardo inchiodato su di me: mi dava una grande ansia quella bestia.
“Ok, Zack. Adesso prova a evocare il Keyblade.” La voce di Laguna si propagò nell’aria, uscendo da degli altoparlanti. Io mi grattai la fronte, un po’ spaesato. Mi voltai verso Nanaki, il quale si era tramutato in una statua e non ne voleva proprio sapere di scollarmi gli occhi di dosso. Provai a pensare intensamente al Keyblade, ma niente.
“Chiudi gli occhi.” Suggerì Nanaki. Io obbedii. “Concentrati sulla tua energia. Devi sentirla, devi percepire il suo scorrere.” Continuò. Io provai a seguire il suo consiglio. “La senti?” Mi chiese. Io annuii. “Bene, adesso devi proiettarla in un punto preciso. Devi incanalarla nel tuo braccio, concentrala lì.” Improvvisamente, sentii una corrente, forte, un flusso implacabile che, dalla spalla, si rovesciò lungo tutto il braccio, fino a raggiungere l’estremità delle mie dita, per poi esplodere in un lampo di luce: il Keyblade.
“Ottimo!” Esclamo Laguna. “Naturalmente, dovrai essere più veloce di così.” Precisò. “Bene, apriamo le danze!”
“Stai in guarda, Zack.” Mi avvertì Nanaki. Lo stesso lampo di luce venne a manifestarsi davanti al suo muso, rivelando un altro Keyblade, tenuto saldamente fra le fauci.
Improvvisamente si udì un suono di risucchio e davanti a noi si palesarono quelle creature nere; erano tre in tutto.  Una di queste mi saltò addosso, io la colpii con un rovescio e quella fu sbalzata a terra; prima che si potesse rialzare, la finii con un affondo ed essa si dissolse. Nel frattempo, Nanaki aveva fatto lo stesso con un altro Heartless. Quello rimanente, mi saltò alle spalle, riuscendo a graffiarmi il braccio sinistro. Con un balzo Nanaki lo atterrò, io gli fui subito dietro, infliggendogli un colpo letale.
“Tutto bene?” Mi chiese Nanaki. Io annuii, passandomi una mano sul graffio.
“Non male.” Commentò Laguna. “Questa però è solo una simulazione.” Aggiunse. “Proprio così, gli Heartless veri, sono molto più pericolosi.”
“Il mio graffio però non è una simulazione!” Protestai.
 
Continuai ad allenarmi insieme a Nanaki e Laguna per diverse ore. Da tre, gli Heartless passarono a quattro, poi cinque, sei, fino a sette.
Nonostante il timore, costante, che potesse sbranarmi da un momento all’altro, Nanaki mi diede l’impressione di essere un animale estremamente saggio, dispensandomi consigli e suggerimenti. 
Una volta terminata la sessione d’addestramento, raggiungemmo la stanza circolare. “Nanaki, tu puoi andare.” Disse Laguna. “Zack, siediti, ti tocca un po’ di teoria adesso.” M’indicò una sedia. Io presi posto a quel tavolo rotondo e Laguna fece lo stesso.“Ho bisogno di tutta la tua attenzione, adesso.” Affermò guardandomi negli occhi, quindi si schiarì la voce:
“Devi sapere che noi tutti possediamo quella cosa che chiamiamo “il cuore”.” Iniziò e prima che potessi interromperlo, riprese, “No, non sto parlando di quel muscolo. Sto parlando di qualcosa che non si può toccare, non si può nemmeno vedere, ma si può sentire. Esso rappresenta la sorgente di ogni nostra emozione e dei sentimenti che proviamo.” Il suo tono si era fatto più serio, “Ogni cuore nasce dalla luce, la vita stessa, nasce nella luce.” Fece una piccola pausa, “Ma ci sono delle eccezioni.”
“Gli Heartless?” Tirai a indovinare.
“Proprio così.” Rispose lui. “Gli Heartless nascono dall’oscurità. Essi, in realtà possiedono un cuore, un cuore che è pura oscurità. Noi lo chiamiamo anti-cuore. Esso permette loro di non provare nessuna emozione, nessun sentimento, nessuna pietà. Proprio per questo sono definiti esseri senza cuore: Heartless.” Si fermò un’altra volta, come per assicurarsi che mi fosse tutto chiaro, quindi riprese, “Loro bramano un cuore di pura luce ed è qui che entriamo in gioco noi. “ Io aggrottai le sopracciglia, “Il loro obiettivo è quello di impossessarsi dei cuori nati dalla luce, per questo li combattiamo.” Spiegò.
“E cosa succede quando ci riescono?” Chiesi io.
“Succede che colui al quale viene rubato il cuore, diventa egli stesso un Heartless. Il Keyblade, la nostra arma, sfrutta il potere della luce e questa caratteristica attira gli Heartless; è una cosa che dovrai tenere sempre a mente.” Specificò. “Hai domande? Ti è tutto chiaro fin qui?” Chiese poi, sollevando un sopracciglio. Io annuii.
“Bene, prima ho parlato di eccezioni e noi… beh, noi rappresentiamo un’altra eccezione.” Riprese, “Può accadere, infatti, che un cuore di pura luce nasca dall’oscurità e quando questo avviene, ci sono due possibilità: il cuore è sopraffatto e consumato dall’oscurità e dà vita a un Heartless, oppure, (e questo è un evento estremamente raro), il cuore è abbastanza forte da sopravvivere.” Si fermò per qualche istante e sorrise, vedendo che c’ero arrivato da solo. “Esattamente.” Continuò, “I possessori del Keyblade. Questo è il Nexus: luce che nasce e sopravvive all’oscurità.” Concluse. I suoi occhi divennero lucidi nel pronunciare quelle parole.
“Ho capito.” Dissi, rompendo il silenzio. “Così il Nexus combatte gli Heartless per evitare che vadano in giro a rubare cuori.” Sintetizzai. “Tutto qua? Questo è tutto ciò che fate?” Chiesi infine.
Laguna esitò un istante, quindi sospirò. “Per oggi basta così.” Ripose. “Gli altri dovrebbero essere di ritorno.”
 
 
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Alright. In questo capitolo conosciamo altri personaggi e qualcosa in più sul Nexus; in effetti mi è venuto un po' lunghetto... spero non sia troppo pesante. ^^
  
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