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Autore: Moon    13/06/2004    49 recensioni
Seguito di "The Birthday Gift". Alla fine di ogni storia siamo abituati ad immaginare che cosa accadrà quando i due protagonisti sembrano aver preso una direzione. Questa storia tratta appunto di questo. Saranno in grado due persone, che pur amandosi molto, di condividere una vita insieme? Un ragazzo e una ragzza dal carattere troppo simile e troppo orgoglioso, una serie di situazioni, alcune delle quale molte difficili, li metteranno a dura prova, basterà il loro sentimento a superarle? Oppure...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

Disclaimer: Questa storia è stata scritta per divertimento. Non è mia intenzione offendere Orlando Bloom, e Dominic Monaghan. Come disse una volta Anjulie pensateli come attori che interpretano la parte di se stessi, di cui io sono la “regista”  facendoli agire come mi torna meglio per la riuscita della storia. Non ho mai voluto mancar loro di rispetto, trattasi solo di pensieri e fantasie tradotti in parole. Ovviamente le situazioni da me descritte sono esclusivamente frutto della mia immaginazione.

Per i contenuti trattati in questa fic il rating è R

 

PREFAZIONE

Trattandosi di un sequel di un’altra fan fiction ho ritenuto opportuno fare un piccolo riassunto della prima parte ovvero di Birthday Gift (L’apparenza inganna)

Aylén è una ragazza spagnola che abita ad Avila dove una troupe americana sta girando un film sulle crociate. E’ una tipa particolare, molto scapestrata e dedita a sport estremi oltre che ad avere una propensione per cacciarsi nei guai. Anche se è una provetta stunt, lavora part time per mantenersi gli studi in un’ agenzia che organizza feste a sorpresa auguri personalizzati e molo altro. Verrà contatta per uscire da una torta di compleanno e provocare pesantemente Orlando proprio nel giorno del suo ventisettesimo compleanno. Più tardi si scoprirà che a contattarla è stata la ragazza di Orlando stesso per una ragione abbastanza incomprensibile. Per una serie di vicissitudini e malintesi, a causa di questo scherzetto Aylén perderà il posto di lavoro e proprio per colpa di Orlando. Suo padre ex stunt famoso in Spagna, le troverà un lavoro proprio nella produzione americana. Durante la lavorazione spagnola del film, a stretto contatto Aylén ed Orlando che sembrano mal sopportarsi ed essere in continua competizione tra loro, scopriranno invece di essere fatalmente attratti e finiranno a letto insieme. Finite le riprese, dato che il ragazzo è fidanzato e che Aylén ha creduto di essere per lui solo una storia di letto, si separeranno senza alcuna spiegazione, per ritrovarsi poi per caso un anno dopo a Los Angeles. Dopo molte peripezie riusciranno a capire la profondità dei loro sentimenti e a dichiararsi, ma i loro caratteri molto simili e molto testardi gli causeranno ugualmente non pochi problemi. Alla fine l’amore sembra trionfare, ma sarebbe durata? …

Questo che andate a leggere è ciò che accadeva appunto dopo…

 

Dedico questa fic a tutti coloro che hanno amato Birthay Gift sperando di non deludervi con questo seguito e soprattutto ad Anjulie ( grazie 1000 per avermi fatto da tester sei stata preziosissima, a te va la mia più sincera gratitudine!) a Roy ( grazie per la splendida poesia “Questo Amore” di cui ne cito un pezzo e grazie per l’immenso appoggio) a Galadriel che con le sue parole mi ha incoraggiata molto, ma anche commossa a Caroline che come Gal mi ha commossa, a Conty che ugualmente mi fa arrossire con le sue parole così come Frodina, Julyaneko e Sara.  La dedico anche ad una nuova amica: Azu!  E a tutte le altre ragazze del forum ( e mi fermo sennò mi vene una prefazione che non finisce più!!^^) Insomma è per tutte voi ragazze e naturalmente anche per la Mandy che mi sopporta e mi sostiene sempre.  Buona lettura a tutti! ^_^

 

Crazy little thing called love

 

 

QUESTO AMORE di J. Prevert

(grazie Roy!)

 

Questo amore

Così violento

Così fragile

Così tenero

Così disperato

Questo amore

Bello come il giorno

E cattivo come il tempo

Quando il tempo è cattivo

Questo amore così vero

Questo amore così bello

Così felice

Così gaio

E così beffardo

Tremante di paura come un bambino al buio

E così sicuro di sé

Come un uomo tranquillo nel cuore della notte

Questo amore che impauriva gli altri

Che li faceva parlare

Che li faceva impallidire

Questo amore spiato

Perché noi lo spiavamo

Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Perché noi lo abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Questo amore tutto intero

Ancora così vivo

E tutto soleggiato

E’ tuo

E’ mio

E’ stato quel che è stato

Questa cosa sempre nuova

E che non è mai cambiata

Vera come una pianta

Tremante come un uccello

Calda e viva come l’estate

Noi possiamo tutti e due

Andare e ritornare

Noi possiamo dimenticare

E quindi riaddormentarci

Risvegliarci soffrire invecchiare

Addormentarci ancora

Sognare la morte

Svegliarci sorridere e ridere

E ringiovanire

Il nostro amore è là

Testardo come un asino

Vivo come il desiderio

Crudele come la memoria

Sciocco come i rimpianti

Tenero come il ricordo

Freddo come il marmo

Bello come il giorno…

Capitolo uno

 

 

Aylén aveva appena varcato la soglia di casa dei suoi genitori ad Avila quando fu letteralmente investita dall'abbraccio affettuoso di sua madre Rosa.

“Bambina mia! Finalmente” le aveva detto la madre che erano otto mesi che non la vedeva.

Aylén rise contraccambiando l'abbraccio.

“Mamma così mi soffochi però! Papà dov'è?” chiese ansiosa.

“Sono qui” si sentì rispondere dalla voce severa di Abel Delgado.

La ragazza alzò gli occhi e poco distante vide suo padre che la guardava accigliato. Ci rimase male, non capiva come mai anche in quell'occasione lui dovesse tenere quell'atteggiamento distaccato e critico, che mai aveva fatto questa volta? Sì, certo, quando era partita per andare a lavorare in Australia aveva come sempre disapprovato la sua decisione, ma ora che era passato un anno sperava che se ne fosse fatto una ragione, ma invece non sembrava proprio così.

“Che c'è papà? Non sei felice di vedermi?” chiese appena un po’ risentita.

“Non voglio perdermi in inutili discussioni, riposati e sistemati poi io e te dobbiamo fare un bel discorsetto” tagliò corto Abel Delgado abbandonando la stanza.

“Mamma! Ma che c'è adesso di nuovo? Che ho fatto?” chiese Aylén alla madre sconfortata, l'atteggiamento di suo padre l'aveva profondamente ferita.

Rosa Delgado abbassò lo sguardo leggermente imbarazzata.

“E' meglio che ne parliamo tutti insieme e mi dispiace, ma credo che questa volta tuo padre abbia più che ragione”.

“E ti pareva! E' sempre la stessa storia vero? Non cambierà mai niente! Al diavolo!” sbottò la ragazza.

“Aylén! Attenta a come parli! Porta rispetto” la rimproverò aspramente sua madre.

“Il rispetto lo si porta a chi lo dà!” aveva ribattuto lei.

“Il tuo pessimo carattere ti porterà a grossi dispiaceri, tu non vuoi mai ascoltare chi ti vuol bene e chi è più saggio di te” le disse Rosa.

Aylén si congedò in fretta non volendo portare avanti per l'ennesima volta l'ennesima discussione. Per i suoi genitori lei avrebbe anche potuto fare i miracoli, ma tanto loro l'avrebbero considerata comunque immatura e scavezzacollo, non ne poteva più delle loro prediche.

Salì nella sua vecchia stanza, osservò tutte le sue valige, sbuffò e si preparò per andare a farsi una doccia, una bella e calda rilassante doccia era giusto quello che le ci voleva.

Quando uscì dal bagno e rientrò in camera, notò che aveva sette chiamate sul cellulare tutte di Orlando, fece per richiamarlo ma il telefono squillò di nuovo.

“Mi hai battuta sul tempo stavo per chiamarti” disse Aylén.

“Ma dov'eri? T'ho telefonato minimo dieci volte” si sentì rispondere dalla voce di lui.

“Ero a fare la doccia e il telefono era in camera”.

Pausa di silenzio.

“Pronto? Ma ci sei?” chiese Aylén che non avendo sentito risposta temeva che fosse cascata la linea.

“No, è che certe cose potresti anche evitare di dirle, mi sono appena svegliato e, come sai, la mattina è diciamo il mio momento migliore. In più sono quattro mesi che non ti vedo e, per usare un eufemismo, diciamo che sono, come dire, leggermente incordato E tu te ne esci che eri sotto la doccia, insomma un po’ di contegno! Fra l'altro non sono neanche solo, per cui non posso neanche indulgere in ammiccamenti e…”

“Come sarebbe a dire che non sei solo se ti sei appena alzato?” chiese Aylén che buttando un' occhiata all'orologio e facendo un rapido calcolo, ne aveva dedotto che a Los Angeles era circa mezzogiorno.

Orlando fece una risatina.

“Sono a casa e ci sono Donnie e Dominic con me, abbiamo fatto le sei a giocare alla Play Station perché ci siamo messi in testa di fare un torneo tutti contro tutti”.

“Chi è Dominic?” aveva chiesto Aylén.

“Un mio amico-collega”.

“Ah! Sì ora forse ho capito, quello che ha fatto Il Signore Degli Anelli” lo interruppe Aylén.

“Sì, proprio quel deficiente lì!” ridacchiò di nuovo Orlando “Sì, ma io non ti ho chiamata per parlare di Dom. Dimmi quando vieni qui?”  le chiese ansioso.

“Tra una settimana dieci giorni al massimo” Aveva risposto lei.

“Eh?” aveva fatto lui sconcertato.

“Dai, Orlando, dovrò pur stare un po’ con i miei, no? Hanno già cominciato a farmi le paranoie, mi sa tanto che stasera mi becco un cazziatone e non ho ancora capito il perché!” rispose lei.

“Ma è quasi un'altro mezzo mese, cazzo! E' una vita!” commentò lui impaziente.

“Vieni tu” aveva proposto la ragazza.

“Non posso ho da incontrare alcune persone dobbiamo discutere un copione e forse s'inizieranno a fare pure le prove costumi” spiegò Orlando.

“E allora pazienza, siamo nati per soffrire!” ironizzò lei.

Lui rise.

“A proposito di soffrire… ma… che, indossi l'accappatoio?” chiese lui sottovoce.

“No, solo l'asciugamano” rispose lei tranquilla ma sorridendo.

“Mmmmm…” mugolò lui.

“Ma che scemo che sei!” rise lei.

Orlando sospirò “Via ti chiamo più tardi, ora mi tocca per forza andare a correre, porca miseria!”.

Si salutarono ripromettendosi di sentirsi l'indomani perché Aylén avrebbe cenato e poi sarebbe andata a letto, Orlando fece un po’ di capricci perché avrebbe voluto richiamarla, ma a causa del fuso avrebbe dovuto farlo quando da lei sarebbe stata notte fonda, così suo malgrado si rassegnò.

“E allora dillo che sei proprio senza rimedio!” disse Dominic rivolto ad Orlando, scrollando la testa.

Orlando si girò e vide l'amico a braccia conserte che lo guardava con aria divertita.

“E a te non te l'ha mai detto nessuno che non si ascoltano le conversazioni strettamente private? Sei più curioso di un macaco!”.

“Io ti voglio bene, sei tu che non capisci mai niente!” rispose Dominic avvicinandosi  e prendendo la testa dell'amico fra le mani. “Tu, quando t'innamori diventi completamente invertebrato! Io cerco solo di salvaguardare l'istinto del maschio libero e indipendente!”.

“Ma se fino ad una settimana fa mi hai fatto due palle così perché Julianne ti ha dato il ben servito? Che ti sei dimenticato in che stato eri?” rispose Orlando ironico.

“Questo non è leale!” rispose Dominic accigliandosi di colpo. “E, comunque, è proprio in virtù di ciò che mi preoccupo per te, sei troppo perso dietro a quella femmina, stai addirittura peggio messo di quando stavi con quell'altra, il che è tutto dire! Bisogna che ti dai una regolata!”.

Orlando s'allontanò da lui e ripose il suo cellulare sopra il mobile di sala, poi disse molto pacatamente “Non sono affatto un invertebrato, sono innamorato, sempre in ‘ato’ finisce la parola ma è tutt'altra cosa! Sei tu che non riesci a tenerti una donna e giochi a fare l'uomo che non deve chiedere mai! Io questa fase l'ho superata!”.

“Se, se, lo sappiamo tutti come sei, chiacchieri bene e razzoli male, solo che questa volta sei più impantanato del solito e credimi a volte sei disgustosamente smielato!”.

Nel frattempo li aveva raggiunti anche Donnie che li guardava divertito.

“Amore! Tesoro! Attacco io o attacchi tu?” stava mimando Dominic facendo una serie di mossette veramente ridicole, muovendo le mani e le anche vistosamente.

“Ma vaffanculo Dom non è vero! ” sbottò Orlando che cominciava ad innervosirsi.

“Ragazzi, ma l'adolescenza non è una condizione di vita perpetua eh! Sembrate due sbarbati del college e dai!” ridacchio Donald.

“Dillo al tuo caro cuginetto! Non lo vedi che sembra un sedicenne alla prima cotta, t'avrei fatto sentire che diceva prima la telefono!” disse Dominic facendo l'innocentino.

Orlando s'incazzò.

“Allora per prima cosa fatti i cazzi tuoi! Secondo non stavo dicendo niente di così particolarmente disdicevole come affermi tu e terzo… mi spieghi che cazzo te ne frega a te, eh?”.

Donald che conosceva Dom da un paio d'anni aveva subito mangiato la foglia.

“E dai, ti sta solo prendendo un po’ per il culo, lo sai che lui è drogato, senza la sua dose giornaliere di prese per il culo va a rota! Oggi è toccato a te a fargli da sfogo, quindi: rassegnati!”.

Dominic, che comunque sapeva quando abbozzare, dette una pacca sulle spalle ad Orlando.

“Donnie ha ragione, mi stavo solo divertendo un po’! Sono geloso, cacchio hai una bella figa per le mani e io sono stato brutalmente mandato dove non sorge più il sole. Comprendimi, sono un uomo veramente frustrato!”.

“Si, comprendo, ma modera i termini però!” rispose Orlando cupo.

Dominic roteò gli occhi e poi fissò il soffitto.

“Dio! Ma che ho detto! Ah sì… ecco ora ricordo: gran bella figa! Cazzo se è una gran figa non è mica colpa mia!”.

“Dom se non la smetti mi incazzo sul serio” aveva risposto freddamente Orlando.

Dominic alzò le mani.

“Va bene, va bene! Il morning Monaghan show si conclude qui per oggi! Vi aspettiamo numerosi per le prossime puntate!”.

“Ragazzi” s'intromise nuovamente Donnie “Perché stasera non si va a ballare? Magari Dom rimorchia e si da una calmata!”.

“Io non avrei mica tanta voglia” rispose Orlando distrattamente.

“Io invece la trovo un'ottima idea!” approvò Dom.

“Dai vieni anche tu Orlando!” gli disse suo cugino.

“Mah, non lo so… magari ci penso” rispose vago.

Dominic s'avvicinò a Donald e gli cinse le spalle con un braccio.

“Non insistere, tanto non viene, e lo sai perché?”.

“Perché?” chiese Donnie.

“Se per disgrazia poi qualcuno lo pizzica e lo fotografa il generale gli fa il culo! Ecco perché!” sentenziò Dom.

“Il generale?” chiese Donald perplesso, intanto Orlando bolliva.

“Il generale, alias la spagnolina tutta pepe, l'ha messo sull'attenti e guai a sgarrare, son dolori. Scommetto che lo punisce tenendolo a digiuno coatto tutte le volte che il poverino tenta d'allargarsi!”.

“Dom, che palle! Sei noioso!” disse Orlando cercando di non dargli soddisfazione.

Doanald era ancora più perplesso.

“Orlando, ma è vero?”.

Orlando sbuffò “Ti ci metti anche tu, ora?” rispose contrariato al cugino “Guardate, tanto per farvi vedere che non c'è alcun problema, consideratemi pure dei vostri e chiudiamo l'argomento. Mi avete fatto venire due palle così!” concluse veramente stufo.

Orlando sapeva che principalmente Dom scherzava. Sapeva che, se lui era egocentrico, Dom lo era almeno tre volte tanto e che, sei lui era un paraculo, Dom lo era quattro volte tanto. Insomma per farla breve Dominic era un'iperbole sopra le righe vivente ma, quando  toccava l'argomento Aylén, gli dava veramente parecchio fastidio. Il problema era che, ridendo e scherzando, lo punzecchiava su certe cose che, a volte, anche lui pensava. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era così, in un certo senso era vero: Aylén l'aveva messo in riga. Non che gli dispiacesse, ma sentirselo rimarcare gli dava un fastidio tremendo, perché in fondo ne andava del suo orgoglio.

Nello stesso momento ad Avila in casa Delgado si era appena conclusa la cena e Abel stava iniziando il famoso discorsetto con la figlia.

“Come mai il tuo lavoro in Australia è finito prima del previsto?”.

“Per mancanza di fondi, purtroppo ci sarebbero voluti più soldi del previsto, ma non ne potevano essere stanziati di più così…” provò a spiegare Aylén.

Abel si accigliò ancora di più.

“Vorrei che mi spiegassi per quale reale motivo hai scelto come destinazione fissa di lavoro Los Angeles piuttosto che a Valencia. E' una cosa che mi sfugge e che non comprendo, forse non vuoi stare troppo vicino ai tuoi genitori?” le aveva chiesto scrutandola a fondo.

Aylén si sentì profondamente a disagio sotto quello sguardo indagatore e non avendo mai neanche accennato alla sua storia con Orlando si trovò a mentire.

“Ma che vai  a pensare! E' solo che lì ho già fatto il corso, mi piace l'ambiente, è pieno di colleghi con cui vado d’accordo e…”

“E sei una gran bugiarda!” tuonò suo padre pieno di rabbia, poi a sorpresa buttò sulla tavola un tabloid australiano, e indicando una foto sua e di Orlando insieme mano nella mano concluse “Eccolo qui il motivo, disgraziata!”.

Aylén non aveva la minima idea di dove fosse andato a pescarlo e a dire il vero non aveva neanche idea che li avessero beccati insieme. Il sangue le si ghiacciò nelle vene, ora sapeva a cosa sarebbe andata incontro.

 

 

  
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