Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: MartinaN    30/09/2012    1 recensioni
Ma il suo è un pianto silenzioso, raccolto, a tratti insicuro. John è normale, eppure non è come tutti gli altri. Ecco, se potessi parlargli gli direi questo. E gli ordinerei di preparare un tè caldo – con latte, lo prendiamo entrambi con latte. E alla fine... Alla fine gli chiederei semplicemente scusa. Senza parlare. Lui capirebbe.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono, un po’ in ritardo e raffreddata ma ci sono! Di nuovo un point of view di Sherlock, ho voluto sperimentare ulteriormente. Il prompt è "afterlife", aldilà. Questo è il primo twist temporale della raccolta, ma con un prompt simile non potevo scrivere altro, perdonatemi. Reichenbach feelings all over again. E, ancora, tra queste righe ci sono io e ci sono i miei sentimenti, trasportati su un piano del tutto diverso. Scrivere a volte aiuta davvero a pensare a noi stessi.
Piccola parentesi: Sherlock e la scherma. Ho deciso di inserire la scherma per creare un collegamento col canone originale e, lo ammetto, anche per motivi personali: ho iniziato da un paio di settimane a praticare questa disciplina e ne sono rimasta totalmente affascinata. L’unico dubbio che ho è questo: Sherlock sarebbe uno spadista o uno sciabolatore? Ho escluso il fioretto a priori, non so bene perché. Il nostro consulting detective ha la grande capacità di ragionamento adatta alla spada, ma anche la vivace aggressività adatta alla sciabola. Alla fine, siccome mi è stato detto che gli spadisti sono spesso alti e slanciati, ho deciso per quest’ultima arma. Probabilmente non ve ne frega nulla, ma ci tenevo a sproloquiare. Ora, si spera, ho finito. Buona lettura!
Martina

Frammenti di tempesta

V

A Lorenzo,
il mio Sherlock personale.

Giorno 1

Mi sveglio in un letto sconosciuto. La stanza puzza di ospedale e disinfettante. Ma naturalmente non mi trovo in un ospedale – a meno che Mycroft non ne abbia costruito uno solo per me. Ipotesi davvero plausibile, se non si considera lo scarso preavviso che gli ho dato. Neppure il governo in persona sarebbe stato in grado di fare tanto.
L’odore è insopportabile. Perossido di idrogeno ovunque. Ucciderò mio fratello non appena sarò in grado di alzarmi da qui. Già, perché ora non posso: riesco a malapena a pensare. Che cos’ha la mia testa? Mi hanno somministrato un qualche sonnifero potente. Roipnol, o forse Darchene. Secondo i miei calcoli non dovrei nemmeno essere sveglio. Il cervello rifiuta ogni sorta di stasi. Affascinante.
Non c’è niente da fare in questo stupido posto. Noia. Voglio vedere John.
Oh. Giusto.
La verità mi travolge come un fiume in piena. John non verrà, semplicemente perché mi crede morto. Sherlock Holmes, falso genio, si è suicidato in grande stile buttandosi dal tetto del Bart’s. Ci ha creduto, non è vero? Devo averlo ingannato. Ho indossato la mia maschera, l’ho usata come scudo e ovviamente ho vinto. Come le altre volte. Perché dovrebbe esserci una differenza?
Eppure mi domando...
No, fantasticare ora non mi porterà da nessuna parte. Devo concentrarmi sulle cose basilari, il resto verrà da sé. Cominciamo: sono vivo. Ma per John e tutti gli altri sono morto, finito, andato all’aldilà. Probabilmente all’inferno.

Giorno 2

Due cose positive: niente medicine, possibilità di uscire domani. Mycroft è stato qui nel primo pomeriggio e mi ha posato una mano sulla spalla prima di iniziare a parlare. Strano, davvero strano: sa quanto mi dia fastidio la semplice vicinanza della sua irritante persona. E di quel dannato, inutile ombrello. Eppure, nonostante la sua personalità indubbiamente sadica, ha sempre accettato questo lato di me. Ovviamente so che oggi si è comportato così perché riteneva che avessi bisogno di un qualche supporto emotivo, se non altro per la notizia che mi avrebbe dato a momenti.
Bah, sciocchezze. Dopo aver inscenato un suicidio, non sarà certo il funerale il problema. Non capisco neppure perché dovrei essere presente alle mie esequie. Probabilmente mio fratello pensa di essere il regista di un film drammatico di serie B.
C’è una cosa che mi incuriosisce: Mycroft sembra arrabbiato con me. O comunque più irritato del solito. "Devi vederlo!", ha esclamato prima di andarsene. Chiaramente non si riferiva al funerale, ma non ha aggiunto altro. Sono probabilmente l’unica persona con cui non si comporta in modo elusivo – potrei leggergli tutto in faccia e lui mi detesta per questo.
Quindi, perché non mi ha parlato di John? O, ancora meglio, perché è così turbato? Devo indagare.
Non c’è davvero molto altro che io possa fare qui, in ogni caso.

Giorno 3

Solo davanti alla mia tomba John si concede il lusso di piangere. Non che mi aspettassi il contrario. Un medico militare forgiato dalle cruente stragi della guerra che si commuove durante l’elogio funebre? Decisamente assurdo. Ora che nessuno può vederlo ha abbandonato quel suo portamento rigido e si è lasciato cadere stancamente a terra. In ginocchio, incurante del fango. Soldato fino alla fine.
È curioso essere a pochi passi da lui e non poterlo raggiungere. Nulla ci ha mai separati in passato, anzi: siamo arrivati persino a scappare via per i vicoli di Londra ammanettati insieme. L’impulso di pronunciare il suo nome è così forte che devo mordermi il labbro. Morto, morto, sono morto, John non deve sentire la mia voce. E in fondo non saprei nemmeno cosa dirgli.
Non pensavo che avrebbe pianto.
Parziale bugia: mi aspettavo il classico, copioso fiume di lacrime. Ma il suo è un pianto silenzioso, raccolto, a tratti insicuro. John è normale, eppure non è come tutti gli altri. Ecco, se potessi parlargli gli direi questo. E gli ordinerei di preparare un tè caldo – con latte, lo prendiamo entrambi con latte. E alla fine... Alla fine gli chiederei semplicemente scusa. Senza parlare. Lui capirebbe.

Giorno 4

Quando Mycroft entra sono in piedi, con lo sguardo rivolto verso la finestra e le mani intrecciate dietro la schiena. Non ho voglia di vederlo, ma ciò che ha portato con sé è davvero una piacevole sorpresa, quindi decido di voltarmi.
«La mia attrezzatura da scherma?» Domando innocentemente, pur conoscendo già la risposta.
«Precisamente.»
«Mi mancava.»
«Ho pensato che volessi fare un po’ di movimento, e questa è la soluzione più semplice.» Spiega, allargando il braccio per indicare la stanza. In effetti ha una superficie abbastanza ampia per consentirmi di fare esercizio. Ma senza un avversario non sarà affatto stimolante.
«Magari potresti allenarti con me.» Propongo ironicamente, dopodiché estraggo la spada dal borsone e la soppeso attentamente. È esattamente come la ricordavo. Non sono mai stato particolarmente attaccato ai beni materiali, ma ci sono alcuni oggetti che per me significano molto. Il teschio, ad esempio. I manuali di chimica. L’arma che ora impugno. Il violino. Un attimo.
«Perché non mi hai portato anche il violino?!» Sbotto, offeso. Mycroft alza un sopracciglio, con fare apparentemente spaesato. Sta chiaramente facendo apposta. Lo odio.
«John ha chiesto di tenerlo.»
«Ah.»
E in quell’unica sillaba che pronuncio a fatica c’è la mia sconfitta. Non sono non l’avevo previsto, ne sono addirittura sconvolto. Coinvolgimento emotivo. Ma perché adesso? Il silenzio è talmente insopportabile che sono costretto a dire qualcosa. E così dichiaro: «Lo rivoglio.»
«Sherlock, Sherlock.» Mormora lui. Le mie labbra sono ridotte a una linea sottilissima. Quel tono di voce. Mio fratello non l’ha più usato con me da quando ho smesso di essere un bambino. È accondiscendente e deluso allo stesso tempo. Riesce quasi a farmi sentire in colpa.
«Per oggi mi hai disturbato abbastanza.» Sibilo, lanciandogli uno sguardo eloquente.
«Ti terrò aggiornato sulla situazione.» Dice, per poi lasciarmi finalmente solo.
Già, la situazione. Quando ho architettato il mio suicidio i progetti sul dopo non erano ben definiti. Sapevo che ovviamente avrei dovuto restare nell’ombra per un tempo sufficiente a scongiurare ogni pericolo. Ora mi rendo conto che potrebbero volerci mesi. Sono in grado di sopportare tutto questo, lo so. Tuttavia sono preoccupato.
L’equazione è totalmente sbagliata. Forse non ho incluso una variabile fondamentale.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: MartinaN