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Autore: MeMedesima    14/10/2012    1 recensioni
«Tutto questo è stupido», dichiarò Kurt, accavallando le gambe e arricciando il labbro inferiore in una smorfia.
Blaine si inginocchiò davanti a lui, iniziando a giocherellare con i lacci delle sue scarpe. «Non è vero, e tu lo sai».
L’altro incrociò le braccia con aria risoluta. «Vedremo cosa dirai quando mi romperò un femore, Blaine Anderson».
«E dai, non fare il drammatico». Blaine riuscì a slacciare uno dei suoi stivali e glielo sfilò lentamente. «È facile, davvero. Non posso credere che tu non l’abbia mai fatto prima».
«Scusa se il McKinley non aveva una pista di pattinaggio come la Dalton, Blaine».
[Scritta per la Klaine Week, Day 8: Winter in NY]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Most Wonderful Day Of The Year

Avvertenze: sovrabbondanza di fluff – davvero, vi aspettavate qualcosa di diverso? ;) – e neve, neve, neve.

 

«Tutto questo è stupido», dichiarò Kurt, accavallando le gambe e arricciando il labbro inferiore in una smorfia.

Blaine si inginocchiò davanti a lui, iniziando a giocherellare con i lacci delle sue scarpe. «Non è vero, e tu lo sai».

L’altro incrociò le braccia con aria risoluta. «Vedremo cosa dirai quando mi romperò un femore, Blaine Anderson».

«E dai, non fare il drammatico». Blaine riuscì a slacciare uno dei suoi stivali e glielo sfilò lentamente. «È facile, davvero.  Non posso credere che tu non l’abbia mai fatto prima».

«Scusa se il McKinley non aveva una pista di pattinaggio come la Dalton, Blaine».

«Oh, avanti». Blaine gli sfilò il secondo stivale, lasciando che la mano indugiasse sulla sua gamba. «Sarà divertente». Gli posò un bacio sul ginocchio, coperto da un paio di aderenti jeans bianchi. «Per favore?»

Kurt sbuffò, e il suo fiato formò una nuvoletta di vapore nell’aria gelida di dicembre. «E va bene. Ma mi pareva avessimo deciso che gli occhi da cucciolo non erano più validi».

Blaine fece un verso esultante e lo tirò verso di sé per stampargli un bacio veloce sulle labbra. «Non te ne pentirai», esclamò con un sorriso mentre l’altro si raddrizzava i morbidi paraorecchi. «Piede?».

Kurt allungò una gamba con aria riluttante per lasciare che lo aiutasse a mettere i vecchi pattini di Cooper – glieli aveva regalati Blaine per i suoi sedici anni, aveva spiegato il suo ragazzo tirandoli fuori da una vecchia scatola, e Kurt non aveva potuto dirgli di no. Non quando aveva quel sorriso entusiasta sul viso.

Quindi, tecnicamente, era solo colpa sua se ora si trovava al Rockefeller Center, davanti ad una piazza gremita di gente che pattinava e – per la maggior parte – cadeva e scivolava sul ghiaccio.

Blaine strinse i lacci di entrambi gli stivaletti, controllando un’ultima volta che le lame fossero abbastanza affilate.

«Tutto a posto», dichiarò, sedendosi vicino a lui ed iniziando ad infilare i propri pattini – quelli blu scuro del liceo, sui quali Jeff aveva disegnato delle strisce rosse che ricordavano quelle dei blazer dei Warblers.

«Non sono più molto sicuro di volerlo fare», borbottò Kurt adocchiando una bambina in lacrime che usciva dalla pista. «Scivolerò e mi romperò il talento».

«Non dire stupidaggini», rise Blaine, assicurando le cinghie dei pattini e alzandosi in piedi, in equilibrio precario sulle lame. «Lavori per Anna Wintour, il tuo talento deve essere infrangibile. L’ho letto sul tuo contratto di lavoro». Gli prese una mano e lo tirò in piedi. Kurt si aggrappò alle sue spalle come se ne andasse della sua vita.

«Non potrei andare al lavoro in sedia a rotelle, Blaine! Le modelle mi pesterebbero i piedi con i tacchi a spillo!».

«Ehi». Il ragazzo lo afferrò per il bavero della giacca e lo guardò negli occhi. «Che tu ci creda o no stasera tornerai a casa con tutte le ossa a posto, okay, Kurt? Non ti lascerò cadere».

L’altro aprì la bocca per replicare, ma Blaine lo zittì con un bacio.

«Fidati di me. Fino ad ora la giornata è stata perfetta, o sbaglio?».

Kurt aggrottò le sopracciglia. Diavolo, a quello non poteva ribattere. Era stato uno di quei giorni in cui aveva voglia di tirare un pugno a Blaine per aver mai insinuato di non essere romantico.

Si era alzato tardi, come ogni domenica, svegliato dalla voce di Blaine che blaterava qualcosa sulla colazione e su Central Park, e “Alzati e guarda fuori dalla finestra, Kurt!”.

Il ragazzo aveva preso con sé la coperta di lana e si era trascinato fuori dal letto per vedere che diavolo stesse succedendo. Su New York stavano cadendo montagne di fiocchi di neve e le strade di Bushwick erano già coperte di un sottile strato di brina.

«Aspettavo questo giorno da settimane», aveva detto Blaine, trascinandolo in soggiorno e facendolo sedere sul divano. Aveva avvolto entrambi in una coperta, passandogli una tazza di cioccolata e lasciandogli scie di piccoli baci sul collo mentre sorseggiava la bevanda calda. Appena aveva finito l’aveva spinto di nuovo in camera, ordinandogli di cambiarsi con qualcosa di pesante.

Avevano passato la mattina passeggiando per le strade di Central Park, fermandosi per scambiarsi un bacio e una carezza ad ogni angolo – almeno fino a quando Blaine non aveva tirato la prima palla di neve. Erano arrivati nell’Upper East Side fradici ed ansimanti, entrando nel minuscolo appartamento di Cooper con le chiavi di riserva – il ragazzo stava filmando a Chicago, e aveva chiesto a Blaine di prendersi cura delle sue piante. Inutile dire che dopo due settimane i gerani erano già un patetico cespuglio rinsecchito.

Avevano fatto una doccia calda assieme, i pantaloni appesi ad asciugare davanti al termosifone, e avevano pranzato guardando L’amore non va in vacanza.

Solo a quel punto Blaine aveva tirato fuori i pattini, trascinando Kurt con sé con la promessa di brownies e di un’altra doccia calda una volta tornati a casa.

Al pensiero a Kurt sfuggì un sorriso.

«Esattamente», disse Blaine, passandogli un braccio attorno alla vita. «E ora andiamo».

Fecero qualche passo incerto prima di arrivare all’entrata della pista e poggiare i pattini sul ghiaccio. Kurt si aggrappò saldamente alla ringhiera che correva a bordo pista, cercando di tenere i piedi più immobili possibile.

«Cadrai di sicuro se resti così rigido», disse Blaine con una punta di sarcasmo nella voce.

«Ehi, non mi avevi appena detto che non mi avresti lasciato cadere?».

Blaine si limitò a ridere, afferrandogli una mano.

«Vieni». Lo fece allontanare dalla barriera. «Sposta il peso in avanti e piega un po’ le ginocchia… così. Bene. E ora spingi in avanti con i piedi».

Kurt gli lanciò un’occhiata dubbiosa. «E sei sicuro che non scivolerò, perché-».

«Fallo e basta, Kurt», lo interruppe Blaine, la voce divertita suo malgrado.

Il ragazzo provò a spingere leggermente il piede destro in avanti. La lama del pattino scivolò sul ghiaccio senza problemi, e Kurt si mosse in avanti di qualche centimetro.

Stava funzionando…? Provò a spingere con il piede sinistro, questa volta con più decisione. Si mosse di nuovo.

Stava funzionando!

«Ehi, ci riesco!».

«Non avevo dubbi al riguardo».

«Non è così male», ammise Kurt mentre faceva un lento giro della pista, sempre stringendo la mano di Blaine per non perdere l’equilibrio.

«Mi tratterrò dal fare un commento sulla tua testardaggine solo perché sono un gentleman», borbottò Blaine. «Ora che non sei più terrorizzato di cadere ti va di andare un po’ più veloce?».

Kurt annuì entusiasta, stampandogli un bacio sulla guancia a mo’ di scusa. Blaine si mise dietro di lui, stringendogli una mano con la sua e sistemandogli l’altra sulla vita.

«Ti fidi di me?», gli sussurrò in un orecchio, baciando un piccolo lembo di pelle lasciata scoperta dalla sciarpa.

«Blaine, non stiamo filmando un remake di Aladdin», ribattè Kurt, sentendo il cuore accelerare di qualche battito suo malgrado.

«Tieniti forte», gli suggerì il ragazzo, intrecciando le dita della mano sinistra con le sue.

Iniziò a pattinare con spinte più veloci e sicure di quelle di Kurt, spostandosi al centro della pista e guadagnando rapidamente velocità.

Kurt si limitò ad appoggiarsi leggermente contro il petto di Blaine e a lasciarsi trasportare. La sensazione del vento freddo sul suo viso era quasi piacevole da quella posizione, e le persone diventavano sagome appena sfocate che gli sfrecciavano accanto. Gli sembrava quasi di muoversi a mezz’aria.

«Sto volando, Blaine», gli sussurrò in un orecchio.

Il ragazzo rise. «Sbaglio o questa era una battuta da “stupida ochetta borghese” l’ultima volta che abbiamo visto Titanic».

«Beh, credo di capire cosa intendesse Rose, ora».

Blaine gli strinse più forte la vita, allontanandosi dal centro della pista.

Kurt si lasciò guidare fino al bordo pista, dove si appoggiarono entrambi. Alzò il viso per guardare il gigantesco albero di Natale davanti a loro, illuminato da mille luci colorate.

«È bellissimo». Sentì la mano di Blaine scivolare nella sua e un brivido gli corse lungo la schiena.

In quel momento sentì di essere completamente, totalmente, stupidamente felice.

Si girò verso Blaine con un sorriso.

«Ti amo». Il ragazzo lo guardò, le luci intermittenti che si riflettevano nei suoi occhi. Passò il pollice sulla base dell’anulare di Kurt, proprio nel punto dove, sotto il guanto di lana, c’era l’anello di fidanzamento che gli aveva messo al dito appena una settimana prima.

«Anche io. Ti amo anch’io».

Si chinò verso di lui e posò le labbra sulle sue, baciandolo e sorridendo senza curarsi minimamente della folla attorno a loro.

 

«Non vuoi andarli a salutare?», chiese Rachel, leggermente confusa. Si sistemò il cappellino di lana mentre il ragazzo di fianco a lei tirava rumorosamente su con il naso. «Credevo fossi venuto qui per fare le tue congratulazioni…».

«Più per un grande “ve l’avevo detto che avreste passato il resto della vita assieme”», replicò l’altro, appoggiandosi con i gomiti sulla recinzione e guardando con occhi lucidi Kurt e Blaine che si stringevano in un abbraccio. «È più gratificante farlo di persona».

Rachel gli lanciò un’occhiata e sospirò. «Puck, non iniziare a piangere, per favore. Sarebbe imbarazzante!».

Puck la guardò storto. «Ehi, il Puck-asaurus non piange, ma non può non commuoversi davanti  a queste scene! ». Indicò con un dito Kurt e Blaine, che nel frattempo avevano ripreso a pattinare al centro della pista.

Rachel sospirò di nuovo, ma si fece sfuggire un sorriso guardando la coppia di ragazzi.

«Sembrano felici, vero?».

«Lo sono», rispose Puck, appoggiando il mento sulle mani e sorridendo a sua volta. «Questo è il miglior Natale di sempre».

 

A/N:

Eeeeeed ecco un’altra dose di shameless fluff da parte della sottoscritta :)

Non so se si noti ma adoro alla follia l’inverno, il natale e la neve, sì, anche quando ci scivolo e mi ghiaccio il sedere – cioè sempre – sì, anche se poi diventa un patoccio grigastro a bordo strada.

Per scrivere questa OS mi sono ispirata a delle fanart di zephiryanboom, se non avete mai visto il suo tumblr andateci ORA perché i suoi disegni sono fantastici!

Le fanart in particolare sono questa e questa :)

E così si chiude la Klaine Week… lo so che ho saltato qualche prompt ma per gli interessati: cercherò di “riempire i buchi” il prima possibile…

Nel frattempo ecco gli altri prompt che ho scritto!

Baci!

MM

 

The Piano Incident – [Cooper+Klaine]

I’ll Be Your Tenant – [Roomate!Klaine]

The Dalton Beyoncè Week – [Dalton Klaine]

  
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