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Autore: Darshan    30/10/2012    0 recensioni
Aprii gli occhi, come se mi fossi improvvisamente svegliato da un sogno troppo vivido. Giacevo, steso, su di una superficie dura e scomoda. La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco fu il cielo; era notte ed io ero certo che fosse successo qualcosa, già, ma cosa?
Una storia che parla d'amicizia, di fiducia e di lealtà.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Riku, Roxas, Sora
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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5. È Stato un Attimo

 

“È qui, no?” Chiesi, sbirciando la mappa che Amy teneva in mano. 

La ragazza non rispose.

Io mi guardai intorno: ci trovavamo in una via non molto larga, sulla quale si affacciavano varie piccole abitazioni; e fra queste, ne notai una un po’ più grande a due piani. Mi avvicinai a essa e notai una scritta incisa sulla parte di muro appena sopra l’ingresso: “Centro di Accoglienza”.

Io mi voltai verso la ragazza: “Cos’è questo?” Le chiesi. 

Lei alzò lo sguardo su di me con fare scocciato, poi guardò l’abitazione. “Non sai leggere?” Mi domandò seccata. “È un centro d’accoglienza per ragazzi e bambini.” Aggiunse sospirando. 

“Una specie di orfanotrofio? Dici che forse…” Iniziai a dire. 

Lei sbuffò tornando a guardare la mappa. Dopo qualche secondo si voltò da una parte e si mosse verso un vicolo molto stretto e un po’ in ombra, posto fra due piccole case. 

“Forza, vieni qua.” Mi ordinò ed io obbedii. 

Amy si appoggiò con la schiena al muro ed io, a poco meno di un metro, feci lo stesso sul muro opposto. La ragazza voltò il capo verso quella stradina che la mappa indicava. Incrociai le braccia davanti al petto e rimasi a guardare il suo profilo per qualche istante. 

Come faceva a essere tutto il tempo così? Si teneva tutto dentro ed era sempre così gelida; ma più la guardavo e più mi convincevo che ci fosse dell’altro e che quella sua personalità imperturbabile fosse soltanto uno schermo, una protezione. Non era faticoso per lei?

“Beh? Che c’è?” Chiese lei, notando che la stavo osservando. 

“No, niente…” Scossi il capo. “Perché ci siamo infilati qua dentro?”

“Ma lo ascolti Laguna quando parla?!” Sbottò lei. Ecco che ricominciava a dirmi quanto ero distratto, che non capivo niente, che non ero capace. 

 

Erano quasi le 7:00 del mattino e ancora non era successo niente. Quando vedevamo passare qualcuno (il che succedeva molto raramente, vista l’ora) controllavamo se fosse o meno quello nella foto che Laguna ci aveva dato. Ormai il sole aveva rischiarato completamente il cielo, tuttavia faceva ancora freddo. 

“Hey, hai freddo? Se vuoi, posso darti la mia… “ Avevo iniziato a dire, dopo aver visto la ragazza stringersi nella sua felpa grigia. Lei, prevedibilmente, mi fulminò con lo sguardo. 

“Non ho freddo.” Rispose con la sua solita stizza. Ogni volta che provavo a essere gentile con lei, il risultato era che si indisponeva ancora di più, perciò non dissi più nulla. 

Alle 7:15, la porta del centro di accoglienza si aprì e vari ragazzi, che andavano fra i 15 e i 18 anni, uscirono fuori con degli zaini in spalla. 

“Vanno a scuola?” Chiesi, pentendomi immediatamente di averlo fatto.

“Perché non vai con loro, magari impari qualcosa!” Era la prima volta che faceva una battuta, forse era un buon segno.

Nei minuti successivi, altri ragazzi uscirono su quella stradina, finché, verso le 7:30: 

“Hey, è lui!” Esclamai. Strappai la foto dalle mani di Amy (la quale fu molto risentita per quel mio gesto) e la osservai, comparando il ragazzo che in essa era ritratto, con quello che stava, proprio in quel momento, passando davanti a noi. 

Aveva i capelli biondi, abbastanza spettinati e gli occhi azzurri, ma di questi mi accorsi guardando la foto. La corporatura era esile, dimostrava sedici, forse diciassette anni. Io feci per uscire dal vicolo, così da poterlo seguire, ma Amy mi trattenne per un braccio. 

“Seriamente, dimmi che cosa non ti è chiaro della frase “non dobbiamo farci vedere?” Mi rimproverò. Io sospirai… perché sbagliavo sempre?

Non appena il ragazzo si fu allontanato un po’, uscimmo da quel vicolo e iniziammo a seguirlo, tenendoci a debita distanza. Com’era prevedibile, egli ci condusse davanti a una scuola.

“Adesso che facciamo?” Domandai ad Amy una volta che il biondo ebbe varcato la soglia dell’ingresso. 

“Adesso aspettiamo.” Rispose semplicemente. Dopodiché andò a sedersi su di una panchina ed io feci lo stesso, prendendo posto accanto a lei. 

“Ma c’è davvero bisogno di pedinarlo?” Chiesi un po’ scocciato guardando la foto. “Qual è l’utilità di stare qua seduti davanti a una scuola?” Mi lamentai. 

“Senti, questi sono gli ordini, smetti di rompere sempre le scatole.” 

 

Boh, davvero non capivo. 

Fatto sta che non successe assolutamente nulla per almeno quattro ore. 

Solamente verso le 11:20 si udì una campanella: la ricreazione. Amy si alzò e mi fece cenno di seguirla. La ragazza si appostò vicino ai cancelli della scuola, che in quel momento erano chiusi, oltre le quali si trovava un ampio cortile dove cominciarono a riversarsi gli studenti. Dopo qualche istante, Amy indicò qualcuno col dito: eccolo, era lui. 

Il ragazzo si andò a mettere in un angolo del cortile a leggere un libro e così passò i successivi quindici minuti. Tornammo di nuovo alla panchina. 

Si erano fatte ormai quasi le due ed io avevo una certa fame. Vedemmo il ragazzo uscire da scuola e continuammo a seguirlo. Superammo l’area del tram e lo vedemmo entrare in un grosso edificio: la biblioteca comunale. Entrammo dopo di lui. 

All’interno della biblioteca si respirava un’aria che sapeva di vecchio. Il biondino si aggirava fra gli scaffali, alla ricerca di qualcosa. Dopo qualche minuto, lo vedemmo prendere posto dietro un tavolino. Amy mi ordinò di prendere un libro e di andarmi a sedere da qualche parte, in modo da tenerlo d’occhio, lei avrebbe fatto lo stesso. 

Passarono delle ore, ore interminabili e noiose, impiegate a far finta di leggere un libro sul giardinaggio fai-da-te. 

A un certo punto (ormai avevo perso la cognizione del tempo), il ragazzo si alzò e, con mia somma felicità, si diresse verso l'uscita. Noi aspettammo qualche secondo e poi facemmo lo stesso. 

 

Una volta fuori inspirai profondamente, godendo di quell'aria fresca. Il cielo era, ormai, blu scuro, con qualche velatura arancione e rosa. 

Il ragazzo che stavamo seguendo era diretto verso il chiosco dei gelati, nell'area del tram. Io e Amy rimanemmo a distanza di sicurezza, tenendolo d'occhio. 

Improvvisamente il telefonino della ragazza squillò. 

"Sì, d'accordo, posso essere lì in cinque minuti." Disse Amy al suo interlocutore. "Era Laguna. Nanaki mi aspetta al Vicolo." Aggiunse, dopo aver messo giù, rivolgendosi a me. 

"Cos'è successo?" Le chiesi io.

"Non sono affari tuoi." Si limitò a rispondere. "Posso lasciarti dieci minuti da solo? O fai danni?" 

Senza neanche darmi il tempo di rispondere, quella si allontanò. Sbuffai.

Il biondino se ne stava seduto da una parte a mangiarsi il gelato. Mi chiesi se queste "operazioni" fossero all'ordine del giorno nel Nexus, ma soprattutto, che utilità potesse avere spiare un ragazzo che va a scuola, legge un libro in biblioteca e mangia gelati. Che avessero intenzione di prenderlo all'interno nell'organizzazione? Forse l'avevano fatto anche con me... ma io, io non provenivo da quella realtà...

Il tram passò rumorosamente a una decina di metri da me, io abbassai lo sguardo, perso in quelle domande e quando lo rialzai... non c'era più! Il ragazzo se n'era andato! 

Merda!

Mi guardai intorno... niente, non c'era; e adesso che le dicevo detto a quella?! 

 

"Tu mi stai dicendo che l'hai perso?!" Mi urlò contro Amy, evidentemente sbigottita.

"I-io, era lì un istante prima, poi è passato il tram e non c'era più..." Provai a giustificarmi. 

Amy fece mezzo giro su sé stessa, sbattendo il piede destro a terra e poggiando le mani sui fianchi con aria rassegnata. 

"E adesso che gli dico a Laguna? Che sei un incapace, che non sei nemmeno in grado di tenere d'occhio un cavolo di ragazzino che mangia un gelato!" Sbottò. "Torniamo a casa." Aggiunse.

 

Durante il tragitto di ritorno, la ragazza non mi rivolse né una parola, né uno sguardo. Forse aveva ragione, forse ero davvero un incapace.

Ero un po' agitato, preoccupato, per quello che avrebbe detto Laguna una volta scoperto cosa fosse successo, magari mi avrebbe cacciato?

Arrivammo davanti all'ingresso del quartier generale. Amy bussò due volte e poi altre tre; ad aprirci fu Larsa.

Entrammo dentro. Nemmeno il tiepido calore di quell'ambiente chiuso riuscì a rasserenare un po' il mio animo abbattuto. 

 

"Ah! Zack, Amy, siete tornati." Era la voce di Laguna, il quale emerse dalla sala comune per poi raggiungerci all'ingresso. "Beh? Com'è andata?"

Io lanciai un'occhiata smarrita ad Amy, per poi abbassare il capo e indirizzare lo sguardo in un punto imprecisato del pavimento. Lei indugiò per qualche istante.

"Tutto... tutto bene." Si limitò a rispondere. 

Io mi voltai di scatto a guardarla, ma lei non ricambiò e continuò a osservare Laguna. 

"Ah, bene, bene." Replicò lui con un sorriso. "Vabbè, il rapporto me lo fate un'altra volta. Adesso riposatevi un po' che poi vi devo riunire tutti per parlarvi." Ci spiegò. 

Amy diede un cenno d'assenso con il capo per poi sparire su per le scale. 

"... e Zack, dopo ho bisogno di parlarti in privato: c'è qualcosa ancora che devo spiegarti." Mi disse, io annuii e presi anche io le scale per raggiungere il dormitorio.

 

Oltrepassai la porta attraverso la quale si accedeva alla mia stanza, per raggiungere quella della stanza di Amy; bussai. 

Dopo pochi istanti, la ragazza aprì la porta, ma non del tutto. Restammo a guardarci per qualche secondo, dopodiché ruppi il silenzio.

"Non... non mi fai entrare?" Le chiesi, come se avessi paura che quella richiesta potesse suonare come una sfida.   

Amy non rispose, ma si fece un po' da parte lasciandomi un po' di spazio per passare: non era proprio un sì, piuttosto un "Ok, se proprio devi."

Entrai dentro, fermandomi al centro della stanza, quindi mi voltai verso di lei. 

"Senti... grazie..." Incominciai, un po' titubante, aspettandomi qualche insulto. "Sì, insomma, per prima, con Laguna..." Continuai. 

La ragazza fece qualche passo avvicinandosi, assumendo la solita espressione a metà fra lo scocciato e il superbo.

"Ti prometto che non accadrà più, lo giuro, starò più attento..."

 

Fu solo un istante, lei si sporse, poggiò una mano dietro al mio collo e mi baciò. 

 

"Scusa." Disse soltanto, qualche istante dopo. 

Io rimasi a guardarla, ero molto confuso. 

"Fuori." Aggiunse subito dopo, indicando la porta con un cenno del capo. 

Io esitai per qualche secondo, aprii la bocca per dire qualcosa, ma non trovai le parole.

"Fuori." Ripeté lei, stavolta accompagnando quella parola con un gesto del braccio e l'indice teso a indicarmi l'uscita. 

Io annuii e obbedii, tornando nel corridoio e udendo il rumore della porta che si chiudeva alle mie spalle. 

______

Nuovo capitolo, un pochino in ritardo ^^" ... spero di metterci molto di meno con il prossimo! A presto. :)

  
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