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Autore: KeyDavis_    10/11/2012    1 recensioni
Delusioni,nuovi amori, vecchi amori rinnovati, amicizia, musica....... ossa.
Bones è il continuo di ''no consequences'' quindi se volete capire di più leggete anche quello!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Qualunque gesto tra me e Rebecca, sembrava fatto meccanicamente, durante tutto il tragitto per riportarmi a casa, dove avrei dovuto prendere l’ultima valigia, l’unica voce che sentivamo proveniva dalla speaker radiofonica, che presentava canzoni una più commerciale dell’altra, io ero immobile, avevo addosso persino i miei occhiali da sole affinchè coprissero i miei occhi spenti e tristi, che se avessero incrociato quelli di rebecca sarebbero scoppiati a piangere.
Rebecca parcheggiò sotto casa e rimase seduta a rigirarsi i pollici in silenzio, mentre io, cercando di fare il minimo rumore scesi dalla macchina e mi avviai verso il portone  verde del nostro condominio, notai la cassetta delle lettere piena di giornali pubblicitari, e una cartolina da parte di Sierra per Jeremy, così lessi:
‘’Hey amore, qua è tutto stupendo, ho scelto questa cartolina perché il ristorante in foto è il mio preferito e abbiamo mangiato lì sei giorni su sette, volevo tu lo sapessi. Salutami tutti. Ti amo. Sierra’’ alzai il labbro e la infilai nella cassetta della posta di un inquilino prima che Jeremy potesse leggerla, sicuramente penserà cose poco carine sua moglie, risi tra me e me. Stavo reagendo da bambina delle elementari, ok, ma va bene. Lessi altre lettere da parte di mia mamma e  poi  salii la rampa di scale che conduceva all’ascensore. Vivevamo al sesto piano, immaginate percorrere sei rampe con una valigia? Io di sicuro mi sarei rotta un femore. Entrando in casa: Il putiferio. Chad aveva avuto la fantastica idea di far divertire il micio, che con gli artigli aveva graffiato la carta da parati, fortunatamente solo quella, però!  C’erano popcorn per terra, i fiori di cui mi prendevo cura erano ormai appassiti, la puzza di chiuso regnava sovrana, per il resto, in casa c’erano soltanto mutande sporche, magliette sudate, appunti ovunque, dato che Chad avrebbe dato un esame importante di psicologia, e cibo, cibo cibo. Mi catapultai in camera da letto, uscii la valigia vuota dalla cabina armadio e la riempii con tutti i vestiti.
Chissà che stava facendo, lo stronzo. Riempii una borsa delle svariate creme per corpo e capelli che usavo e mi affrettai ad uscire dalla casa più puzzosa del pianeta.
Prima di andare via, osservai tutto intorno. La casa aveva bisogno di me, e lo sapevo, andando via, forse non facilitavo le cose a Rebecca, che si sarebbe trovata sola, con due ragazzoni a cui dare filo da torcere –anche se ci sarebbe riuscita meglio di me- , Chad, non avrebbe avuto la sua sorellina minore a cui rompere le palle a tutte le ore, la casa non sarebbe stata in queste condizioni se fossi andata via prima, e forse sarà peggiorata quando tornerò, fra… non so quanto tempo, però, pensandoci, se i miei sentimenti sarebbero andati via, tanto tempo fa, e non sarebbero tornati, io non sarei qua, in piedi, davanti la porta in legno,davanti la mia casa distrutta, col mio cuore, altrettanto distrutto, e il mio cervello ormai andato a puttane.
Mi ricordai di aver lasciato giù Reb, così chiusi la porta alle mie spalle e mi affrettai ad andare via. Aprii la porta quando davanti mi ritrovai Jeremy, forse anche più bello del solito.  La prima cosa che notai furono i suoi capelli in disordine,li aveva di sicuro torturati mentre era in viaggio,ed era sicuramente nervosissimo.  Jeremy era fottutamente prevedibile, avrei potuto persino prevedere cosa avrebbe messo domani, il suo armadio conteneva soltanto Jeans più o meno stretti, camicie a quadri, solitamente di più colori, magliette di band, o marchi di birra, e altrettante felpe, sempre con diversi marchi di birra o diverse immagini di band. Ovviamente, oggi, aveva i Jeans, la maglia dei Ramones bordeaux e una camicia a quadri bordeaux bianca e nera, e i classici anfibi neri, mi chiedevo come facesse a non morire di freddo. Quando alzò gli occhiali da sole per appoggiarli ai capelli rimasi sconvolta e senza fiato, riuscii a reggere quello sguardo soltanto perché i miei occhi erano coperti dagli occhiali. L’unica cosa che mi meravigliarono furono le occhiaie, dato che Jeremy dorme giorni interi e non aveva di questi problemi, ma sicuramente aveva impiegato giorno e notte in feste, locali e poi a letto con… la sua ragazza.  Cercai di aprire bocca prima io per evitare una possibile discussione che sarebbe potuta sfociare in un possibile argomento che non mi sarebbe piaciuto, e poi scappai. Lasciandomi alle spalle una, o forse la, persona più importante della mia vita, trattenendo le lacrime, e le urla del mio cuore dentro di me. Inseguimi, prendimi per mano e portami dentro, pensavo, mentre cercavo di respingerlo,per non soffrire, cercavo di odiarlo. Perché se l’odio fortifica, l’amore indebolisce.

-Jeremy-
Arrivai al nostro appartamento di Chicago alle 16:30 e la prima cosa che vidi fu la macchina di Rebecca, parcheggiata sotto il condominio. Pensai  che fossero sul divano a guardare un talk show e sparlare dei vestiti degli ospiti, ma intravidi nell’auto l’ombra di Rebecca, le feci cenno con la mano ed entrai nel palazzo. Iniziai a salire le scale e, arrivato alla porta, presi le chiavi per aprire ma la porta mi si spalancò davanti.
“Ah, sei qua. Pensavo tornassi fra qualche ora. Comunque vado via” mi disse Key, e io non riuscì a decifrare la sua espressione.
“Grazie del benvenuto, amica mia. E dove vorresti andare?”
“Molto lontano da qua.” Esclamò, sbattendo la porta dell’ingresso tanto forte da farmi capire quant’era incazzata. Mi resi conto a quel punto di aver combinato un danno dalle dimensioni stratosferiche. L’avevo delusa. Voleva che io restassi da lei e invece sono andato via. Sono scappato. Ma che dovevo fare? Quel bacio. Più ci ripenso e più ripeto a me stesso che Key è solo la mia migliore amica, che è come una sorella e che anche solo l’idea di stare con lei è sbagliata. Io amavo Sierra. Si, amavo lei. E più cercavo di convincere me stesso di questo e più la mia testa lo rigettava, così mi continuavo a ripetere ‘’è la tua ragazza, è la tua ragazza!’’
Posai le valigie in camera mia che, a quanto pare era l’unica in buone condizioni, e mi fiondai in bagno. Mi spogliai, feci una doccia lunghissima, al mio solito, analizzando la situazione e cercando una soluzione al danno fatto. Non ne trovai.Così, uscì dal bagno, indossai i primi boxer che riuscì a prendere dalla valigia e andai in cucina. Presi l’iPhone e iniziai a chiamarla continuamente, fino a quando la vocina della segreteria mi irritò così tanto da farmi perdere le speranze e iniziai a pensare dove la mia migliore amica potesse trovarsi e dopo qualche ora mi addormentai sul divano intento a scrivere il millesimo messaggio.La mattina seguente decisi di andare da Rebecca. Lei avrebbe saputo dirmi sicuramente dove si trovava Key.Quando finalmente, dopo mezz’ora raggiunsi casa sua iniziai a bussare sempre più forte,lei mi rispose da dietro la porta con la voce di chi si è appena svegliato: “Chi cazzo è a quest’ora? “. Guardai l’orologio e mi accorsi che erano ancora le 7:30: “Rebecca, sono Jeremy. Apri per favore”. Sentì la serratura della porta scattare e aprirsi. Mi apparse in vestaglia con un aria tra il disgustato e il preoccupato. “Dov’è andata?” chiesi di getto, sicuramente la mia faccia era veramente il ritratto della preoccupazione e disperazione “Perché me lo chiedi? Tutto ad un tratto ti interessa di lei?” ricevetti questa risposta come un pugno allo stomaco, ovvio che mi importava. “Rebecca ti prego. Sai che è la mia migliore amica e sai che tengo moltissimo a lei. Ho sbagliato, lo ammetto. So che non sarei dovuto andare via così ma ero confuso. Adesso sto cercando di rimediare. Te lo sto chiedendo in ginocchio, dimmi dov’è Key”. Così Rebecca mi fece cenno di entrare e entrambi ci dirigemmo in cucina dove la ragazza iniziò a preparare il tè. “Dopo che sei partito per San Francisco lei venne qua e rimase tutta la settimana. Mi raccontò tutto e mi disse che era davvero confusa e che aveva bisogno di staccare la spina. Stava considerando l’idea di tornare dai suoi genitori per un po’. Credo tu possa trovarla li e…”  non le diedi il tempo di finire di parlare che scattai in piedi e l’abbraccia. “Grazie mille” sussurrai e per tutta risposta Rebecca disse “vai via prima che possa prenderti a calci”. Così feci per uscire da li ma la strada mi venne bloccata da qualcuno. “Hey, che cos’è tutto ‘sto trambusto?! Io dormivo!” Chad mi guardò con aria assonnata, aveva tagliato i capelli, e forse era anche dimagrito un po’ ma aveva sempre l’espressione da coglione che non dorme mai per giocare ai videogiochi, o semplicemente passa il tempo a scopare, infondo Rebecca era bona, io e Chad ce lo siamo detti non appena Key l’ha portata in casa, però io preferivo i capelli un po’ più chiari dei suoi, evitai quel genere di pensieri che stavo inziando a fare, e dopo aver squadrato dalla testa ai piedi il mio migliore amico con aria di disgusto commentai: “Ma come ti sei ridotto?!” lo guardai sorridendo , come per sfidarlo. “Oh, guarda chi c’è, il fuggitivo” alzo il braccio per metterlo sulla mia spalla ma lo scansai “Scusa Chaddone, devo scappare” “Vai, vai da Key. E scusa per il bordello in casa!!” Annuì e andai via. Salì sul mio gioiellino che i comuni mortali chiamano ‘’Jeep’’, o semplicemente  ‘’macchina’’ andai all’aeroporto e presi il primo volo per Nashville. Sceso dall’aereo presi un taxi e mi diressi subito a casa dei genitori di Key. Mi ritrovai davanti una porta bianca con uno stemma in legno con su inciso ‘’Williams’’, bussai. Aspettando che qualcuno aprisse la porta, iniziai a pensare tutte le frasi che avrei potuto dire, camminando avanti e indietro giocheherellando con i capelli.Ma quando la porta si aprì io riuscì a formulare solo una parola. “Scusa”.
  
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