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Autore: Ragazza In Fiamme    15/11/2012    0 recensioni
- M-Mary.. - si lasciò andare le gambe. Era troppo tardi, Nate era stanco.
- No! Nate non farlo, alzati - singhiozzò lei.
- Solo.. - continuò Nate con la voce ridotta a un sibilo.
- Alzati.. - Provò a farlo alzare, mise lei tutta la forza, cercando di sorreggerlo, ma non c'era aiuto da parte sua. Si era già arreso?
- Calmati - le accarezzava il braccio.
- Ti prego - le lacrime che si erano fermate ai bordi dei suoi occhi, ora scendevano. Sapeva che Nate la sentiva piangere ma non fargli capire qualcosa, quel qualcosa che lei si negava ancora. Lo guardò negli occhi, anche i suoi, notandoli, erano lucidi. Continuava a provare, ignorando che lui era molto più pensante di lei. Si alzava, ricadeva e si alzava.
- Solo..ehi..solo..stringimi - tra i singhiozzi di Mary, anche Nate chiuse gli occhi, per cacciare le lacrime indietro. Lei era sempre stata tra le sue braccia, quando ne aveva bisogno, quando era sola o solo quando voleva stare al sicuro. Si, lui era la sua sicurezza, la sua persona, la sua, come dice lei, casa. Chissà come si sentiva lui tra le sue di braccia.
Lo strinse forte al petto, come fanno le mamme con i bambini.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo del: Pericolo.

Avevo chiuso gli occhi per un solo secondo e in quel secondo, cosa non successe.
Non saprei descriverlo. Serrai le palpebre per coprirmi gli occhi dalla luce del fulmine e in quel momento non respirai, non mi mossi, non pensai. Sembrava durato un momento, davvero, ma quando ripresi conoscenza forse erano passati minuti, giorni, anni. Sentivo addosso una sensazione di leggerezza, come quell'attimo in cui ti cadi addormentato. 
Sveglia, riconobbi che tutto quello che avevo davanti non era quello che ricordavo fino a quel secondo prima. 
Vento. 
I miei capelli volavano, trasportati dal vento. Era freddo; mi strinsi nelle spalle. Avanti a me avevo una distesa di alberi, solo alberi, alcuni verdi splendenti, altri ovviamente segnati dal colori dell'autunno..momento, autunno?

- STREGONERIA! - urlò qualcuno. Solo allora, mi accorsi che alla mia sinistra c'erano decine di persone con lo sguardo fisso su di me. Colei che mi puntò il dito contro stava blaterando qualcosa a proposito di una stregoneria. Ero immobile, come addormentata sul posto a cercare di capire o fare qualcosa. Non che il mio corpo non rispondeva ai miei comandi... è che non ne avevo.
Poi, l'adrenalina che fino a quel momento non si era mostrata, scatto all'improvviso, quando, quella piccola folla di gente che non conoscevo si avventò nella mia direzione. L'allarme rosso uscì quando vidi la loro espressione, inferocita, sui loro volti. Il problema era: perché avevano reagito così?
I polmoni si riempivano e svuotavano, riempivano e svuotavano. Avevo ripreso vitalità. Mancavano pochi metri e mi sarei immersa nella foresta, non ero sicura di ciò che facevo ma in quel preciso momento, avevo il cuore che pulsava più veloce delle mie gambe, ero davvero spaventata. Mentre andavo avanti, le persone dietro mi gridavano di fermarmi, di non avere paura, e qualcuna invece, mi chiamava strega. Con un salto entrai nel bosco e mentre proseguivo, cercavo di coprirmi dai rami appuntiti, che sembrava volevano fermarmi. Avevo il fiatone, non avevo mai corso così tanto in tutta la mia vita eppure se volevo salvarmi, dovevo continuare. Dovetti piegarmi, il dolore alla milza si fece sentire. Non potevo fermarmi, anche se credevo di averli seminati, era troppo incauto... ma lo feci. Mi appoggiai al tronco di un albero maestro e mi feci scivolare per terra, riposandomi. Il mio respiro affannato surclassava tutti i rumori piacevoli che sentivo. Dal cinguettio degli uccelli, al vento che muoveva i rami, ai vari animali che saltavano in giro. Mi guardai le mani: tremavano. Respiravo sempre più forte, più forte, più veloce. Con la mano sul petto controllavo i battiti, ed erano veloci e instabili. Ero in preda a una vera crisi e non riuscivo a pensare a niente, a concentrarmi su un solo pensiero, una sola domanda o una sola idea. Nella mia mente c'era un miscuglio di frasi sconnesse ed io ero troppo affaticata anche per pensare. Non so se era il mio pessimismo lancinante o la stanchezza, ma iniziavo a percepire la gravità pesante, più pesante del solito. Non sapevo nemmeno io cosa stava succedendo e, da sola, in quel momento, le lacrime non tardarono ad arrivare. In un primo momento cercai di smorzarle, alzare la testa e ricacciarle indietro, trattenere il respiro e concentrarmi, ma per il mio incredibile autocontrollo, scoppiai. Le lacrime scesero da sole, ed erano calde. I singhiozzi invece, mi squarciavano in due ed erano rumorosi e insopportabili. Mi lasciai sfogare per il tempo necessario, sperando che nessuno mi trovasse, così al sicuro sotto quel tetto di rami e foglie e posso scommetterci, anche qualche nido nascosto. 
....
Cosa stava succedendo?
....
Avevo perso lo sguardo. Si era fissato nel vuoto, ma almeno, la crisi, era passata. Non volevo alzarmi però, avevo paura che facendolo non mi sarei retta in piedi. Restai così, ancora per qualche minuto. Dopo un pianto sfrenato, tutti i miei muscoli si rilassano, e la stanchezza lascia il posto al sonno. E' sempre stato così. Ero in una foresta, nel bel mezzo del nulla e non volevo far altro che dormire in quel momento. Forse volevo solo chiudere gli occhi e riaprirli al letto e più al sicuro di li. Forse volevo solo un po' più di calore. Chiudere gli occhi, o non farlo? Se poi li avessi riaperti e mi sarei ritrovata in un posto peggiore? E se non li avessi più riaperti invece? No, sotto quell'albero ero troppo scoperta, non potevo starci. Chiesi al mio corpo tutta la forza che poteva darmi e mi alzai, pian piano. Appoggiandomi al tronco ripresi i sensi, aspettando di potermi incamminare. 
Un rumore.
Due.
Tra le piante, li vicino.
No, mio dio no. Avevo di nuovo paura. Mi avevano trovata? Che facevo, mi mettevo a correre? Dove però?
Non volevo girare lo sguardo, non volevo vedere chi avevo dietro.
La curiosità uccise il gatto, si dice. Avrebbe potuto uccidere anche me, ma lo feci. Mi voltai. Non staccandomi dal mio appoggio.
Vidi, una donna.


Chiedo ovviamente scusa per l'enorme ritardo nel continuare la storia, ma sono piena di impegni che mi hanno impedito di entrare proprio in questo sito. Come vedete il capitolo è corto. In mente ho tante idee, il tempo è il mio unico problema. Grazie per la vostra pazienza..la prossima volta mi impegnerò di più ^^
Xo.
  
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