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Autore: _Renegade_    17/11/2012    5 recensioni
Questa storia parla della 11° edizione degli Hunger Games, e di come la protagonista affronti la difficile situazione dei distretti nei primi anni dopo i Giorni Bui e la "novità" di questi giochi. Ha le idee chiare su cosa fare del suo futuro. Ma non sempre le cose vanno come previsto...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Parte 1


 
Lancio uno sguardo veloce al cielo scuro della sera: grossi nuvoloni neri si stano ammassando su di me minacciosi; temo di non riuscire a concludere il mio giro mensile, perciò accelero il passo ma la cosa non è resa facile dal peso dei due grandi sacchi che mi trascino dietro. Sono davanti al grande capannone, che è la mia destinazione, proprio mentre i primi pesanti goccioloni cominciano a bagnare il terreno. In questo capannone vivono quelli che io chiamo i figli della guerra (anche se in effetti anche io sono figlia della guerra), tutti coloro che durante i Giorni Bui hanno perso casa e famiglia: sono i poveri in pratica. Porto loro il cibo che mi danno con le tessere in cambio di una nomina in più per essere scelta agli Hunger Games, e che a me non serve; dopotutto la mia è una famiglia relativamente ricca.
Lascio i sacchi sotto la tettoia perché non si bagnino e comincio a correre verso casa. Mentre cerco di evitare le prime pozzanghere che vanno già formandosi, ripenso ai Giorni Bui, quando infuriava la guerra tra i distretti e Capitol City. Tutto partì dalla ribellione nel Distretto 13, che ora non esiste più, distrutto dai bombardamenti di Capitol City; qui nel Distretto 2 i ribelli non erano molti, e la sommossa fu soffocata nel sangue in pochi giorni. Mio fratello maggiore Jan era uno di loro. Dei ribelli. Morto, come tutti gli altri. Ucciso da Capitol City. A noi che ancora viviamo tocca una punizione forse anche peggiore della morte: gli Hunger Games. Ogni anno vengono scelti un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni da ognuno dei 12 Distretti; i 24 cosiddetti "tributi" vengono portati a Capitol City addestrati al combattimento per pochi giorni e poi gettati in un'arena dove combattono fino alla morte.
L'unico vincitore potrà tornare a casa e avrà onore e gloria fino alla morte, non patirà la fame come quasi tutti qui nel distretto. E il giorno in cui verranno scelti i tributi è vicino lo aspetto da quasi un'anno. Da quando ho deciso che IO entrerò negli Hunger Games. A qualsiasi costo.
Sto rimuginando su come la capitale ci controlli tutti quando apro la porta di casa e l'odore di cibo mi investe riportandomi alla realtà. Entro in cucina dove trovo mia madre che mi osserva con un cucchiaio di legno in mano; mi fissa per qualche minuto in silenzio , poi rivolge lo sguardo ai fornelli e dandomi le spalle mi dice "stai bagnando il pavimento." Mi accorgo che ha ragione: sono fradicia. Mi scuso e mi fiondo in camera mia. Mi fermo davanti allo specchio dove trovo la solita ragazzina dai capelli lunghi e neri più del carbone, con suoi vestiti bagnati e gli occhi grigi come il cielo prima della pioggia; non sono occhi che incutono paura, ma io sola so che sono occhi d'assassina perché una volta là dentro ucciderò. Ucciderò per il mio obiettivo.
Faccio una doccia e mi metto qualcosa di asciutto poi scendo lentamente le scale per andare a cena; sono certa che mi faranno milioni di domande sul perché sono stata vita tutta la giornata. E invece no. La cena è silenziosa. Mio padre non dice una parola, ma non è insolita come cosa, lavora tutto il giorno e quando torna è troppo stanco anche per parlare. Mia madre invece è muta probabilmente perché è preoccupata per me, ha paura di perdere l'unica figlia che le resta alla mietitura di dopodomani, quando sceglieranno i tributi. Mi si stringe lo stomaco al pensiero di quello che ho intenzione di fare. Ma no. Non mi tirerò indietro. Con tutte le tessere che ho accumulato sono nominata almeno 50 volte più o meno il doppio delle volte di tutte le mi coetanee, è impossibile che io non venga scelta.
Finita la cena non vado a dormire, ma resto alzata fino a tardi per studiare attentamente un libro sulle tecniche di caccia, anche saper cacciare sarà un bel vantaggio la negli Hunger Games. Finisco con l'addormentarmi sul libro e sogno. Sogno di essere nell'arena e di uccidere con le mie mani l'ultimo tributo; poi come d'incanto sono davanti ad una folla che mi acclama; Coriolanus Snow (il giovane figlio del vecchio dittatore che ha preso il suo posto dopo i Giorni Bui e ci ha regalato gli Hunger Games) mi si avvicina per incoronarmi come fa con tutti i vincitori; è ad un passo da me ed alza in alto le braccia per mettermi la corona sulla testa, non se lo aspetta e il mio coltello lo colpisce in pieno petto. Mi godo appieno la sua morte lenta, per mano mia; la sua morte significa che il mio compito è concluso, ho vendicato i figli della guerra e prima di tutti Jan; sto assaporando il momento quando mia madre mi interrompe bruscamente svegliandomi perché sto facendo tardi a scuola. 
   
 
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