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Autore: Cristie    19/11/2012    2 recensioni
Prendete la serie del Dw e provate a farvi una domanda : cosa sarebbe successo se i Dalek avessero vinto la Guerra del Tempo? Probabilmente l'universo sarebbe stato diverso da quello che conosciamo.
Cambiamo gli eventi, ma la storia è sempre quella : il Dottore, il Tardis nuovi legami e nuove avventure. Un solo obiettivo sconfiggere i Dalek e riportare la pace nelle galassie.
Una nuova storia ancora tutta da scrivere, e spero tanto che vogliate seguirla insieme a me.
Storia sospesa a data da destinarsi.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 9
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Across The Universe -

 

Capitolo 2.

 

 

 

 

La vita alla colonia era sempre uguale, almeno in superficie.
Un gruppo consistente di persone che si muovevano come tante api operaie.
Solo in apparenza appunto, perché se si fosse prestata la dovuta attenzione, se si perdeva qualche minuto in più ad osservare quel ordine umano ci si sarebbe accorti che qualcosa non era come doveva essere.
Nella maggior parte delle volte, nessuno notava quei piccoli dettagli che avrebbero potuto innestare il tarlo del dubbio.
Nella vecchia torre di controllo della colonia non succedeva mai nulla di veramente rilevante, tutto era costantemente monitorato dal computer centrale : telecamere, rilevazioni anomale di posizione, il rispetto dei turni di lavoro.
L'unica cosa che dovevano fare le sentinelle, era controllare che non ci fosse un qualche malfunzionamento. La sentinella preposta quella sera, un certo Felix, stava bellamente pensando che alla fine del suo turno se ne sarebbe andato in un qualche casinò per tentare la sorte.
Quand'ecco che uno strano pulsare color rosso acceso non attirò la sia attenzione.
Era una piccola intermittenza, come di un qualcosa che stesse caricando.
- Ma che …? -
Non ebbe il coraggio di finire la frase, la guardia aliena si alzò dalla comoda sedia con uno scatto improvviso, facendola stramazzare a terra.
Velocemente compose il numero di emergenza. - Specificare la natura dell'emergenza -Chiese la voce artificiale del computer.
– Un..un esterno sta hackerando il sistema. - - Richiesta registrata, il problema verrà risolto al più presto -
Intanto da l'altra parte della colonia, V stava terminando il dispositivo che avrebbe depistato gli scanner biometrici.
Un piccolo microchip sottopelle ed avrebbe passato qualunque posto di blocco, ma per far si che non ci fossero problemi, avrebbe dovuto fare una piccola capatina nel sistema operativo Dalek.
Nulla di più facile, finché non entrano in gioco altri eventi imprevisti. L'imprevisto di V fu una chiamata per un turno straordinario. - V mi senti? - sentì chiamarsi la ragazza dal suo comunicatore portatile.
- Ci sono -
- C'è stata un'emergenza, puoi coprire il prossimo turno stasera? -
V distolse un attimo lo sguardo dal visore, andando poi a rispondere – Va bene, ci vediamo dopo -
Non aveva il tempo per finire di analizzare i dati, per cui si scollegò velocemente e lasciò il computer a spegnersi da solo.
Era stanca V, ma stava andando ugualmente a lavorare. E si sa la stanchezza può portare a commettere degli errori inattesi.Infatti non seppe minimamente di essere stata scoperta, e se ne andò a lavoro.
Ignara che quella era la sua ultima sera da libera colona.

 

 

 

 

Qualche ora dopo, in una delle tante sale da gioco della colonia.
Una gruppo di guardie feroidi, stavano bevendo felicemente sbronzi alla salute di Felix, che aveva ricevuto un encomio.
- L'infiltrato ha le ore contate, ed io mi sono guadagnato la promozione! - gridò con voce fin troppo alta, ma di questo le sentinelle erano totalmente incuranti.
La loro razza era messa alla sicurezza delle colonie minerarie dei Dalek, avevano carta bianca su qualunque cosa, a patto che l'attività d'estrazione non avesse battute d'arresto, cosa mai accaduta e che mai sarebbe successa. Loro erano i padroni della colonia e chiunque lo sapeva, dalla sentinella feroide che stava decantando la sua promozione con ostentata sicurezza, al gestore del locale che cercava di tenere mansueti quel branco di lupi, alla povera cameriera che tremante di paura cercava di non far cadere i bicchieri ricolmi di alcolici al tavolo accanto alle sentinelle.
Così come tutti gli altri ospiti del bar che rigidi nelle loro pose svuotavano tesi i loro bicchieri.
La tensione era così palpabile che si poteva tagliare con un coltello.
Tranne che per un uomo, era di spalle rispetto alle sentinelle festose, se ne stava tranquillamente avvolto nella sua giacca di pelle nera.
- Un altro bicchiere? - domandò il barman tenendo in mano la bottiglia di un qualche liquore color ambrato.
- Sto andando via – e dirigendosi oltre il bancone lanciò una cartina magnetica – Sono 10 crediti -
Il barman prese di corsa la carta, mettendosela nella tasca dei pantaloni – Ti manca qualche rotella amico -
L'uomo in nero, fece una piccola alzata di spalle – Quei soldi non sono miei, goditeli - e con questo uscì dal bar.
Era sera tarda, il grande orologio digitale che si trovava sulla piazza segnava che erano appena passate le due di notte.
Nonostante l'ora tarda la colonia sembrava non avere riposo, l'uomo si mischiò tra la folla, certo che non avrebbe in alcun modo attirato l'attenzione.
Faccia da l'espressione bonaria, altezza nella media e nulla di troppo appariscente.
Un aspetto perfetto per mischiarsi alla gente. Camminava a passo lento, senza una direzione precisa.
Un camuffamento perfetto,in modo che nessuno avrebbe mai immaginato la sua vera identità.
Tutti quegli anni, tutto quel dolore..e presto avrebbe avuto la sua vendetta.Presto il suo ricordo sarebbe riecheggiato in tutto l'universo.
Un brivido d'aspettativa gli corse lungo le spalle, doveva stare attento e procedere per gradi.
Aveva bisogno della ragazzina, altrimenti il suo piano non sarebbe rimasto altro che un chiodo fisso che non fa altro che martellare nel cervello. Portandoti a limite della pazzia.
- Sarebbe un bel problema se le guardie la prendessero...- disse ad alta voce, parlando da solo tanto che qualche passante accanto a lui gli lanciò un'occhiata quasi stranita.
- ...davvero un bel problema – ripeté ancora sparendo tra la folla.

 

 

 

***

 

 

Un rumore strascicato di passi stanchi risuonò nel corridoio stretto e per nulla illuminato che conduceva all'alloggio di V.
La ragazza era veramente stanca, aveva fatto un doppio turno estenuante, non vedeva l'ora di farsi una bella doccia e poi mettersi a dormire qualche ora.Poi d'un tratto, di puro istinto tutto il suo corpo si tese in allerta. C'era qualcosa che non andava lungo il corridoio che dava al suo alloggio.
Era come percepisse il pericolo, come un brivido che partiva dalla schiena e ti si irradiava in tutto il corpo.Cominciò a camminare più lentamente cercando di fare meno rumore possibile, ma tuttavia pronta a scattare di corsa, se ce ne fosse stato il bisogno.
Continuò a camminare fino a trovarsi davanti alla sua porta.Leggermente socchiusa. V la aprì in silenzio.
C'era un uomo seduto al suo letto, le dava le spalle. Una fisionomia troppo famigliare per V.
- Che diavolo ci fai qui? - altro non ebbe da chiedere. L'uomo intanto se ne stava tranquillamente seduto a frugare nella scatola di Harry. Osservando con occhio critico i disegni – Stanno venendo a prenderti -
- Chi? -
- Un gruppo di guardie feroidi, sembrava che andassero molto di corsa. Davvero interessanti questi disegni!
- Feroidi? Tu sei completamente andato – glissò lei la faccenda, cercando di buttare fuori quel tizio il prima possibile, ragione per cui si precipitò a prendere l'apparecchio che l'uomo gli aveva chiesto.
- Tieni, la tua nave ti aspetta tre ponti più sotto. La riconoscerai grazie a questo comunicatore, - e glielo porse – lampeggerà quando ti troverai nei pressi della nave. Ed ora dammi il braccio ti innesterò il microchip e poi non ci rivedremo più -
L'uomo stette ad osservarla un attimo, passando da quella sua espressione sorniona che sembrava avesse perennemente stampata in viso, ad un'espressione di serietà. Che a V non piacque.
- Non credi ad una sola parola di quello che ti ho detto – constatò lui alla fine. - Ascolta ragazzina, non abbiamo molto tempo, hai fatto un errore e sei stata rintracciata. Potrei fare a modo tuo, andarmene e lasciarti da sola a sbrogliarti quel gruppo di sentinelle ubriache. Oppure potresti venire con me, posso portarti fuori dalla colonia, poi ognuno per la propria strada. Che ne dici? -
- Non mi fido di te – con quelle parole, V riassunse tutto ciò che provava e percepiva di lui, quel suo aspetto, il non riuscire a capire a quale specie appartenesse. Il fatto che fosse venuto a conoscenza della sua imminente cattura e che si fosse introdotto nel suo alloggio, facendosi beffe dei sistemi di sicurezza , che lei aveva personalmente ideato ed installato.
Questo insieme di cose, non aveva fatto altro che accrescere i sospetti verso quello strano individuo.
- Oh beh, neanche io mi fido te! Siamo pari, la nostra è solo una breve collaborazione. Ognuno è utile per l'altro. Nulla di più e nulla di meno. A te la scelta.Ma sbrigati, perché il tempo corre. Tic -tac, tic- tac, tic-tac-
V doveva decidere in fretta, valutò la situazione cercando possibili modi per uscirne. Peccato che quello strano tipo, fosse la sua unica via di fuga.
- D'accordo verrò con te. Prima però dobbiamo passare a distruggere il mio computer, altrimenti potrebbero rintracciarmi facilmente -
- Nessun problema, dov'è che lo tieni? -
- Beh, credo che il problema invece sarà proprio questo, c'è un vecchio magazzino inutilizzato, in quella che una volta era la prima zona di costruzione ..ora invece - - Invece la zona è stata ormai riedificata da un anno, diventando la nuova zona sette, il quartiere dei divertimenti. Una zona dove passano molti soldi, piena di telecamere sopratutto. - Terminò l'uomo al posto suo. Prima di aggiungere – Non possiamo andare lì -
- Quindi mi lasci qui -
- No, vuol dire che dobbiamo arrangiarci in una maniera diversa -
V rimase un attimo a riflette sulle parole del uomo, quando cominciarono a sentire dei forti rumori in lontananza. Le guardie erano arrivate al piano dove viveva V. - Dobbiamo levare le tende – si fece lei trafelata di colpo, aprendo lo zaino e mettendoci dentro la scatola di Harry che aveva lasciato sopra il letto. - Andiamo – fece poi appena fuori della porta e cominciando a camminare.
- Non ti serve nient'altro? -
- Solo di un terminale – la ragazza fece strada imboccando una vecchia porta e cominciando a scendere le scale di emergenza che l'avrebbero portata nuovamente in strada.
V poteva sentire i passi del uomo dietro di lei, andare quasi a tempo con i suoi. Una persona normale avrebbe chiesto, fatto domande su dove stessero andando. Invece lui se ne stava semplicemente in silenzio, seguendola.
Continuarono entrambi a camminare, fino a tornare di nuovo in strada.
- Hai qualche credito? - chiese V a l'uomo, continuando a camminare trafelata tenendo i pugni nelle tasche dei pantaloni, e stringendosi nelle spalle, impedendo alla tracolla della borsa di muoversi troppo.
- Mi sono rimasti cinque crediti, più o meno -
- Bene, sono riuscita a risparmiarne sette andranno più che bene – si diressero verso un palazzo, e la ragazza bussò alla porta, attendendo che questa si aprisse.
- Perché siamo qui? -
V si diede un'occhiata intorno, cercando di vedere le sentinelle ferodi che erano venute per lei. - Per due motivi : qui è possibile reperire il computer il tempo necessario per lanciare cancellare tutti i miei dati dal mio computer. Così quando le sentinelle ci arriveranno, non troveranno altro che un computer vuoto. Il secondo motivo è che questo palazzo è interamente schermato dalle rilevazioni. Non potranno rilevarmi -
La porta si aprì da sola, ed entrarono. Per poi richiudersi alle loro spalle.

 

 

 

- E' sparita -
- Che cosa vuol dire “ è sparita”? È dotata di un chip di rilevamento, esattamente come qualsiasi altro lurido umano in questa dannata colonia – abbaiò Taborg, lui odiava gli umani.
Erano gli schiavi per eccellenza: deboli, privi di qualunque difesa naturale.
Il fetore di alcuni di loro era così nauseante, che non poteva neanche entrare nella stessa stanza insieme a loro.
Il suo odio gli aveva comunque fatto guadagnare il comando della colonia. Quindi gli umani non erano poi cosi inutili.
Peccato che gli si era presentato un brutto grattacapo.Il sistema informatico dei Dalek era stato violato, l'intruso anzi intrusa aveva fatto l'errore di non mascherare la sua attività facendo così che venisse presto rilevata.
V-12HJJY . Anno di nascita 04/16 presso il pianeta allevamento sei, recente spostamento nella colonia risalente a circa tredici mesi prima.
Questo era quello che ripeteva il breve rapporto, che il comandante Taborg aveva letto.E poi naturalmente c'erano le attività extra che svolgeva, sotto il nome fittizio di Lupo Cattivo. Uno degli hacker informatici più prolifici.Ma lei di per sé era di poco valore, era il suo ultimo cliente. Era lui che era con lei che aveva attirato la sua attenzione.
Grazie ad una telecamera situata davanti al Benzen, si era scoperto che la donna conosciuta come
V-12HJJY era in accordo con un uomo privo di chip di rilevazione. Cosa di cui venne immediatamente informato.
Perché un'anomalia del genere non solo poteva costargli la carriera, ma cosa ben più importante, la sua vita stessa.
Ragion per cui, la caccia era appena iniziata. Per arrivare a lui, dovevano arrivare a quella donna.La strategia era semplice e lineare.Ed ora apparentemente, anche lei era sparita. - Mandate le sentinelle, sgomberate quel palazzo. Voglio sapere tutto quello che succede lì dentro. Trovateli, la donna uccidetela, ma lui lo voglio vivo. Portatemelo qui!-

 

 

 

***

 

- Hai fatto? -
- Ci sono quasi, – rispose la donna, continuando a digitare serie di codici sulla tastiera del computer – devo solo inserire questa ultima serie di numeri...Fatto! -
L'uomo fece un sospiro di sollievo, una parte del problema era risolto. - Però ci sai fare con i computer -
- La tecnologia è facile per me, alla fine non si tratta altro che di una serie di codici - rispose lei.
“Codici, certo. Con un sistema alfanumerico alieno, con numeri strani e totalmente assurdi” di disse interiormente l'uomo. Stupito di come la mente di quella ragazzina riuscisse a lavorare.
Il virus lanciato da V avrebbe provveduto a resettare il computer su cui la donna lavorava. Rimaneva solo un'ultima parte, poi sarebbero potuti finalmente andare via.Ma dovevano fare in fretta – Quanto tempo abbiamo ancora? - chiese lui.
V si raccolse i lunghi capelli castani, annodandoli in uno chignon improvvisato, e mettendosi ad osservare l'orario sullo schermo del computer – Abbiamo un altro quarto d'ora circa -
Il palazzo in cui erano entrati era il quartier generale della famiglia Slitheen, specializzata nel traffico illecito di informazioni. Tante volte V si era ritrovata a lavorare per loro. Guadagnandosi della stima, che gli era servita insieme ai dodici crediti del tutto insufficienti, a poter utilizzare uno dei loro terminali fantasma, impossibili da rintracciare.
- Bene, abbiamo tutto il tempo. Ora tirati su la manica e dammi il braccio destro – l'uomo cominciò ad trafficare in una piccola borsa. Sotto gli occhi dubbiosi di V.
- Che cosa devi fare con il mio braccio? -
- Devo toglierti il chip di rilevamento, oppure ci rintracceranno non appena usciremo di qui – l'uomo tornò a sedersi, poggiando sul tavolo un kit medico di primo soccorso.
- Sai..non che voglia essere ingrata, è solo che non mi.. -
- Non ti fidi di me, questo me l'hai ripetuto almeno otto volte in un'ora. Il che ti rende abbastanza ripetitiva. Così non possiamo andare avanti e non voglio lasciarti indietro, quindi cosa posso fare per farti fidare di me, quel poco che serve, così che possa toglierti quel chip e poi andarcene?-
Il suo tono era serio e definitivo, V non era abituata ad affidarsi a qualcuno. Si era affidata ad una sola persona, Harry. Ma lui era stato “terminato”, e lei non aveva più trovato nessuno su cui fare affidamento.

 

- Puoi tenerlo se vuoi, io sono Harry -”

 

- Il tuo nome. Potresti dirmi il tuo nome -
Non era una richiesta così assurda, eppure l'uomo che ora le stava anestetizzando il braccio alzò lo sguardo.
- Voglio dire, dovrò pur chiamarti in qualche modo..- motivò V la sua richiesta, con una punta di mal celato imbarazzo. Decisamente non ci sapeva fare con i rapporti sociali.
- Puoi chiamarmi Dottore -
- Dottore? Questo non è un nome! - borbottò V infastidita, mentre l'uomo, anzi il Dottore cominciava ad incidere la sua pelle con un bisturi, teneva lo sguardo concentrato sul suo lavoro, ma gli rispose lo stesso – Come se V fosse un nome -
- Infatti non lo è, ma una persona importante mi ha detto una volta che devo essere io a scegliere il mio nome,solo che ancora non è il momento. Quindi fino ad allora il mio nome è V – nel dire quella manciata di frasi la voce della donna si incrinò un po', cosa che non passò inosservata agli occhi de l'alieno, che la studiò con quei suoi occhi azzurri.
- Ognuno sceglie quello che è meglio per sé, anche se spero che sceglierai il tuo nome prima che ci separiamo. Perché sai sono un tipo curioso. -
- Ma non mi dire -
Il Dottore estrasse il chip che si trovava sotto pelle, e cominciò a richiudere l'incisione sul braccio di V. - Non te la cavi affatto male – osservò lei, notando la tecnica con cui la stava medicando.
- Ho avuto molto tempo per fare pratica – rispose il Dottore, fasciandole il braccio e poi rimettere tutto nella borsa.
- Cos'è sei stato coinvolto in una guerra? - fu la domanda sbagliata a spegnere la luce negli occhi del Dottore, che pur tuttavia non cambiò espressione.Mentalmente V si diede della stupida, resasi conto di aver toccato un tasto dolente, per cui cercò di riparare una qualche maniera – Mi dispiace..ho parlato troppo -
L'alieno non le rispose, si limitò a lanciare uno sguardo verso il timer del computer – Il quarto d'ora è esaurito, usciamo di qui - disse, per poi dirigersi verso la porta.
V si alzò, ed a passo svelto si affrettò a raggiungerlo.
C'era ancora molta strada da fare, prendere un ascensore e scendere per tre ponti. Mancava poco, ma V non poté non chiedersi che sapore potesse avere la libertà.

 

 

***

 

- La pattuglia è appena rientrata signore – Taborg se ne stava seduto nel suo ufficio, occhi puntati sugli schermi di sorveglianza – Notizie dei ricercati? -
- Negativo signore, l'edificio è stato interamente scansionato sia da l'interno che da l'esterno. Ma la rilevazione ha dato esito negativo, la donna non è stata rilevata – riassunse la voce proveniente dal comunicatore.- Non si può sparire così – si ritrovò a dire a se stesso.
- Quali sono le disposizioni signore? -
- Aumentate la sorveglianza ai ponti di attracco, prima o poi passeranno di lì. Non voglio essere di disturbato, a meno che non ci siano notizie sulla loro cattura -
- Ricevuto signore – e la comunicazione si interruppe.
Taborg dette un pugno sulla scrivania, per la rabbia. Lo dette con così tanta forza da incrinarla verso l'interno.
La sua mano prese a sanguinare, ma lui neanche se ne accorse.Doveva trovarli assolutamente, o per lui avrebbe avuto le ore contate.

 

***

 

- Bene siamo arrivati -
- Mi dispiace deluderti ragazzina, ma siamo quasi arrivati – si affrettò a correggere il Dottore.
- Delle volte sai essere veramente simpatico te l'ha mai detto nessuno? - si divertì a prenderlo il giro V, rimanendo accucciata nella speranza di non farsi vedere.
La scena che gli si presentava davanti era la seguente, il grande ponte di attracco era al momento chiuso il che rendeva possibile respirare, le navi per medie e lunghe tratte erano ancorate al suolo tramite magneti. Questo faceva sì che ogni volta che il portellone veniva aperto le navi, ad eccezione di quella che doveva lasciare la colonia, rimanessero al loro posto.
La nave che V aveva trovato per il suo cliente, si trovava a circa dieci metri da loro. La ragazza aveva predisposto tutto nei minimi particolari.
Aveva scelto il ponte tre, in quanto il più vecchio ponte della colonia, usato ormai solamente per l'attracco di navi per corto raggio.
Il che implicava una sorveglianza minima, se non del tutto assente a volte, in quanto le sentinelle ferodi erano impiegate nella sorveglianza di carichi più preziosi. Quello che avrebbe dovuto fare il suo cliente, il Dottore, ora che ne sapeva il nome, era di salire sulla nave ed con una falsa autorizzazione d'uscita andarsene. E tanti cari saluti.
Il piano in precedenza era quello.
Prima che V venisse scoperta, costretta a infettare con un virus il suo computer da lavoro che aveva impiegato un mese ad assemblare, e prima che si sfilasse il chip di rilevamento facendola diventare di per se già una ricercata.
E poi c'erano quelle due sentinelle, che naturalmente non dovevano essere lì.
- Dobbiamo liberarci di loro – se ne uscì lei, ancora accucciata dietro un gruppo di bidoni.
Il Dottore era nascosto a mezzo metro da lei, e non parlava. Si guardava intorno, con fare pensoso.
- Lo vedi quel pannello là dietro?- e la ragazza mugugnò d'assenso – Bene è il sistema d'allarme principale, quello che dobbiamo fare è azionarlo costringendoli ad allontanarsi. Io mi avvicino al pannello, mentre tu intanto vai verso la nave e cominci ad avviare i comandi di accensione, faccio scattare l'allarme, salgo apriamo il portellone e ce ne andiamo. -
- Il tuo piano non fa una piega, peccato che il pannello de l'allarme sia chiuso elettricamente e che mi sia dimenticata la cassetta degli attrezzi per forzarla. Per cui piano B? -
Il tono leggermente sarcastico fece fare al Dottore una risata sottovoce, per poi tirare fuori dalla tasca della giacca un oggetto. - Peccato che io abbia questo, un cacciavite sonico -
La faccia sorpresa di V fu fantastica. - Bene! Se non hai altro da obbiettare io andrei – e muovendosi senza farsi vedere si diresse verso il sistema d'allarme che si trovava a destra della loro posizione.
Ovviamente la nave si trovava al centro del porto, davanti alle sentinelle ed era praticamente impossibile non farsi vedere. Però poteva avvicinarsi un po'.
Il Dottore intanto stava avanzando, passando dietro una nave dopo l'altra usandole come ostacoli con cui ripararsi. Cercando di non fare troppo rumore per via dell'eco.Tutto stava andando esattamente secondo il piano.
Se non fosse stato che le sentinelle non erano due, ma tre. Il terzo soldato se lo ritrovò praticamente davanti.
- Hey tu! Che diavolo stai facendo qui! -
V si gelò a quelle parole, doveva trovare il modo di mandare a nanna quelle sentinelle. Ma come?
La ragazza si diede un'occhiata intorno, finché non trovò quello che le serviva.
Si mosse piano aggirando il gruppo, perché le altre due guardie avevano provveduto a raggiungere la terza che aveva bloccato il Dottore. Che nel frattempo non faceva altro che farfugliare – Mi dispiace, sono capitato qui per caso! -
- Dobbiamo portati dal comandante Taborg, lui saprà cosa fare di te – disse uno di loro.
Erano tutti e tre di spalle, doveva agire ora – Dottore spostati! -
Il Dottore fece in tempo a vedere che una rete metallica stava per cadere sopra la sua testa.
È bene sapere che le rete metalliche, venivano usate per tenere oggetti ancorati al suolo, queste reti avevano tuttavia una particolarità, davano scosse elettriche hai metalli, materiali che casualmente erano ricoperte le divise delle sentinelle.
I feroidi infatti urlarono di dolore e svennero. - Fantastico! - si ritrovò ad esclamare un Dottore esultante, per poi riprendere il lavoro cominciando a smontare il pannello. Cominciando ad armeggiare con fil vari,armato del suo cacciavite sonico.
- Corri! - il Dottore, una volta finito con il pannello, prese per mano V e la trascinò verso la nave – Abbiamo solo cinque minuti prima che questo posto non abbia più aria! -
V si ritrovò ad essere trascinata ed a correre a perdi fiato, qualche altro secondo ed arrivarono davanti alla nave. Velocemente la ragazza estrasse il palmare appoggiandolo sulla porta, facendo si che innestasse il codice d'apertura.
- Perché non l'hai aperta prima? - le chiese il Dottore impaziente. V alzò gli occhi al soffitto – Scusami se ti ho salvato la vita – ribatté lei.
In quello scambio di battute non si erano accorti che una guardia aveva ripreso i sensi, con lentezza caricò l'alma. Prese la mira e fece fuoco.



Il Dottore vide V, lanciare improvvisamente un gemito di dolore. Barcollare lievemente in avanti e riprendere subito equilibrio. La ragazza si passò la mano sinistra sul fianco, ritrovandosi la mano imbrattata di sangue.
- Dottore..- sussurrò lei prima di crollare avanti svenuta. Il Dottore la prese al volo, impedendole di cadere.
- Non è niente, non è niente ...- sussurrò ad una V incosciente, intanto la porta della nave si era aperta.
- Attivazione comando vocale – urlò ad alta voce l'alieno, tenendo V in braccio.
“ Comando vocale inserito ed operativo” rispose l'interfaccia vocale della nave.
- Computer, prepararsi a l'uscita dal ponte tre, ed preparare la camera d'emergenza – il Dottore aprì il pannello laterale, dove vi era adagiato un piano ospedaliero.
Intanto altro sangue, continuava ad uscire dalla ferita che V aveva al fianco.
- Andrà tutto bene, ti rimetterai ok? - sussurrò lui a l'altezza de l'orecchio di V e passando la mano tra i suoi capelli. Doveva lasciarla, i nanogeni dovevano prendersi il tempo di analizzare la fisiologia di V, ed intervenire per “riparare” il danno.
“ Manovre di partenza completate. Impostare la rotta”.
- Computer rintracciare la stazione spaziale più prossima, e tracciare la rotta – Il Dottore dovette fare un grande sforzo nel cercare di dare il comando ad alta voce. Mentre lanciava uno sguardo distratto alle stelle attraverso la piccola finestra della nave.
Erano anni che non le vedeva così luminose, e sperò che V si riprendesse abbastanza in fretta per mostrargliele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sera a tutti! Eccoci finalmente al capitolo 2, venuto fuori un po' più lungo di quanto avevo preventivato ma meglio così. Spero che non risulti troppo pesante per la lettura.

Ci tengo a ringraziarvi per le recensioni che mi avete lasciato, siete veramente gentili! Mi auguro che questo capitolo possa piacervi come il precedente ed anche di più.

Questa storia mi sta prendendo veramente tanto, e per cercare di svolgere un lavoro migliore avrei bisogno di aiuto, per c'è qualcuno a cui andrebbe di fare da Beta? Due teste sono meglio di una e sono convinta che sarebbe un'esperienza che può arricchire. Naturalmente mi offro come beta a mia volta (anche se non so neanche da dove si possa cominciare, se c'è qualcuno che sappia darmi qualche piccola informazione è davvero bene accetto) , anche solo per correggere capitoli.

Nel caso ci fosse qualcuno interessato, o se volete solo scambiare due chiacchiere vi linko la mia pagina FB : https://www.facebook.com/CristieEfp

 

 

Al prossimo capitolo! Cristie  

   
 
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