Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |       
Autore: whirene    03/12/2012    4 recensioni
Jeff si è appena trasferito alla Dalton Academy e, nonostante non ne fosse molto contento all'inizio, presto troverà qualcuno che renterà il suo soggiorno alla Dalton decisamente più interessante.
Nick è appena uscito da una storia disastrosa, ma continua comunque a credere nell'amore vero e, soprattutto, spera che questo suo anno da Junior sia indimenticabile.
Sebastian e Thad, entrambi innamorati l'uno dell'altro (anche se Seb non vuole ammetterlo), continuano a negare i loro sentimenti, finchè un evento non li convince che continuare a tacere è inutile.
Per un attimo Nick aveva creduto di aver avuto un miraggio perché, santo cielo, quel ragazzo era davvero stupendo. Quando i loro guardi si incrociarono il moro sentì le ginocchia cedere: il ragazzo nuovo aveva degli occhi verdi così profondi ed intensi che gli avevano fatto venire le farfalle allo stomaco. Avrebbe potuto guardarli per ore, ma il biondo continuò a salire le scale, voltandosi verso Sebastian.
No, decisamente, quello sarebbe stato un anno da dimenticare.

(minilong Niff/Thaddastian, slash)
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

So close and still so far.


- I kinda wanna be more than friends.



Nella frizzante aria di ottobre, Jeff Sterling scese dall'auto a fatica, portandosi dietro un'enorme valigia scura. La prima vista che ebbe della sua futura casa fu grandiosa: un edificio splendido, stile liberty con dettagli originali e un grande parco verde intorno. Una composizione ariosa e leggera, ma solida; una struttura resistente e adatta a contenere quegli angeli (con la reputazione di demoni) degli studenti, e sì che lui di architettura, e di collegi maschili, se ne intendeva. Insomma, se sua madre doveva rinchiuderlo in una gabbia, tanto valeva tenerlo in una dorata insieme a tanti altri figli di papà.

Sospirò e mosse qualche passo verso il portone, scoraggiato da quella che già si prospettava un'impresa immane: imparare a conoscere la Dalton e non rimanere mimetizzato con le pareti per tutto il periodo di permanenza. Non che gli anni scorsi ci fosse riuscito, ma i buoni propositi di Capodanno erano l'unica cosa positiva dell'inverno precedente, e aveva intenzione, se non di riuscire, almeno di provarci.

Uno stormo di ragazzi gli volteggiava intorno, perfettamente coordinati con le loro uniformi blu notte con i bordini rosso scuro, e riuscivano solo a farlo sentire ancora più estraneo. Non aveva il blazer né la cravatta di ordinanza, non esibiva gelatina in quella criniera bionda; non era uno di loro, semplice. Cominciava a presagire che sarebbe stato impossibile mescolarsi a loro, almeno finché una mano si posò leggera sulla sua spalla.

“Jennifer Stella?”

“Sterling” puntualizzò il biondo piccato. Ma almeno qualcuno lo conosceva, e non era sicuro che fosse una cosa positiva. Il tipo strano che lo aveva fermato era del tutto in linea con le regole della Dalton; tutto in lui gridava 'guardami, sono la perfezione', ed era sicuro di non essersi immaginato un certo qual ghigno supponente sul volto del ragazzo. Se non era il caso partire con il piede sbagliato, era sempre meglio di rimanere a casa, pensò Jeff, considerando che forse sarebbe stato meglio trattare con più gentilezza il suo 'nuovo amico', o qualsiasi cosa fosse.

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio di decise a parlare. Gli tese la mano con un sorriso vagamente forzato e disse “piacere, sono Jeff Sterling”. L'altro fece un cenno di assenso con il capo “certo, ti avevo riconosciuto per via di quel cespuglio giallo che ti ostini a scarrozzare in giro attaccato al tuo cuoio capelluto”
Il biondo rimase pietrificato per un istante. Che cosa voleva da lui quel damerino che lo aveva abbordato per strada per poi insultare i suoi meravigliosi capelli dorati?
“con chi ho l'onore di parlare?” chiese gelido, mentre di soppiatto si guardava intorno per controllare se anche altri ritenevano i suoi capelli ridicoli. Ma, strano a dirsi, si era formata come una bolla d'aria attorno a loro. Sperava che la causa non fossero le sue ascelle, almeno...

“Sebastian Smythe, Seb per gli amici, ma tu puoi benissimo chiamarmi Sebastian, o Smythe, o signor Smythe, o comunque te lo permetta il tuo cervello infestato dalle radici delle spighe che hai in testa” suggerì l'altro ricambiando il saluto.
Jeff rimase scioccato da quella risposta tagliente. Lo conosceva da così poco e già si era reso odioso alla 'queen bee' della Dalton, a giudicare da come lo guardavano gli altri. “Allora, Seb” disse calcando con forza sul nomignolo “cos'hai contro di me?”
“Personalmente ancora nulla, ma ho la vaga impressione che il preside mi odi per avergli corretto un congiuntivo durante il suo solito pallosissimo discorso inaugurale di settembre, e che questa sia la sua vendetta” sospirò annoiato il ragazzo e fece un gesto ampio con la mano “fin quando non scoprirò che sei ossessionato dal buio e hai bisogno della lucina per dormire, o magari che hai paura dell'acqua e ti ritrovi a puzzare più di un cavernicolo, non posso dire di odiarti”
“Quindi tu saresti il mio... Compagno di stanza?” chiese Jeff stentando ancora a credere alle proprie orecchie.

Il ragazzo alto sbuffò, visibilmente contrariato dalla lentezza delle reazioni dell'altro ,“Ovviamente, testa di grano, cos'altro ti aspettavi? Una balia, per caso?”
Il biondo ammutolì; se quello era la persona con cui avrebbe condiviso ogni singolo momento dell'anno venturo, tanto valeva abituarsi alla sua poco ortodossa educazione. “Spilungone, allora, hai intenzione di accompagnarmi oppure devo fiutare la tua costosissima English Lavander fino alla batcaverna?”
Sebastian lo scrutò, impressionato dal repentino cambiamento nel compagno, poi accennò un sorriso sghembo e indicò il viale davanti a loro. “Dubito che come segugio saresti anche solo passabile. Puoi seguirmi, ma solo se ti porti appresso il tuo armadio privato. Essere il tuo facchino personale non è esattamente una mia priorità”.
Jeff ricambiò la smorfia e prese il gigantesco trolley in mano; lo avrebbe seguito dappertutto e, nonostante credesse fermamente che l'altro avesse scelto apposta la via con più scale per rendergli la vita ancora più ardua, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di chiedere una pausa, per nulla al mondo. La dignità prima di tutto, anche a costo di una milza nuova.



Nick si sistemò il nodo della cravatta e indossò il blazer, guardandosi lo specchio, anche se con la mente era da tutt'altra parte. Era un junior, quindi questo sarebbe stato l'ultimo anno di 'spensieratezza' prima del diploma, e aveva intenzione di viverlo il più possibile.
Avrebbe tanto voluto un ragazzo anche lui, perché vedeva tutti quanti intorno a lui trovare "il loro pezzo di puzzle mancante" - come avrebbe detto Blaine citando LA canzone - mentre il suo puzzle non era ancora completo.
Era stato fidanzato solo una volta ma, nonostante non fosse andata a finire tanto bene, continuava a credere nell'anima gemella, nell'amore vero.
Fu Thad, il suo compagno di stanza, a riportarlo alla realtà. “Nick, muoviti, o rischiamo di arrivare in ritardo a lezione. E tu sai quanto mrs. Stark odi i ritardatari” disse, avviandosi verso la porta.
Nick, senza dire nulla, seguì il suo compagno, che intanto si era diretto verso la scalinata che portava alle aule.
Mentre scendevano al piano inferiore, sentirono Sebastian parlare e dei tonfi, come se qualcuno stesse trascinando un peso per i gradini. “E quindi, biondina, di dove sei esattamente?”

Nick si chiese con chi Sebastian stesse parlando, visto che l'unico Warbler biondo era Logan - il cui sorriso terrificava anche Smythe, che non si sarebbe quindi permesso di affibbiargli un sopranome simile -, quando se lo ritrovò davanti: alto, biondo e dal fisico asciutto. No, non gli pareva di aver visto qualcuno del genere prima. Per un attimo Nick aveva creduto di aver avuto un miraggio perché, santo cielo, quel ragazzo era davvero stupendo. Quando i loro guardi si incrociarono il moro sentì le ginocchia cedere: il ragazzo nuovo aveva degli occhi verdi così profondi ed intensi che gli avevano fatto venire le farfalle allo stomaco. Avrebbe potuto guardarli per ore, ma il biondo continuò a salire le scale, voltandosi verso Sebastian.
Probabilmente gli altri si saranno detti qualcosa del tipo "ciao" o cose simili, ma Nick non li aveva sentiti. Era come in una specie di coma, come se tutto intorno a lui fosse improvvisamente vuoto, riempito solo dai suoi pensieri - alquanto confusi, al momento - e dai battiti del suo cuore, che erano accelerati. Forse avrebbe completato il suo puzzle.



“Senti, Seb, per quanto io adori la tua meravigliosa compagnia e creda fermamente che l'intera Dalton ruoti attorno ai tuoi capelli perfetti e pieni di gel, non è che c'è qualcun altro in questa scuola?” chiese il biondo, sfiancato dalle infinite rampe di scale dell'edificio, sedendosi in equilibrio precario sulla valigia nera, appena trascinata a fatica in camera.

L'altro lo guardò con un'espressione di vaga compassione, come se non avesse ancora capito che era la terra a ruotare attorno al sole e non il contrario, e si avvicinò alla finestra socchiusa. “Dipende se intendi con compagnia persone che vale la pena di conoscere o persone buone per farsi una canna insieme, e comunque lo intendessi, non ce ne sono molte, in ogni caso”

“Poche quante?” replicò scoraggiato Jeff. Ammesso che gli standard del moro fossero alti (e non aveva particolari problemi a crederlo), quella scuola era così grande che avrebbe sicuramente fatto amicizia, o almeno lo sperava. Per ora nei primi trenta minuti di soggiorno era riuscito a: farsi insultare davanti a tutti, essere ridicolizzato per i suoi capelli NON tinti, salito l'altezza equivalente di un grattacielo con 50 kili di cose varie. Non era niente male, dopotutto.
Sebastian lo fissò; accidenti, quel ragazzo nuovo non si arrendeva ancora. E pensare che aveva provato la sua strategia almeno un milione di volte: doveva andare tutto alla perfezione, non avrebbe passato certo un altro anno scolastico con un qualsiasi sconosciuto raccomandato che non aveva il minimo senso dell'umorismo. Tutti gli anni precedenti aveva funzionato, non si era mai neanche posto il problema che qualcosa potesse andare storto. E ora rischiava seriamente di rimanere intrappolato con la biondina, ma non doveva essere così pessima, dato che era già passata un mezz'oretta e non aveva ancora tentato di picchiarlo... Forse non sarebbe stato tanto tragico. forse.
“Bene, dunque fra le persone degne di considerazione trovi me, Sebastian, il signor Smythe e Seb” disse contando sulla punta delle dita aristocratiche dita con un leggero ghigno di divertimento.

“Estremamente divertente” sospirò il biondo, poi tornò alla carica: “chi erano quei due dietro di noi, sulle scale?”
“A-ha” annuì l'altro “era Thad. Tra gli altri è quasi il più sopportabile, poi è anche nei Warblers. E questo è un punto a suo favore”
“Dietro di lui c'era un altro ragazzo, con un sorriso che illuminava tutta la stanza. Ne sai qualcosa?” chiese Jeff ancora più insistente.
“Davvero, ho notato a malapena lui, cosa pensi mi interessi del suo inutile compagno di stanza che lo segue dappertutto come un cagnolino fedele? Comunque credo si chiami Nick e manchi del tutto di una personalità, anche se ha una voce non indecente. In ogni caso frena il tuo entusiasmo, biondina, che ho sentito dire che è appena uscito da una storia e bla, bla, bla, cazzate varie”
“Se non ti conoscessi da mezzora, direi che sei geloso” lo punzecchiò Jeff, ma ancora insicuro fin quando potesse spingersi senza irritare troppo il nuovo ''amico''
“Senti, Barbie, non ho la minima idea di chi ti creda di essere per potermi fare il profilo psicologico dopo così poco tempo, ma faresti meglio a tenere quella fogna chiusa, se non desideri ardentemente passare un anno scolastico i cui migliori momenti saranno assimilabili all'inferno' sorrise in maniera inquietante Sebastian. Quel bizzarro ragazzino stava rigirando impunemente il coltello nella piaga; zittirlo con qualche minaccia infondata sarebbe stato certo più semplice che rivelargli una verità scomoda. Perché alla fine non aveva rimorsi, solo rimpianti.



“Certo che potevi evitare di fare quella faccia da pesce lesso, prima. Il ragazzo nuovo ti avrà preso per guardone... O mentecatto, almeno” Nick sapeva di essere rimasto un po' (un BEL po') a guardare quel ragazzo biondo, ma non pensava che fosse stato così evidente.
“Quale faccia? Intendi quella che fai tu ogni volta che vedi Smythe?” Colpito e affondato. Sapeva della cotta che aveva Thad per il solista, e ogni volta che glielo faceva presente l'altro cominciare a balbettare e arrossiva. Come stava succedendo in quel momento.
“M-ma no, che dici? I-io una cotta per Sebastian? Tu stai proprio fuori!” disse, voltandosi verso la scrivania per nascondere il rossore sulle sue guance.
“Si, fuori come un balcone, proprio! Dai, Thad, ammettilo...” disse Nick sbeffeggiandolo scherzosamente.
“Cosa cambierebbe? Nulla. Sebastian non è un tipo da relazioni. Fine”. Fece una pausa, per evitare di esplodere, e si voltò nuovamente verso il suo compagno di stanza. “Comunque credo che dovresti parlarci. Con il ragazzo nuovo, intendo. Magari poi scopri che anche lui gioca nella nostra stessa squadra...”
“No, no, non se ne parla! Io dico. Lo hai visto?? Sembra uno di quei modelli della Hollister, avrà sicuramente file di pretendenti, quindi perché dovrebbe parlare proprio con me?? No, no, non ce la posso fare!” disse Nick arrossendo e gesticolando ad ogni parola, come faceva quando era in imbarazzo. “E poi sono uscito da poco da una storia disastrosa...Non credo di essere pronto...”
Thad sorrise tra sé e sé. Aveva appena avuto un'idea geniale per far superare la rottura (che era avvenuta circa tre settimane fa) al suo amico. Ora avrebbe solo dovuto parlarne con la mente più diabolica e perversa della scuola: Sebastian Smythe.
- Seb, dobbiamo vederci. Ho avuto un'idea geniale
- sebbene dubiti oltremodo della tua capacità di giudizio sulla definizione di geniale, sono aperto ad ogni possibilità


Sebastian fece un sorrisetto compiaciuto e infilò il cellulare in tasca. Se anche conosceva solo poco Thad, aveva il netto presentimento che sarebbero andati meravigliosamente d'accordo.

Thad sorrise leggendo il messaggio, prima di riporre il cellulare nella tasca del blazer. La stronzaggine di Sebastian era una delle cose che più amava del ragazzo, perché lo rendeva ancora più proibito... ed eccitante. E lui amava le cose proibite, visto che i genitori non gli lasciavano mai fare quello che voleva. Quando aveva fatto coming out avevano cominciato a trattarlo come se fosse uno sbaglio, un errore, e fare "il ribelle" gli sembrava l'unico modo per farsi notare da loro, per ricordargli che il loro AMATO Thad era ancora lì.
Si sistemò un'ultima volta il blazer - ci teneva ad essere sempre perfettamente in ordine - e scese in aula magna, dove avrebbe attuato il suo piano insieme a Smythe.
Sebastian ticchettava nervoso il piede sul pavimento di marmo del corridoio. Era arrivato con qualche minuto di anticipo, fatto insolito dato che per lui il tempo scorreva con diversa velocità che il resto della gente.

Thad non accennava ad arrivare, e questo lo metteva in una lieve ansia. Per una volta che cercava di fare le cose come si deve, allora l'universo si metteva inevitabilmente contro di lui in una sorta di malefico complotto cosmico. Poco male, ormai era abituato ad aspettarsi il peggio, e il ritardo di Thad non poteva - e non doveva - diventare una sua priorità.
Thad si precipitò giù dalle scale, dirigendosi verso il luogo di incontro con Smythe. Non voleva farlo aspettare troppo e - non lo avrebbe mai ammesso davanti a Duvall - aveva una voglia matta di rivederlo. Entrò nell'aula e lo vide appoggiato al muro, stupendo come sempre.
“Allora, Harwood, hai fatto con abbastanza comodo? Posso smettere di aspettare che muova il tuo” stupendo, ma non lo avrebbe mai ammesso “culo? E dire che il tono del messaggio sembrava anche abbastanza ragionevole per uno come te” lo stuzzicò. Sebastian, ignorando con prepotenza quel senso di sollievo che si stava spandendo dentro di lui. Si sollevò dalla parete fredda e si avvicinò al compagno a passi misurati, ma veloci. “Dunque, Thadduccio, c'è qualcosa di cui desideri parlarmi?”
Thad prese un attimo fiato, perché no, non poteva pensare a quanto sarebbe stato bello essere sbattuto sul quel muro da Sebastian proprio in quel momento, non ora che gli si stava avvicinando con il suo solito ghigno sul volto. Doveva darsi una calmata, o rischiava di avere una crisi isterica. “Già, si. Ho avuto un'idea per far uscire Nick dalla sua depressione post-separazione”
“Come se mi importasse del tuo Fido personale” sbuffò l'altro ragazzo, non abbastanza vicino a Thad per i suoi gusti. “Comunque ci sto, anche se non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Principalmente perché mi si prospetta un anno noioso qui alla Dalton, nonostante abbia Barbie come compagna di stanza. Ho il bisogno fisiologico di creare casini”

'Eh già, considerando quanti casini stai creando in me, creare casini è la tua specialità' pensò subito Thad, fingendosi pensieroso per un attimo. “Aspetta, il biondino sta in stanza con te?”

Pensa che culo, quel biondo avrebbe potuto vedere Sebastian sempre: appena sveglio, con i capelli in disordine, appena uscito dalla doccia... Scosse la testa, cercando di togliersi quei pensieri inappropriati dalla mente. Ancora non riusciva a convivere con l'effetto che Sebastian gli faceva, ma non poteva evitarlo: lo stravolgeva completamente, riducendolo ad una fangirl con gli occhi a cuoricino ogni volta che lo salutava o gli parlava. In effetti gli sembrava ancora impossibile che ci fosse diventato amico senza impazzire.

“Oh, certamente. Ti ha appena rubato il posto di mio BFF forever and ever. Che ne dici di iniziare ad essere geloso?” continuò imperterrito Sebastian. Come voleva che fosse davvero geloso, non riusciva neanche a capitarsene.
“Si, io ti voglio tutto per me” disse, senza neanche accorgersene. “Ehm.. Come, amico, ovviamente!” aggiunse poi, cercando di rimediare al danno. Non voleva che Sebastian capisse quello che realmente provava per lui, sennò lo avrebbe preso in giro a vita.

Se non gli venne subito un infarto condito con colpo apoplettico, Sebastian lo doveva certo al suo ferreo autocontrollo. Ma non aveva potuto evitare che per un momento la sua espressione meticolosamente costruita tremasse sotto il peso di sentimenti così imbarazzanti che stentava ad ammettere persino a se stesso, nascondendosi dietro ad un'armatura di sarcasmo. “Dunque, cos'è tutta questa considerazione per parucca-gialla?” si riprese dopo qualche istante, mentre tornava il solito, rassicurante stronzo di sempre.

“A Nick piace, quindi avevo pensato ad un modo per farli conoscere, visto che da solo non si farebbe mai avanti... Anche se non so se è gay o no, ma visti i capelli ovviamente tinti direi di sì” disse sedendosi sul divanetto di pelle nera e invitando Sebastian a fare altrettanto.
L'altro si sedette a pochi centimetri di distanza da Thad, appoggiando il braccio dietro il sedile. “Suppongo proprio che abiti anche lui nel nostro magico mondo degli unicorni, Thadduccio, dato che da quando ha visto Fido non ha smesso un attimo di blaterare quanto bella è la sua dentiera” disse con un sorrisetto cinico sulle labbra beffarde.
“Bene allora” disse. “Per attuare il mio piano ci serve il cellulare del biondino”
“Quello non è assolutamente un problema, posso procurarmelo mentre fa il suo riposino di bellezza quotidiano” rispose Sebastian, quasi infastidito dalla facilità di quel compito.
“Oh, bene. Poi scriviamo un messaggio anonimo a Nick dal suo telefono e glielo inviamo... Ed è qui che servi tu: deve essere un messaggio abbastanza spinto, in modo che attragga l'attenzione di Nick” disse sorridendo, soddisfatto dal suo piano geniale.
“Il sexting è un'arte che padroneggio alla perfezione” sogghignò soddisfatto, ammiccando involontariamente gli occhi color mare verso il ragazzo seduto accanto a lui.
“È per questo che ho chiesto a te... Io non saprei neanche da dove cominciare”
“Giovane verginello, farò finta di crederti” rise Sebastian. Dai, su, non era verosimile che un ragazzo come Thad non avesse ricevuto nessuna avance. “Quindi il piano è: derubo Barbie del suo gingillo telefonico, mando un messaggio sconcio a Fido, fingendomi la biondina, e aspettiamo che succeda qualcosa fra le due teste di rapa” ricapitolò il Warblers, poi si rivolse all'amico: “scusami, mi è sfuggita la tua parte nel diabolico piano. Cosa fai tu? Ti limiti a giostrarci come marionette per tuo divertimento?”
“Punto uno: non sono vergine” disse Thad, per vedere che faccia avrebbe fatto l'amico “Punto due: il mio contributo lo vedrai in seguito, e poi già aver attuato il piano mi sembra abbastanza. Punto tre: so divertirmi in altri modi, non ho bisogno delle marionette”
“Sei nervosetto, tesoro, ti serve per caso un buscofen?” lo stuzzicò ancora Sebastian mentre tentava di non ascoltare il fatto che Thad non fosse vergine. Beh, lo aveva intuito da tempo, ma non aveva mai voluto chiederlo per non sentire l'ovvia risposta. “Allora aspetterò che la principessina sul pisello si degni di farmi sapere cose ha in riserbo per noi comuni mortali” terminò il ragazzo, nonostante desiderasse con tutte le forze conoscere la 'sorpresa'.
Thad non era nervoso, era solo la presenza di Sebastian così vicina alla sua a confonderlo e mettergli agitazione: poteva sentire il profumo del suo dopobarba per quanto era vicino e ciò lo mandava in iperventilazione.
“Non riusciresti mai a strapparmi nulla di bocca. Una sorpresa è una sorpresa. Lo sarà per te come lo sarà per loro” disse, sorridendogli a mò di scherno.
“Come preferisci, Harwood. Lungi da me costringerti a fare qualcosa che non vuoi fare” concluse Sebastian. Era tardi, le lezioni dovevano cominciare e il tempo passato con Thad non era mai abbastanza. Sospirò lievemente e si alzò dal divano su cui era rimasta la forma del suo corpo. “Allora devo andare, letteratura europea alla prima ora. Tu?”
“Storia. È l'aula accanto alla tua, quindi possiamo andare insieme, se ti va” chiese, leggermente imbarazzato, poiché non sapeva come comportarsi senza sembrare un emerito idiota. Era Smythe a fargli quell'effetto e, Sebastian non lo sapeva e non lo avrebbe mai saputo, c'erano tante cose che gli faceva venire voglia di fare ma non avrebbe mai fatto, semplicemente perché non sarebbe mai riuscito a dichiararsi.

Non poteva rischiare di perdere quello che aveva con Sebastian - se poteva essere definito un qualcosa - solo perché voleva essere il suo ragazzo. Seb non era un tipo da relazioni, e questo lo sapeva fin troppo bene. Non vedeva come lui, che in confronto a tutti i ragazzi con cui era stato l'altro non era nulla, avrebbe potuto cambiare la situazione.
“Se proprio insisti, Harwood” acconsentì Sebastian sentendosi suo malgrado talmente felice da rasentare la stupidità. Gli tenne la porta aperta, con lo scrupolo di averlo trattato troppo freddamente, aspettando che anche lui si alzasse dal divano e lo raggiungesse.
Thad sorrise, perché non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da Sebastian, e lo raggiunse accanto alla porta.
Purtroppo il tragitto dall'aula magna a quella di storia fu troppo breve, e prima di quanto Thad avrebbe voluto, dovette andare a lezione.
“Allora, ci vediamo dopo in camera tua, d'accordo?” disse esitando sulla porta.
“Sì” disse semplicemente l'altro, toccandogli la spalla solo perché aveva bisogno di un contatto. Con un sorriso ebete entrò nella classe successiva, canticchiando qualche stupida canzone d'amore. Aveva la netta impressione che la giornata sarebbe trascorsa inspiegabilmente veloce.
Thad entrò in classe con la testa fra le nuvole, pensando già alla fine della lezione, quando avrebbe rivisto Sebastian.


Le lezioni non sembravano finire più, ma, dopo ore ed ore passate a fantasticare sul suo amico, finalmente fu libero e, senza celare il suo entusiasmo, si diresse verso la camera di Sebastian, sperando di trovarlo li.
Sebastian stava osservando la figura di Jeff semi-scoperta fra le lenzuola; povero ciccino, dopo un viaggio aveva pure diritto al riposo. Peccato che poi si sarebbe ritrovato un messaggio da Fido e una marea di spiegazioni scomode. Tanto peggio per lui; rimorchiare appena arrivato non solo era discutibile, ma era addirittura una prerogativa di Sebastian, mica del primo venuto con una faccia carina e i capelli tinti. Un sommesso bussare alla porta lo svegliò dai propositi omicidi nei confronti della bambolina che aveva già preso possesso dell'armadio, occupando ben più del quarto che gli aveva generosamente concesso.
Thad bussò piano alla porta, per evitare di svegliare il ragazzo nuovo che - molto probabilmente - stava dormendo. Quando Sebastian gli aprì la porta la prima cosa che avrebbe voluto fare era abbracciarlo, perché cavolo, gli era mancato da morire nonostante si fossero visti quella mattina, invece si limitò ad entrare nella stanza.
“Prendiamo il telefono e usciamo di qui, sennò rischiamo di svegliarlo” disse sottovoce.
“Come comandi” sbuffò insofferente Sebastian, sollevando con attenzione il cellulare dal comodino di Jeff per non fare rumore. Sotto lo sguardo del compagno si avvicinò al biondo, sfiorandogli quasi le orecchie con le labbra e sussurrò piano “Sogni d'oro, principessa delle fate”. Con un ultimo ghigno, si richiuse la porta dietro; ora il corridoio era deserto, a parte lui e Thad.

Thad si sentì ribollire dalla gelosia quando Sebastian si era avvicinato così tanto al ragazzo nuovo, perché avrebbe voluto anche lui sentirlo così vicino. Ma quando Sebastian lo prese per un braccio e lo trascinò per il corridoio si dimenticò di tutto il resto: c'erano solo loro due in quel corridoio, niente Nick, niente Jeff, niente scuola, loro e basta.
Tornarono nuovamente in aula magna e si sedettero sullo stesso divanetto (Sebastian sembrava essere ossessionato da quella stanza, anche se lui non ne sapeva il perché), prima di prendere il cellulare di Jeff e aprire un nuovo messaggio.
“Allora, piattola, immagino che saprai a memoria il numero del tuo fedel cavalier servente, non è vero?”
“Certo, da' qua!” disse, prima di prendere il telefono, digitare a memoria il numero e ridarlo a Sebastian, che lo guardava con un ghigno sul volto. “Che c'è?” chiese poi Thad a metà fra il curioso e l'imbarazzato.
“Ovviamente, come potrebbe essere, dato che è il centro del tuo mondo?” disse con una punta di rammarico nella voce. No, Thad non lo avrebbe scoperto tanto facilmente. “Hai qualche indicazione sul livello di porno dentro il messaggio?”
“Non è il centro del mio mondo!” sei tu, avrebbe voluto aggiungere, ma non poteva farsi sgamare così. “Beh, direi di non andarci troppo pesanti, sennò si capisce subito che sei tu” disse con un sorriso.
“Posso essere gentile, quando, ma soprattutto SE voglio” dichiarò Sebastian, poi aggiunse “quindi qualcosa di soft e classico, sul genere di ''toccami'' o ''voglio sentirti dentro di me'' andrebbe bene?”. Disse quelle parole con un certo tono di distacco, non poteva mica farsi travolgere da quel fiume in piena di emozioni, non di fronte a lui.
Thad tremò nel sentire quelle parole. Non tanto per le parole in sé, ma perché a dirle era stato Sebastian. Immaginava come sarebbe stato bello sentirgliele dire in un altro contesto, rivolte solo ed unicamente a lui, magari mentre stavano facendo l'am-
Scosse la testa, cercando di pensare a quello che Sebastian gli aveva chiesto.
“D-direi che 'Toccami' sarà più che sufficiente” disse esitando un po', sperando di non aver lasciato vedere troppo il suo imbarazzo.
“Come preferisci, che ''toccami'' sia” concluse l'altro componendo il messaggio e allungando le gambe sul tavolino di fronte al divano scuro che scricchiolò pericolosamente. “Non ci rimane che tornare in camera, rimetterlo al suo posto e aspettare che il pesce cada nella rete” disse soddisfatto il ragazzo.
“Già” disse Thad, poggiando anche lui i piedi sul tavolino e accoccolandosi istintivamente su Sebastian. Quando si rese conto di quello che aveva fatto sbarrò gli occhi e si alzò in piedi, terribilmente imbarazzato. “Oddio, scusa, non so che mi è preso! È solo che stanotte non sono riuscito a dormire troppo bene e ora sto crollando dal sonno. Andiamo a sistemare quel telefono, che è meglio”
“Non vorrai metterti anche a fare le fusa” rise Sebastian. “Su andiamo che fra poco la bella addormentata nel bosco si sveglia”. Cosa stava dicendo? L'unica cosa che voleva era rimanere lì per sempre. Che si fottesse la scuola, che si fottesse Nick, che si fottesse Jeff; ad ognuno i suoi problemi. A giocare a Cupido, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
“Okay, andiamo!” disse, prima di seguire Sebastian che si era già avviato per il corridoio.
Inviato il messaggio e riposto il telefono al suo posto, non dovevano far altro che aspettare che la freccia venisse scoccata.


Piccolo rifugio delle disadattate sociali (le autrici):

Siamo due pulzelle (?): youmoveme e sebanana_abrams con un account comune dato che questa è solo la prima delle innumerevoli -ci dispiace per voi- ff che abbiamo in programma di fare (a breve una OS rating rosso-arancione scuro Huntastian perché sono il sesso *Q*, so stay tuned). Da long Niff a mini long Niff/Thaddastian in qualche minuto è tanto anche per questi livelli di pazzia.

Blah, blah, blah, blah, chiacchere a parte, aggiornamento ONCE (a Warblers, always a Warbler) a week per ben cinque settimane, a giorno variabile. Dobbiamo ringraziare what'sapp perché sennò sarebbe costata un patrimonio (?)



  • la prima dolce fanciulla (see, du vorte, a cì) di solito scrive di quel aafhkadjfhasf di Sebastian e del suo compare biondino Jeff, ha evidenti problemi psicologici e odia essere puntuale nelle sue scadenze. Ah, probabilmente le parti cattive e demenziali sono scritte da lei perché si diverte così (compatiamola). Probabilmente vi abbiamo attirato in questa trappola mortale con strategie di marketing particolarmente funzionanti, oppure con le minacce (molto più utili). Detto ciò, non odiatemi ♥

  • la seconda (realmente più dolce) si occupa di quel pasticcino di Thad e Nick, ovvero la cucciolosità fatta persona.


Disclaimer: purtroppo né Seb, né Thad, né Nick, né Jeff, né Glee, né le canzoni (in pratica nulla) ci appartengono, ma i personaggi nuovi sì, muahahahahahah *finta risata malefica, ma poi si strozza da sola*


  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: whirene