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Autore: Master_Of_Puppets    19/12/2012    1 recensioni
Ci troviamo a Mosca nell'anno 2046, dieci anni dopo la Catastrofe, la Terra è stata devastata dalla collisione del meteorite Apophis. Prime a farne le spese sono state l'Europa e l'Asia, nell'arco di pochi mesi tutto il mondo era coperto da una densa nuvola di detriti e polvere che portò ad un inverno nucleare paragonabile a quello che 65 milioni di anni prima aveva estinto i dinosauri. Nei primi 5 anni la popolazione calò da 9 miliardi di abitanti a soli 3 miliardi e chissà quanti erano morti negli anni successivi. Dimitri è un 53enne che proviene dal Vecchio Mondo e il suo scopo è difendere gli abitanti del Nuovo Mondo con l'aiuto della sua organizzazione militare. Lui è il capo dei Fantasmi di Mosca e, assieme ai suoi tre figli e a tre ex spetsnaz comanda un gruppo di uomini senza timore della morte per far rispettare le nuove leggi che regolano il mondo e mantenere la pace.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Regina Rossa

Dimitri era al centro della strada, davanti a lui c’era una moto rosso fuoco che doveva avere almeno quarant’anni, sulla fiancata c’era scritto in bianco “DUCATI 998s”. Le carene non avevano nemmeno un graffio e luccicavano col sole del mattino e tutti, maschi e femmine, erano estasiati nel vedere una moto così bella ancora in condizioni perfette. Cheslav si avvicinò al suo capo e gli chiese “Come diavolo te la sei procurata? Una Ducati del 2002! Cazzo, non ne vedevo una da almeno quindici anni! Ricordo ancora che ne vidi una passare per Mosca, una cosa assolutamente unica, quel rombo così impressionante. E poi il suono della frizione che tintinna! Aaah cazzo! Quanti bei ricordi!” fece una piccola pausa e si mise ad osservare la moto più da vicino mentre Dimitri inseriva le chiavi, poi aggiunse “Hey, un momento! Questa targa la riconosco! È la stessa che ho visto anni fa! Aspetta, “It”? Non ci credo! Avevo notato che il tuo accento era strano ma non credevo fossi italiano!” senza dire nulla Dimitri accese il motore che immediatamente tornò a ruggire fiero e maestoso come un tempo, poi disse “Sì, sono italiano! E in quanto alla moto è il mio regalo per la laurea!” poi montò in groppa alla Rossa e partì in impennata dando pieno gas. Tutti rimasero voltati verso il loro capo finché non lo persero di vista anche se il rombo del motore continuava a sentirsi tra gli edifici, poi rientrarono nel Cremlino chiedendosi dove fosse diretto, ma Cheslav lo sapeva perfettamente e disse tra se “Buon viaggio verso la Teatralnaya e buona fortuna…amico mio…” poi rientrò con gli altri. Dal Cremlino alla stazione erano solo due chilometri ma Dimitri optò per una deviazione che allungò la strada di quasi otto chilometri. Mentre correva a centonovanta all’ora smise di pensare e si fissò solo sulla guida della sua Regina Rossa. Dallo zaino sulla sua schiena si intravedeva un secondo casco. Tutte quelle emozioni durante la corsa gli esplodevano nel cuore come bombe incendiarie facendogli provare delle sensazioni indescrivibili: la strada ancora in buono stato, nemmeno un’anima in giro e spazio, tanto spazio per correre alla massima velocità. Nel primo rettilineo di più di due chilometri la lancetta sfiorò i duecento ottanta all’ora, poi una breve serie di curve prese in staccatta, ancora un lunghissimo rettilineo dove tirare le merce una dopo l’altra e la lancetta arrivò ai trecento.
Ancora qualche curva e poi il rettilineo davanti al Cremlino, quando passò di lì fece ruggire il motore in una accelerazione mostruosa portando tutte le marce fino alla zona rossa del conta giri. Ormai tutti erano pronti a vederlo passare e, mentre i sei cecchini di guardia si erano gustati tutto il giro tenendolo nel mirino dei loro Dragunov, loro dovettero attendere il momento in cui era proprio davanti alla Rocca per poterlo osservare. Passò davanti all’edificio quasi a duecento all’ora, la moto urlava di gioia con la sua voce tenebrosa e profonda. Poi iniziò a frenare e arrestò la moto a circa venti metri dalla stazione dove lo attendeva la ragazza del giorno prima così scese e si tolse il casco.
Nella lettera lei gli aveva detto di trovarsi il giorno dopo fuori dalla stazione ed era lì che lo aspettava con un sorriso stampato. Subito la sua mente andò alle braciole nel pacchetto di carta che lei gli aveva regalato assieme alla lettera che si era mangiato una volta nel Cremlino. Si leccò i baffi al ricordo del delizioso sapore che avevano e si avvicinò alla ragazza che gli corse in contro abbracciandolo, dopo averlo baciato disse “Ciao Dimitri! Come stai? Ti sono piaciute le costicine? Ho visto che ti avevano fatto impazzire e ho pensato le avresti gradite!” “Oh, erano squisite Dana. Davvero, le migliori che avessi mai mangiato!” poi le mostrò il casco extra e le disse “Ti andrebbe di venire con me per un giretto? Prima passiamo al Cremlino che prendiamo un paio di cosette anche per te.” La ragazza felicissima della proposta lo baciò ancora e gridò per la gioia “Certo che ci vengo! Mi piace un sacco andare in moto! Sai io avevo una Ninja ZX-6R prima che esplodesse sto casino…magari è ancora nel garage di casa mia…non ci sono più stata dopo Apophis, potremmo passarci se ti va!”
“Per me va bene! Prima però andiamo a prenderti l’equipaggiamento adatto, così muori congelata se andiamo forte!” lei sorrise e chiese “A proposito di andare forte, eri te che facevi tutto quel rumore poco fa vero? Si sentiva anche da dentro la Metro”
“Eh, certo che ero io. Secondo te quanti pazzi ci sono che girano in moto di sti tempi?” risero entrambi e Dana chiese ancora “Te invece che moto hai? Oh, posso darti del tu vero?”
“Certamente, dammi del tu. Comunque ho una Ducati nove nove otto s: italiano con moto italiana. Me la regalarono i miei genitori per la laurea, lo stesso fecero con mio fratello, a lui però regalarono una novecentosedici. Chissà come sta adesso, dovrebbe avere sessant’anni…” lei rimase a fissarlo sbigottita per la rivelazione, non si aspettava che fosse italiano, poi quando vide che stava per mettersi a piangere pensando alla sorte del fratello gli disse in tono allegro “Dai che andiamo, sono emozionatissima! Non sono mai stata su una Ducati!” lui la guardò sorridendo e le passò il casco, poi la condusse alla moto, salirono e accese il motore che tornò ancora a ruggire in modo tremendo. Solo sentire quel rombo faceva venire la pelle d’oca a chi ci stava vicino, quelli sopra invece si esaltavano sentendo le vibrazioni del potentissimo bicilindrico.
Appena lei si fu sistemata per bene sul codone la avvisò ti tenersi più stretta che poteva cingendogli la vita e partì accelerando in modo deciso ma evitò di impennare. In meno di un minuto erano al Cremlino. Nel vedere l’imponete edificio Dana restò paralizzata, si era ormai dimenticata della sua maestosità e restò a fissarlo per tutto il tempo in cui Dimitri era occupato a mettere a posto la moto, poi lui le prese la mano e la portò all’interno. Le fece fare un breve giro delle varie sale e la presentò a vari uomini che incontrò durante la visita, poi salì le scale e con lei si diresse al suo alloggio.
Una volta dentro si tolse l’equipaggiamento da motociclista, la ragazza gli si avvicinò da dietro e lo prese infilando le sue braccia sotto quelle di lui. Dimitri girò lo sguardo e la vide con la testa appoggiata alla sua schiena, si liberò dolcemente dalla presa della donna e le cinse i fianchi con le mani stringendola a se, poi la baciò sul collo, sempre più su finché con le sue labbra sfiorò quelle di lei, si guardarono per un secondo, lei gli si avvicinò pianissimo e lo baciò dolcemente in bocca.
Dimitri iniziò subito a baciarla con decisione e passione e lei gli tolse la maglietta rivelando diverse cicatrici che gli segnavano la schiena e la pancia. Passando la mano sulle vecchie ferite si allontanò da lui dolcemente e chiese con un filo di voce “Come te le sei fatte?” lui si indicò la pancia “Tre pallottole di un predone” poi, indicando una lunga cicatrice sulla schiena disse “Caduta in moto” infine le prese una mano e se la passò sulla spalla sinistra, lì la pelle sembrava raggrinzita, come fosse ustionata e le sussurrò “Questo è stato un mutante dell’orto botanico, con del dannato acido mi ha distrutto il giubbetto antiproiettile e mi ha bruciato la carne” finito di descrivere l’origine delle sue ferite la baciò in modo ancora più vigoroso e le tolse la giacca, poi le passò le mani intorno alla vita e, mentre lei continuava a tenergli le mani tra i capelli, iniziò a sfilarle anche la felpa ed infine le tolse anche la maglietta scoprendole il reggiseno bianco immacolato. A quel punto lei si mise a letto, lui andò a chiudere a chiave la porta, spense la luce e si infilò anche lui sotto le coperte. Ripresero a baciarsi e il reggiseno volò fuori dal letto seguito dai pantaloni del Fantasma e da quelli di lei. Poi anche le mutandine della ragazza e i boxer di lui andarono a finire sul pavimento assieme agli altri vestiti.
Dopo aver fatto l’amore per circa un’ora lui si sdraiò accanto a lei, la abbracciò e la baciò per qualche minuto poi la guardò negli occhi e disse con un filo di voce “Ti va di mangiare qualcosa? Ti porto quello che vuoi.” Lei sorrise, gli passò una mano sul petto e, dopo un paio di secondi rispose sorridendo “Un paio di uova e della pancetta bella croccante, signore. Con un bicchiere d’acqua. Grazie.” Dimitri uscì dal letto e si rivestì, poi le disse “Non uscire di qui, intanto dai un’occhiata in giro se ti va.”
Mentre lui era al piano di sotto Dana si alzò e si rivestì, poi iniziò a camminare nella stanza. Si sedette sulla scrivania e aprì tutti i cassetti per vedere cosa contenevano. In molti vi erano documenti e fogli pieni di scritte o con qualche disegno, in uno c’era una pistola carica con sotto una foto della moglie di Dimitri e dei suoi figli. Sopra la scrivania c’era un blocchetto di appunti e una matita mezza consumata. Un lingotto d’oro teneva fermi dei documenti che dovevano essere molto importanti e decise di non toccarli, poi si avvicinò agli scaffali che erano pieni di libri e lesse qualche dorso ma non riuscì a capire in che lingua erano scritti così prese un volume a caso e lo sfogliò senza successo, l’unica cosa che riuscì a leggere fu “Mosca” scritto nell’introduzione del libro che doveva trattare di fantascienza. Rimise a posto il libro e andò a curiosare nell’armadio a muro sul lato opposto della stanza.
Dentro vi erano diverse giacche e camicie, tre completi molto eleganti, uno smoking bianco completo e uno classico con giacca nera ma senza papillon. Poi c’era una zona tutta dedicata all’abbigliamento motociclistico con tre giacche in pelle da uomo di cui una della Ducati Corse, e le altre due della Alpinestars, una da uomo e una da donna poi c’era un paio di pantaloni in pelle, degli stivali sempre Alpinestars e tre paia di guanti. Dentro una scatola appoggiata a terra c’erano degli stivali, un paio di guanti e di pantaloni in pelle tutti da donna. Appeso ad un lato dell’armadio c’era un vestito da donna. Decise di prenderlo assieme all’equipaggiamento da moto e provarseli. Il vestito le stava molto bene a parte per la taglia del reggiseno che era una taglia più piccolo, in quel momento entrò Dimitri con un vassoio su cui c’era tutto quello che la ragazza gli aveva chiesto di portare. Nel vederla col vestito della moglie restò paralizzato, la guardò a lungo poi disse “Dove hai preso quel vestito?” lei indicò l’armadio aperto “Oh, ok. Sta attenta con quell’abito, è costosissimo”
“È molto bello, era di tua moglie?”
“Già, gliel’ho regalato io per una festa. Lo smoking senza era del mio matrimonio, il papillon l’ho perso anni fa. Quello bianco invece l’ho messo al matrimonio di mio fratello, mi piace moltissimo. Se hai notato è ancora nella protezione di plastica originale. La roba da moto invece era per quando la portavo in giro.”
“Ho capito, posso provarmela?”
“Certo, dovrebbe andarti bene. La giacca è appesa lì.” disse appoggiando il vassoio sulla scrivania “Il resto è nella scatola. Forse ti andranno stretti di petto, mia moglie aveva una terza.” Lei sorrise e rispose
“In effetti questo vestito mi va un pochino “stretto”, per il resto è fantastico!” poi aggiunse “Io non avevo Alpinestars, costava troppo per me e prendevo giacche più economiche. Te invece dovevi essere molto ricco, ho visto quella foto, lì non hai una S* ma una R* [fondo pagina]. E poi tutta questa roba, ti sarà costata moltissimo.” Poi prese la giacca da donna e la scatola, posò il tutto sul letto e prese i guanti. Dimitri la guardò e, quando prese i guanti disse “Quelli mi sono costati duecentosettanta euro, i pantaloni in pelle da donna invece cinquecentoquaranta euro, la giacca settecento e gli stivali tre e venti”
“Cosa?!” disse lei sbigottita “Sono più di milleottocento euro! Quanto guadagnavi?”
“Beh, io ero capo progettista alla Sukhoi. Prendevo più di settemila euro al mese ma preferivo spendere molto in protezioni e accessori per la moto piuttosto che per cavolate come cellulari. Per quanto riguarda la foto hai visto bene, io ho anche una R.” poi le sorrise e aggiunse “Ora sbrigati sennò si fredda tutto!” lei si era completamente dimenticata che il cibo era pronto e la stava aspettando sul tavolo ed era andata avanti a fare domande e a discorrere. Subito andò a sedersi e iniziò a mangiare. Era tutto squisito, le uova erano una pietanza costosissima visto che le galline erano molto rare e difficili da allevare al contrario dei maiali che invece erano più facili da gestire. In dieci minuti il piatto era vuoto, poi si vestì in tenuta da motociclista e scese con Dimitri.
Al piano terra si era ormai radunata una gran folla c’era chi mangiava ai tavoli e chi chiacchierava amichevolmente. Molti si misero a fissare i due che si dirigevano allo stanzino privato dove era parcheggiata la moto. Una volta dento il Fantasma chiuse la porta a chiave e le fece vedere tutto il garage che aveva lì dentro. In un angolo c’era una cassa con scritto “FRAGILE 998R” poi c’era un grande telone che copriva la sagoma di un’auto, lei lo alzò appena e vide il cofano di una supersportiva rossa, alzò ancora il telo senza farsi vedere, un cavallino tutto nero in una cornice gialla stava in piedi sulle zampe posteriori e subito sotto la scritta “Frerrari” subito dopo Dimitri si voltò e le disse “È una testarossa* [fondo pagina], non è mia, l’ho “presa in prestito” dalla villa di un riccone. Probabilmente era morto.” Vicino al tavolo da lavoro c’era la cassa aperta dove prima riposava la 998s. Per lei quello era un posto magico, poi lui le disse di aprire il portellone sul retro.
Il grande basculante di metallo emise un cigolio acuto e una folata di vento entrò nella stanza portando un po’ di foglie secche dentro la stanza. Dimitri si fece dire dalla ragazza dove fosse casa sua, prese la chiave dalla tasca del giubbotto, la inserì nel quadro e la girò di quarantacinque gradi, poi spinse il bottone dell’accensione e il possente ruggito del bicilindrico inondò subito tutto l’edificio risuonando profondo in ogni stanza, poi portò la moto fuori, Dana salì, si strinse forte al petto del Maresciallo e partirono.
La ragazza abitava a circa sette chilometri dal Cremlino in direzione Nord-Ovest quindi a Dimitri bastò seguire la linea Verde fino alla Aeroport. Una volta arrivati scesero e la ragazza, vedendo casa sua dopo tanto tempo, non poté fare a meno di correre verso il portone del suo condominio. Vicino all’entrata c’era un camion della DHL divelto e ribaltato su un fianco. La ragazza lo condusse fino al garage di casa sua, Dimitri sparò un paio di colpi sulla serratura e migliaia di scintille rosse e gialle guizzarono dalla porta, poi aprì piano la posta e puntò la torcia all’interno. Dentro c’era una vecchia Volkswagen nera tutta coperta di polvere, lì attaccato c’era un telino verde stinto con la scritta Kawasaky in nero che lasciava intravedere la sagoma di una moto. Dana avanzò e tirò via il telo dalla moto svelando una vecchia Kawasaky Ninja ZX-6R verde elettrico. “L’ho fatta rialesare per sei e cinquanta, siccome è del duemilasei ha un sei e trentacinque sotto le carene, così con un paio di fresate me la sono gonfiata, fa cento quarantacinque cavalli alla ruota ed è leggerissima. Ha un sacco di parti in carbonio. La tua quanti cavalli fa?”
“La nove nove otto s fa 135 cavalli, pesa cento ottantasette chili e tocca i trecento, la nove nove otto R è molto modificata e ha quasi tutto in carbonio, pesa solo cento settantasei chili ma fa quasi cento cinquanta cavalli alla ruota. Solo che le mie sono quattro anni più vecchie della tua. E dobbiamo ancora vedere se parte, e ne dubito. Faccio venire il carrello per sicurezza”
“Ok! Prendo un po’ di benzina dalla tua e provo ad accenderla, va bene?”
“D’accordo, fa pure. Intanto contatto il Cremlino che mandino il carrello attraverso la verde fino a qui. Ce la fai a portarla alla stazione?”
“Sì, non dovrebbe essere difficile.” Disse lei prendendo la moto, poi iniziò a spostarla verso l’uscita. Dimitri le diede una mano a portarla fuori dal garage e dritta in strada. Da lì si diressero verso la fermata della Metro e scesero tenendo la moto ben ferma su ogni scalino, arrivati al portellone stagno bussarono, lo sportellino si aprì e ci fu il solito controllo dei documenti. Una volta dentro la stazione si avviarono ai binari, si sedettero e aspettarono i ragazzi di Dimitri col carrello da trasporto. La Aeroport era la quinta stazione dal Cremlino in direzione Nord e ci voleva pochissimo a percorrere quel tratto di binari coi carrelli motorizzati. Dopo quindici minuti arrivarono tre fantasmi su un carrello con diverse cinghie e una tanica di benzina per il motore, Dimitri li aiutò a caricare la Kawasaki e si avviò verso l’uscita per riprendere la sua moto, quando Dana si voltò per vedere dove fosse lui era già scomparso. Poco dopo si udì anche nelle profondità della Metro il rombo della moto del Maresciallo, poi anche gli altri Fantasmi avviarono il motore del carrello e si diressero a tutta velocità verso il loro quartier generale sotterraneo.
Venti minuti dopo trovarono il loro capo che li aspettava al binario quattro della Borovitskaya, ultima fermata della linea grigia ancora attiva assieme alla Chekhovskaya. Assieme slegarono la moto della ragazza e la portarono al Cremlino dove Dimitri aveva già preparato tutto il necessario per metterla a posto, entrò nello stanzino con Dana, chiuse a chiave la porta e per le quattro ore successive non si videro più, si sentivano solo voci e suoni metallici che provenivano da dentro quel luogo sacro. Al quarto tentativo la moto partì e ritornò a ruggire anche lei come un tempo, la ragazza aveva le lacrime agli occhi per la commozione, sì voltò verso Dimitri che le sorrise e le disse “Visto? È partita alla fine!” lei sorrise, lo abbracciò e lo baciò per qualche minuto poi lo fissò per qualche secondo e sussurrò piano “Ti amo Dimitri…”
“Anch’io ti amo Dana! Ti amo davvero!” poi la baciò e aggiunse “Faccio il pieno a tute e due e facciamo il giro di Mosca?” lei lo fissò con uno sguardo di sfida e disse “Tu tira fuori la R, così vediamo quale va di più!”
“Ok, poi però non dire che non te l’avevo detto!” si voltò e andò verso la cassa dove riposava la nove nove otto R, la aprì e tirò fuori la moto che sembrava fosse stata usata di recente. Aprì il serbatoio e vi mise dentro un grosso imbuto, poi iniziò a versarvi la benzina. Quando vide che non ce ne stava più tolse l’imbuto, chiuse lo sportellino e avviò il motore che subito andò a coprire il rombo della Kawasaki, si mise il casco e, rivolto alla ragazza, disse “Pronta?” lei annuì e partirono.



*S e R si riferiscono al modello di moto. La prima è la Ducati 998S che Dimitri aveva usato per andare a prendere Dana. La 998R, in quanto esclusivamente monoposto, non poteva essere usata dal Fantasma per recuperare la ragazza che quindi non aveva mai visto quella moto e si chiede dove la tenga nascosta. Inoltre la 998R è costosissima in quanto a tiratura limitata a 700 esemplari e con moltissime parti in fibra di carbonio. Il prezzo al momento dell’uscita della moto era di circa 25000€, ora se ne trovano a 15-16000€.
*La Ferrari Testarossa è un modello di Ferrari molto vecchio, il primo esemplare risale al 1984. La Ferrari nelle mani di Dimitri è una F512M, l’ultima “evoluzione” della Testarossa uscita nel 1994. Ha un motore V12 boxer (6 cilindri per bancata in due bancate a 180° di angolo) capace di erogare 440 cavalli. Raggiunge i 310km/h ed è stata fatta in tiratura limitata a 500 esemplari.
  
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