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Autore: Alex writer    19/12/2012    0 recensioni
L'inizio è una semplice amicizia, un incontro come tanti, una passione comune;la musica. Ma col tempo Tommaso e Francesco scopriranno che nel mondo anche essere diversi è bello fino al fatidico giorno ...
Genere: Poesia, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo Two

Il giorno dopo andai a scuola ma nè all’entrata nè all’uscita vidi Tommaso e così anche il giorno dopo e quello dopo ancora, per più di due settimane non si fece vedere poi una sera mentre uscivo dallo stesso locale dove lo vidi la prima volta alle mie spalle sentì qualcuno pronunciare queste parole:<<“Sempre noi, a far casino sempre noi, tutti o nessuno sempre noi senza imparare la lezione mai... sempre noi, senza ragione sempre noi, solo passione sempre noi, senza aver spento i nostri sogni mai ....”>>riconobbi la sua voce e mi fermai all’istante ma non mi girai semplicemente risposi:<>. Tommaso non rispose subito e capì,anche senza vederlo in faccia, che quel silenzio era dovuto allo stupore dopo poco disse:<<”Come può uno scoglio arginare il mare? Anche se non voglio torno già volare le distese azzurre e le verdi terre, le discese ardite e le risalite” ...sono ancora ripetitivo?>>finita la sua frase mi girai di scatto, non so perchè ero sorpreso dal fatto che avesse ascoltato la mia musica infondo anch’io avevo fatto lo stesso con la sua e mentre mi giravano in testa queste riflessioni gli andai incontro mentre lui stava lì, appoggiato al muro di quell’edificio un pò fatiscente con una felpa diversa da quella dell’ultima volta che l’avevo visto ma con gli stessi jeans e le imancabili snikers. Mi appoggiai anch’io al muro e restammo per un pò in silenzio, non era uno di quei silenzi fastidiosi, quelli che mettono ansia perchè sono carichi di imbarazzo ma era un silenzio rilassante uno di quei silenzi che rigenerano la psiche e due sbandati come noi avevano davvero bisogno di quella rigenerazione. Fui io a prendere per primo la parola non perchè fossi stanco di quel silenzio, sarei rimasto lì ore in quel buio che mi cullava a viaggiare con la mente, ma perchè  non volevo che Tommaso, finito quel momento, se ne fosse andato di nuovo senza dirmi se ci saremmo rivisti come aveva fatto l’ultima volta e io sarei tornato solo come sempre quindi gli chiesi dov’era stato in quelle due settimane ma lui non rispose, così gli chiesi se avesse un cellulare ma ancora una volta rimase muto infine gli chiesi dove abitasse allore lui riaprì gli occhi, che fino a quel momento erano rimasti chiusi, si discostò dal muretto e si mise a camminare per quel vicolo senza proferire parola. Ci conoscevamo da veramente troppo poco perchè io fossi già stanco del suo atteggiamento ma era così quindi decisi di lasciarlo perdere, avevo già tanti di quei problemi non volevo dover trovare una soluzione anche a quelli di Tommaso,chissà perchè ma avevo l’impressione che i miei problemi fossero davvero pari a zero inconfronto a tutto il buio che quel ragazzino aveva dentro di sè. Non sapevo perchè continuavo a vederlo come un bambino infondo gli potevo passare al massimo due anni ma ai miei occhi appariva così piccolo e indifeso e forse provavo anche un pò troppa pena per una persona che non mi rivolgeva neanche la parola se non per citarmi delle canzoni. Ripensai a questo mio ultimo pensiero: forse l’unico modo che trovava per comunicare con me era la musica? No,  stavo facendo pensieri paragonabili a quelli di un matto alle 5 del mattino ma quella possibilità si era fatta strada nella mia testa e non volevo più andare via; lui aveva ascoltato le mie canzoni come io avevo fatto con le sue d’altronde e io mi ero accorto di quanto il vero rap,come lo chiamava lui, potesse piacermi: era cosi naturale, reale, sembrava scritto per comunicare era tutto quello che serviva a dei ragazzini cresciuti troppo in fretta come lo eravamo io e Tommy. Come al solito le mie erano sempre deduzioni, non sapevo niente di Tommaso, non sapevo perchè lui non voleva parlarne e forse  neanch’io volevo veramente sapere. Tornai a casa ma decisi di non scrivere per quella sera, troppi brutti pensieri che sulla pagina si sarebbero tramutati in versi poco allegri e di tristezza ce n’era già abbastanza nella mia vita non c’era spazio per lei anche nei miei versi. Quella notte non dormì sonni tranquilli, sogniai incidenti mortali, sangue, pezzi mettallici sparsi ovunque su una strada che mi sembrava così familiare, ancora sangue e al mio risveglio ero tutto sudato e con due lacrime calde che colavano sulle mie guancie fino a raggiungere il mento per poi cadere sulle lenzuola lasciando due macchie ben definite. Era quasi ora di alzarmi quisi decisi di non rimettermi a dormire e anche se avessi voluto non credo che il sonno darebbe tornato tanto presto, ero ancora sconvolto anche se non sapevo bene la ragione: da quando Tommaso era entrato nella mia vita non c’era  più niente di veramente concreto tutto era offuscato dalla sua immagine che ancora una volta mi ritornò alla mente e scomparve con una velocità pari a quella di una stella cadente che fa la sua comparsa in una notte estiva. In tutto il turbinio dei miei pensieri ero riuscito a lavarmi e vestirmi, come ogni mattina feci colazione da solo nella mia cucina con due fette di pane e nutella. Ormai mamma usciva dalla sua camera solo per andare in bagno, non mi rivolgeva un parola da circa due mesi e neanch’io avevo cercato un dialogo con lei ero troppo ferito dai suoi modi di fare dal suo non voler essere più una mamma, mi aveva sbattuto in faccia il suo odio per me, aveva esternato il fatto di non avermi mai voluto. Diciamo la verità non ero poi rimasto tanto ferito dalle sue parole perchè io sapevo già tutto, lo leggevo ogni giorno nel suo sguardo da quando ero nato e il fatto di non dover più rivolgerle la parola per me era stato un pò una liberazione. Uscivo quando volevo, rincasavo quando volevo, mangiavo se volevo e di certo i soldi non mi mancavano grazie a mio padre che, per il senso di colpa probabilmente, accontentava tutte le mie richieste e diciamolo io ne approffittavo la maggior parte delle volte ma credo che questo la vita me lo doveva avendomi fatto passare i primi 15 anni della mia vita sotto il controllo di quella pazza furiosa che non oso definire madre perchè non lo è mai stata veramente, lei è solo la persona che mi ha messo al mondo senza volerlo. Tutto era scoppiato perchè circa un anno fa le ho chiesto insistentemente chi fosse mio padre e quando finalmente ha avuto il coraggio di dirmelo la mia vita ha preso la piega giusta. L’uomo che si era sbattuta per soldi era un signorotto ricco che pur di non perdere la sua famiglia mi pagava e accontentava tutti i miei capricci una volta al mese. E dopo aver insultato mia madre dandole della puttana, cioè quello che veramente era, lei cadde in una depressione che dura tutt’oggi. Finita la colazione uscì di casa e mi inccaminai verso scuola ma sentì alle mie spalle una presenza che mi seguiva mi girai e me lo trovai davanti tutto bello sorridente che mi osservava con il cappuccio della felpa tirato su, le mani nelle tasche dei jeans e i suoi capelli ricci che gli ricadevano sulla fronte e alcuni di questi ciuffi ribelli gli coprivano gli occhi neri come la notte, profondi come quelli di un corvo che quando li guardi hai l’impressione di perderti in un buco nero, ecco come mi sentivo quando li guardavo: perso. Continuava a sorridermi ma io ero ancora arrabbiato con lui per come mi aveva trattato l’altra sera e il mio sgardo severo doveva far trasparire le mie emozioni perchè d’un tratto lui smise di sorridermi e abbassando lo sguardo pronunciò quella parola che io pensavo che non sarebbe mai uscita dalla sua bocca :<> e quella non sarebbe stata l’unica cosa quel giorno che mi dimostrò di quanto le mie supposizioni su quel ragazzo fossero sbagliate e senza fondamento. Mi avvicinai a lui e gli diedi una pacca sulla spalla in modo amichevole e quando alzò lo sgardo su di me gli feci un sorriso per rassicurarlo poi dissi:<> allora lui sorrise compiaciuto di quell’affermazione e riprese a camminare silenzioso finchè non mi disse:-Frà lo so che non ci conosciamo da tanto, o meglio so che non ci conosciamo affatto ma tu mi stai molto simpatico dal primo momento che ti ho visto e non so perchè ma di te mi fido quindi vorrei parlarti un pò di me e del perchè mi comporto così...- mentre diceva questo io tenevo lo sguardo fisso sull’asfalto e nella mia testa continuavo a chiedermi se ero sicuro di poter sopportare anche il dolore di Tommaso oltre al mio ma mentre facevo quei pensieri lui di punto in bianco disse tutto d’un fiato queste parole:-Io sono figlio di una fimiglia benestante anzi la possiamo definire ricca, sono il primo genito e di conseguenza l’erede di un grande patrimonio!- lo guardai scioccato per alcuni secondi tutto quello che avevo creduto di sapere su di lui era sbagliato ecco la prova che l’apparenza inganna e mentre io mi facevo tutti questi viaggi nella mia mente il suo sguardo s’incupì forse perchè non emettevo un suono ero troppo scioccato da quella rivelazione poi d’istinto gli misi un braccio intorno al collo e risi di gusto. Adesso era lui quello scioccato dalla mia reazione e forse anche un pò infastidito:-Guarda che non sto scherzando!- disse acido sentendosi un pò preso in giro e io gli risposi tra una risata e l’altra: -E io non penso tu stia scherzando!- e lui ribettè:-E allora perchè ridi?- a quelle parole mi ricomposi un pochino in effetti la mia reazione poteva essere intesa molto male quindi decisi di spiegargli:-Sai il tuo atteggiamento, i tuoi vestiti, diciamo tu in generale mi ha fatto pensare che fossi un ragazzo con seri problemi familiari e psicologici e quindi in realtà non avevo voglia di ascoltare la storia della tua vita per deprimermi più di quanto io già non lo sia e quindi tu con questa rivelazione mi hai tolto un gran peso-. Lui mi guardava con gli occhi spalancati e una faccia da oscar poi disse:-E ora che si fa?- lo guardai perplesso: -intendi ora o in generale?- ci pensò un attimo su e rispose:-Penso entrambi- sorrisi è la stessa risposta che avrei dato io:-Beh per ora tornerei nel parco in cui siamo andati l’ultima volta e lì vedremo il dafarsi ...-,lui accennò un si con la testa e per tutto il tragitto rimase in silenzio e con la testa da un’altra parte. Seduti sul muretto vedendolo ancora in quello stato presi coraggio e gli chiesi cos’avesse e perchè era così silenzioso lui guardando il cielo rispose:-Frà lo sai che io ti capirei se decidessi di non volermi vedere più, in un certo senso so di averti mentito e so anche che in un rapporto di amicizia la sincerità è la prima cosa purtroppo l’ho imparato a mie spese-. Mentre diceva tutte quelle parole che per me erano senza senso si torturava le mani già abbastanza rovinate dal freddo:-Tommy io non intendo troncare sul nascere un’amicizia che so che può darmi molto, non so tu ma prima che tu arrivassi nella mia vita io ero completamente solo, niente amici nè una famiglia da cui tornare la sera solo una vita vuota...- lui mi guardò triste e disse:-Anch’io ero nella tua stessa sitazione ma sicuramente per motivi diversi: le persone che si definivano “amici” con gli anni ho scoperto che stavano con me solo per i miei soldi e la famiglia che dice di amarmi non crede che io possa vivere senza di loro...- alzò lo sguardo su di me e poi riprese:-So cosa stai pensando:”il solito ragazzino ricco che ha tutto e si lamenta” ma avere tutto non significa sentirsi amati-. A quelle ultime parole pronunciate più lentamente distolse lo sguardo dai miei occhi e perse i suoi nel cielo così ricordai quelle parole e le dissi canticchiando:-”Non critico chi parla di strada anche se avrebbe tutto perchè può piacerti la pioggia anche se c’hai il capuccio...”-e dicendo l’ultima parola gli levo il capuccio che ha in testa scoprendo che stava sorridendo poi disse:-Mi sorprendi in una maniera impressionante quando mi citi certe canzoni- io sorrisi:-Ormai sto facendo la cura di rap e lo so che la canzone che ho citato per te non è “vero rap” ma mi piace un sacco lo stesso!- dico facendogli la linguaccia poi lui disse ridendo:-Di certo Emis Killa non è il mio artista preferito ma in questa canzone piace anche a me sinceramente e poi tu hai citato Marracash quindi è tutto molto diverso!- allora risi anch’io e passammo ancora una volta la giornata a parlare di musica fino a quando lui non se ne uscì con la domanda che so che voleva farmi da quando mi aveva fatto la sua rivelazione e che aveva evitato di fare per paura della mia risposta:-Io ti ho parlato della mia vita ora mi vuoi dire perchè sei depresso?-. Ecco che quella domanda mi colpisce come un freccia in pieno petto, ecco perchè non mi facevo amicizie nuove perchè non volevo raccontare la mia storia, la mia espressione afflitta fece innervosire Tommaso che riprese:-Certo se non vuoi parlarmene perchè non ti fidi non dico che devi farlo per forza...- lo interruppi bruscamente non volevo che fraintendesse il mio silenzio:-Ei, ei calma- dissi mettendo le mani avanti in segno di stopo- non è che io non mi fidi di te e che ho paura che dopo averti raccontato la mia storia tu possa capire che persona orrenda io sia e che...- la voce mi si spezzò in gola e tutto sembrava così insignificante ora, quando pensavo che Tommaso fosse uno sbandato anche più di me mi sentivo fortunato ad avere una storia come la mia perchè pensavo che fuori ci fosse di peggio ma dopo la sua rivelazione tornai a sentirmi come prima del suo incontro e cioè cattivo,vuoto,senza un posto nel mondo. Non so come ma finimmo abbracciati e perdendo l’equilibrio ci ritrovammo a terra ridendo come due idioti. Lui per quel giorno lasciò perdere l’argomento e io gliene fui molto grato e quando ci lasciammo lui mi chiese il mio numero di telefono che gli dettai oltre ad averci dato appuntamento per quella stessa sera davanti al solito locale.

  
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