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Autore: KittyPryde    13/07/2007    1 recensioni
"I ciliegi che da sempre decoravano la tenuta di casa Kuchiki avevano smesso di fiorire cinquant'anni prima"
[Byakuya/Hisana]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Byakuya Kuchiki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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claimed at MezzaDozzinaFic
temi:
risveglio, primavera, malattia, maternità, famiglia, terra
famndom: Byakuya/Hisana

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C'era ancora un lento e luminoso sole a dominare il Seireitei, c'era ancora quella mattina fresca e sfiorita, ma le ninnananne di Hisana che fino a qualche ora prima si diffondevano crudelmente per tutta la casa, avevano smesso di echeggiare tra le stanze disabitate e Byakuya era finalmente riuscito a udire il rumore sommesso delle foglie mosse dall'aria.
Nonostante fossero passati cinquant'anni sembrava non essere cambiato niente, solo Byakuya era diventato di giorno in giorno più triste, trascinando con se il resto della casa in un baratro cupo e ombroso dal quale sembrava impossibile poter risalire; la voce e il sorriso di Hisana, tenera e discreta, non lo avevano mai abbandonato e le sue canzoni che rimbombavano tra le pareti di carta di riso non erano una maledizione, bensì il suo ultimo dono, ma era un eredità troppo difficile da accettare senza soffrirne.
Il ritratto opaco della grande casa era rimasto imprigionato, trattenuto dai ricordi e dai fantasmi di un passato felice che non si poteva dimenticare, imponente e inalterata come in una vecchia fotografia, la vita della villa e del suo parco di ciliegi si era interrotta con quella di Hisana, con una naturalezza tale da far credere che, tutto sommato, fosse giusto lasciare tutto come era, immerso in un silenzio rispettoso per sempre, come nell'attimo in cui Hisana era morta, eternamente uguale a se stesso come lei l'aveva lasciato.
Ma il capitano Kuchiki si era svegliato con l'alba quella mattina, per la prima volta dopo tanto tempo ne aveva visto i colori e aveva deciso di porre fine a quella sua ingiustificata agonia; si era voltato per guardare dietro se con lucidità, con la consapevolezza di un disertore pentito, ascoltando tutti i rimproveri, esaminando ogni errore con pazienza, ogni colpa e guardando il suo giardino spoglio con rammarico. Erano state costruita tante leggende sull'improvvisa sterilità dei suoi alberi, ma per la prima volta nel corso della sua lunga eternità Byakuya aveva pensato che ogni parola inutilmente spesa su quelle favole tristi doveva essere dimenticata.
Mentre si vestiva con gesti pigri e affaticati, deciso ad uscire dalla sua grande e immutabile casa prima che divenisse la sua tomba, il capitano Kuchiki fece un ultima promessa a se stesso, un voto che avrebbe mantenuto rendendo onore ai giuramenti fatti a Hisana sul letto di morte e ai propri desideri dei quali, fino ad allora, aveva negato l'esistenza.
Fuori, il cielo era rimasto splendente come lo aveva lasciato, restava un sole vivo, invitante e Byakuya, sempre con i piedi nudi, mosse un passo fuori dalla sua casa, scendendo le scale del portico con evidente fatica, ma con altrettanta sicurezza e quando toccò il terreno arido la sensazione di toccare qualcosa che, nonostante le apparenze, era ancora vivo piedi ebbe su di lui uno strano effetto. Non era piacevole, il suolo che calpestava impregnato dal calore infernale di quella giornata torrida bruciava la sua pelle delicata, ma era come se qualcosa, da quelle zolle secche e brulle, si trasmettesse al suo corpo fragile, passo dopo passo, guarendolo completamente. Non si trattava che di una banale suggestione, ma Byakuya si perse in quelle emozioni camminando a lungo nel suo cortile prima di inginocchiarsi in un punto dove le fronde fogliose degli alberi creavano un punto d'ombra e la terra fra le radici era rimasta più morbida; la mosse lentamente con la punta delle dita, quasi per non sporcarsi, ma quella sensazione tattile cominciava pian piano a piacergli e affondò completamente le mani candide tra le zolle secche in superficie che si inumidivano scendendo in profondità, toccando con gesti timidi i pezzi di terra che si sbriciolavano tra le sue mani.
Sapeva che non avrebbe potuto abbattere il ricordo triste legato a quegli alberi sterili, ma poteva costruirne uno nuovo e, quella primavera, Byakuya piantò mughetti fuori stagione, perché conoscere a fondo la materia della guerra non aiutava nella fine arte del giardinaggio; diversi mesi dopo, dalle sementi accuratamente interrate nel suolo ravvivato dalle inesperte mani di Byakuya, sarebbero nati dei fiorellini bianchi, delicati e ritardatari, coccolati da un sole che si era mantenuto anche dopo lo svanire dell'estate e accanto all'aiuola di quelle deboli piante, arrampicato al tronco dei ciliegi sfioriti, crebbe un arbusto di campanule selvatiche.
Le ninnananne di Hisana tornarono ancora a suonare nel dormiveglia di Byakuya, ma il capitano si era ormai riappacificato con i suoi ricordi, da allora in avanti le avrebbe accolte con malinconia e gioia, e i mughetti che lui stesso aveva piantato continuarono a fiorire, di primavera in primavera.


Fine
   
 
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