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Autore: lanterna_    28/12/2012    4 recensioni
[dal primo capitolo] Vedete, il problema di essere un Halliwell è proprio questo: tutti si aspettano sempre grandi cose da te – il che può anche essere una passeggiata se ti chiami Wyatt, visto che lui riesce a sterminare quindici Demoni in altrettanti secondi (secondi, capito? Non minuti, ore o anni. Secondi!), ma per me la cosa non è ugualmente semplice. [...]
Sono vivo. E non conosco nessuna Bianca. E Wyatt non è malvagio, è solo il solito fratello impossibile da raggiungere.
Non è malvagio, non è malvagio, non è malvagio...
{Chris/Bianca}
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bianca, Chris Halliwell, Un po' tutti, Wyatt Matthew Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III capitolo:
Ovvero
Perché comincio seriamente a farmi paura




In casa Halliwell, niente è mai come sembra. Non “quasi sempre”, non “occasionalmente”. Proprio mai.

Il fatto è che con la Magia di mezzo, c’è sempre un trucco o roba simile dietro ogni cosa. A quanto pare, perfino dietro ai sogni.

È una lezione che dovrei aver imparato, ormai, ma evidentemente devo essere anche più stupido di quanto penso.

Insomma, la zia Paige ha passato diciannove anni della mia vita – sì, diciannove anni corrispondono a
tutta la mia vita – a ripetermi costantemente che devo fidarmi del mio istinto... e cosa faccio io alla prima occasione? Non mi fido, mi pare ovvio!

Avete capito di cosa sto parlando, vero?

Sì, esatto, dei miei sogni-incubi-premonizioni-ocomevipareavoi – sai che novità! Ormai riesco a pensare solo a questo!

Comunque, giusto per ribadire quanto io sia più stupido di quanto già non pensassi, cosa mi ha sempre detto il mio istinto riguardo a questi sogni? «Hanno qualcosa di strano, Chris, parlane con tuo padre, prima che sia troppo tardi!»

E cosa ho fatto io? Nulla. Proprio nulla. Assolutamente niente di niente.

E ora, ovviamente, è troppo tardi.

Perché se ho sognato una tizia che non avevo mai incontrato prima e che però, a quanto pare, esiste davvero, beh, allora vuol dire che i miei incubi sono davvero pericolosi. Vogliono realmente dire qualcosa.

E tanti saluti al caro, buon vecchio istinto!

Scusa, zia Paige.

 


«Ti senti bene?»

Leanne mi guarda, sdraiata sul divano nel soggiorno di casa mia, stringe i denti e annuisce.

Io scuoto la testa. «Fammi dare un’occhiata, avanti!»

Le sfioro appena il braccio destro e lei urla di dolore. «Ok, ehm, forse non va così bene, che dici?»

Sorrido cercando di spezzare la tensione. Tentativo miseramente fallito.

«Dico che probabilmente hai ragione» risponde lei col respiro un po’ affannato.

Non so bene cosa fare. Probabilmente dovrei portarla al pronto soccorso.

Vedete, il fatto è che essendo solo un “mezzo Angelo”, non ho il potere della Guarigione, ovvero di curare con l’imposizione delle mani. Quello spetta agli Angeli Bianchi a tempo pieno.

Anche se... in effetti, ora anch’io sono un Angelo Bianco completo. Ho una Protetta, non è forse abbastanza? Magari, se provassi...

Avvicino le mani al braccio ferito di Leanne e mi svuoto la mente, concentrandomi solo sul desiderio di guarirla. Una luce dorata illumina le mie mani e il suo osso rotto si riaggiusta da solo in pochi secondi.

Ce l’ho fatta! Non posso crederci, ce l’ho davvero fatta!

Guardo Leanne con un sorriso immenso sul volto e lei mi risponde con un’espressione sollevata e riconoscente.

«Meglio?»

«Molto, grazie» risponde lei accennando un principio di sorriso.

«Allora... ehm, Leanne, giusto?»

Mi fermo un secondo per lanciarle uno sguardo titubante. Lei annuisce e cerca di mascherare una leggera risata con un colpo di tosse, ma con scarsi risultati. Mi sento leggermente offeso, ma continuo nel mio discorso.

«Dunque, Leanne, benvenuta a Casa Halliwell» le dico sedendomi su una poltrona di fronte a lei. Sono così emozionato che mi tremano le mani. È la mia prima Protetta, ancora non riesco a crederci! «Potresti spiegarmi cosa è successo? Chi era quella e che voleva da te?»

Cerco di non mostrarmi più interessato di quanto dovrei nello scoprire chi è in realtà Bianca – ammesso che sia il suo vero nome –, ma mi risulta piuttosto difficile.

Una fitta al cuore mi colpisce al ricordo dell’anello di fidanzamento, nel sogno.

Scuoto la testa e mi impongo di non pensarci, ma di ascoltare attentamente la storia di Leanne, che nel frattempo si è messa seduta ed ora ha il busto proteso in avanti, nella mia direzione. «Quella donna che mi ha attaccato, non so chi fosse. So solo che cerca vendetta per qualcosa che evidentemente le ho fatto, ma non saprei dirti cosa. L’hai sentita anche tu, no? “Pagherai per quello che hai fatto”» recita in falsetto, cercando di imitare la sua voce. Pessimo tentativo. La voce di Bianca era calda e soffice, non così artificiosa. «È stata lei a... sai, ad uccidere il mio precedente Angelo Bianco.»

La voce le si spezza sul finale. Leanne non mi fissa più: guarda le sue mani, che tiene in grembo, e sembra persa in ricordi dolorosi.

«Mi dispiace.»

Deglutisco, a disagio in una situazione del genere. Non so proprio cosa potrei dirle per farla sentire meglio.

«Sì, beh, poi un Anziano è venuto da me e mi ha detto che tu saresti stato il mio nuovo Angelo Bianco» continua lei tornando a fissarmi, ma io noto che ha gli occhi lucidi, come di chi sta per piangere. «Ha detto che sei il miglior Angelo in circolazione, solo che ancora non lo sai, e che io sarei stata la tua occasione per scoprirlo.»

Leanne mi sorride.

Vorrei sentirmi orgoglioso o lusingato per il commento dell’Anziano, ma non riesce a non suonarmi come una gigantesca balla. «Allora credo ti abbia mentito» ribatto con una smorfia. «È mio fratello maggiore, Wyatt, il migliore Angelo Bianco. Forse l’Anziano si è confuso. Forse intendeva assegnarti a lui, non a me.»

Stringo i pugni mentre sento assalirmi un fiotto di rabbia ingiustificata nei confronti di mio fratello. So che non ha fatto nulla, se non è colpa sua se è più potente di tutti, ma... non so, non riesco a controllarmi.

«Non credo proprio. Sei stato un grande prima, in quel vicolo.»

«Io... beh, non penso sia stato del tutto merito mio.»

Mi sento arrossire dall’imbarazzo.

«Che intendi dire?» mi chiede Leanne, lanciandomi una strana occhiata inquisitoria.

Oh no, non le dirò per nulla al mondo che io non sarei mai stato in grado di fare quello che ho fatto, ma che è stato il mio corpo a reagire per me.

«Nulla, lascia perdere! Piuttosto, raccontami un po’ della tua vita.»

Leanne annuisce, e di nuovo torna ad osservarsi le mani. «Uhm, ho ventisette anni, ma ho scoperto di essere una Strega solo a ventitré. Mia madre, Strega anche lei, mi aveva bloccato i poteri perché temeva per la mia vita. Ma poi un Demone ci ha attaccate e... sai, l’ha uccisa.»

Si interrompe un attimo e noto una sola lacrima scendere dai suoi occhi e concludere la sua fuga sul pavimento del soggiorno. Io non so proprio cosa dire.

«Comunque, non so se perché visto che era morta l’incantesimo non funzionava più, o se perché ero tanto spaventata che riuscii a romperlo io, l’incantesimo, fatto sta che usai i miei poteri e uccisi il Demone.»

«Che poteri hai?» gli chiedo curioso.

«Criocinesi. Manipolo il ghiaccio e posso congelare le cose. Sai, tipo...»

Sfiora appena un fiore poggiato sul tavolo del soggiorno e questo si ghiaccia all’istante. Poi Leanne lo prende fra le mani e lo getta a terra, mandandolo in frantumi. «Come vedi, è piuttosto efficace.»

Sorrido e la invito a continuare.

«Non c’è molto da dire. Gli Anziani mi assegnarono il mio precedente Angelo Bianco. Si chiamava James e da allora è sempre stato al mio fianco. Non riesco proprio a credere che sia morto!»

Si interrompe ancora e un’altra solitaria lacrima va a far compagnia all’altra sul pavimento.

«In questi quattro anni, comunque, non ho fatto altre che battermi contro i Demoni e salvare Innocenti. E mi sono anche sposata.»

Spalanco la bocca non potendo trattenere la mia sorpresa. «Sei sposata?» quasi urlo.

Leanne scuote leggermente la testa. «Non più. Rupert è morto» dice con una strana voce piatta, come se cercasse di estraniarsi totalmente dalle sue parole.

«Oh.»

È il mio commento brillante. Il fatto è che ho una tale confusione in testa che non riesco proprio a mettere una parola in fila all’altra: vorrei dirle che mi dispiace tantissimo, che ne ha davvero passate tante, che suo marito non sarebbe dovuto morire... ma suonano tutte come parole vuote. Quindi sì, alla fine dico solo “oh”.

«Già. Oh» commenta lei con un verso a metà fra uno sbuffo e una risata. «Noi... stavamo insieme da due anni quando io ho preso possesso dei miei poteri e ho scoperto chi ero davvero. Volevo lasciarlo perché non me la sentivo di metterlo in pericolo, ma quando lui è venuto a sapere dei miei poteri, non si è affatto tirato indietro. Anzi, è stato in quel momento che mi ha chiesto di sposarlo. Abbiamo avuto una figlia che ora ha poco più di sette mesi. Rupert è... è morto solo cinque mesi fa. Una Strega l’ha attaccato e l’ha... l’ha ucci–»

Leanne non ce la fa più a continuare e scoppia in lacrime. Si porta le mani al volto per nascondersi, ma i suoi singhiozzi mi arrivano comunque forte e chiaro e mi spezzano il cuore.

Mi sento un verme, ma devo insistere perché continui a raccontare. «Una Strega? Intendi una Strega buona? Come può aver ucciso un Innocente?»

Leanne tira su col naso e si asciuga gli occhi. «No, no. Non era una Strega buona, era una Fenice. È un gruppo molto elitario di Streghe estremamente potenti. Tutte portano il marchio distintivo della Fenice, appunto, che simboleggia la rinascita dalle ceneri di Salem. Non sono propriamente né buone né cattive, semplicemente dal momento in cui hanno uno scopo, continuano a inseguirlo finché non lo ottengono. Non so perché quella Fenice ha... sì, insomma, ha ucciso Rupert. Però mi sono vendicata e l’ho uccisa a mia volta!»

Batto le palpebre un paio di volte mentre cerco di analizzare le mille informazioni che mi sono appena arrivate. Il fatto è che questa storia delle Fenici non mi sembra affatto nuova, è come se già la conoscessi. Solo che io non ho mai affrontato una Fenice, quindi non capisco com’è possibile.

«Va bene, Leanne. Io vedo se nel Libro delle Ombre riesco a trovare informazioni sulla donna che ti ha aggredito oggi, tu riposati pure.»

Le faccio l’occhiolino in segno di complicità e orbito in soffitta. Il Libro delle Ombre è al suo solito posto e sembra stagliarsi imponente nella luce soffusa della stanza.

Lo sfoglio meticolosamente sperando di trovare informazioni su Bianca, ma qui non c’è nulla. In compenso, trovo la pagina che parla delle Fenici. La scorgo velocemente e, sebbene non ci sia scritto altro rispetto a quello che mi ha già detto Leanne, leggendo queste parole realizzo che anche Bianca è una Fenice. Lo so e basta.

Uhm, nonostante sia utile, questa cosa di conoscere cose che non dovrei conoscere sta iniziando ad essere piuttosto seccante. Comincio a farmi paura da solo.

In ogni caso, non è il momento di pensarci. Esco dalla soffitta e ritorno in soggiorno – stavolta usando il vecchio, noioso metodo di prendere le scale – per dire a Leanne la novità, ma noto che sta dormendo sul divano e non ho alcuna voglia di svegliarla.

Quindi mi concentro e avverto la presenza di papà come fosse accanto a me. Orbito immediatamente con un peso sul cuore che sembra volermi costringere a terra.

Appaio di fronte a mio padre con un sorriso falso sul viso per mascherare la tensione. Papà sta levitando in aria e non sembra accorgersi di me.

Mi guardo intorno per rimandare il più possibile il discorso. Siamo sul Golden Gate Bridge, il nostro posto. Non so con esattezza il momento in cui lo è diventato, ma è fin da quando sono bambino che papà mi ci porta se ho bisogno di pensare, di stare un po’ da solo o se, al contrario, devo parlargli di cose serie. Amo questo ponte.

«Ciao pa’!»

Sentendo la mia voce, papà si distrae e cade giù, strappandomi una leggera risata.

Poi si rialza massaggiandosi il sedere e finalmente mi nota.

«Chris!» mi saluta a sua volta con un sorriso, sorpreso di vedermi. «Che ci fai qui?»

«Io, ehm... devo dirti una cosa.»

Lo vedo aggrottare le sopracciglia. Il mio tono serio deve averlo messo in allarme. «Certo, dimmi tutto» mi incoraggia.

«Avrei dovuto dirtelo prima, ma non sapevo se era davvero il caso di allarmarti perché, sai, in fondo non era ancora successo nulla e credevo di essere solo uno stupido a preoccuparmi, ma evidentemente no, quindi, ecco, devo proprio dirtelo!» sputo fuori tutto d’un fiato.

Papà mi guarda perplesso. «Non ho capito nulla, Chris. Di che parli?»

Sospiro pesantemente e cerco di raccogliere un po’ di coraggio. «Vedi, papà, sono un bel po’ di mesi, ormai, che faccio strani incubi. All’inizio credevo non significassero nulla, ma ora... Il fatto è che continuo a sognare che Wyatt sia cattivo, che uccida Innocenti e cose simili e che diventi una sorta di Imperatore del Male.»

Getto uno sguardo a papà, aspettandomi quasi che rida di me e mi dica che è assurdo anche solo pensare a Wyatt come a una persona malvagia, ma lui non apre bocca e mi fissa pensieroso.

Quindi riprendo il discorso: «Inizialmente, come ti ho detto, credevo fossero semplicemente degli incubi, ma ultimamente ho iniziato a preoccuparmi seriamente perché li sognavo sempre più spesso e diventavano sempre più particolareggiati. Però ho continuato a non dire nulla, mi ripetevo che non era ancora successo niente e che quindi non c’era motivo di preoccuparsi. Ieri, però, ho sognato Wyatt che uccideva una donna. Oggi mi è stata assegnata la mia prima Protetta, come saprai, e ho scoperto che era minacciata dalla stessa donna del mio sogno! Quindi, papà, se lei esiste davvero... ecco, forse i miei sogni sono come delle premonizioni o roba del genere e io sono in grado di vedere il Futuro! E allora, se questo è vero, allora Wyatt diventerà sul serio malvagio!» rivelo senza praticamente mai riprendere fiato, troppo ansioso di buttare fuori tutte le emozioni che mi hanno perseguitato per questi mesi.

Alla fine del discorso, mi sento come se mi avessero tolto un macigno dal petto.

«Come si chiamava la donna del sogno, Chris?»

Non so perché, ma mi viene da arrossire sotto lo sguardo indagatore di mio padre. Da come mi guarda, sembra che conosca già la risposta.

«Ma che c’entra adesso? Non è certo questo il punto, piuttosto, dobbiamo preoccuparci per...»

Mio padre mi interrompe prima che io possa finire la frase. «Qual era il suo nome?» ripete.

Sembra sicuro di quello che dice, quindi sospiro e mi decido a rispondere: «Bianca.»

Mio padre annuisce e sembra più vecchio di dieci anni rispetto a pochi secondi fa. «Chris, c’è una cosa che io e la mamma avremmo dovuto dirti da molto tempo...»



Note dell’Autrice:


Buonsalve a tutti voi, EFPsiani (?)!

Alloooora... che dire?

Lo so, lo so: in questo capitolo non succede nulla, ma veniamo a conoscenza di retroscena che saranno molto utili più avanti.
In ogni caso, per farmi perdonare dalla mancanza di azione, ho deciso di farvi un piccolo – minuscolo – SPOILER: dal prossimo capitolo cominceranno a spuntare le prime mezze verità, e dal quinto in poi si comincerà ad entrare finalmente nel vivo della storia.

Altra cosa: sì, in questa fanfiction Leo ha riacquistato i suoi poteri da Angelo Bianco. In realtà, io ho pensato a tutta una storia sul come e sul perché lui abbia deciso di riappropriarsene, ma nella fanfiction non c’era spazio e quindi ho deciso di tagliarla, perciò siete liberissimi di immaginare quello che volete!

Detto questo, un grazie sincero come sempre a chi ha letto la fic, a chi l’ha inserita fra le preferite o le seguite e a emmax5 che ha recensito lo scorso capitolo^^

Alla prossima, allora!


Lanterna_
  
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