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Autore: DumbledoreFan    15/07/2007    7 recensioni
“Un momento…se non ho cugini, questo vuol dire che io…” mi fermai un attimo, e fissai intensamente gli occhi smeraldini di Potter. “Che io sono l’ultima discendente diretta della famiglia Black…” continuai in un soffio. Il ragazzo annuì con il capo. Tornai a osservare il cerchiatto bruciacchiato dove doveva esserci la figura di mio padre. Sotto il suo nome c’era una targhetta vuota, e subito dopo una linea con un cerchietto e un’altra targhetta vuota, con l’eventuale posto per altre. Ci passai le dita sopra. Lì avrei dovuto esserci io. “Non credi che sia venuto il momento di aggiungere un nome lì?” mi fece inaspettatamente il moro.
La dinastia Black è conclusa perchè i due fratelli sono entrambi morti. Ma ne siamo proprio così sicuri?? Leggete e scoprirete che qualcuno aveva un segreto di cui nemmeno lui era a conoscenza...
Genere: Malinconico, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Beh, Venerdì sera, mi è venuta un'illuminazione, l'ispirazione per scrivere una storia diversa, completamente fuori dai miei standard, e di creare un personaggio opposto ai miei ideali. Una ragazza cattiva, rabbiosa, sarcastica, purosangue, potenziale mangiamorte, irriverente, sfacciata, arrogante, con una storia alle spalle moooolto interessante, che si ritroverà davanti ad un bivio. Due strade divergevano nel giallo bosco... diceva qualcuno!! Un intreccio d'intrighi, pregiudizi, cambiamenti, lotte, e scelte. E' la prima volta che mi cimento nell'inventare un personaggio del genere, che sta dalla sponda opposta, quindi siate clementi!! Vi lascio al primo capitolo!Bacioni, vostra Alexa!

Poggiai rumorosamente la testa contro lo schienale di pelle di questo strano mezzo di trasporto babbano. Taxi, mi pare che si chiamasse. Il ciuffo corvino mi finì sugli occhi, e lo scansai indispettita. Puntai gli occhi sul panorama che saettava veloce al di fuori del finestrino appannato dalla pioggia. Quella pioggia gentile e leggiadra, le cui gocce s’infrangevano soavemente sul vetro, dando quella sensazione di freschezza e purezza che solo la pioggia, incontaminata e semplice, sapeva dare, insieme a quel tocco di poesia e innocenza. Lacrime di angeli disperati nel vedere le cattiverie del mondo, e desiderosi di voler purificare il pianeta dalla malvagità e dalla crudeltà. Illusi, gli angeli. Il male aveva messo le radici, nel mondo, e forse, anche un po’ in me. Ma il mio non era male. Era rabbia, frustrazione, solitudine, dolore, voglia di vendetta, di riscatto. Forse, magari, anche di un po’ di felicità. Chiusi gli occhi sospirando, poi li riaprii e con tono freddo e un po’ disgustato mi rivolsi all’autista.
“Quanto manca?” chiesi scocciata. L’uomo mi guardò dal lunotto dell’auto.
“Abbia pazienza, Signorina…” rispose, tornando a posare lo sguardo sulla strada. Io di pazienza ne avevo avuta anche troppa. E’ da quando sono nata che mi sento dire che devo avere pazienza, che prima o poi si sistemerà tutto, che è solo questione di tempo. Ma io sono stanca di aspettare. L’ho fatto per 16 anni, ora è venuto il momento di agire. Ora che è troppo tardi. Posai gli occhi sulla gabbia coperta da un velo nero, che mi sedeva accanto. Dentro, riposava il mio falco, Andromeda. Ovviamente ben nascota dallo sguardo indiscreto e stupito di quelli sciocchi babbani. Stesi i piedi, poggiandoli sul sedile di fronte al mio, e appoggiai la testa sul pugno chiuso. Fuori dal finestrino si scorgeva un susseguirsi di paesaggi tipicamente inglesi, grandi prati verdi smeraldini e cieli ombrosamente grigi. Ci addentrammo in alcuni quartieri fatti di case quadrate molto curate, e molto uguali fra di loro, fino a fermarci davanti una di esse. Lessi nell’indicazione “Privet Drive n° 4”
“Siamo arrivati” asserì l’autista.
“Ma va? Non me ne sarei mai accorta!” fu la mia tagliente risposta, mentre mi accingevo ad uscire. Presi la gabbia fra le braccia e sentii il cinguettio contrariato allo spostamento di Andromeda.
“Eh stai buona!” le intimai mentre la posavo a terra, e andavo a prendere il baule nella bauliera (scusate l’involontario gioco di parole! ndA). Lo tirai fuori con fatica, ma respinsi l’aiuto dell’uomo quando me lo porse. Sono sempre stata abituata a cavarmela da sola, non ho mai avuto bisogno dell’aiuto di nessuno, ora meno che mai. Posai i miei bagagli sul marciapiede e unii le braccia sotto al seno. L’autista mi salutò e, dopo essere salito nuovamente in macchina, si dileguò. Non lo considerai nemmeno, ero troppo intenta a chiedermi cosa diavolo ci facessi qui, sola, davanti ad una casa sconosciuta, miglia lontana da casa. Stavo per prendere la mia Firebolt ed andarmene, quando una voce mi riscosse dai miei pensieri.
“Bonsoir Mademoiselle…perdoni il mio ritardo”
Mi voltai di scatto, la mano premuta sulla tasca interna del mantello, dove tenevo la bacchetta, e vidi un uomo molto alto e magro, coperto da una sfavillante veste bordeaux, con degli intensi occhi azzurri dietro una montatura a mezzaluna, e una lunghissima barba argentea. Incarcai le sopracciglia e ghignai.
“Albus Silente…è lei che dovevo incontrare?” chiesi quasi delusa.
“Temo proprio di sì…” mi rispose sorridendo, e porgendomi la mano. Io lo guardai scettica e non mi mossi da com’ero.
“Che ci faccio qui?” domandai scontrosa.
“L’ho chiamata per discutere di alcuni affari riguardo…”
“La so quella storia, si risparmi la pantomima. Intendevo cosa ci faccio in questo posto babbano!!”
Silente mi guardò al di sopra degli occhiali a mezzaluna, e poi annuì.
“Devo prendere un ragazzo”
“Chi?”
“Com’è impaziente Mademoiselle…lo scoprirà a momenti!”
Misi le braccia sui fianchi e lo fulminai con lo sguardo. Non sopportavo sentirmi dire che ero impaziente, dopo tutto il tempo che avevo aspettato in silenzio, senza pretendere niente, stando nell’ombra, adattandomi alla situazione che la vita mi aveva posto davanti. L’uomo si avvicinò alla porta dell’abitazione, e con un gesto della mano, fece segno di seguirlo. Mi avvicinai a lui, e aspettai che bussasse. Dopo che lo fece, passarono alcuni istanti, prima che la porta con l’insegna di ottone che diceva “4” si aprisse, lasciando scorgere la figura di un ragazzo della mia età. Aveva dei folti capelli mori, spettinati ed indomabili, era alto e aveva un fisico tonico e asciutto, visibile da sotto la maglietta di cotone e i jeans scoloriti. Contornati da un paio di occhiali rotondi, c’erano due grandi occhi smelardini, intensi e profondi, quasi magnetici. Dalla frangetta scomposta si poteva intravedere una cicatrice a forma di saetta. Non ebbi dubbi sull’identità di quel ragazzo: Harry Potter.
“Professor Silente!” esclamò quest’ultimo in direzione dell’uomo che stava al mio fianco, per poi posare il suo sguardo di speranza su di me. Io ricambiai l’occhiata gelidamente, e lo fissai con astio.
“Buona sera Harry! Sono abbastanza sicuro che tu abbia ricevuto la lettera con l’avviso che sarei venuto da te stasera…” esordì Silente.
“Certo Professore” rispose il ragazzo, senza staccare lo sguardo dal mio, che non accennava minimante ad abbassarsi.
“Allora presumo che tu abbia preparato tutta la tua roba…” continuò il vecchio dalla barba argentea. Potter finalmente spostò gli occhi su quest’ultimo, e fece un’espressione imbarazzata.
“Quasi Signore…”
“Bene, allora ti conviene andare a finire di sistemare il tutto, mentre io scambio due parole con i tuoi adoraboli zii…dove sono?”
“Di là in salotto!”
“Perfetto…sbrigati, mi raccomando” e detto questo, Silente si avviò verso la stanza a sinistra del corridoio, e chiuse la porta energicamente. Lo sguardo del “Prescelto” (così lo chiamavano ora su tutti i giornali) si posò nuovamente su di me, stavolta molto più interrogativo.
“Hai una faccia familiare…” mi disse pensieroso.
“Anche tu…di questo periodo sei su un giornale sì, e su un giornale sì…” risposi tagliente e sarcastica, mentre portavo le mani sui fianchi. Il moro ridacchiò appena, e mi porse la mano.
“Piacere, io sono Harry…”
Lo guardai inarcando i sopraccigli, e non mossi le mani dalla loro posizione.
“Che sarà un piacere, lo dici te…”
Questa volta il ragazzo sembrò non gradire la battuta, e riportò la mano stesa lungo la vita, guardandomi male.
“Io spero che sarà un piacere…” ribattè quasi offeso.
“Dubito…” continuai scocciata.
“Come ti chiami?” mi domandò curioso.
“Cazzi miei! Ora, non hai da preparare le tua cose? Datti una mossa, io non voglio stare qui tutta la sera!” feci acida e scorbutica.
“E’ questo il punto! Che ci fai qui stasera?!” ribattè deciso.
“Silente non ti ha detto di me?”
“Se te lo sto chiedendo, evidentemente no…”
Fissai il bambino-che-è-sopravvissuto per qualche attimo, prima di scoppiare in una risata fradda e algida, quasi terrificante, completamente priva di allegria.
“Allora preparati, Potter…” esclamai glaciale. Il moro mi lanciò uno sguardo confuso, prima di salire le scale e dileguarsi dal mio campo visivo. Io mi appoggiai stanca sullo stipite della porta. Guardai distrattamente l’orologio che tenevo al polso. Le undici e un quarto. Sbuffai mentre aspettavo. Dal salotto finalmente si affacciò Silente.
“Per favore, puoi andare su da Harry e dirgli che dovrà portarsi anche il libro di Pozioni? Grazie…” disse l’uomo, prima di ritornare dentro la stanza, senza darmi tempo di ribattere e rifiutare. Mi diressi irritata al piano superiore, e scorsi subito la stanza di Potter, che era la prima a destra. Tirai un colpo alla porta con le nocche ed entrai nella camera del ragazzo.
“Ha detto Silente che devi portare il libro di Pozioni…” feci appogiandomi alla parete. Il moro chino sul baule alzò lo sguardo su di me.
“Ma io non l’ho preso il libro di Pozioni! Ai G.U.F.O sono passato con O, Piton non mi ammetterà mai alla sua classe…”
“Senti, le tue insulse ragioni non m’interessano, quindi smettila di tediarmi con la tua voce da Grifondoro…io ho solo riferito quello che mi ha detto il vecchio, se tu hai qualche problema tienitelo per te, nella tua anima da eroe patetico e incompreso…” gli sputai addosso ostilitò e odio. Potter mi fissò furente e la sua reazione mi stupì non poco. Con uno scatto fulmineo si avvicinò a me e mi spinse al muro con forza, intrappolandomi fra le sue braccia, e avvicinando minaccioso un dito al petto.
“Stammi bene a sentire piccola serpe! Mi sono già rotto le palle di te e delle tue battutine acide! Non ti conosco nemmeno, non so come ti chiami e non ti avevo mai vista prima, e già dopo cinque minuti che ci conosciamo mi vieni contro come se ti avessi fatto chissà quale cosa atroce! Mi vuoi spiegare che cazzo c’hai contro di me?!” mi urlò contro iracondo. Lo guardai impassibile, poi sul mio volto si aprì un sorrisino di scherno.
“Hai tirato fuori le unghie, a quanto vedo….” risposi divertita. Lui non si mosse da lì, e continuò a fissarmi male. Decisi che avevo voglia di giocare un po’. Gli misi le mani sul petto e il mio sguardo da astioso si trasformò in malizioso.
“Ho fatto arrabbiare il grande Harry Potter….sei sicuro di avermi sbattuto al muro solo per minacciarmi, o avevi qualcos’altro in mente?” la mia voce era strascicata e seducente, le mie mani passavano lenti e esasperanti sul suo petto, per poi scendere sulla sua vita, sulla pancia e sul basso ventre. Lo sguardo del ragazzo ora era sorpreso e divertito allo stesso tempo, la sua espressione si era addolcita. Uomini! Bastano due moine e perdono la testa!
“Cos’hai tu, in mente…” ribattè il ragazzo con uno strano sorrisino accondiscendente stampato fra le sue labbra sottili. Mi ci avvicinai pericolosamente fino a che i nostri nasi si sfiorarono.
“Qualunque cosa abbia in mente, accetterebbe, Signor Potter?”
Il suo sguardo era diventato più voglioso, e si morse il labbro inferiore.
“Direi di sì…” soffiò piano. Gli sorrisi e riportai le mani sul suo petto. Poi, dopo qualche istante, premetti su esso, e con forza lo allontanai.
“Mi dispiace per te allora…ma io in mente non ho nulla! I Grifondoro mi fanno ribrezzo! Muoviti con quei bagagli, mi sono stufata di stare in questo posto babbano…” esclamai tornando ad avere un tono gelido e ostile. Senza permettergli di rispondere, mi precipitai fuori dalla stanza sbattendo la porta alle mie spalle. Scesi velocemente le scale e tornai ad aspettare alla porta. Dopo qualche minuto, Potter scese trascinandosi dietro il pesante baule. Lo guardai storta mentre scendeva provocando un gran trambusto, le braccia conserte al petto. Arrivato in cima agli scalini, fece cadere poco delicatamente la valigia e sbuffò sedendocisi sopra. Non mi guardava, ma fissava un punto indefinito della stanza. Aveva stampata in volto, l’espressione di uno che gli rode di esser stato fregato così deliberatamente. Finalmente la porta del salotto si aprì e ne uscì un pimpante Silente, che ci sorrise benevolo. Ma quell’uomo sorrideva sempre? Tra un po’ gli sarebbe presa una paresi facciale!!
“Harry, ho spiegato ai tuoi zii che la prossima estate dovrai tornare da loro, fino al compimento dei tuoi 17 anni, per tenere vivo l’incantesimo di tua madre…sono stato chiaro?” spiegò il vecchio, pacato.
“Certo Signore!” rispose prontamente Potter.
“Ora possiamo andare…” fece Silente, aprendo la porta alle mie spalle.
“Alleluja!” esclamai findandomi fuori da quella casa. I miei bagagli erano ancora sul marciapiede, e Andromeda dalla gabbia gracchiava stufa di stare rinchiusa.
“Andromeda, smettila di lamentarti! Tra un po’ ti faccio uscire!” esclamai tirando un colpetto alla gabbia.
“Andromeda?” chiese il vecchio incuriosito.
“Coincidenza o nome voluto di proposito?”
“Entrambi i casi…” risposi con una piccola nota di malinconia nella voce.
“Scusate, ma io non ci sto capendo più niente! Professore, mi vuole spiegare cosa succede?” fece Potter stanco.
“Credo che sia arrivato il momento delle presentazioni…Mademoiselle, può gentilmente rendere noto il suo nome?” continuò l’anziano Professore. Sbuffai contrariata, e dissi acida.
“Allora, mettiamo le cose in chiaro!Primo, la smetta di chiamarmi Mademoiselle! La Francia l’ho sempre odiata, e anche se ci vivevo, non voglio portarmela dietro! In oltre, parlo l’inglese meglio di tutti e due messi insieme! Secondo, basta con questi insulsi convenevoli che mi stuccano!Terzo, smettiamola con tutta questa farsa intorno al mio nome!”
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Silente mi guardò con i suoi occhi penetranti che parevano volessero trapassarmi l’anima, e fui costretta ad abbassare lo sguardo.
“Harry, sono lieto di presentarti Siria Black”


Uhuuuuuuu!!! Siria Black!! Semplice somiglianza, coincidenza, o qualcosa di più?? Beh, dovrete aspettare il prossimo capitolo per i chiarimenti!! Hahaha me perfida!! Bene, allora che mi dite?? Vi piace la storia? Com'è come inizio?? Sono novellina in questo campo, ho bisogno di giudizi!! Quindi, per favore: RECENSITE!!!
Grazie a tutti quelli che hanno letto, che hanno intenzione di continuare a farlo, e che lasceranno delle recensioni! Bacioni a tutti!
...---*Alexa*---...
Ps: Sto mandando avanti già un'altra storia, una Draco/Hermione intitolata "Il Piccolo Principe" quindi questa storia non potrà essere aggiornata con costanza perchè la D/Hr ha la precedenza!
Pps; Per chi legge la mia FF "Il Piccolo Principe", non si preoccupi! Ho avuto questo sbandamento momentaneo, ma domani la aggiornerò e le darò sempre la precedenza, don't worry! Bacioni!
   
 
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