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Autore: Turo    29/12/2012    11 recensioni
Tutto è iniziato quando mia madre aveva sedici anni, ad un ballo della scuola. Era ubriaca e non ragionava più, così incontrò mio padre – ubriaco anche lui- e lo fecero senza protezioni. Così arrivai io. Mio padre era disperato, mia madre pure. Lui voleva abortire, ma lei decise di tenermi. Ecco perché la amo, anche per questo.
Così, nove mesi dopo, nacqui io, lo schifo di figlia- come diceva mio padre ogni volta che mi vedeva. E adesso lui se la prendeva con me, per ogni cosa.
Ma un giorno mia madre decise che al compimento dei miei diciotto anni, mi avrebbe mandata via da qui, da mio cugino Niall, a Londra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brighton, Inghilterra.
Alzai con delicatezza la maglia del pigiama, fermandola a metà della pancia. Li, sfiorai quei segni viola che riempivano la mia pelle, gemendo ad ogni singolo contatto.
Perché mio padre doveva farmi questo? Perché ogni volta doveva picchiarmi davanti a mia madre, che nonostante provasse a reagire, veniva allontanata bruscamente, minacciata di essere picchiata se avesse mosso un passo? Perché ero un errore – diceva mio padre- uno stupido e inutile errore.
Lui voleva stare con mia madre, di me gli importava ben poco, e quindi ricorreva alla violenza per informarmi di quanto ero pesata sulla loro vita. Anzi sulla sua, perché mia madre mi amava, e me lo ripeteva sempre dopo che papà finiva di tirarmi i calci. Lei non poteva fare niente,  perché era fragile, e se avesse provato a difendermi, mio padre se la sarebbe presa anche con lei, e io non volevo.
Mi chiamo Hellen, ho diciassette anni. Mia madre aspettava pazientemente il quattro giugno, cioè oggi, per mandarmi via di casa. Non perché lei non mi voglia, ma per allontanarmi da mio padre. L’idea non mi piace per niente, non voglio lasciarla da sola, ho paura che le succeda qualcosa, ma ogni volta che provo a convincerla, mio padre mi prende e mi schiaffeggia, così ci ho rinunciato. A causa di queste ritorsioni da parte di mio padre, non conobbi nessuno a scuola, perché ero solita a stare sola, con il mio ipod, e a pensare al dolore fisico e mentale che provavo ogni giorno. L’unica persona con cui feci amicizia, era Sam, una ragazza che mi capiva, una persona fantastica. Che ogni volta mi prendeva il ghiaccio e lo adagiava sulla mia faccia viola, e che cercava di nascondere l’occhio nero comprandomi dei fondotinta. Faceva davvero molto per me, le dovevo tutto.
Tutto è iniziato quando mia madre aveva sedici anni, ad un ballo della scuola. Era ubriaca e non ragionava più, così incontrò mio padre – ubriaco anche lui- e lo fecero senza protezioni. Così arrivai io. Mio padre era disperato, mia madre pure. Lui voleva abortire, ma lei decise di tenermi. Ecco perché la amo, anche per questo.
Così, nove mesi dopo, nacqui io, lo schifo di figlia- come diceva mio padre ogni volta che mi vedeva. E adesso lui se la prendeva con me, per ogni cosa. Anche perché il giornale arrivava tardi alla mattina.
Ma oramai erano anni che sopportavo questa situazione, così ci feci l’abitudine. Ma un giorno mia madre decise che al compimento dei miei diciotto anni, mi avrebbe mandata via da qui, da mio cugino Niall, a Londra.
Niall lo conoscevo poco, l’avevo visto a qualche cena in famiglia, di lui non sapevo niente, solo il nome. Non volevo andare da lui, non se mia madre era qui, in balia di quell’uomo, che ormai non consideravo padre.
“Hel” sussurrò qualcuno. Mi spaventai perché ero avvolta nei miei pensieri. Tirai giù la maglia e uscii dal ripostiglio – che lui aveva etichettato come camera mia, mettendoci un letto e una cassettiera per i vestiti- incrociando la figura scura di mia madre con in mano qualcosa.
“Fammi spazio” sorrise entrando.
Lei mi porse un pacchetto verde e giallo, e mi incoraggiò ad aprirlo. “Auguri amore mio” mi disse tra le lacrime. Feci come mi aveva detto e lo aprii: era un bracciale colorato, davvero bellissimo.
“Grazie mamma” dissi abbracciandola.
“Tesoro, oggi ti porto a Londra, ma promettimi una cosa..” iniziò a bassa voce.
“Dimmi”
“Promettimi che ci sentiremo..” singhiozzò.
“Mamma, lo sai che cercherò di chiamarti sempre. Io non volevo neanche andarmene” ammisi abbassando la testa.
“E invece no, Hel, devi andare. Ho aspettato tanti anni vedendoti soffrire e non potendo aiutarti, ora voglio che tu viva una bella vita, te la meriti. Non sei l’errore di cui parla sempre tuo padre, tu sei la cosa più bella che mi sia capitata” disse sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ma tu starai con lui, non voglio”
“Io me la caverò. Tu assicurami che sarai forte”
“Mamma, sono forte” le assicurai. “E lo sai” conclusi.
“Lo so, hai ragione.” Rispose triste.
“Grazie ancora per il bracciale, è bellissimo” dissi dandole un bacio.
“Dammi che te lo sistemo” sorrise asciugandosi una lacrima e iniziando a trafficare per aprire il gancio.
“Mamma, non piangere, ti prego” le chiesi.
“Scusa” sussurrò.
Mentre vedevo le lacrime rigarle il volto, non riuscii a trattenermi, e mi unii a lei.
“Ho solo paura di non trovarmi bene la” commentai.
“Hel, tutti i posti sono migliori di questo, te lo assicuro. Non ti meriti tutto questo odio inutile. Non meriti di essere picchiata. Guardati, sei così bella, sei simpatica. Sorridi, ti troverai benissimo” rispose con una punta di insicurezza nella sua voce.
“Come faccio a sorridere, dopo tutto questo?” le chiesi alzandomi la maglia, per farle vedere i lividi.
Lei lasciò cadere il bracciale a terra e si coprì la faccia con le mani.
“E’ colpa mia” ammise.
“No mamma, è colpa sua. Di John”
Non riuscivo neanche a chiamarlo padre, quindi preferivo dire il nome.
“E’ ora di andare” sbuffò guardando l’orologio al polso “Prendi la borsa e cambiati, ti aspetto giù. Ah, e scusa per non averti fatto una festa, una torta, insomma, i diciotto anni sono importanti per..”
“Mamma, non importa. E’ tutto ok. Apprezzo tantissimo tutto quello che hai fatto per me” la interruppi. “E ora andiamo, prima che lui si svegli” dissi prendendo la borsa e avviandomi verso il bagno, cercando di fare meno rumore possibile.
Sistemata, ritornai in camera per vedere se mancava qualcosa, e notai il bracciale sul pavimento, così lo presi, e lo infilai nella borsa.
“Andiamo” dissi abbracciandola.
“Andiamo” ripetè lei.
*
Due ore dopo, alle sette, eravamo davanti alla villetta di mio cugino Niall. Nonostante avessimo questo legame di parentela, eravamo totalmente diversi: lui, biondo, occhi azzurri mentre io, capelli neri e occhi verdi.
Mia madre suonò il campanello , e poco dopo il biondo comparve  sorridente sulla soglia. Prima abbracciò mia madre, sussurrandole qualcosa all’orecchio, lei annuii; Poi mi guardò e mi strinse forte. Le sue braccia intorno alla schiena mi provocavano un gran dolore a causa dei lividi, ma cercai di nasconderlo.
“Ciao” riuscii a dire.
“Ehi, Hel” rispose lasciando spazio a mia madre per potermi salutare.
“Allora ciao, mi mancherai” disse abbracciandomi delicatamente, sapendo che se mi avesse stretta mi avrebbe fatto male. Sentivo il suo profumo. Chiusi gli occhi e inspirai per custodirlo bene.
“Mamma, abbi cura di te”
“Lo farò” sorrise “E tu” disse indicando Niall “abbi cura di lei, per favore” chiese con voce tremante.
“Sicuramente” sorrise lui.
“Grazie Niall, ringrazia tutti”
“Tutti chi?” domandai.
“Ti spiega lui, ora devo scappare, ciao tesoro” pianse.
“Ciao mamma” le diedi un bacio sulla guancia, poi la osservai mentre se ne andava.
“Allora, entriamo?” chiese Niall.
“Come vuoi” risposi. Non ero mai stata brava a fare amicizia, quindi mi risultò difficile reggere una conversazione con lui.
“Scusa per la galanteria degli altri, stanno ancora dormendo” rise.
“Chi?” lo guardai curiosa.
“Bhe, Louis,Zayn,Liam e Harry. Non sapevi ci fossero anche loro?”
“In realtà no”
“Tranquilla, non recheranno alcun disturbo.. Ok, no, cazzata colossale. Sono dei casinisti, ma sono davvero bravi, non ti preoccupare”
“Tutto ok”
“Volevo dirti che io so cosa è successo e perché sei qua. Mi dispiace, davvero. Io non so come aiut..”
“Per favore, ne voglio uscire. Non voglio più sentire parlare di quel lurido” sbottai convinta, sapendo che  ero al sicuro.
“Scusami” abbassò il volto.
“Non importa. Anzi, ti devo ringraziare, davvero” cercai di sorridere.
“Non ti avevo mai vista sorridente, ma spero di vederti spesso così” ammise.
“Non avevo ragioni per sorridere” decretai.
“Seconda figura di merda.” Osservò battendosi una mano sulla fronte.
Risi. Forse era una delle prime volte che ridevo veramente. O forse mi bastava davvero poco per ridere, visto tutto quello che avevo passato.
“Posso..” iniziò titubante “vedere cosa ti ha fatto?” chiese.
Lo guardai storta.
“Se ci tieni” gli mostrai quello che voleva vedere.
La sua faccia era bianca.
“O mio dio” uscì un verso strozzato dalla sua bocca.
“Fa niente, tranquillo”
“Dio, poverina” mi abbracciò.
Rimasi li, tra le sue braccia. Ok, lo conoscevo poco, mi faceva male stringendomi, ma era da tanto che non abbracciavo un maschio, e mi faceva sentire protetta.
“Ti mostro la tua camera, puoi sistemarti e riposarti. Tra due ore circa sveglio gli altri” sorrise accompagnandomi su per la rampa delle scale.
“Ah, che gentiluomo, dammi la valigia, scusami” allungò la mano e la prese.
Mi condusse lungo il corridoio, davanti ad una porta bianca. La aprii e mi mostrò la camera. Era stupenda, non avevo mai immaginato  potesse essere così bella. Tutta addobbata, attrezzata, e tiepida, nonostante fosse giugno.
“E’ bellissima” riuscii a dire ammirando quel ben di dio di cui avrei potuto usufruire.
“Grazie, io e i ragazzi ci siamo dati da fare. Il bagno e li” disse indicandomi una porta rossa dentro la stanza “ sistemati, ci vediamo dopo Hel” sorrise e chiuse la porta.
Mi sdraiai sul letto: era comodissimo. E mi addormentai.

Angolo della scrittrice.
Buongiorno, mi presento (per chi non mi conosce già vista la precedente fan fiction) sono Vittoria, la vostra scrittrice (?). Allora, che dire, spero che questa storia vi abbia attirati, e che sia scritta bene. Sono le cose più importanti. C:
Se vi va, datemi i vostri pareri su questo capitolo, aggiungerò il prossimo dopodomani.
Un bacio a tutti.
@sheisamuggle (per qualsiasi cosa cercatemi su twitter c:)  
  
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