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Autore: sissi149    31/12/2012    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se i nostri giovani calciatori, poco dopo la fine del torneo di Yomiuri Land, avessero ricevuto la famosa letterina da Hogwarts? L'avrebbero presa tutti bene? Si sarebbero meravgliati tutti, o qualcuno già sapeva? Come sarebbe la loro vita di apprendisti maghi?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre 4° anno
 

La Sala Grande era riempita dal solito chiacchiericcio degli studenti al termine della loro giornata, intenti a cenare. C’era chi parlava di compiti, chi di lezioni, chi di allenamenti di Quidditch, chi dell’avvicinarsi delle vacanze di Natale. Dal soffitto cadevano morbidi fiocchi di neve, lenti e leggeri: il vento che aveva sferzato tutto il giorno era finalmente cessato.

Il tintinnio di una posata su un calice di cristallo riuscì a zittire in pochi istanti tutta la platea: nonostante fosse un suono non troppo forte, tutti sapevano che era il segnale usato dal Preside quando voleva comunicare alla scolaresca, e quale migliore occasione di trovarli tutti riuniti se non ai pasti?

L’uomo si alzò, facendo fluttuare la lunga barba argentea.

“Miei cari ragazzi – esordì – confido che ora che tutti avete la pancia piena, siate disposti a prestare attenzione al vostro Preside per alcuni istanti.”

A quel bonario richiamo, perfino i pochi allievi che ancora indugiavano sulle loro portate, voltarono la testa e si fecero attenti.

“Come forse alcuni di voi avranno potuto notare, in questi giorni c’è stato del fermento nel corpo insegnanti. Ora, sono lieto di annunciarvi che un progetto a cui tenevamo molto, grazie all’aiuto del Ministero e dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale è finalmente realtà: durante le vacanze natalizie avrà luogo un interessantissimo torneo.”

“Si fa di nuovo il Torneo Tremaghi?”1 Chiese qualcuno, sovrastando il mare di teste.

“No signor Lenders, senza nulla togliere a questa esperienza, abbiamo preferito ricominciare con qualcosa di più tranquillo: un torneo di Scacchi Magici2 che coinvolgerà varie scuole di magia nel mondo.”

Un mormorio eccitato si diffuse per le quattro tavolate. Alzando una mano Silente ottenne nuovamente il silenzio.

“Il Torneo si svolgerà qui al castello, con sessioni molto serrate tra il 26 e il 31 di dicembre. I nostri ospiti, provenienti da Durmstrang, Beauxbatons e Wonderland3 arriveranno il giorno della Vigilia, festeggeranno con noi il Natale e poi si apriranno, per così dire, le ostilità. La sera del 31 dicembre, ci sarà un grande ballo per festeggiare il vincitore e la chiusura del torneo. Tutti i partecipanti al torneo apriranno le danze.”

All’annuncio del ballo furono le ragazze a scatenarsi nei commenti, mentre parecchi dei ragazzi sbuffano annoiati o preoccupati.

“Venendo alla burocrazia, so che vi annoierà, ma è importante, abbiamo stabilito un numero massimo di partecipanti per scuola. Le selezioni dei nostri rappresentanti avverranno nei prossimi giorni al Club degli Scacchi Magici, chiunque voglia partecipare può iscriversi, anche senza essere un membro effettivo del Club. Ora, per ringraziarvi dell’attenzione, potrete affondare i vostri nasi nel dolce.”

Batté le mani e subito sui tavoli apparvero generose porzioni di torta alle mele e zucche. Silente osservò per un ultimo istante la Sala attraverso gli occhiali a mezzaluna, poi si sedette e iniziò a conversare con la professoressa McGranitt.

“Bah, che spreco! – si lamentò Mark al tavolo di Grifondoro – Un torneo per cervelloni! Credo proprio che tornerò comunque a casa mia per Natale, a trovare la mamma e i miei fratelli.”

“Dai Mark, potrebbe essere interessante, un’occasione per conoscere meglio il mondo magico.”

All’affermazione di Holly, sia Patty che Amy lasciarono cadere le forchette di colpo.

“Holly – esclamò la prima, scuotendo il capo, visibilmente contrariata – cosa sentono le mie orecchie? Da quando hai scoperto la Stanza delle Necessità,4 non sembri più lo stesso che è entrato ad Hogwarts!”

“Quella stanza mi ha finalmente dato un motivo per non rimpiangere il Brasile. Ora è tutto molto più interessante.”

“Dopo quattro anni era anche ora.”

“Amy, tu stai zitta. – la rimproverò Mark – Sbaglio o ci sono voluti quasi tre anni perché tu e Ross ricominciaste a parlarvi?”

“Senza contare che al terzo anno avete dato spettacolo per quasi tutto il castello con i vostri litigi sul Quidditch.” Rincarò la dose Patty.

Aoba abbassò lo sguardo arrossendo.

Allo stesso modo ai tavoli di Tassorosso e Serpeverde si commentava la notizia: sia Benji che Bruce intendevano approfittare dell'occasione per mettersi in mostra con le ragazze del Castello, ma anche per far colpo su qualche bella straniera.

Callaghan, invece, era in catalessi da quando era stato fatto il nome delle scuole partecipanti.

“Hey, Philip! - Tom gli agitò una mano davanti agli occhi – Philip! Si può sapere che ti prende?”

“Cosa? - si riscosse quest'ultimo – Non hai sentito? Wonderland è la scuola di Jenny! Sono sicuro che anche lei sarà nella delegazione americana, mangio uno Schiopodo Sparacoda se non sarà così!”

“Quindi tu hai anche già la dama assicurata!” Bruce gli fece l'occhiolino, facendogli andare di traverso tutto il succo di zucca e provocando l'ilarità dei vicini.

Anche dai Corvonero qualcuno era pensieroso: Julian Ross stava meccanicamente tagliando il suo dolce a pezzi sempre più microscopici, senza assaggiarne nemmeno un boccone.

“Se continui così diventeranno invisibili.” Lo rimbeccò James.

“Scusate, ero sovrappensiero.”

“Chiaro. - si intromise Justin – Stai pensando a quando presentare la tua candidatura al Torneo?”

Julian abbozzò un mezzo sorriso, colto in fallo:

“Credete che abbia qualche speranza di essere scelto?

Jason abbandonò la forchetta:

“Stai scherzando, spero! Sei il miglior giocatore del Club degli Scacchi Magici, se non ti fanno partecipare sono degli emeriti c...”

“Abbiamo capito il concetto, fratellino.”

Sia Justin che Julian alzarono gli occhi al cielo all'ennesimo teatrino che si era appena scatenato tra i due gemelli.

“Noi tiferemo per te, ci puoi contare.”

“Sempre che la Cooman domani mattina non preveda la mia morte durante il banchetto di Natale.”

Entrambi sogghignarono.

 

 

 

 

 

 

Era l’ultimo giorno di lezione prima delle vacanze e i ragazzi, durante un intervallo, discutevano tra loro delle compagne da invitare al ballo.

“Allora Benji, immagino che tu abbia già una dama.”

“Certo Tom, cosa credi, le ragazze fanno la fila per essere invitate da me.”

“Il solito esagerato.” Commentò Mark, inacidito: la boria del Serpeverde lo faceva sempre indisporre.

Philip cercò di stemperare, cambiando leggermente argomento:

“Mark, sei sempre deciso a tornare a casa domani?”

“Certo Callaghan, come tu non vedi l’ora che la tua Jenny torni al castello, io non vedo l’ora di rivedere i miei fratellini.”

Il Tassorosso arrossì di botto alla leggera stilettata, da quando aveva saputo che al torneo avrebbe partecipato anche la scuola americana di Fujisawa, e aveva ricevuto conferma via gufo della presenza di questa, anche se solo come accompagnatrice dei giocatori, contava le ore e i minuti al giorno dell’arrivo delle varie delegazioni.

Tutti scoppiarono a ridere.

“Holly, tu hai già invitato qualcuna? Ehy!”

Tom, nel rivolgersi all’amico, si era accorto che questo aveva lasciato il gruppetto per dirigersi verso una ragazza dai corti capelli castani.

“Ciao Patty!” La salutò.

“Holly, pensavo fossi già in aula.” Rispose sorpresa, litigando con i fogli di pergamena per gli appunti pronti per la lezione.

“Aspetta, ti do una mano. – recuperò al volo la piuma della ragazza. – Senti, mi stavo chiedendo una cosa.”

La Grifondoro alzò lo sguardo stupita.

“Dimmi.”

“Ecco, stavo pensando che, visto che siamo amici, potremmo andare insieme al ballo. Ovviamente se a te va.”

In imbarazzo si passò una mano dietro la nuca.

Patty restò un istante dubbiosa, convinta di aver capito male, per poco il fascio di pergamene non le volava del tutto in terra.

“Ok. D’accordo.”

“Bene! Ci vediamo dopo a lezione, ora torno dai ragazzi.”

Patty lo vide raggiungere il gruppetto di amici e li salutò con un cenno, avviandosi poi a sua volta per il corridoio, con in testa solo il pensiero di trovare Amy per raccontarle l’avvenimento.

Nel frattempo i ragazzi avevano osservato tutta la scena allargando progressivamente gli occhi, finché non raggiunsero le dimensioni di due Puffole Pigmee.

“Ma… ma… come fa a fare tutto così come se nulla fosse?” Balbettò Philip, ancora incredulo.

“Però ha avuto il compito facile. – Commentò Benji – Anche i muri sapevano che Patty gli avrebbe detto di sì!”

“A questo punto, se pure Holly ha trovato una compagna, non hai più scampo Ross.”

Lenders si rivolse a Julian, con un tono a metà tra la presa in giro e la voglia di dargli una svegliata una volta per tutte.

Quest’ultimo sospirò.

“Ho ancora tempo, in fondo il ballo sarà tra dieci giorni.”

“Mark ha ragione. – intervenne Tom – Sei uno dei partecipanti al torneo, devi aprire le danze, non vorrai rischiare di restare senza ragazza?”

“Oh, lui non ha di questi problemi, è il ragazzo più ambito della scuola. Sì, anche più di te Benji.”

“Harper, bada a quello che dici!”

Ci fu di nuovo un piccolo scoppio di risa, al termine del quale Mark affondò l’ennesima stoccata della giornata.

“Sapete che Amy è stata invitata da un ragazzo del sesto anno?”

Alla notizia Julian per poco non soffocò.

“E che ha detto?”

“Non ne ho la più pallida idea.”

Holly stava per intervenire, rivelando che, a quanto ne sapeva lui, la ragazza non aveva ancora deciso se accettare o meno l’invito, ma una gomitata nello stomaco da parte di Lenders lo zittì.

La campanella suonò, segnalando la ripresa delle lezioni e costringendo il gruppo a sciogliersi, imboccando due direzioni diverse: Tassorosso e Serpeverde si avviarono verso l’aula di Incantesimi, mentre Grifondoro e Corvonero avevano Storia della Magia.

Ross rimase molto turbato e raggiunse il suo banco più silenzioso del solito, decidendo però che non era più il caso di aspettare che il destino gli fornisse l'occasione giusta: erano giorni che cercava il momento buono per fare la sua proposta, ma senza successo. Si sarebbe creato da solo la situazione adatta.

Quel giorno la lezione sembrava interminabile, quasi a farsi beffe di lui, e Julian si ritrovò a contare i secondi, rischiando più volte di perdersi passaggi importanti del monologo di Ruf.

Quando finalmente l'insegnante li congedò, cercò di trattenere Amy con uno stratagemma: fece inavvertitamente rovesciare la sua boccetta d'inchiostro.

“Maledizione, gli appunti!” Esclamò.

“Julian, è tutto a posto?”

Nel sentirlo imprecare, Amy si era avvicinata, mentre tutt'intorno gli altri studenti sfilavano e uscivano dall'aula.

“Più o meno.”

Cercò in malo modo di ripulire le pergamene dal liquido nero.

“Sta a vedere. - la Grifondoro puntò la bacchetta – Tergeo.”

In un istante gli appunti di Julian tornarono perfettamente puliti.

“Grazie, me lo dovrò ricordare questo incantesimo.”

Lentamente raccolse le proprie cose, cercando di prendere tempo, non sapeva da che parte iniziare il discorso. Cercando di sembrare indifferente, avviò la conversazione:

“Ho saputo che hai ricevuto degli inviti per il ballo.”

Amy sentì le guance arrossarsi e per reazione abbassò lo sguardo.

“Beh, sì, però non ho ancora deciso.”

“Bene. Cioè – Ross si morse la lingua, non sapendo come uscire dalla situazione in cui l'ultima affermazione l'aveva messo – Ecco, sai che dovrò aprire le danze?”

La ragazza annuì, sentendo un nodo allo stomaco.

“Mi piacerebbe farlo con te. Sempre che a te vada.” Si affrettò ad aggiungere.

Calò il silenzio, entrambi erano troppo imbarazzati.

Non ricevendo nessuna risposta, il Corvonero pensò di andarsene.

“Non mi serve la risposta adesso.” Farfugliò, salendo i gradini verso la porta.

“Julian!”

Il ragazzo si voltò di scatto, trepidante, quasi non riusciva a stare fermo.

“Anche a me piacerebbe moltissimo andare al ballo con te.”

“Sul serio?”

Amy lo raggiunse sorridente, benché un po' impacciata:

“Certo.”

“Non hai bisogno di tempo?”

La ragazza scosse violentemente la testa, per poi scappare fuori dall'aula prima che il black out al cervello diventasse totale.

 

 

 

Le delegazioni delle altre scuole erano arrivate a Londra in mattinata, sotto un cielo limpido, ma con una temperatura particolarmente rigida. Dopo una visita la Ministero della Magia e a Diagon Alley, accompagnati dal Ministro in persona, erano saliti sull'Espresso di Hogwarts, alla volta del castello. Sarebbero arrivati giusto in tempo per il banchetto della Vigilia.

La Sala Grande non era mai stata così splendente negli ultimi anni: oltre alle solite candele, al soffitto fluttuavano ghirlande di agrifoglio e fiocchi di neve di cristallo, che riflettevano la luce in tutte le direzioni. I dodici tradizionali abeti posti in fondo alla sala, erano carichi di decorazioni con i colori delle quattro Case.

Inoltre, era stata aggiunta, al centro delle altre, un'ulteriore tavolata per gli ospiti.

Dato l'evento eccezionale, molti studenti avevano deciso di rimanere a scuola durante il periodo natalizio. Tutti erano nervosi, ma il più impaziente era sicuramente Philip, che continuava a sistemarsi la cravatta giallo e nera.

All'apertura del portone della Sala, calò il silenzio, la massa di studenti voltò quasi all'unisono il capo verso l'ingresso, mentre il Preside si alzava in piedi e si portava davanti al tavolo per accogliere le delegazioni.

I primi ad entrare furono gli studenti di Beauxbatons, dal sud della Francia, insieme alla loro direttrice, l'imponente Madame Maxime. Tra i ragazzi, se ne notava subito uno alto e con lunghi capelli biondi, che si muoveva con fare elegante nella sua divisa di seta blu e pareva aver ottenuto subito il consenso della popolazione femminile del castello.

“Quello è Pierre Le Blanc. - sussurrò Tom ai vicini – L'ho conosciuto quest'estate in Francia. Pare che nella sua scuola sia considerato un mezzo genio.”

“Che antipatico!” Commentò Bruce, senza dargli neppure tempo di mostrare il suo carattere.

Becker scosse il capo, ma subito i suoi occhi vennero catturati da un altro componente della squadra francese: una ragazza piccola e minuta, coi capelli corti e i tratti orientali.

“Madame Maxime! È un piacere avervi di nuovo ospiti a Hogwarts!”

“Il piascere è tutto mio Silonte.”5 Rispose questa, lasciandosi fare il baciamano.

Poi toccò alla delegazione di Durmstrang, i cui studenti erano avvolti in mantelli rosso sangue e calde pellicce: anche se non è rivelato, i più ritengono che la loro scuola si trovi nel profondo nord dell'Europa. Nella posizione d'onore, accanto al delegato del preside, il miglior giocatore di Scacchi della selezione: Frank Schuster, di origini tedesche. Dietro a lui anche Brian Kruyffort era abbastanza quotato.

“Benvenuti al castello!”

Silente strinse gioviale la mano al collega, invitandolo poi al tavolo degli insegnanti, mentre i ragazzi prendevano posto accanto a quelli di Beauxbatons.

Da ultimi toccò agli studenti americani e, tra di essi, sfilò nella sala anche Jenny Fujisawa, intenta a tormentarsi un ciuffo di capelli, come faceva sempre quando era nervosa.

Nel vedersela passare accanto, Philip la giudicò ancora più bella dell'ultima volta che l'aveva vista, forse perché la divisa gialla faceva risaltare i suoi occhi scuri. Spalancò in modo poco educato le bocca e, distratto, mise un gomito nel piatto vuoto. Fortunatamente Tom se ne accorse, spingendogli la mascella al suo posto poco prima che la professoressa McGranitt si voltasse dalla loro parte.

“Si nota proprio che Jenny è tornata.” Commentò mezzo divertito.

“Già. - aggiunse Bruce – Solo quando c'è lei nei paraggi ci regali certi esempi di goffaggine assoluta!”

“Finitela voi due!” Rispose Philip amareggiato.

“Avete visto quello?” Harper indicò un ragazzo con un turbante avvolto intorno alla testa.

“Dev'essere Mark Owairan. Viene dall'Arabia Saudita. Jenny mi ha scritto che è veramente un giocatore di Scacchi Magici temibile. Secondo lei, se Julian vuole arrivare fino in fondo al torneo, deve sperare di essere dall'altro lato del tabellone.”

“Benvenuti anche a voi!”

Quando tutti si furono accomodati, con un battito di mani il Preside diede il via al banchetto: subito piatti e vassoi si riempirono delle più gustose prelibatezze, specialità tipiche dei paesi di provenienza di tutte e quattro le scuole. Antipasti, primi, secondi e la possibilità di scelta tra ben quattro dolci diversi. Chi era solito rimanere al castello anche durante le feste, non ricordava un banchetto della Vigilia così sontuoso e c'era da scommettere sui Fondatori che anche il giorno successivo, a pranzo, gli Elfi Domestici delle cucine non si sarebbero risparmiati.

“Bene, ragazzi e colleghi. – Silente prese la parola alzandosi – Stasera abbiamo fatto la nostra conoscenza. Vi ricordo solo che domani dopo il pranzo, avverrà il sorteggio delle combinazioni degli incontri per il Torneo che inizierà dopodomani. Buona notte a tutti.”

Col consueto rumore, gli studenti si alzarono e si avviarono verso i dormitori, qualcuno rimase per cercare di fare conoscenza con le delegazioni straniere, rispettando lo scopo più puro del torneo. Tom andò a salutare Pierre, mentre gli altri si diressero da Jenny.

Il primo ad arrivare fu Ross. Quando la ragazza lo vide, lo abbracciò di slancio, stringendolo forte.

“Oh, Julian! Quanto mi sei mancato!”

“Hey, piano, o Philip diventa geloso.”

Fujisawa si staccò, colorando leggermente le guance di rosso.

“Sì, beh, anche lui mi è mancato, ma in modo diverso.”

“Ci credo.”

Il Corvonero la scrutò attentamente, notando una strana inquietudine nei suoi occhi.

“Lasciami indovinare. - le sussurrò piano, in modo da non farsi sentire dagli altri che si stavano avvicinando – Hai di nuovo gli incubi?”

Jenny abbassò lo sguardo, senza rispondere, ma per Julian fu sufficiente e sospirò preoccupato. Stava per parlarle di nuovo, ma venne interrotto dalle ragazze.

“Jenny!”

“Patty! Amy! Che gioia essere di nuovo qui!”

“Lasciati guardare! Perché non possiamo avere anche noi una divisa così?”

Le tre si abbracciavano e ridevano, attirandosi le occhiate di chi gli stava intorno. Ross incrociò Owairan, che ricambiò piegando il capo.

Finalmente anche Philip poté avvicinarsi a Fujisawa e salutarla come si conveniva, mentre l'accompagnava all'ingresso, da dove avrebbe raggiunto gli alloggi riservati agli ospiti, sussurrandole tutto il tempo all'orecchio.

 

 

 

Il primo giorno di torneo fu il 26 dicembre, dove si sarebbero svolti la prima metà dei sedicesimi, quattro scontri al mattino e quattro al pomeriggio. Stessa cosa il giorno seguente. Il 28 gli ottavi di finale, il 29 i quarti di finale, il 30 le semifinali e il pomeriggio del 31 la finalissima.

Dopo la colazione la Sala Grande venne debitamente trasformata nel campo di gara: le lunghe tavolate sparirono, sostituite da una serie di spalti a diversi livelli, da cui chi non partecipava avrebbe potuto assistere alle sfide. Al centro vennero posizionati quattro tavoli con scacchiera, mentre era compito dei giocatori procurarsi i propri pezzi.

Tra i favoriti, quella prima mattina scese subito in campo Mark Owairan, mentre al pomeriggio avrebbe giocato Franz Schuster. Pierre Le Blanc sarebbe sceso in campo la mattina seguente e Julian Ross nell'ultima sessione di sedicesimi. Nonostante il sorteggio puramente casuale, che impediva solo a due giocatori della stessa delegazione di scontrarsi al primo turno, per uno strano caso del destino, i quattro rappresentanti di punta di ogni scuola non si sarebbero incontrati prima delle semifinali.

Julian prese posto sulle panche, con Amy e Jenny, vicino alla postazione del campione di Wonderland: cercava di scoprire il suo gioco.

Una volta seduti, Amy gli parlò sottovoce:

“Ieri non c'è stata occasione di dirtelo: non avresti dovuto farmi un regalo così...”

“Ti è piaciuto?”

“Sì, è bellissimo, ma...”

“Niente ma, tienilo come se fosse un recupero anche degli scorsi tre anni.”

Tutti gli altri, invece si erano posizionati vicino alla scacchiera dove Tom, ingaggiato all'ultimo per sostituire un compagno malato, sfidava la ragazza francese. Che aveva notato la sera della Vigilia. Supervisore dell'incontro era il professor Vitious.

Le luci della Sala si spensero, lasciando illuminate solo le postazioni dei giocatori.

“Questa sfida vede protagonisti la signorina Azumi Hayakawa – squittì l'insegnante – e il signor Tom Becker. A voi.”

I due si strinsero la mano e disposero i loro pezzi sulla scacchiera: per quella partita il Tassorosso aveva preso in prestito i pezzi di Julian, ma se avesse passato il turno probabilmente avrebbe dovuto arrangiarsi diversamente.

“La prima mossa è tua.” Disse all'avversaria, che aveva le pedine bianche.

Azumi gli sorrise e diede il suo ordine:

“Pedone in B4.”

Il pedone, eseguendo gli ordini della padrona, iniziò a camminare in direzione della casella indicata, collocandocisi.

La partita non fu molto lunga: Tom tentò un primo attacco, ma venne prontamente fermato, dopodiché si limitò solo a tenere a bada gli attacchi al suo re, non era ancora un giocatore così esperto da gestire una partita piuttosto impegnativa, in più se la sua avversaria era così carina, concentrarsi gli riusciva ancora più difficile.

“Tom si sta imbrodolando.”

“Harper, abbiamo gli occhi, non ci serve la cronaca minuto per minuto. Non siamo al Quiddicth.”

“Quando sei acido Benji.”

“Voi laggiù – abbaiò la professoressa McGranitt – fate silenzio. Disturbate i giocatori.”

“Sacco matto!” Annunciò la francese, quasi con un leggero senso di colpa per aver sconfitto un ragazzo così gentile.

“È stato un piacere giocare con te.”

“Anche per me. In bocca al lupo per la prossima partita.”

I due si scambiarono ancora qualche convenevole, anche abbastanza imbarazzante a giudicare dall'esterno, poi Becker raggiunse gli amici che lo attendevano.

“Ciao ragazzi! Credo di avere appena combinato un guaio.”

“Suvvia Tom – lo riprese Holly – hai giocato al meglio delle tue possibilità.”

“Non è per quello. - Ribatté – Ho invitato Azumi al ballo, ma io non so danzare!”

I ragazzi rimasero quasi pietrificati, sia per la notizia dell'invito, sia perché...

“Non ditemi che nemmeno voi sapete ballare?” Chiese Patty.

Tutti si fissarono le scarpe, imbarazzati, facendo alzare gli occhi al cielo alla ragazza.

“Oh Godric! E quando avevate intenzione di dirlo? - si portò una mano alla fronte – Stasera lezione nella Stanza delle Necessità, e guai a chi manca!”

“Che fate stasera?” Julian li aveva raggiunti, anche l'altro incontro era finito.

“I tuoi compagni hanno bisogno di un po' di lezioni di danza. Ti unisci a noi?”

“No, grazie. Per una volta la passione di mia madre per i ricevimenti in grande stile si è rivelata utile.”

Scoppiarono a ridere. Fortunatamente erano già abbastanza lontani dai campi di gara, una delle sfide era ancora in corso e non l'avrebbero disturbata.

“Magari puoi darci una mano.”

“Si potrebbe fare.”

 

 

 

La Stanza delle Necessità, mantenendo fede ai suoi poteri, si era trasformata in una perfetta palestra di danza, con specchi, sbarre e un vecchio grammofono con una selezione dei migliori balli da sala della storia.

“Un-due-tre, un-due-tre. Va bene così Tom.”

Patty scandiva il tempo, seguita da Becker che si dimostrava un allievo rapido nell'appropriarsi della tecnica. Philip, con Amy, aveva qualche difficoltà in più, ma tutto sommato se la cavava.

“Philip, la giravolta è dopo, stai attento.”

“Ahh!”

“Julian, scusa, scusa! Starò più attento la prossima volta.”

“Non fa niente Holly!” Rispose il Corvonero, alzando gli occhi al cielo e sperando che la famosa prossima volta arrivasse presto, farsi pestare i piedi in continuazione non era un gran divertimento.

“Ragazzi, siete sicuri che Jenny arrivi? - Chiese Ed, squadrando Benji e correggendogli la postura – Non vorrei passare tutta la notte con lui.”

“Guarda che non piace nemmeno a me far coppia con te Warner, cosa credi.” Price rispose acido, mentre Bruce, sdraiato su dei cuscini, rideva smodatamente.

“Comunque – riprese il Purosangue – le ho prestato il mio Mantello dell'Invisibilità, in modo che possa raggiungerci senza problemi.”

Alla rivelazione, tutti si bloccarono sul posto, sconvolti: perfino Julian non si accorse di avere per l'ennesima volta il peso di Holly su un piede.

“Le... le.. hai prestato... il... Mantello?” Boccheggiò Philip.

“A quanto pare. Se fossi in te, Callaghan, terrei d'occhio Price.”

“Ed, taci. Abbiamo altro da fare ora.” Patty pose fine sul nascere al principio di lite.

“Bruce, accendi la musica, per favore?” Chiese Amy.

Subito il Tassorosso eseguì e le coppie ripresero a muoversi a ritmo di valzer.

La porta si aprì e si richiuse da sola, ma dopo un istante dal nulla apparve Fujisawa.

“Jenny! Sei qui!”

Philip, che l'aveva scorta con la coda dell'occhio, fece per andarle incontro di slancio, ma si dimenticò di essere ancora avvinghiato con Amy e la trascinò in terra dietro di sé.

“Primo assioma di Callaghan: quando la sua ragazza è nei paraggi diventa un danno ambulante.” Sentenziò Price, facendo arrossire i due interessati.

Julian aiutò Amy a rialzarsi, mentre Philip continuava a chiederle scusa.

“Mi dispiace per aver fatto tardi, sono stata trattenuta. Con chi devo fare coppia?”

“Prendi Price, io non ne posso più.” Le disse Ed.

“Di sicuro Jenny sarà un'insegnante migliore di te. Signorina.” Benji fece il baciamano e poi le offrì il braccio, facendola ridere.

“Sei incorreggibile, quando vuoi fare il seduttore!”

“Ed – Patty richiamò il Serpeverde – già che sei libero, potresti occuparti di Bruce.”

Il ragazzo sospirò: gli erano capitati i peggiori allievi, perché non erano le ragazze ad aver bisogno di lezioni?

“Se non ti va, ti passo Holly.” Lo pungolò sottovoce Ross, per non farsi sentire dal Grifondoro.

“No, grazie, preferirei ballare con la piovra gigante! Harper, vieni!”

Continuarono a ballare fino a serata inoltrata, attenti però a non sforare troppo il coprifuoco: per non dare troppo nell'occhio uscirono dalla Stanza a diversi intervalli. Per ultimi rimasero Julian, dato che quello di Corvonero era il dormitorio più vicino e quindi meno rischioso da raggiungere, e Jenny, che aveva il Mantello.

“Se vuoi ti do un passaggio qua sotto. Tra l'altro non mi dispiacerebbe rivedere la nostra Sala Comune.”

Propose la ragazza, gettando il Mantello sopra le loro teste.

“Solo perché Philip se ne è già andato! A proposito, dovresti dirgli degli incubi.”

Fujisawa si fermò di botto, scuotendo il capo.

“Si preoccuperebbe e basta.”

“Sai, ho imparato sulla mia pelle che non parlare è la scelta peggiore.”

“Ti riferisci ad Amy? - con quell'affermazione lo fece arrossire – Mi pare che adesso andiate alla grande.”

“Perché abbiamo parlato. Sul serio, diglielo.”

Ripresero a camminare in silenzio.

 

 

 

 

Il 31 dicembre, giorno della finale, per tutto il castello serpeggiava un'attesa febbricitante: dopo aver battuto il campione francese Pierre Le Blanc in una semifinale incandescente, conclusasi con un incontro supplementare a tempo, a causa della patta nella sfida regolare, Julian Ross aveva serie possibilità di conquistare il titolo, mancava un solo avversario.

A differenza sua, però, Mark Owairan aveva battuto Franz Schuster più nettamente, ed aveva quindi il vantaggio del pronostico.

Poi a sera ci sarebbe stato il ballo.

Subito dopo il pranzo, per l'ultima volta, la Sala Grande venne allestita per lo scontro.

Le panche degli spalti si riempirono a velocità impressionante: i gemelli Derrick e Justin, compagni di stanza di Julian, avevano preparato anche uno striscione animato in cui l'amico dava scacco matto all'avversario con una sola mossa.

Ross aspettava nella saletta adiacente, insieme a Owairan, giocherellando con i suoi pezzi nella scatola.

“Nervoso?” Gli chiese l'altro, sistemandosi il turbante.

“Solo un po'. È l'attesa che sfianca.”

“Già, quando i pezzi sono disposti e comincia la partita non esiste altro.”

I due si scambiarono un mezzo sorriso, che fece sciogliere un po' la tensione.

La professoressa McGranitt entrò nella stanza:

“Ragazzi, è ora di uscire. - dopo che Mark se ne fu andato continuò a parlare – Signor Ross, Hogwarts conta su di lei, ci faccia fare bella figura.”

Con le luci ancora alte, la Sala Grande così piena ricordava lo stadio durante il torneo scolastico di Quidditch. Anche tutti gli ospiti erano presenti, Jenny dovette mantenere le apparenze e restare insieme ai compagni americani, ma sicuramente parteggiava per il Corvonero.

Le luci si abbassarono, illuminando i due contendenti e la sfida ebbe inizio.

La prima mossa spettò a Julian, con le pedine bianche. Entrambi non si scoprivano troppo: passarono la prima fase dell'incontro a studiarsi a vicenda, limitandosi a crearsi i varchi necessari per portare avanti la strategia d'attacco vera e propria.

Successivamente, una mossa di Owairan diede il via ad un rapido susseguirsi di mangiate, liberando la scacchiera dalla maggior parte delle pedine, rendendo molto più semplice i movimenti per i pezzi, ma allo stesso tempo complicando le cose.

Trascorsa un'ora, Ross portò le mani alle tempie, studiando la situazione: dovette ammettere di trovarsi di fronte ad un giocatore decisamente in gamba, il più forte che avesse mai affrontato. Era stato messo con le spalle al muro, in inferiorità di pezzi, non aveva molte mosse da poter fare, poteva solo limitarsi a rimandare l'inevitabile. A meno che...

Lentamente si sollevò e cambiò posizione, cercando di non far trasparire nulla sul suo volto. Doveva sacrificare la regina, offrirla in pasto all'alfiere, sperando che poi Mark cadesse nella trappola: se l'avesse mangiata avrebbe permesso a lui a sua volta di catturare la sua pedina e spostare il gioco a suo favore. Gli bastò visualizzare quel piccolo cambiamento di assetto, per far scattare il cervello verso una strategia che avrebbe potuto condurlo a ribaltare la situazione, ma Owairan era un giocatore esperto, probabilmente avrebbe capito il suo gioco.

Tuttavia era la sua unica possibilità di vincere. Decise di rischiare, spostò la regina.

Sulle tribune si diffuse un leggero mormorio.

“Ma che fa? Vuole suicidarsi?” Chiese Jason Derrick allibito.

Amy strinse i pugni e scosse il capo:

“Ha qualcosa in mente, ne sono più che sicura.”

“Speriamo sia come dici te.” Rispose l'altro gemello.

Sul campo Owairan non mostrò segni di stupore per la mossa che ai più appariva avventata.

Tormentandosi le mani sotto il tavolo, Julian pregava silenziosamente i Fondatori che l'altro avesse un abbaglio.

Trascorsero dei lunghissimi istanti, poi l'alfiere nero cominciò a muoversi verso la regina bianca, estrasse la spada e la pugnalò, eliminandola così dalla partita.

Il Corvonero sospirò, lasciando intendere rassegnazione, ma in realtà era sollievo. Senza esitare eseguì la mossa successiva e vide la gara procedere come aveva già immaginato nella sua testa.

Quando Owairan si accorse di aver commesso un terribile errore, i giochi erano ormai fatti: il suo re era sotto assedio con una sola via di fuga a disposizione, ma anche quella sarebbe stata facilmente bloccata da Julian.

Il pezzo bianco si spostò per l'ultima mossa:

“Scacco matto!”

Tutta la Sala Grande esplose in un grido di gioia e gli applausi scrosciarono a fiume, mentre le luci e le candele sospese tornavano a brillare e il soffitto rivelava la giornata limpida all'esterno.

“Complimenti Ross, è stata una gran bella partita.”

“Per un attimo ho creduto di non farcela, sei un giocatore molto forte.”

Solo nello stringere la mano all'avversario il Corvonero si rese conto che le sue erano gelate.

“Complimenti a tutti ragazzi! - Silente si era portato vicino ai due contendenti – Stasera ci sarà la premiazione ufficiale: vi aspetto al gran ballo. Ora immagino che soprattutto le signorine saranno impazienti di andarsi a preparare.”

 

 

 

 

A cena la Sala Grande aveva subito l'ennesima trasformazione di quei giorni: al posto delle lunghe tavolate erano stati messi dei tavoli circolari attorno a cui poteva sedere una dozzina di persone, mentre due tavoli più grandi, in zona centrale, erano riservati rispettivamente al corpo docenti, alle autorità, Ministro incluso, e ai partecipanti al Torneo.

Le decorazioni erano più sfarzose che mai: cascate di ghiaccio e cristalli alle pareti e al soffitto, luci da ogni parte, fatine svolazzanti sulla notte stellata. Perfino chi era sempre cresciuto tra i Maghi aveva la sensazione di catapultarsi in una dimensione diversa.

Il professor Parson, docente di Antiche Rune, osservava estasiato, spostando i lunghi capelli dagli occhi, ma ancora più sorpreso guardava Julian Ross sistemare la sedia e far accomodare cavallerescamente Amy Aoba, vestita con un abito azzurro che creava un delizioso contrasto coi suoi capelli. Non avrebbe mai scommesso mezza falce che quei due avrebbero mai potuto fare una cosa simile, con quello che gli avevano fatto passare l'anno prima durante le lezioni. Ultimamente il loro rapporto era decisamente migliorato, ma addirittura pensare che Ross la portasse al ballo, per le sottane di Morgana, aveva bisogno di qualcosa di forte da bere.

Allo stesso tavolo Tom chiacchierava con Azumi, assillandola di domande:

“Non hai un nome molto francese.”

“No, affatto. - rispose lei ridacchiando – Vivo in Francia, ma i miei genitori sono giapponesi, ci siamo trasferiti quando avevo cinque anni.”

“Io sono stato indeciso fino all'ultimo se iscrivermi a Beauxbatons o a Hogwarts.”

“Alla fine perché hai scelto l'Inghilterra?” Chiese sistemandosi una spallina del vestito rosa ciclamino.

“Qui sarebbero venuti tutti i miei amici.”

“Mi sembra una motivazione molto logica.”

Apparvero i menù e la ragazza lo aprì, scorrendo le varie pietanze.

Gli altri ragazzi erano riusciti a conquistare un tavolo tutto per loro: Holly e Patty, Philip e Jenny, sedevano accanto a Benji, Ed e le loro accompagnatrici. Danny faceva coppia con Susie, ma questa non aveva l'aria di trovarlo molto interessante, continuando a sporgersi verso il Grifondoro, cercando di attirare la sua attenzione: era chiaro a tutti che accettare l'invito del Tassorosso era stata una soluzione di ripiego per stare vicino a Hutton in qualunque caso. Bruce, invece, nonostante la sua fama di cronista di Quidditch era restato solo.

“Ragazzi, è bellissimo essere qui con voi, peccato che domani pomeriggio dovrò ripartire.”

Jenny sospirò, meritandosi un'occhiataccia dalla ragazza di Price: non sopportava che al loro tavolo ci fossero due studentesse della scuola americana.

“Oh, yes! Questa vacanza è durata così poco e qui ci sono dei ragazzi così carini.”

Samantha, compagna di Jenny, rivolse un sorriso malizioso a Ed, infilando le dita tra i suoi capelli, facendolo arrossire.

“Vorrà dire che quest'estate verremo noi in vacanza in America.” Propose Philip, stringendo da sotto il tavolo la mano a Fujisawa.

“Bruce, per favore contieniti! - Patty redarguì aspramente il Tassorosso – Sembra che non mangi da settimane. Mi stai pure sporcando tutto il vestito!”

Con una mano scrollò dalla gonna rossa le briciole dei resti del cibo del compagno. Con quello che le era costato, non voleva rovinarlo alla prima occasione.

“Lo sappiamo tutti che Harper è l'educazione fatta persona. - commentò Price – per lo meno ci siamo risparmiati i modi fini di Lenders stasera.”

Holly alzò gli occhi al cielo:

“Godric, Benji! Anche quando non è presente devi fare queste storie?”

Silente si alzò, chiedendo il silenzio e con un incantesimo fece apparire la Coppa per il vincitore del Torneo.

“Carissimi, prima di consegnare il trofeo al proprietario, lasciatemi spendere alcune parole. Quest'esperienza è stata decisamente produttiva e sono lieto di annunciarvi che verrà sicuramente replicata tra qualche anno, in un'altra delle scuole che hanno partecipato. Nel frattempo stiamo organizzando altre iniziative, ma tutto a tempo debito. - sorrise, dopo aver stimolato la curiosità degli studenti – Ora, signor Ross, venga.”

Amy raddrizzò velocemente il farfallino dell'abito da cerimonia di Julian, prima che questi lasciasse il tavolo e raggiungesse il Preside, che era affiancato dal Ministro della Magia.

“Ragazzo, hai reso un grande onore alla tua scuola. Ora, ti nomino ufficialmente vincitore della prima edizione del Torneo Scolastico Internazionale di Scacchi Magici.”

Nel ricevere la coppa, Ross avvertì le mani tremare leggermente. Ringraziò il Ministro con un inchino, poi sollevò il trofeo sopra la testa in modo che fosse ben visibile a tutti. Se gli applausi scoppiati nel pomeriggio erano sembrati frastornanti, quelli della serata rischiarono di far crollare il castello. Pure gli insegnanti avevano abbandonato la loro diplomazia, orgogliosi per il successo di Hogwarts. Vitious, direttore di Corvonero, ovviamente era il più allegro di tutti.

“Benissimo! Per favore, alzatevi tutti, è tempo di ballare.”

Magicamente tavoli e sedie si sollevarono e si allinearono lungo le pareti della stanza, mentre il pavimento si ricopriva di una liscia e gigantesca pista da ballo.

Fu la professoressa McGranitt a dare le ultime istruzioni:

“Signor Ross, in quanto campione aprirai le danze con la signorina Aoba. Al momento stabilito si aggiungeranno gli altri giocatori, poi i rimanenti studenti. Tutto chiaro?”

Al centro della Sala, la coppia annuì.

“Pronta?”

“Pronta.”

Si misero in posizione. Al braccio destro di Amy brillava, sotto le luci, il braccialetto regalatole da Julian. Con le prime note cominciarono a muoversi leggeri, perfettamente a tempo del valzer, come se non avessero mai fatto altro insieme, dimenticandosi quasi della gente intorno che li guardava. Al momento giusto Ross afferrò la ragazza per la vita e la sollevò in aria, continuando a girare, sorprendendola.

“Non credevo sapessi fare anche questo.”

Lui le sorrise soltanto, mentre gli altri partecipanti del torneo si univano a loro. Scorse Tom che, impacciato, conduceva Azumi in pista.

A poco a poco anche gli altri studenti iniziarono a ballare, finché la Sala Grande non divenne un tripudio di colori e gonne vorticanti, come non si vedeva dal Ballo del Ceppo.

Le danze si seguivano senza sosta, una, due, tre, quattro... Ben presto i ballerini persero il conto.

“Hey Ross. – in una pausa Mark Owairan si era avvicinato – Dato che mi hai battuto, che ne dici di prestarmi la tua dama per un ballo? Poi te la riporto, promesso.”

“Se a lei va bene. Intanto vado a prendere da bere.”

Amy prese il braccio che l'ospite le offriva e sparì tra gli studenti.

Al tavolo delle bibite Julian incontrò Philip:

“Anche tu in pausa?”

“Jenny è andata in bagno. Le donne.”

Risero insieme, ritirando delle Burrobirre e allontanandosi.

“Senti, Jenny ti ha parlato?”

Callaghan cadde dalle nuvole:

“A che proposito?”

“Deduco di no, che testarda!” Scosse la testa contrariato.

“Si può sapere che succede?”

“Spiacente, deve essere lei a dirtelo, ma se fossi in te non la lascerei ripartire: tornare in America la farà stare di nuovo male.”

Philip si preoccupò ulteriormente, promettendosi di affrontare l'argomento con la ragazza prima della fine della serata, se non gliene avesse parlato lei.

“Di che spettegolate ragazzi?”

“Holly, Patty! Temevamo di avervi persi nella calca.”

“Beh Philip, è avvenuto un mezzo miracolo, Holly non mi ha pestato i piedi nemmeno una volta stasera!”

“Il merito è tutto di Julian, è stato un ottimo insegnante.” Hutton diede una pacca sulle spalle all'amico.

“Anche Benji non se la sta cavando male.” Commentò Patty, indicando con la testa il Serpeverde che sollevava la compagna.

Philip ghignò maligno:

“Almeno quando ce l'ha per aria non inciampa nella sua gonna.”

“Che pettegolo che sei Callaghan!”

“Scusa amore.”

Scoppiarono a ridere nel vedere l'amico sottomettersi così appena arrivava Jenny.

La musica si fermò un momento e ricomparve Owairan con Amy.

“Come promesso, rieccoti la tua dama.” Con un inchino e un baciamano salutò la ragazza.

Aoba afferrò il bicchiere che Julian le porgeva, sorseggiando.

“Quel ragazzo ha dei modi così educati.”

“Sai – intervenne Jenny – secondo alcune voci pare che sia veramente un principe in Arabia.”

“Si vede.”

Ross sentì una fitta di disagio allo stomaco e strinse più forte il suo calice, cercando di non darlo a vedere.

“Holly! Holly! - Susie arrivò urlando e appendendosi alle braccia del Grifondoro – Vieni a ballare con me questo pezzo, è bellissimo! Ti pregoooo!”

Insisté talmente tanto che alla fine Holly cedette per disperazione e venne trascinato verso la pista da ballo.

“Glielo lasci fare?” Chiese Julian con uno sguardo sbieco a Patty.

“Ho altra scelta? Andrò a fare opera di carità e far ballare un po' Bruce.”

Ci fu una nuova risata.

“Dai Julian, andiamo anche noi.”

Tornarono nella mischia, seguiti da Jenny e Philip, ma l'ultimo era stranamente alienato dal contesto.

“Philip, che hai?”

“Niente.” Distolse lo sguardo.

“Non sei capace di dire le bugie.”

“E va bene. - sospirò – Julian mi ha detto delle cose, hai dei segreti con lui?”

Jenny capì che non poteva più fingere che andasse tutto bene e strinse le mani di Callaghan.

“Non qui.”

Cercando di non farsi travolgere dalla ressa causata dall'inizio dei balli più scatenati, uscirono dalla Sala Grande e imboccarono il corridoio che portava alle cucine e ai dormitori di Tassorosso.

Quando furono sicuri di essere abbastanza fuori dalla portata di voce di qualcuno si sedettero sui gradini.

Jenny prese un profondo respiro, stringendo con entrambe le mani il vestito.

“Sai che mia mamma è stata Ministro della Magia negli Stati Uniti?”

“Sì.”

“Qualche anno prima di venire a Hogwarts un Mago dedito alle arti oscure, pensò di usare la forza per ottenere delle concessioni. Entrò in casa nostra di notte e mi rapì, tenendomi prigioniera per diversi giorni.”

Si fermò un attimo e deglutì.

“È stata un'esperienza orribile. Per molto tempo ho avuto degli incubi. Anche qui a Hogwarts.”

Due lacrime scesero a rigarle le guance. Philip le passò un braccio attorno alle spalle, stringendola a sé: era sconvolto più di lei, ma cercava di sostenerla.

“Adesso è passato.”

“Lo credevo anch'io. Quando avevo gli incubi qui ad Hogwarts, l'unica persona in grado di calmarmi era Julian e piano piano è riuscito a farmeli passare. Da quando sono tornata a scuola in America ho ricominciato averli ed è peggio di prima.”

“Perché non me l'hai mai detto?”

Jenny sollevò il capo e lo guardò negli occhi:

“Non è qualcosa che avrei potuto scriverti. Non volevo dirlo a nessuno, ma Julian se n'è accorto subito nel rivedermi. Oramai mi conosce. Ha cercato di convincermi a parlartene.”

Restarono in silenzio per dei lunghi istanti, le lacrime continuavano a scorrere dagli occhi della ragazza.

Callaghan si alzò in piedi.

“Julian ha ragione, domani non puoi partire.”

“Cosa?”

Il ragazzo si riabbassò, prendendole le mani:

“Ascolta, parleremo con Silente, lui capirà. Faremo in modo che tu possa tornare ad essere una studentessa di Hogwarts da subito dopo le vacanze.”

“E mia madre?”

“Silente troverà il modo di convincerla, è un grand'uomo. Poi a tua madre dovrebbe interessare che tu stia bene, piuttosto di quale debba essere la scuola in cui ti diplomerai.”

Si abbracciarono, poi Philip le asciugò le lacrime con un fazzoletto.

“Signor Callaghan, signorina Fujisawa, cosa state facendo?” La voce lenta e bassa di Piton giunse alle loro spalle.

“Niente di male, stavamo solo parlando.”

“Non mi pare proprio.”

“È la verità! Siamo in un corridoio, le pare che faremmo qualcosa di male dove tutti possono vederci?”

“Signor Callaghan, dieci punti in meno a Tassorosso per la tua lingua lunga.”

Così dicendo li superò e sparì verso i sotterranei.

“Razza di pipistrello gigante!”

Jenny iniziò a ridacchiare per quell'insulto e ben presto coinvolse anche Philip.

“Vedrai, sistemeremo tutto.”

Nel frattempo in Sala Grande, con i professori più severi che avevano lasciato il ballo, si era passati ai ritmi da discoteca. Tutti ballavano forsennatamente. A dire la verità, Hagrid seminava il panico attorno a sé con la sua stazza da Mezzo Gigante.

Ed e Samantha erano addirittura saliti su uno dei tavoli ed erano ben visibili a tutti.

“Amy, che dici di uscire un attimo?”

Urlò, per farsi sentire tra il frastuono, Julian, che cominciava ad avere un po' il fiatone. La ragazza annuì.

“Ci voleva un po' d'aria.” Si sventolò una mano attorno al viso arrossato.

“A chi lo dici!”

Amy si voltò preoccupata a guardarlo slacciarsi il papillon e aprire il primo bottone della camicia.

“Stai bene?”

“Sì, tranquilla. Solo cominciavo ad avere un po' caldo. Andiamo in giardino?”

“Ecco...”

La Grifondoro si passò le mani sulle braccia scoperte.

“Aspetta.”

Julian si tolse il mantello dalla giacca e glielo offrì. Uscirono ed ammirarono il parco, decorato anch'esso per l'occasione: erano state messe pure delle panchine vicino all'ingresso per chi avesse bisogno di prendere aria. Notarono che altri studenti avevano avuto la loro stessa idea e cercarono un sedile un po' appartato. Il freddo della notte li avvolse, portandogli ristoro.

Dopo qualche istante di silenzio, chiesero all'unisono:

“Va meglio?”

Si guardarono e sorrisero imbarazzati, per poi annuire entrambi.

In cielo esplosero dei fuochi d'artificio colorati, a segnalare lo scoccare della mezzanotte e l'inizio del nuovo anno.

“Julian, grazie.”

“Di cosa?”

“Di tutto, di questa serata, del ballo, di poter cominciare l'anno con te. Ogni cosa è stata bellissima.”

“Tu sei bellissima!” Gli scappò senza pensarci, ma lo credeva davvero: non riusciva a togliere gli occhi di dosso al suo profilo illuminato dalla luna e dalle luci intermittenti dei fuochi, all'acconciatura allentata dal troppo ballare.

“Sono io che devo ringraziare te per aver accettato il mio invito. Ripensando a come mi sono comportato in passato, avresti avuto tutte le ragioni per rifiutare.”

Amy scosse violentemente il capo, voleva ribattere, ma non riusciva a dire nulla, sentiva solo le guance farsi sempre più calde, come se non fosse mai uscita all'aperto, e il cuore accelerare.

“Mi dispiace se sono stato un bambino.”

Si era avvicinato: Aoba si voltò e se lo trovò a pochi centimetri.

“No, non è stata solo colpa tua.”

Fu la ragazza ad avvicinarsi.

“Invece sì.”

“Ti dico di no.”

Erano sempre più vicini, Julian poteva sussurrarle sulle labbra.

“Vuoi ricominciare a litigare proprio adesso?”

Lei sorrise leggermente e finalmente si baciarono, per la prima volta, dolcemente.

Quando si separarono, la ragazza nascose il viso nel petto di Ross, troppo imbarazzata per guardarlo.

Per tutta risposta il Corvonero la strinse forte, pensando che se non gli era venuto un infarto in quel momento...

Nella Sala Grande gli ultimi ballerini erano ancora impegnati in pista: Benji voleva a tutti i costi essere l'ultimo a rientrare in dormitorio.

“Per Morgana, quanto ho ballato!” Esclamò Patty, vuotando un boccale di Burrobirra insieme a Holly.

“È stata una serata, per certi versi, interminabile. Soprattutto per il povero Danny.”

“Sopportare Susie tutta la sera non dev'essere stato facile.”

“A me è bastato il ballo che mi ha costretto a fare con lei. - Rabbrividì al solo ricordo – Per fortuna Tom era nei paraggi ed è riuscito a salvarmi!”

Decisero che era giunto il momento di lasciare la festa e raggiungere i loro letti.

In cima alla scalinata dell'ingresso a Patty scappò un gemito di dolore:

“Ahia! Ho i piedi distrutti!”

Con uno scatto si tolse le scarpe dal tacco alto e iniziò a massaggiarsi.

“Così va meglio!” Riprese a camminare.

“Ma Patty! Non vorrai camminare scalza fino alla torre?”

“Altre soluzioni?”

Il ragazzo ci pensò un momento, passando anche una mano dietro alla nuca, poi le si avvicinò.

“Scusa l'irruenza.” In un attimo la sollevò e la prese in braccio, salendo un'altra rampa di scale.

La ragazza era stupita e allibita, tanto che impiegò qualche piano prima di recuperare l'uso della parola:

“Vuoi... vuoi davvero portarmi in braccio fino alla Sala Comune?”

Holly sorrise.

“Mi prendo cura della mia dama: un buon cavaliere accompagna sempre la fanciulla in difficoltà fino a casa.”

“Ah, io sarei una povera fanciulla in difficoltà? Bene Sir Hutton, compia la sua missione!”

Scherzando arrivarono fino al ritratto della Signora Grassa, che trovarono piuttosto alticcia:

“Parola d'ordine?”

“Champagne!”

Il quadro si spostò ed entrarono. Holly imboccò il corridoio per i dormitori femminili, per lasciare Patty sulla porta della camera. Questa si rese conto troppo tardi della situazione e tentò di fermarlo.

“Holly, no! Torna indietro!”

Fu inutile, i gradini sparirono e vennero sostituiti da uno scivolo lucidissimo: in pochi istanti si ritrovarono entrambi a gambe all'aria sul tappeto della Sala Comune.

“Per Merlino, che è successo?”

“Incantesimo dei Fondatori per impedire ai ragazzi di salire nella zona femminile.” Rispose Patty, tentando di alzarsi, ma accorgendosi di essere bloccata da una gamba del compagno.

“Efficace, devo dire. - Hutton si tastò la schiena, poi aiutò la ragazza a rimettersi in piedi. - Tutto ok?”

“Sì, grazie. Beh, non credo tu voglia tentare di nuovo, quindi buonanotte.”

Si avviò per le scale, con le scarpe in mano. Era già sul quinto gradino, quando Holly la richiamò:

“Patty! Buon anno!”

“Buon anno anche a te!”

 

 

 

 

 

 

 

1 Il Torneo Tremaghi è un torneo in cui si affrontano in varie prove 3 studenti provenienti dalle tre più famose scuole europee: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Le prove sono molto difficili e rischiose, per questo nell'ultima edizione si era deciso di permettere di partecipare solo a studenti maggiorenni.

2 Gli Scacchi Magici sono come gli scacchi normali, con l'unica differenza che i pezzi sono animati e non Hanno bisogno di essere spostati: basta che venga impartito l'ordine e si muovono da soli.

3 Questa l'ho inventata io.

4 La Stanza delle Necessità ha il potere di trasformarsi in qualunque ambiente chi vi entri abbia bisogno. Vi lascio immaginare in cosa si trasformi per Holly! XD Comunque verrà tutto raccontato in un altro episodio.

5 Madame Maxime parla in questo modo anche nell'originale, per simulare la pronuncia francese.





Approfitto di questo episodio per augurarvi buon anno insieme a Holly e Patty!
So che è molto più lungo rispetto agli altri, infatti inizialmente pensavo di dividerlo in due parti, però non sarei riuscita a darvelo in tempo per oggi.

 

  
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