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Autore: Cioccorana    24/07/2007    14 recensioni
AMO i Tokio Hotel, li adoro: questa è la prima storia che scrivo su di loro. Non so ancora bene come si evolverà la trama, ho un'idea, ma di solito quando scrivo cambio sempre qualcosina. Spero vi piaccia!^_^ Thanks for reading!
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Im Zimmer 483

 

 

Mancano meno di quaranta minuti al concerto. Dopo il soundcheck Bill è sparito. L’ho cercato per tutto lo stadio, ma non c’è. Probabilmente sarà nel suo camerino. Ammetto che sono in pensiero; dopo ieri sera non mi stupirei se stesse brandendo una lametta contro se stesso o se invece stesse facendo allegramente un solitario. A volte è davvero complicato capire cosa gli passa per la testa; ti aspetti da lui una reazione e, puntualmente, Bill Kaulitz te ne scodella un’altra. Ti aspetti che si arrabbi e cominci a strillare istericamente con la sua vocetta odiosa? Allora sappi che probabilmente ti scoppierà a ridere in faccia. Se invece ti aspetti che si pieghi in due dalle risate, quasi sicuramente ti si scaglierà addosso infuriato (non tentare di capire per quale recondito motivo, perché non ci riuscirai mai). Definirei mio fratello un po’ lunatico. Anzi, non un po’, diciamo pure decisamente lunatico. Ma d’altronde è fatto così. Che ci si può fare? Prendere o lasciare. Io ormai purtroppo non sono più in grado di lasciare, ma a qualsiasi altra persona consiglio caldamente di stare alla larga da quel degenerato di mio fratello! Ne va della propria salute mentale (e anche fisica; più di una volta le sue lamentele petulanti mi hanno causato atroci mal di testa).

Comunque è meglio non lasciarlo troppo solo. Decisamente no. Soprattutto ora come ora.

Decido di raggiungerlo, ma vengo fermato da Georg, che mi viene incontro lisciandosi il ciuffo; sospetto che sia vanitoso quanto Bill ma al contrario suo lui cerca di tenerlo nascosto…

“Tom, non è che per stasera mi puoi prestare la tua maglia grigia?”

“Quale, quella della Nike?”

“Sì.”

“Cosa mi dai in cambio???”sogghigno.

Georg assume un’espressione esageratamente maliziosa, sbattendo le ciglia:“Bè…Se vuoi…ti donerò la mia virtù!”

“BLEAH! Georg, ti prego, stasera dopo il concerto prenditi la prima fan che incontri e fattela!! Ultimamente devi avere gli ormoni in subbuglio! Prima ci provi con Gustav e ora con me!”faccio finta di vomitare, ridacchiando e Georg si finge offeso.

“Allora se non vuoi accettare la mia virtù, non abbiamo più niente da dirci noi due!”si volta e fa qualche passo sculettando.

“Oh, no, se però mi fai la camminata sculettante temo di non resistere al tuo fascino…”

Lui si volta verso di me e mi getta le braccia al collo.

“Allora mi presti la tua maglia grigia?”dice sbattendo nuovamente le ciglia.

“Come posso dire di no ad un faccino così angelico?”

“Lo so, nessuno riesce mai a dirmi di no quando sfodero il mio fascino.”

“Già, lo immagino…”rido. “Ehi, hai visto Bill?”gli chiedo prima che se ne vada.

“No, ma penso sia nel suo camerino.”

“Allora lo raggiungo lì.”

Lui annuisce e si fa improvvisamente serio. “Senti…Ma che cos’ha che non va? Tu lo sai? In questi ultimi tempi non è più lo stesso…Ha sempre un’aria così sofferente…”

Abbasso lo sguardo per un secondo, mentre il mio stomaco compie una fastidiosa capriola. “Non lo so. Forse è solo un po’ di stress.”

“Va bè, vacci a parlare tu, magari riesci a tirarlo su di morale.” Certo, io sono la persona più adatta per tirare su di morale Bill, ora come ora.

Sbuffo e raggiungo il camerino di Bill.

Mi sento come una tigre in gabbia, vorrei sbattere la testa da qualche parte per la frustrazione, ma come minimo sarei fermato da Saki che mi urlerebbe di stare fermo, altrimenti dopo il cappellino non mi entra più se ho dei bernoccoli sulla testa.

Sbuffo di nuovo, busso alla porta ed entro.

“Frontman disgraziato, ti ho cercato dappertutto.”esclamo richiudendomi la porta alle spalle.

E’ in piedi davanti allo specchio, sta cercando di agganciarsi una collana. E’ già vestito per il concerto.

“Mi stavo preparando.”risponde fissando la sua immagine nello specchio.

“Vuoi una mano con quella collana?”

Lui rimane in silenzio, continuando a fissarsi nello specchio con sguardo vuoto.

“Senti…”mi trastullo arrotolando con le dita un lembo della maglietta, mentre tento di scegliere le parole più adatte. “Non devi preoccuparti per quello che è successo ieri sera.”

Attendo una risposta o una qualche reazione, ma l’unica reazione che ottengo da Bill è quella di fargli pettinare con più vigore i capelli. Sospiro, scoraggiato.

“Bill, hai intenzione di dirmi qualcosa o vuoi continuare ad armeggiare con quei tuoi capelli osceni?!”sbotto.

Lui mi fissa accigliato.

“I miei capelli non sono osceni.”borbotta e io alzo gli occhi al cielo. Faccio per andarmene, ma non appena metto mano sulla maniglia lui mi blocca.

“Tom…” Mi volto speranzoso. “Mi dispiace seriamente di averti picchiato. Non volevo.”

Sorrido.

“Lo so.  A me dispiace che tu stia così male, invece.”

Nei suoi occhi vedo balenare un lampo di tristezza; inghiotte, come per buttare giù un grosso nodo che gli serra la gola, farlo sparire insieme alla saliva, nasconderlo dentro di sé per non doverlo affrontare.

“Non è colpa tua…”bisbiglia, posa la spazzola e torna a tentare di agganciarsi la collana.

Mi avvicino a lui e gliela prendo di mano.

“Fatti aiutare, che tu sei un impedito.”dico piano, tentando di dare alla mia voce il tono più dolce possibile.

“Il gancino è difettoso e non si chiude bene.”si giustifica lui.

“Perché compri quintali di questa paccottiglia, si può sapere?”

“Per lo stesso motivo per cui tu compri quintali di cappelli!”

Si solleva i capelli dal collo, rivelando il suo primo tatuaggio che ritrae il nostro simbolo.

Chiudo il gancio della collana e sfioro con un dito i contorni del tatuaggio, non riuscendo a trattenermi dal farlo.

Riflesso nello specchio vedo che Bill socchiude gli occhi per un brevissimo istante e a quel gesto sento che il mio cuore accelera i battiti.

Non sono sicuro di star agendo nel modo giusto dopo quello che è successo ieri sera, ma non riesco a fermarmi: mi avvicino a lui, circondandolo con le braccia da dietro, cercando di farlo sentire al sicuro.

Voglio solo proteggerti, Bill, voglio solo vederti sorridere.

“Ti ricordi quando decidesti di farti il tatuaggio?”gli sussurro in un orecchio.

Lui annuisce, gli occhi chiusi, il corpo rilassato contro il mio.

Chissà se sente quanto veloce sta battendo il mio cuore in questo momento…

“Venisti da me e gridasti tutto entusiasta che avevi avuto un’idea bellissima. Cominciasti a saltare sul letto e a gridare per tutta la stanza…Mi chiedesti di accompagnarti, te lo ricordi?”

“Sì…Avevo una fifa nera!”sorride Bill, perso nella sua memoria.

“Già. Ma non ti sei tirato indietro. Sei sempre stato così, quando decidi di fare una cosa non ti ferma nessuno.”

“Sono sempre stato cocciuto, lo so, e tu non hai mai smesso di dirmelo.”

Gli do un piccolo bacio sul collo e lo sento tremare appena tra le mie braccia.

“Tranquillo…”sussurro. “Siamo solo tu ed io. Noi due. Come sempre.”

Lo sento rilassarsi di nuovo. Gira lentamente la testa verso di me, fino a che non incontra la mia bocca. Allora si gira e mi abbraccia, approfondendo il bacio e tenendomi più stretto. Gli cingo le spalle con le braccia, rispondendo al bacio con tutta la dolcezza di cui sono capace. Perché è solo questo che voglio darti, Bill, dolcezza. E tutto il mio amore.

Mi sento esplodere di gioia nel sentirlo così vicino a me e nel vederlo così sereno per la prima volta dopo tanto tempo. Dovrebbe restare tutto così per sempre, esattamente come è in questo momento.

Penso che potrei morire in questo preciso istante e non mi importerebbe niente, perché morirei felice. So che è assurdo da dire, soprattutto per uno come me che non ha mai cercato niente di serio, ma…questo è quello che provo.

Vorrei essere capace di dirtelo, di rivelarti ogni cosa che penso, ma la vergogna mi blocca. Forse perché è la prima volta in tutta la mia vita che provo qualcosa del genere. O forse semplicemente perché sei tu.

Sorrido appena contro le sue labbra, mentre Bill mordicchia il mio piercing. Se continua così temo che dovremo rimandare il concerto causa improvvisa pazzia del chitarrista. Il mio viso è in fiamme, sento le guance bruciare d’imbarazzo e anche un po’ d’eccitazione, ma riesco a rilassarmi quel tanto che basta per non scappare via.

Voglio godermi ogni attimo possibile, voglio assaporare tutto ciò che di lui mi è proibito, non voglio avere rimpianti.

Vorrei solo provare ad essere felice e vorrei che Bill lo fosse con me, per quanto questo sembri così impossibile.

“Non hai intenzione di picchiarmi stasera?”gli sorrido.

Lui mi tira uno scappellotto. “Se la cosa ti fa piacere posso anche prenderti a calci.”risponde, e nella sua voce scorgo una punta di malizia che mi attrae irresistibilmente. Lo bacio di nuovo, con più foga e lo sento rispondere con altrettanto trasporto.

Dio…Questo è il paradiso…Non sapevo di poter provare sensazioni del genere…Non credevo esistesse qualcosa di così….così…come definirlo? Grande? Meraviglioso? No, è qualcosa di ancora più incisivo, è qualcosa che ti stravolge il corpo e la mente e tutti i sensi, qualcosa che ti fa sentire forte come un Dio e debole come il più misero essere, qualcosa che vorresti urlare al mondo intero ma allo stesso tempo vuoi tenere nascosto nel più profondo di te stesso, qualcosa che ti fa venire una voglia matta di ridere e di piangere…E’ il sentirsi per la prima volta, veramente completi.

Adesso, solo in questo momento, io sono davvero Tom Kaulitz.

Adesso sono totalmente me stesso.

Non penso potrò più farne a meno.

Non ti lascerò mai andar via.

Ormai sei mio. E io sono tuo. Per sempre.

“Bill…”sussurro pianissimo sulle sue labbra.

E’ una frazione di secondo.

Un battito di ciglia spazza via ogni cosa con una forza mostruosa.

Tutto va a puttane.

La porta si spalanca.

“Non sono riuscito a trovare….”la voce di Georg si affievolisce di colpo davanti la visione che gli si para davanti.

Io e Bill ci giriamo trasalendo verso di lui e ci allontaniamo di botto l’uno dall’altra.

Georg ci guarda con l’espressione di chi ha visto un fantasma, un fantasma molto molto brutto.

E’ orripilato.

In mano stringe una delle mie magliette.

Il silenzio è così assordante che mi viene voglia di urlare per colmare questa mancanza di rumore che mi appare più frastornante di qualsiasi suono, ma dalla mia bocca non esce alcun suono.

“Oddio…”sussurra Georg con un filo di voce, continuando a fissarci. “Che cazzo succede qui?”

Io e Bill rimaniamo immobili come statue di cera.

Georg apre la bocca e poi la richiude, sempre più scioccato.

E, così all’improvviso come era venuto, se ne va di corsa, sbattendosi la porta dietro.

Rimango a fissare il muro come un idiota.

Da quella porta è appena entrata la nostra fine.

Siamo fottuti.

Dannazione.

Perché proprio adesso?

 

 

***

 

 

 

Ho la bocca secca e faccio fatica a respirare e a riprendere il controllo del battito del mio cuore che martella contro la mia cassa toracica; se continua così penso che mi schizzerà fuori dal petto lasciandosi dietro una cupa scia di sangue.

Cerco di respirare profondamente per evitare un altro attacco di panico come quello che avevo avuto a casa nostra.

Sento Bill tremare accanto a me.

Con uno sforzo enorme mi giro a guardarlo: gli occhi fissano spalancati il vuoto, le mani sono aperte e tremanti, le braccia rigide lungo i fianchi.

Cosa diavolo dovrei fare ora?

Georg…Dove sarà andato? Starà dicendo a Gustav quello che a visto? O a Saki? Dio, non riesco neppure a pensare quello che potrebbe succedere se Saki venisse a sapere una cosa del genere.

Mi sento come se avessi un blocco di ghiaccio intrappolato dentro la gola.

Cosa. Diavolo. Dovrei. Fare. Ora?!

Non riesco a pensare a niente di concreto, me ne sto qui con la bocca spalancata e il terrore che circola nel sangue.

Siamo stati scoperti. Non pensavo potesse seriamente accadere.

Improvvisamente Bill si accascia a terra di botto, cadendo sulle ginocchia.

Mi rianimo e mi avvicino immediatamente a lui, che però non sembra neppure accorgersene, continua a fissare il vuoto.

“Bill…”sussurro sfiorandogli una spalla con mano malferma. Non risponde.

“Bill.”dico più forte, quasi stessi parlando con un sordo; stringo più saldamente la presa sulla sua spalla.

Se non mi risponde sono certo che i miei nervi cederanno.

Lo scuoto forte.

“GUARDAMI, MALEDIZIONE!”urlo alla fine, non riuscendo a calmarmi. La mia voce esce roca e tremante.

Come se si fosse accorto solo in quel momento della mia presenza Bill gira la testa e mi guarda: ha ancora lo stesso sguardo spaventato sul volto. Si prende la faccia tra le mani.

“Bill, alzati, dobbiamo fare qualcosa.”farnetico sputando una parola dopo l’altra, il caos che regna nella mia testa.

“Cosa?”mormora lui.

“Qualsiasi cosa, qualsiasi!”mi accuccio vicino a lui, sempre stringendolo per una spalla: ho un fottuto bisogno di avere un minimo di contatto fisico con lui in questo momento.

Lui sussurra qualcosa che non riesco a capire.

“Cos’hai detto?”

“E’ finita.”

Il mio stomaco si ribella a quelle parole e sussulta, facendomi quasi vomitare.

Non riesco a replicare, né a consolarlo. Non riesco a fare assolutamente niente.

“E’ finita.”ripete.

Dovrei uscire e rincorrere Georg, fargli giurare di non dire niente, di dimenticare tutto ciò che ha visto. Ma al solo pensiero di dover leggere nei suoi occhi il puro disgusto rischio nuovamente di vomitare.

“E’ finita.”sussurro quasi involontariamente. E non appena mi rendo conto di quello che ho appena detto capisco che è finita davvero.

 

 

***

 

 

 

Rimaniamo lì, a fissare il vuoto davanti a noi, seduti sul pavimento.

Senza dire una parola.

Senza scambiarci uno sguardo.

Senza le forze necessarie per sperare.

Soli.

Ma insieme.

Udiamo a malapena il bussare alla porta. E’ Saki. Georg gli ha detto tutto? Vuole dirci che siamo due empie e oscene creature che non meritano quel che hanno? E’ la fine per i Tokio Hotel? Ho paura di quello che vedrò nei suoi occhi, così decido di puntare vigliaccamente i miei sulle sue ginocchia che avanzano irrimediabilmente verso di noi; ogni suo passo rimbomba nella mia testa in modo irreale. Sto perdendo il senno?

Si ferma esattamente davanti a noi e ci fissa con sguardo freddo, severo. Un brivido mi attraversa la schiena.

Poi sorride.

“Bè? Che fate lì in raccoglimento? Cos’è, un nuovo rito portafortuna?”Si ferma un momento, ma noi rimaniamo in silenzio. “Forza disgraziati, altro che riti portafortuna, se tra dieci minuti non salite sul palco vi spenno!”sorride di nuovo. “Dovreste vedere che folla urlante di fans scatenate vi attende! Le stenderete!”

Lo guardo e il suo sorriso mi sembra una delle cose più frustranti che abbia mai visto in vita mia: non sa quello che è appena accaduto in questa stanza, non sa che una condanna è appena piombata su me e Bill. Semplicemente Saki non sa niente. Lo invidio.

“Forza ragazzi, andiamo. Vi vedo piuttosto straniati, stasera…Che succede?”

Farfuglio quello che dovrebbe essere un niente.

“Dai, dai, che tra poco vi passa tutto. Non vi agitate così, sono solo poche persone stasera e non è presente neppure la stampa. Perciò state tranquilli, potete sbizzarrirvi quanto volete.”

 

 

 

***

 

 

 

Per tutto il tragitto che io e Bill compiamo dal camerino fino al backstage del palco, mi sembra di essere sotto l’effetto di un allucinogeno. Non vedo e non sento niente, solo rumori confusi e ombre distorte. Mi sembra di essere sospeso in una dimensione sconosciuta dove niente è reale, niente è definito. Regna solamente il caos.

Qualcuno mi sbatte in mano la mia chitarra, ma in questo momento mi sembra solamente un pezzo di legno freddo, non vedo in lei nessuna salvezza, nessun conforto, non più l’amica fidata che è sempre stata per me. Solo legno e metallo.

Bill è accanto a me, pallido come un cencio.

Sembra svuotato da ogni sentimento, una bambola di porcellana dall’aria malinconica.

Vorrei stringergli la mano ma non ne sono in grado, mi lascio semplicemente trasportare da Saki dietro il backstage. Si sentono i cori e le urla delle fans. Generalmente sentire il mio nome urlato da migliaia di ragazzine mi ha sempre dato alla testa, caricato al massimo.

Stasera vorrei invece che qualcuno spegnesse l’audio.

Voglio il silenzio.

Perché mi sento morto dentro.

“Ci siamo. Tra tre minuti entrate, ok? Sul palco è tutto predisposto come abbiamo deciso oggi.”ci grida Saki negli orecchi, per sovrastare il rumore della folla.

Poi arrivano Georg e Gustav.

Dall’occhiata che Gustav ci lancia capisco immediatamente che Georg deve avergli detto ogni cosa. E dall’espressione che assume Bill deduco che anche lui lo ha capito.

Sembrano tremendamente a disagio, come se volessero essere in qualsiasi posto all’infuori che nei sessanta centimetri quadrati in cui sono ora.

Bill comincia di nuovo a tremare. Le urla della folla non riescono neppure minimante a penetrare il silenzio tedioso che si è creato tra noi quattro.

“Cerchiamo di affrontare questo concerto come meglio possiamo.”dice Georg piantando lo sguardo sul suo basso. “Di tutto il resto ce ne occupiamo dopo.”

Una condanna a morte è appena uscita dalla sua bocca.

Di tutto il resto ce ne occupiamo dopo.

Nessuno dice niente, nessuno ne ha la forza né il coraggio e i tre minuti che precedono l’entrata sul palco sembrano espandersi, diventare infiniti, illimitati, una tortura crudele.

Ho l’impressione di aver ingoiato un serpente vivo, dentro di me tutto si annoda e si contorce, mi sembra di essere estraneo al mio corpo, ad ogni sensazione. Mi sento come se stessi osservando l’intera scena dall’alto e non dal corpo di Tom Kaulitz. Mi sento semplicemente così male che non riesco a capacitarmene.

Saki ci raggiunge di nuovo.

“E’ il momento! In bocca al lupo, ragazzi!”mi dà una pacca sulle spalle.

Gustav entra sul palco senza augurarci buona fortuna come fa di solito e così fa anche Georg.

Il pubblico esplode in un boato che a me appare come il terribile ruggito di un leone pronto a sbranarci pezzo dopo pezzo, impietosamente, crudelmente, nel modo più sanguinario possibile. Non sono sicuro di essere capace di affrontare una simile bestia. E lo stesso vale per Bill.

Respiro profondamente e mi sale un conato di vomito. Chiudo gli occhi e faccio un altro respiro.

Concentrati Tom, concentrati, devi solo fare quello che hai sempre fatto. Al resto ci pensi dopo…

Il mio tentativo di autoconvinzione non sortisce alcun effetto ed entro sul palco come se fossi condotto al patibolo. Non ho un briciolo di energia in corpo. Il concerto è l’ultimo dei miei pensieri in questo momento.

La folla urla il mio nome.

Tom Tom Tom Tom Tom Tom Tom Tooooom

E’ come se centinaia di demoni stessero reclamando la mia anima…Basta…Smettetela…

Cerco disperatamente Bill e lo vedo impalato sulla soglia del backstage. Le luci fanno sembrare il suo volto ancora più pallido e scavato.

Saki si avvicina e gli dà una piccola spinta per incitarlo.

Bill incontra il mio sguardo, e una piccola scarica mi percuote dolorosamente.

Coraggio, tento di comunicargli.

Fa un passo verso il palco ma si blocca.

E poi si gira e scappa via.

Ogni cosa si cristallizza, tutto perde consistenza e importanza, l’unica immagine che i miei occhi vedono è quella di mio fratello che se ne va.

Lo vedo scappare dietro il backstage, i capelli scossi dalla corsa, le collane e i braccialetti che tintinnano, l’intera scena scorre davanti ai miei occhi come fosse al rallentatore.

Vedere Bill correre via in quel momento è come ricevere una pugnalata nel petto.

L’unico mio appiglio, l’unico sostegno, se ne sta scappando via lontano da me.

Adesso sono totalmente solo.

Mi sento soffocare.

Tento di respirare, per evitare un attacco, ma stavolta non ce la faccio e crollo a terra, premendomi una mano sul petto e annaspando.

Georg e Gustav corrono subito da me. Il sipario si chiude sul palco, riducendo di un poco le grida allarmate delle fan. Tutto si fa nero; chiudo gli occhi, mentre la terra sembra girare sotto ai miei piedi.

Sento Gustav e Georg che mi dicono qualcosa, ma non capisco nessuna delle loro parole.

Bill…

Bill…

Bill…

Dove sei Bill?

Ha bisogno di me, non posso lasciarlo solo. E’ pericoloso.

Non fare stronzate, Bill.

Devo andare da lui, devo farcela!

Lentamente il pavimento rallenta e torna stabile sotto i miei piedi.

Cerco di fare un respiro profondo e stavolta finalmente sento l’aria invadermi i polmoni.

Respiro ancora, mentre Gustav mi massaggia la schiena.

“Bravo Tom. Stai calmo.”mi dice, ma il suo volto trasmette tutto tranne che tranquillità.

Mi giro e vedo Saki urlare ordini a destra e a manca.

“Dov’è andato Bill?”chiedo non appena ho accumulato abbastanza fiato per parlare.

“E’ corso via. Lo stanno cercando.”mi risponde Georg, scrutandomi in viso. Non ho tempo di cercare di capire cosa stiano pensando i miei due amici, adesso è solo Bill la mia priorità.

Faccio degli altri respiri profondi, raccolgo le energie e mi alzo, barcollando un po’.

“Andiamo in infermeria, è meglio se ti fai dare un’occhiata. Penseranno loro a Bill.”dice Gustav prendendomi per un braccio, pronto a trascinarmi via.

Ma io non voglio. Loro non posso occuparsi di Bill. Solo io ne sono in grado.

Mi libero dalla stretta di Gustav e corro via, infilandomi tra la miriade di operatori tecnici, assistenti, addetti alla sicurezza che corrono di qua e di là come formiche, ciascuno occupato a ricoprire il proprio ruolo, cercando Bill Kaulitz, il cantante che ha dato di matto ed è scappato a gambe levate prima di salire sul palco, comportandosi da ragazzino viziato e fuggendo lasciando tutti nella merda, chiamando i manager, avvisando altra sicurezza… Corro e m’infilo veloce tra tutti gli altri corpi, filando via, captando qualche acido commento nei confronti di mio fratello, scansando ogni cosa.

Raggiungo il camerino di Bill, e lo trovo invaso dai bodyguard; di Bill però neppure l’ombra. Corro di nuovo via.

Dove sei Bill? Dove? Lasciati raggiungere da me.

E in questo istante capisco dove è andato Bill.

Me lo dice lui stesso, non so come, ma è lui a guidarmi.

So dove è Bill.

Esco di corsa dallo stadio, dall’uscita di sicurezza laterale e mi fiondo letteralmente sul marciapiede, dove parcheggiati ci sono i vari Taxi che attendono il personale che si occupa del concerto, per portarli a casa. M’infilo nel primo che trovo.

“Hotel Zenith, più veloce che può!”grido in faccia al tassista che mi guarda, sconvolto da tanta agitazione.

“Non ho capito…”mi dice il tassista.

Esplodo in un gemito di rabbia. “HOTEL ZENITH! PRESTO!!”urlo.

Il tassista non fa altre domande e s’immette velocemente sulla carreggiata.

Devo fare in fretta.

Bill aspettami, ti prego.

Ti prego.

Ti prego.

Aspettami, ti prego.

Continuo a ripetere queste parole dentro di me per tutto il tragitto, cercando di comunicarle al mio gemello.

Le hai sentite, Bill? Le hai sentite le mie preghiere per te quella sera?

 

 

 

***

 

 

 

Scendo di corsa dal Taxi lasciando lo sportello aperto e non pagando, mi fiondo dentro l’hotel e corro su per le scale, corro più veloce che posso, con il respiro che sembra quasi inesistente.

Devo sbrigarmi, ogni secondo che passa è vitale, lo so, lo sento.

Salgo le scale fino all’ultimo piano e inciampo nell’ultimo gradino.

Mi rialzo con un gemito e corro da lui, il cuore che martella nel mio petto.

Zimmer  483.

Fisso per un attimo quella targhetta.

Non la dimenticherò mai.

Di ottone, squadrata, con inciso Zimmer 483 in un’elegante calligrafia.

Zimmer 483.

Chi avrebbe mai detto che quella stanza avrebbe assunto un significato così importante?

La porta è socchiusa, uno spicchio di luce lunare colpisce i miei piedi.

La spalanco ed entro dentro.

La stanza è esattamente nello stesso stato in cui era stamattina, la stessa mattina che ora sembra lontana anni luce. Mi sono davvero svegliato qui?

La finestra è aperta e il freddo e la brezza entrano dalle imposte aperte, facendo svolazzare le tende leggere.

E lì, dietro quelle tende, vedo Bill.

Non faccio un fiato, non emetto un suono, ma ogni cosa dentro di me si paralizza.

E’ in piedi, sul muretto della terrazza, faccia a faccia con il vuoto. E la morte.

Lo raggiungo, lentamente, piano, in silenzio.

Ma prima che riesca a trascinarlo giù lui si gira verso di me.

Ci guardiamo, in silenzio.

“E’ finita.”Le sue parole sono accompagnate da una nuvoletta di vapore causata dal freddo. Non riesco a dire niente, un nodo mi serra la gola. “Io non sono più all’altezza di questa situazione, non ho abbastanza forza per continuare a vivere a questi ritmi. Dobbiamo fare miliardi di cose e dobbiamo farle sempre con la massima precisione, non possiamo mai sbagliare, dobbiamo sempre essere perfetti”Tutto quello che non mi ha mai detto sta venendo fuori ed io ascolto ogni parola con un’intensità tale che sembrano entrare direttamente dentro di me, senza passare per le orecchie. “Oramai non riesco più a sentirmi vivo, Tom. Mi sento solo…usato. Usato da persone a cui non importa niente di me, a cui non interessa se sto bene o invece sto male. A loro interessa solo che io sorrida. Ma io odio questo sorriso, Tom. E’ falso. Non è il mio. Lo odio con tutto me stesso. Io…non so più chi sono… Sono davvero io questo Bill? O è ciò che gli altri vogliono che io sia? Questa immagine è davvero quella che vorrei dare di me? E’ diventato tutto così…difficile…E l’unica…”inghiotte, mentre la sua voce trema un poco. “…l’unica cosa che riesce a farmi sentire veramente me stesso, l’unica cosa che riesce a farmi sentire vivo…sei tu Tom. Sei la mia unica salvezza. Ma…”inghiotte di nuovo e mi fissa dritto negli occhi, trasmettendomi tutte le sue sensazioni. “…è una salvezza che non potrà mai essere tale. Te ne rendi conto anche tu, vero? Questa mia salvezza è solo un’altra via che ci porterà a distruggerci. Lentamente, piano, ma in modo logorante e definitivo. Non c’è modo di scappare. Non c’è. Nessuno ci accetterà mai. E io sono stufo di non poter essere me stesso, di dover fingere di esser un Bill Kaultiz che non sono. Non ho la capacità di vivere sentendomi solo un burattino che non può più riscattarsi, che non ha alcuna salvezza di fronte a sé. Voglio essere libero, Tom.”posa il suo sguardo su di me e mi stupisco di quanto adesso sia sereno e tranquillo, libero da tutto ciò che l’avevo fatto soffrire.

Ora capisco. Capisco cosa c’era che non andava in lui. Capisco tutti i suoi sbalzi di umore e tutti i suoi rabbuiamenti, capisco perché si costringeva a vomitare. Bill non può essere felice se non può essere se stesso, è sempre stato così, fin da piccolo ha dovuto affrontare numerose critiche e numerose battaglie per riuscire ad essere sempre quello che voleva essere, per camminare a testa alta orgoglioso di ciò che era. L’essere diventati famosi ci ha imposto molte restrizioni, troppe per lui. E’ arrivato ad un punto in cui non riesce più a riconoscersi, obbligato a seguire regole e imposizioni che non gli permettono di essere veramente quello che è, incapace di capire se la persona che gli restituisce lo sguardo ogni mattina nello specchio sia veramente Bill Kaulitz. L’evoluzione del nostro insano rapporto ha complicato ogni cosa, la situazione è ancora più difficile. Se solo avessi capito prima quello che stava provando, forse la situazione sarebbe potuta andare diversamente, forse insieme avremmo potuto trovare una soluzione, trovare una via di fuga o un altro modo di guardare le cose. Forse sarei riuscito a non farti sentire usato prima che questa sensazione penetrasse così profondamente dentro di te. Avremmo scoperto che aspetto ha il vero Bill Kaulitz, ti avrei aiutato a ritrovare te stesso…

Per tutto questo tempo io ero lì con te, non te ne sei accorto? Perché non mi hai chiesto aiuto?

Ora che finalmente capisco, ci sono. Sono con te. Ma non ho la minima intenzione di lasciarti andare via.

La notte è scura, il cielo stellato, la brezza fredda si insinua sotto i nostri vestiti, e la luce della luna si riflette pallida sul volto di mio fratello, regalandogli un’aurea particolare, rendendolo ancora più bello. Sembra un dio.

“Bill…”è l’unica cosa che riesco a sussurrare, una preghiera non detta che arriva direttamente dal cuore. E gli porgo la mia mano.

Ti prego, afferrala, Bill.

Non puoi lasciarmi qui da solo.

Non puoi abbandonarmi.

Non puoi. Non puoi. Non puoi farmi questo.

So che puoi capirmi, Bill.

Non puoi lasciarmi, morirei senza di te.

Mi sorride dolcemente e quando sento le sue dita fredde chiudersi sopra le mia, un fiotto di calore e di sollievo mi investe.

Non mi ha abbandonato, non mi lascerà solo.

Saremo ancora insieme.

Ha capito che lasciarmi solo sarebbe stato come uccidermi.

Non mi lascerà solo, no.

Stringo la sua mano e con una piccola spinta salgo sul muretto, accanto a Bill.

Guardiamo entrambi il vuoto, poi Bill guarda me. Mi sorride e io faccio altrettanto, stringendo ancora di più la sua mano che adesso è calda.

Sento le lacrime affiorare e il nodo che mi stringe la gola farsi soffocante.

In quel momento, Bill comincia a cantare.

 

 

...Ich will da nicht allein sein                         

lass uns gemeinsam                                     
In die Nacht                                                  
Irgendwann wird es Zeit sein 
Lass uns gemeinsam
In die Nacht

Du bist
alles was ich bin
und alles was durch meine Adern fließt...

 

La nostra canzone.

L’unico momento di pura unione che abbiamo mai condiviso.

Quel giorno, a casa nostra, quando Bill cantò sulla mia melodia, non riuscii a capire le parole che stava cantando. Adesso, mentre le ascolto, le lacrime scendono calde sulle mie guance, bruciando come lisciva pura.

La nostra canzone.

Bill finisce di cantare e si volta verso di me. Sta piangendo anche lui, ma trova la forza di sorridermi di nuovo tra le lacrime. Un sorriso dolcissimo che racchiude tutto il suo amore.

Singhiozzo.

Mi avvicino a lui e gli do un tiepido bacio a fior di labbra.

Sei tutto quello che sono io, Bill. E tu sei tutto ciò che io sono.

Entrambi l’abbiamo sempre saputo.

Non possiamo dividerci. Mai.

Saremo pazzi, saremo anormali, saremo forse criminali, ma siamo certi di quello che proviamo.

Le nostre mani si cercano e stringono ancora di più.

“Tom…grazie.”

Altre lacrime cadono dai miei occhi e volano scintillando giù nel vuoto, frantumandosi al suolo.

Reprimo un piccolo singhiozzo.“Senza di te non ci sarebbe un me. Sono io che ti ringrazio.”

Ci guardiamo.

Non sarà questa l’ultima volta che lo facciamo, ne sono sicuro. E anche Bill lo sa.

“Pronto?”sussurra, e la sua voce è così dolce e calma che mi accarezza come un guanto di velluto.

Annuisco.

Insieme, da questo momento per sempre, facciamo un passo avanti, un passo che ci condurrà verso la libertà infinita. Da questo momento in poi non dovremo più nasconderci. Saremo tutto quello che vorremo essere.

Io e te.

Liberi.

Sai Bill, sono felice di aver compiuto quel passo insieme a te.

Ma non c’è bisogno di dirtelo perché tu lo sai già.

Ti amo.

Sai anche questo, lo so.

Ma volevo dirtelo.

 

 

 

Fine

 

 

Incredibile. Quasi non ci credo. L'ho pubblicata tutta! Ce l'ho fatta!

Il finale è molto drammatico, lo so, ma è venuto fuori di getto e non ho voluto pensare ad un atro finale. Non riuscivo proprio a immaginare che uno dei due gemelli lasciasse solo l'altro. Non era possibile. Spero di non aver fatto errori durante l'arduo processo di trasposizione in HTML (quanto ODIO dover fare questa cosa!Ci metto sempre un'eternità e ho sempre paura che mi sparisca qualche pezzo di FF...).Non capisco perchè in questi due ultimi capitoli la scrittura è diversa dai precedenti...Probabilmente perchè li ho copiati da MicrosoftWord e non da WordPad...Pazienza!

Siiiigh...Ammetto che un pò sono triste...Però sono anche molto felice...

Un MEGA GRAZIE a tutti coloro che hanno letto o recensito, grazie, grazie davvero!

Grazie tantissimo a Yuma, JudeauVerdammtKinder (Uuuh, incredibile, ce l'hai fatta a leggere fino alla fine senza vomitare???^_^ Troppo bello il trucchetto per il tedesco...Lo userò anche io!), Ginny002, MiticSammy, Ely91, MyLadyOfSorrow, GinevraMalfoy, Zoe92, Meggie, DaisyPotter, Mary, Whity, MissZombie, BambolinaRossa, Auty91, Dragon-Fly, DiruInside e a tutti coloro che hanno letto questa piccola storia!

 

E naturalmente.....GRAZIE TOKIO HOTEL!!!!!!!(e muovetevi a fare un concerto in Italia, bitte!)

 

Bè...che altro dire?? Direi che ho rotto abbastanza, no? Ciao a tutti, ci vediamo in giro, tra le varie recensioni e le varie storie...^_^

Tschusssss.....^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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