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Autore: DeaEris    11/01/2013    0 recensioni
Dopo il pareggio del Toho con la Nankatsu, Ken e Kojiro si godono un momento di tranquillità. Seduti assieme sotto le stelle...uno scenario romantico per iniziare ad accorgersi di essere ricambiati. Un sentimento trasportato nel tempo, pensieri che si sfiorano e corpi tesi pronti per scagliarsi rispettivamente. Il raiting si alzerà nel secondo capitolo!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciau bimbe e bimbi..nel caso vi siano dei ragazzi che mi leggano. Perdonate un sacco il tempo che ci ho messo ad aggiornare questa storia..mi rendo conto che è passato un sacco da quando ho promesso di aggiornare, ma ho avuto molto da fare e qualche crisi depressiva. Ora va molto meglio e così ho deciso di tornare alla carica e quanto meno di finire di scrivere le storie che ho in sospeso, compresa questa, che a dire il vero doveva esser composta solo da due capitoli. Perdonatemi per l'attesa vergognosa!
Via si va ad incominciare....


Kojiro Hyuga, capitano della squadra Toho, fu il primo quella sera a varcare le porte dell'albergo. Soda era lì. Probabilmente era in attesa di Takeshi per andare a dormire. Con lui c'era anche qualche altro ragazzo della squadra, che guardò il capitano con vera venerazione. Era il loro capitano e benché fossero tutti molto orgogliosi, erano sempre contenti di vedere il ragazzo dal fisico scultoreo e dall'appariscente abbronzatura, assolutamente naturale. Kojiro era scuro di pelle, coi capelli lunghi fino alle spalle, piuttosto scompigliati e lo sguardo fiero ed indomito, cosa che in campo gli era molto utile. Era raro che Kojiro affrontasse qualcuno che non lo temeva per il suo sguardo feroce, come quella di una giovane tigre, che poi era l'animale che gli aveva donato il suo soprannome.
Ken Wakashimazu era il secondo ad entrare. Fu salutato da un coro di grida di giubilio. Erano tutti contenti di vederlo. Ad occhio esterno poteva quasi sembrare che il giovane portiere fosse più apprezzato del capitano, ma non era così. Era semplicemente perché era più allegro e più alla mano del capitano stesso e per questo motivo era molto apprezzato dai suoi compagni di squadra, benché fosse conosciuto per la sua severità ed il suo rigore fisico e morale, dovuto anche al karate. Ken, i cui lunghi capelli corvini, oscillavano sulle spalle, il fisico snello ed asicutto e i muscoli elastici. Ken sorrise a tutti, contento di tutte quelle attenzioni. Adorava essere il centro dell'attenzione. Era sempre stato abituato ad essere guardato, ammirato, apprezzato, sia per simpatia sia per aspetto. Certo. Quelli erano tutti maschi e lui non apprezzava i maschi, se non Kojiro. Al pensiero di averlo baciato solo poco prima divenne per un istante leggermente rosso, ma lasciò perdere quel pensiero e si accomodò vicino a Soda, che era ancora sveglio. Probabilmente attendeva Takeshi.
L'ultimo ad entrare fu proprio il più piccolo: Takeshi Sawada. Era l'unico ragazzo che si avvicinasse molto ai due più grandi ed eroi della Toho, Ken e Kojiro. Era l'unico che i due permettevano si avvicinasse tanto a loro. Non erano mai stati molto socievoli, sia Ken, apparentemente più disponibile, sia Kojiro, una vera tigre solitaria. Takeshi era dotato di quella dote rara, la dolcezza e lo spirito di sacrificio, che tanto colpiva gli adulti. Era ancora piccolo, un ragazzino. Era ancora alle medie, eppure era pienamente a suo agio con quei ragazzi più grandi di lui ed aveva dinnanzi a sé un futuro promettente...non per niente era ricercato anche dalle altre squadre di calcio e ben voluto da tutti i compagni di classe e squadra. Era strano. Era un ragazzino, poco più di un bambino, ma era comunque una persona intelligente e molto matura, per questo motivo tutti lo cercavano. Lui stesso era molto amico dei due ragazzi inavvicinabili. Takeshi coi suoi innocenti occhi dolci, gli zigomi tondi e l'espressione di un bambino aveva l'affetto di tutti quanti. Si avvicinò a Soda e, dopo aver scambiato quattro chiacchiere, i due si ritirarono nella loro stanza. Probabilmente a parlare ancora.
Kojiro sapeva che il giorno dopo Takeshi si sarebbe addormentato sul pulmino, che li avrebbe riportati a casa. Il campionato studentesco era finito e quindi tutti sarebbero tornati a casa loro, la cosa gli faceva piacere, in quanto durante la sua assenza aveva lasciato i fratellini più piccoli a fare il suo lavoro e non gli piaceva dargli quell'onore a quei poveri tre bimbi...e poi era preoccupato per sua mamma. Seguì con lo sguardo Takeshi. Era quasi un fratello per lui, in effetti aveva pochi anni più di suo fratello. Lo seguì con lo sguardo fino a quando Soda non chiuse la porta. Solo allora si volse verso Ken. Dovevano anche loro andare a dormire e quale migliore occasione che stare chiusi nella stessa stanza per parlare del bacio di poco prima. Dovevano pur chiarirsi, anche se la prospettiva non era molto allettante. Non voleva essere una femminuccia o esser considerato tale dal più irritante ragazzo al mondo, conosciuto anche con il nome di Ken.
*Ci dobbiamo ritirare anche noi. Spicciati e fai quello che devi.* Ordinò secco, per poi alzarsi dal divano, sopra al quale si era seduto. Si diresse al bar e prese un bicchiere d'acqua naturale del rubinetto. Era più forte di lui. Era tutto stato pagato dall'associazione del Toho, ma lui non poteva fare a meno di pensare all'economia della sua povera casa e quindi cercava di spendere sempre il meno possibile e poi l'acqua in bottiglia aveva lo stesso sapore dell'acqua del rubinetto.
Ken seguì i movimenti di Kojiro ed assentì. Era meglio sparire nella loro camera e poi aveva da chiedere un favore a Kojiro. Il dottore, fastidioso come pochi, gli aveva dato da prendere una pomata analgesica e lui doveva mettersela. C'era solo un piccolo problema, avendo una ferita sulla spalla, aveva bisogno di un aiuto per mettersela. Si alzò, seguendo il capitano della squadra e si diresse verso il bar. Prese una bottiglia d'acqua fredda. Lui aveva bisogno di bere durante la notte e poi si diresse verso la camera, seguito da Kojiro. Percorsero i corridoi nel silenzio più assoluto per non svegliare i compagni di squadra. Quando raggiunsero la loro camera, Ken aprì la porta e si buttò sul letto, non senza riuscire a trattenere una leggera smorfia di fastidio. Odiava le ferite alle spalle. Erano così fastidose e dolorose. Guardò verso Kojiro che si era seduto sul letto, senza mai staccargli gli occhi di dosso e con le braccia appoggiate sulle ginocchia. Si era tolto la maglietta. In quel momento ricordava più che mai una tigre e Ken si sentì braccato, la cosa non gli piaceva per niente. Non era abituato ad esser guardato in quel modo. Sentì rimescolarsi lo stomaco però.
*Ebbene?* Domandò solamente per allentare quella tensione e prendendo la pomata dal cassetto del comodino. La tirò a Kojiro, il quale la afferrò senza problemi al volo. Gli occhi dei due ragazzi si incrociarono. Ken si tolse a fatica la maglietta, ma poi rimase incastrato. Era noioso per i primi giorni togliersi i vestiti, perché non riusciva comunque a farlo da solo, non almeno il primo giorno, complice anche il dolore. Guardò verso Kojiro con la maglietta mezza levata e mezza no.
Kojiro afferrò la pomata al volo, poi osservò i movimenti impacciati di Ken per togliersi la maglietta. Gli venne quasi da ridere e ghignò per quello spettacolo abbastanza ridicolo, ma vedendo una smorfia di fastidio sul viso di Ken, non rise. Si alzò in piedi e si avvicinò, ignorando la domanda di Ken. Era così bello. Era meraviglioso, anche se mai lo avrebbe detto. Era troppo orgoglioso per rivelare quei pensieri. Sorrise solamente contento per quello che vedeva. Gli occhi di Kojiro seguirono Ken ed analizzarono volentieri quei familiari muscoli, in fondo non era la prima volta che lo vedeva senza maglietta, anzi era ormai una sua abitudine. Inizialmente come molti ragazzini aveva fatto paragoni tra sé ed il corpo di Ken, per poi imparare ad apprezzarlo e guardarlo nella sua interezza. Non aveva bisogno di parole. Sapeva il motivo per cui Ken gli aveva lanciato la pomata. Si avvicinò e con una mossa svelta ed allo stesso tempo delicata, pur non essendo di base lui un tipo molto delicato, tolse la maglietta dal corpo del suo portiere. La spinse a lato. Poi, prese un po' di pomata e se la mise sulla mano. La passò sulla spalla e sulla schiena del bruno, che si era ovviamente girato di spalle.
Ken si rilassò sotto quelle attenzioni. Erano piacevoli le mani di Kojiro su di sé. Erano rilassanti e dopo qualche istante di iniziale fasitidio per la ferita, smisero di fargli male e lo rilassarono completamente. Kojiro aveva veramente belle mani, così diverse dalle sue, allenate a prendere le pallonate. Non che fossero comunque curate, considerando che aveva tre lavori pesanti ogni giorno da portare a termine, data la povertà della famiglia. Quando le mani di Kojiro passarono su di un punto particolare, però, un mezzo ansito gli uscì dalle labbra. Era strano. Cos'era appena successo? Sgranò un momento gli occhi. Non era stato dolore, anzi. Era stato piacevole aver le mani del giovane su di sé in quel modo. Si passò una mano tra i capelli, avvertendo Kojiro spostarsi e mettersi davanti al suo viso. Entrambi si guardavano, ma nessuno riusciva a parlare. Cosa si potevano dire? Non c'erano commenti da fare. Non era il momento? Era il momento? Cosa accadeva tra loro in quei momenti? Perché tanta tensione nell'aria? Chi dei due avrebbe ceduto per primo e lasciato da parte l'orgoglio? Cosa ne sarebbe stata della loro amicizia? Entrambi sapevano che erano quelle domande che stavano tormentando l'altro, ma nessuno dei due aveva le risposte. Certo. Si erano baciati, ma non ne avevano ancora parlato in modo sicuro. Fu Kojiro il primo a rompere il silenzio. Era suo dovere essere guida e capo della sua squadra e per lui tutto era calcio, quindi tutto era collegabile alla sua squadra di calcio.
*Ken, quel bacio non è stato un errore...almeno per me.* Disse solamente. Non aveva bisogno di dire nient'altro, anche perché insomma aveva pur sempre il suo amato orgoglio. Non voleva assolutamente cedere ancora di più. Era troppo importante il suo orgoglio prezioso. Si limitò a guardare negli occhi Ken.
Ken ricambiò quello sguardo intenso e sentì quelle parole. Era giusto che fosse stato Kojiro a parlare per primo. Toccava a lui spiegarsi, almeno per una volta, considerando la vera e propria fobia del condividere l'emozione con gli altri, fobia che poi aveva anche Ken per certi versi. Erano due troppo orgogliosi. Ken sentì quelle parole e sorrise. Si avvicinò al viso del capitano, prendendo stavolta lui l'iniziativa e baciò nuovamente quelle labbra. Era scontato che neppure per lui era stato un errore. Ken avvertì un momento di indecisione in Kojiro. Non ci voleva un genio per capire cosa avesse che non andava. Kojiro fissava la spalla di Ken, mordicchiandosi il labbro inferiore. Ken guardò verso la sua spalla contusa e poi Kojiro. Per la prima volta il capitano gli infuse una grandissima tenerezza. Aveva paura di ferirlo e quindi ora aveva paura. Sorrise serenamente e poi si avvicinò di nuovo al viso di Kojiro.
*Non ti preoccupare per la mia spalla...in fin dei conti non è nulla di che. Non fa neanche male.* Disse con la sua voce sicura e forte, eppure musicale, causa di quella esse un pochino sibillina. Ken era fatto così. Il dolore lo fermava per poco tempo, motivo per cui riusciva a parare anche con le mani ridotte maluccio.
Kojiro guardò Ken e ghignò un momento. Era pazzesco il suo portiere. Non esisteva qualcuno di più stoico di Ken. Era proprio particolare. Lo aveva visto ferirsi in maniera grave, ma mai era rimasto fermo per più di una settimana. Era più forte di lui. Doveva muoversi. Da un lato quell'aspetto gli piaceva moltissimo, ma dall'altro lo preoccupava, anche se mai lo avrebbe ammesso. Ken non era tipo da apprezzare la preoccupazione eccessiva. Kojiro sorrise e ribaciò Ken. Il bacio da leggero ed infantile divenne sempre più profondo. Le mani si spostarono, i corpi si rilassarono in quel contatto. Senza neanche sapere come fosse possibile, si ritrovarono Ken sotto e Kojiro sopra, le labbra ancora unite, le mani che toccavano l'altro corpo. Era tutto nuovo. Non si erano mai toccati, pur avendone provato il desiderio molte volte. Non avevano mai voluto esaudire quel sogno ad occhi aperti. Non era dignitoso cercare di toccare il proprio portiere o il proprio capitano con i compagni di squadra presenti. Kojiro si sentì di dire ancora qualcosa, prima di chinarsi con il capo sui capezzoli rosei dell'altro ragazzo.
*Tu non mi dominerai né ora che sei ferito, né quando sarai in buona salute, Ken...* Era un avvertimento, quasi un ordine. Non aveva la minima intenzione di essere passivo. Non era da lui esser passivo. Prese subito dopo il capezzolo sinistro tra i denti, stringendolo un attimo.
*N-Non ne sarei tanto sicuro...Ca-Capitano...* Sussurrò solamente Ken, lasciando che quella volta fosse Kojiro a dominare, ma prendendolo in giro forzatamente sul capitano. Ken lo chiamava di rado in quel modo, avendo con lui un rapporto diverso da quello che avevano tutti gli altri con lui. Tuttavia, i gemiti e gli ansiti vanificarono molto il suo sforzo di essere ironico e sarcastico.
Kojiro sbuffò un momento o forse ridacchiò per quella provocazione inutile. Non si riusciva a capire in quanto la testa del capitano della Toho era affondata nel petto del giovane ragazzo dai capelli corvini. Il giovane ragazzo dalla pelle bronzea leccò con gusto ogni centimetro del petto del giovane sotto di sé, gustandosi ogni sapore, esplorando ogni singolo pezzetto di carne, chiedendosi se era così che aveva immaginato la pelle di Ken. La risposta era incredibile, perché non era così che se l'era immaginato, ma era molto meglio. Tuttavia, neppure quello sarebbe mai stato rivelato a nessuno. Erano tutti segreti che sarebbero morti con lui. Le mani di Kojiro scivolarono sotto i calzoncini della tuta di Ken, sforzando l'elastico ed andarono in automatico a cingere l'erezione del portiere. Poco dopo quei pantaloncini finirono sul pavimento della camera, senza curarsi di dove potessero cadere i due giovani ripresero.
Ken gemette, ma non poteva più stare con le mani in mano. La sua mano si spostò sotto i calzoncini da calcio di Kojiro e carezzarono l'erezione. Iniziarono a sfidarsi a chi resisteva di più alle reciproche carezze. Inutile dire che persero, venendo con un gemito ed una spruzzata di liquido candido l'uno sulla mano dell'altro. In seguito i due litigarono molto, convinti di aver vinto la sfida. Kojiro portò subito dopo la mano al pertugio più intimo di Ken e fece entrare le dita in quel luogo stretto ed inesplorato. Era morbido, particolarmente caldo, ma anche forte...era come Ken.
Kojiro poteva sentire le prime contrazioni del ragazzo, che sentiva sicuramente male, ma che era troppo orgoglioso e fiero per darlo a vedere. Non emise neanche un gemito di fastidio o frustrazione. Si limitò a fare quello che faceva di solito: chiudere gli occhi ed attendere che la sensazione dolorosa si affievolisse. Quando iniziò a sentire meno fastidio, Ken iniziò a muoversi in concomitanza con le dita di Kojiro. Kojiro non ebbe fretta. Preparò per bene il suo portiere a ricevere qualcosa di più sostanzioso delle sue dita. Il pertugio era stretto, ma lui aveva bisogno di tempo per prepararlo. Quando fu sicuro che nessun gemito di dolore (Kojiro era in grado di distinguere ogni espressione di Ken..sia quelle di felicità sia quelle di dolore), entrò in lui con delicatezza. Le spinte iniziarono lente, per poi farsi sempre più decise, così come i gemiti. Ogni gemito era una carezza sia per Kojiro che li sentiva sia per Ken che li emetteva. I movimenti divennero sempre più concitati e colpirono la prostata di Ken. I due giovani vennero nello stesso momento, per poi accasciarsi mollemente sul letto.
Kojiro uscì da Ken. I due non si dissero niente. Non ci furono neanche coccole. Non ce ne era bisogno tra loro. Loro erano loro. Sapevano del loro affetto, del loro amore, senza per altro averne conferma effettiva. Nessuno dei due avrebbe mai potuto però dire qualcosa di melenso. Non era da loro. Si guardarono e si addormentarono, guardandosi l'uno negli occhi dell'altro e nel silenzio più assoluto. Che bisogno c'era di parole inutili? Non erano due persone insicure e quindi erano certi che il destino avrebbe continuato a tenerli uniti, anche senza dirlo a voce alta, cosa che avrebbe reso meno potente il loro legame e vincolo. Era quello l'importante.

Note dell'Autrice:
Allora..finalmente è finita. La voglia di finirla non c'è mai stata fino a stasera. Spero che vi piaccia come lavoro..io ho fatto del mio meglio. Mi auguro di non aver fatto errori..purtroppo in sto periodo sto messa sempre male e questa storia l'ho scritta tra continue interruzioni. Spero vi piaccia. Risponderò ora alle recensioni:

Florimars: Cara...perdonami innanzittutto per l'attesa assurda. Finalmente ho scritto il seguito e mi auguro che ti sia piaciuta lo stesso, anche se ci ho messo un pochino e questa volta non l'ho fatta bettare. Non sono ancora abituata a scrivere niente su Capitan Tsubasa. Ti ringrazio molto per i complimenti, davvero. Ho apprezzato tremendamente. Devo dire che questo pairing mi è sempre piaciuto anche a me e son rimasta sconvolta quando ho visto che non c'era quasi nulla su loro due. Ora eccoti il seguito *_* Grazie per aver commentato il primo capitolo.
Luna8029: Grazie mille per la recensione, ma la ficcy è finita qua. **! Alla prossima!
Ringrazio i preferiti, i seguiti e i ricordati: Florimars, 
  
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