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Autore: Deademia    13/01/2013    3 recensioni
Quando Stefan si rivolge a Nina Lefevre, giovane vampira francese conosciuta decenni prima a La Rochelle, per chiederle aiuto nella lotta contro Klaus, non sa quanto la sua richiesta sconvolgerà il fragile equilibrio della ragazza. Perchè Nina fugge da un passato macchiato da una colpa fugace ed innocente, un passato dove l'amore è stato oscurato dall'odio, dove il paradiso è mutato sotto i suoi occhi in un eterno inferno. Così quando arriva a Mystic Fall, si trova persa: da una parte vecchi e nuovi amici che combattono per una giusta causa, dall'altra lui, l'amore della sua vita, l'uomo per il quale anni prima avrebbe fatto follie. Per chi lotterà? Per chi metterà a repentaglio la proprio vita? Per quegli amici appena trovati, solari e vivaci, che le faranno scordare la solitudine in cui è sempre vissuta, o per Elijah, bello e dannato, che un tempo l'aveva amata come nessuno mai aveva fatto ma che ora sembra odiarla dal profondo del cuore, quello stesso cuore che lei comincia a temere non possa più provare nulla nei suoi confronti?
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. IL DOLCE SUONO DELLA MORTE

 

“La cattiveria nasce da sentimenti negativi come la solitudine, la tristezza e la rabbia. Viene da un vuoto dentro di te che sembra scavato con il coltello, un vuoto in cui rimani abbandonato quando qualcosa di molto importante ti viene strappato via.” 
(Ryū Murakami)

 

Fu la musica ad accoglierci ancor prima che mettessimo piede all’interno dell’enorme villa Lockwood, una soffice melodia dalle dolci note di sottofondo che conciliava il rilassamento di chi la ascoltava, sovrastata però dall’immenso chiacchiericcio di chi già presenziava ,nei loro smoking costosi o nei lunghi abiti dai mille colori, a quella che si sarebbe rivelata una lunga serata di balli e pettegolezzi. E molti drink.
Io, Selena, e Damon e Matt, i nostri rispettivi accompagnatori, stavamo in quel momento salendo i gradini antistanti l’imperiosa entrata, noi fasciate nei nostri abiti vagamente principeschi, e loro ai nostri fianchi, a porgerci il braccio come buona tradizione impone.
Quando entrammo non avemmo neanche il tempo di sfilarci i soprabiti che una Carol sorridente ci venne incontro, le mani congiunte davanti al petto e gli occhi lucidi di soddisfazione per quella che pensai considerasse un’ottima riuscita già prima che la festa iniziasse realmente.

-Buonasera Damon, Matt-

-Signora Lokwood- risposero entrambi facendo un piccolo cenno col capo.

-Oh ma guarda, le nostre nuove arrivate! Sono estremamente felice di vedervi qui , e sono sicura che questo sarà un ottimo modo per fraternizzare con il resto della cittadina-

-La ringrazio signora Lockwood, e complimenti per la casa, è magnifica- le dissi, adulandola con un sorriso accompagnato da uno sguardo vagante per tutto l’ampio ingresso illuminato.

-Grazie cara. Ma prego venite, non rimanete qui nell’ingresso- qualche voce poco più in la le fece voltare la testa frettolosamente -Ora scusatemi, ma devo proprio andare, vi auguro comunque una buona serata-

-Anche a lei-

-Ecco, dammi la giacca così possiamo andare di là- Damon allungò le mani, aiutandomi a sfilare il cappotto bianco così da svelare il lungo abito blu senza spalline che vi era sotto.

-Non so perché ma ho il vago sospetto sarò uno degli uomini più invidiati di questa sala- soffiò serafico lui, lanciandomi un’occhiata lusinghiera che mi fece ridere.

-Oh non scherzare!-

-Ehi amico, mi sa che saremo in competizione allora- rise Matt, svelando l’abito rosso dall’ampia gonna di Selena, che sorrise divertita.

-Ma senti quanti complimenti, ehi ragazzi non è che vi starete già innamorando eh?- li canzonò lei.

I due risero, porgendoci le braccia e incamminandosi verso la sala già sgombra e pronta per fungere da pista da ballo. Per un attimo ricordai i balli di un tempo, quelli veri, ormai diventati unicamente modello di ispirazione ad eventi come questo, e sorrisi pensando  che a quei tempi mai mi sarei immaginata di vivere simili esperienze.

-Chi lo sa mie care- disse Damon in un tono fintamente serio, gettando nel frattempo un’occhiata tutt’attorno per individuare gli altri. Li vedemmo in un angolo, Stefan accanto ad Elena, Caroline e Tyler, che avevo avuto il piacere di incontrare giorni prima, quando avevo portato Selena a conoscere gli altri.

-Buonasera- proruppe Damon, fermandosi accanto al gruppetto.

-Ehi ragazzi, eccovi finalmente. Wow Nina, sei un incanto, e anche tu Selena! Avete degli abiti fantastici, complimenti- Caroline sorrise, stringendosi al fianco del suo ragazzo, non nascondendo tutta la contentezza di poterlo riabbracciare, e squadrandoci con occhio esperto.

-Anche voi siete bellissime, ma non c’è neanche bisogno che ve lo dica- sorrisi, poi mi guardai attorno –Ma Bonnie non c’è?-

-No, è rimasta a casa a lavorare sul libro. Da quando Selena le ha spiegato come spezzare gli incantesimi non esce più dalla sua camera- disse Stefan, una mano sul fianco di Elena e l’altra avvolta attorno ad un flute colmo di champagne.

Caroline sbuffò, ruotando gli occhi con eloquente sdegno.

-Non so come possa esserle anche solo vagamente passata per la testa l’idea di preferire rimanere rintanata in casa in compagnia di un vecchio libro ammuffito, senza offesa Selena, invece di venire a godersi questa meraviglia di festa. Sono così pochi i momenti in cui possiamo svagarci ormai-

-Ma sai com’è fatta lei, quando si impunta su qualcosa è impossibile farle cambiare idea, soprattutto se questo qualcosa riguarda la magia- spiegò accondiscendente Elena.

-Certo, ma è stato anche un po’ sciocco questo suo comportamento. Sai cos’ha detto Elijah no? Qui con noi sarebbe stata molto più al sicuro-

Al suono del suo nome sussultai appena, ricordandomi che quella sera ci sarebbe stato anche lui,e che forse, in mezzo a tutta quella folla, la sua figura faceva già mostra di sé da qualche parte. Dopo l’ultimo scontro avuto qualche giorno prima non l’avevo più rivisto nè avevo avuto desiderio che accadesse. Le sue parole erano state abbastanza chiare ed esaurienti da farmi scoraggiare del tutto, e l’idea di doverlo affrontare nuovamente per sentirmi rivolgere le medesime dure parole o per percepire addosso il suo sguardo che, ormai ne avevo la certezza matematica, avrebbe riversato solo odio non mi allettava per nulla, al contrario mi chiudeva la gola con un doloroso nodo d’angoscia.

-Se è questo a preoccuparti, con lei che Rick, non c’è da preoccuparsi Caroline-

Lei guardò Stefan scettica, poi scrollò le spalle e appoggiò la testa sulla spalla di Tyler, che sorrise per la testardaggine della compagna, alzando gli occhi al cielo e facendo così ridere tutti gli altri.

-Se lo dite voi…- borbottò sconsolata.

Poi una presenza alle nostre spalle ci fece voltare. Una ragazza bionda, fasciata in un lungo abito nero impreziosito da alcuni punti luce sul corpetto, sorrise melliflua ed altezzosa, lasciando vagare su tutti noi uno sguardo dal retrogusto disgustato. Alle sue spalle un giovane ragazzo dall’aria sbarazzina sorrideva sghembo.

-Buonasera, mi è giunta voce che collaboreremo tutti quanti per questa volta. Beh vi do un consiglio, in caso vedeste qualcosa di sospetto, lasciate perdere e fate fare il lavoro a chi è più vecchio ed esperto di voi, d’accordo pivelli? Non vorrei che mandaste all’aria tutto quanto con le vostre paranoie e i vostri spiriti caritatevoli…-

Prima che qualcuno potesse ribattere niente, il ragazzo alle sue spalle scoppiò in una fragorosa risata.

-Perdonate mia sorella, a volte è un po’ troppo diretta. Quel che voleva dire è che sarebbe meglio lasciar fare a noi, anche perché, sapete com’è, sono affari di famiglia…- il tono canzonatorio e vagamente divertito che usò fece irritare non poco Damon, che avanzò di un passo con sguardo bellicoso.

-Senti un po’ ragazzino, già avevamo parlato di questo con il tuo grande fratello ma mi sembra che con voi bisogna sempre essere prolissi…Noi vorremmo tanto che fossero affari di famiglia ma se la vostra cara mammina sclerata decide di fare un figlicidio ci rimettiamo la pelle tutti quanti, per cui evitate di essere logorroici con questa storia degli “affari di famiglia” e godetevi in santa pace la festa, un modo carino per dirvi di levarvi dalle palle in caso non lo aveste compreso. Ah, inoltre non so quanto farebbe piacere ad Elijah sapere che siete venuti nuovamente a discutere su una questione che già lui aveva chiuso e risolto giorni fa- Damon annuì convinto delle sue parole trattenendosi dal ghignare alle espressioni seccate dei due fratelli.

-Matt, non mi offri un drink?- soffiò poi la bionda, guardandolo con un sorriso smagliante dai riflessi maliziosi.

Caroline, al mio fianco, borbotto infastidita qualcosa che somigliava molto a un “ma che gran faccia tosta…”, mentre io nel frattempo cercavo di capire chi mai fossero quei due vampiri, anche se, a ben vedere, dopo quella conversazione mi erano rimasti pochi dubbi a riguardo.

-Car, ma chi sono?- le sussurrai all’orecchio per avere una conferma, mentre lei sembrava occupata a trucidare con la sola forza del pensiero la ragazza di fronte a noi, ora intenta a conversare suadente con Matt.

-Rebekah e Kol Mikaelson- sputò tra i denti con sdegno, le braccia incrociate al petto e la mascella dura – I due stupidi fratelli di Klaus, i più piccoli credo. No ma guardala! Ti rendi conto? Ci manca solo che inizi a strusciarglisi  addosso e li invito a prendersi una camera, per la miseria! E pure Matt, sant’Iddio, si è forse dimenticato di Selena?-

-Oh tranquilla, non mi importa più di tanto. Mi ha accompagnata solo per questioni di galateo- aggiunse lei con un sorriso, forse cercando di placare il suo nervosismo sempre più crescente ma finendo per farla irritare ancora di più.

-Non importa, è un cretino! Una volta che hai una dama, non flirti con un’altra. Specie se si chiama Rebekah Mikaelson ed è una grandissima troia-

Tyler al suo fianco rise, dandole uno scossone per rabbonirla e farla tacere al tempo stesso, altrimenti di quel passo il soggetto delle sue maledizioni l’avrebbe ben udita. E pur non conoscendola, ero abbastanza certa che non fosse una che passa sopra a certi insulti.
Prima che però potesse aggiungere altro di altamente sconveniente, Rebekah si voltò vero di noi con sguardo furbo, avvicinandosi accompagnata dal ticchettio dei suoi tacchi appena visibili sotto la lunga gonna.

-Ma guarda, due visini nuovi che si sono aggiunti alla compagnia dei martiri. Scommetto che sei Nina, vero? Ho sentito molto parlare di te- ghignò sadica, facendomi ben comprendere quali voci le fossero giunte alle orecchie.

In risposta, piegai le labbra e strizzai appena gli occhi infastidita, arcuando le sopracciglia con finto stupore. Quella ragazza era realmente insopportabile.

-Ma davvero? Peccato non possa dire la stessa cosa di te allora-

Udii distintamente lo sghignazzare poco controllato di Selena alle mie spalle, mentre Caroline bisbigliava  un entusiasta “ben le sta a quella vipera”, e dovetti mordermi la guancia per non ridere nel vedere il sorriso aspro che mi rivolse la vipera in questione.

-Non ti preoccupare di questo, avrai modo di conoscermi puoi starne certa. E ora scusateci, Elijah ci attende- e con questa frase se ne andò, gettandomi un’occhiata di sfida mentre pronunciava il nome di suo fratello e afferrando Kol per un braccio, che nel frattempo non aveva staccato gli occhi di dosso a Selena e anzi aveva iniziato a parlarle, per trascinarselo dietro con fare spazientito, ignorando teatralmente le sue lamentele melodrammatiche.
Quindi Elijah c’era già…
Con uno scrollo della testa che fece ondeggiare i boccoli unicamente appuntati in due ciocche sulla nuca e lasciati sciolti lungo la schiena, mi imposi di non pensarci almeno per quella sera, e di concentrarmi piuttosto sui miei nuovi amici. D’altronde aveva detto lui stesso che era ora che dimenticassi, no? Ebbene, l’avrei fatto.

-Sai Nina, credo che tu ti sia appena fatta una nuova nemica- rise Elena, facendo un cenno col capo nella direzione in cui i due fratelli erano stati fagocitati dal resto della folla.

Di tutta risposta scrollai le spalle con fare noncurante, sorridendole.

-Per quel che mi può importare…-

Ed era vero. In quella famiglia avevo più nemici che amici, se consideravo l’odio di Klaus nei miei confronti, reciproco preciserei,  e quello di Elijah, l’unico che mi procurava reale sofferenza fisica. Se si aggiungeva anche la sua amorevole sorellina alla lista nera le cose non sarebbero poi cambiate di molto, ci sarebbero semplicemente state più persone che in caso di mia morte avrebbero stappato una bottiglia di spumante, nulla di più.

-Comunque, simpatica la ragazza. Ma è sempre così, o oggi si è premurata di dare il meglio di sé?- domandò Selena, allungando nel mentre un braccio per afferrare uno dei flute che un cameriere poco distante faceva volteggiare tra gli invitati su di un vassoio d’argento.

-Oh credimi, penso piuttosto che si sia trattenuta per buon gusto e per evitare scenate pubbliche, ma solitamente è peggio. Molto peggio. Oserei dire che Crudelia Demon a suo confronto impallidirebbe come una principiante- sottolineò sarcasticamente Caroline, facendo ridere un po’ tutti.

-Perdonala, lei e Rebekah non si può dire vadano d’accordo…anche se sarebbe difficile smentire ciò che ha affermato-  precisò  Stefan più diplomaticamente, gettando un’occhiata esasperata alla bionda che ricambiò con una linguaccia impertinente.

-Vedi? Lo ammette anche lui! E considerando che anni fa sono stati assieme, è tutto dire! Dovevi essere proprio disperato amico, fattelo dire-

-Caroline!-

Tyler le strinse le spalle per farla tacere, mentre Elena faceva una smorfia contrariata sotto lo sguardo imbarazzato del suo ragazzo, e Damon se la rideva di gusto. Io rimasi semplicemente a bocca aperta, fissando Stefan con sgomento e ricevendo in risposta un’alzata di spalle e un “è una storia lunga” che non me la contava giusta.

-Beh che c’è? E’ vero! E tu smettila di sghignazzare, idiota, che se non erro non si è risparmiata nemmeno di rotolare tra le tue lenzuola tempo fa-

-Che ci posso fare se a far sesso è brava- commentò questo vagamente crudo, facendo calare un silenzio rotto solamente dalla risata di Selena.

-Oh mio Dio, voi siete pazzi lo sapete?-

Lo scoppio di risa decretò un’altra serie di battute più o meno velate capeggiate principalmente da un Damon senza remore e una Caroline dalla parlantina sciolta, frenata a tratti da Tyler, scherzosamente esasperato o Elena, principalmente imbarazzata.
Quando ormai mancava poco più di un quarto d’ora all’apertura delle danze, decisi che ero rimasta astemia abbastanza a lungo per quella serata da potermi dirigere al piano bar, dove un giovane cameriere affittato appositamente per la serata si destreggiava in schakeraggi acrobatici, senza sensi di colpa.
Per tutto il tragitto avevo pregato silenziosamente di non incappare accidentalmente in Elijah, la sola idea bastava a farmi correre brividi gelidi lungo la schiena. Dopo la chiacchierata che avevamo avuto non avrei saputo come comportarmi: se da una parte la voglia di non dargliela vinta bruciava viva, dall’altra la consapevolezza che avrei ricevuto le solite occhiate indifferenti pari a dolorose stilettate mi faceva desistere dal fare alcunché.
Eppure avrei voluto fare quel qualcosa in più, avrei voluto parlagli, spiegare le ragioni che mi avevano portato a fare quel gesto tanti e tanti anni prima con la maturità e la chiarezza che tutti quei secoli vissuti mi avevano consentito di accumulare. Gli avrei fatto capire che il torto non era tutto mio e che mai, mai avrei voluto ferirlo.
Ma lui non aveva tempo.
E allora a quale scopo incontrarlo, se le sue orecchie sarebbero state sorde a ciò che gli avrei detto? A quale scopo dannarmi e rincorrerlo, se lui mi aveva consigliato, imposto, di dimenticarlo?
Forse aveva ragione, forse avrei dovuto scordarmi tutto, cancellare l’amore e sostituirlo col nulla proprio come aveva fatto lui, anche se nel suo caso quel nulla era odio. Forse, così facendo, non avrei più sofferto e me ne sarei infischiata di tutto ciò che mi avrebbe riversato addosso, considerandolo alla stregua di Klaus.
Ma lui non era Klaus, era Elijah, il mio Elijah, ed io non ero più la fragile ragazza di un tempo che alla prima situazione di disagio gettava la spugna.
Avevo raggiunto il bancone e me ne stavo in piedi, i gomiti appoggiati al marmo freddo e le dita a tamburellare freneticamente sul piano in attesa che il barman  finisse con l’ordinazione precedente, quando sentii una mano posarsi alla base della mia schiena.
Sbiancai, sentendo un soffio gelido sfiorarmi la pelle nuda poco sotto il lobo dell’orecchio in un sussurro appena udibile, ma mi imposi di rimanere calma, la mascella contratta e il respiro secco uscente a sbuffi dal naso.

-Buonsera Nina-

-Klaus- dissi solo a mo’ di saluto, evitando di voltarmi quando lo vidi posizionarsi di fianco a me, le spalle rivolte al bancone, le braccia appoggiate su di esse e lo sguardo vagante sulla sala gremita di gente, puntando piuttosto lo sguardo con ostinazione sulla serie di bottiglie per metà vuote che mi si paravano davanti agli occhi.

-Splendida serata, non trovi?-

-Fino ad un attimo fa sarei stata d’accordo, si- sputai velenosa, sentendolo ridere, e facendo nel mentre un cenno al ragazzo –Un Martini, grazie-

-Fai due- aggiunse il vampiro alla mia destra, ricevendo in risposta un assenso col capo.

Cadde un silenzio teso, rotto entro poco da un mio sospiro seccato.

-Se sei venuto qui per bella presenza sappi che un accompagnatore atto a farmi compagnia ce l’ho già, e che se in questo momento sono sola è unicamente perché la solitudine ora come ora sarebbe stata ben gradita. Non so se hai compreso l’antifona…-

-Ma quanto siamo sgarbate, Contessina…Ho saputo che l’hai rivisto, andata come speravi?- cantilenò lui, guardandomi di traverso ed afferrando il Martini che nel mentre era arrivato

-Non penso proprio siano affari tuoi- conclusi secca, facendo forza su me stessa per trattenermi dal desiderio di tirargli uno schiaffo.

Lui si strinse nelle spalle.

-Forse- rise -Mia sorella ha detto di averti conosciuta…non credo tu le abbia suscitato grande simpatia-

Ringrazia interiormente il cielo che avesse spostato la conversazioni su piani ben meno sensibili, senza però perdere quell’aria seccata e vagamente annoiata di poco prima.

-La cosa è reciproca, non preoccuparti- presi un sorso dal mio bicchiere e poi iniziai a giocherellare con le due olive al suo interno, sbuffando alla sua ennesima risata divertita. Non era certo questa la reazione che speravo di ricevere.

-Sai, non ti ricordavo così divertente. Peccato…- lasciò la frase teatralmente incompiuta, ma non ci volle molto per capire cosa stesse per dire.

Sorrisi amara, voltandomi e avvicinando le labbra all’orecchio di lui in un gesto che ad occhio esterno sarebbe sembrato null’altro che seducente, poi alitai ciò che aveva evitato di dire più per sadico divertimento che per vero tatto. Che tatto ci potrebbe mai essere in una minaccia di morte?

-Peccato cosa, Klaus? Peccato che tu debba uccidermi?-

Anche lui si voltò, lentamente, senza spostarsi di un millimetro, tanto che i nostri visi erano così vicini da mescolare i respiri e fonderli in un tutt’uno. Lo fissai negli occhi e mai come in quel momento desiderai avere un paletto di quercia bianca tra le mani.

-Sai, oltre che bella e divertente, sei pure intelligente. Mi chiedo come tu abbia fatto a commettere un errore simile tanti anni fa-

-Tu lo chiami errore, io atto giusto. Quanto possono essere differenti le opinioni su di una stessa cosa, vero?-

Lui sorrise, continuando a fissarmi da quella distanza limitata che in fondo al cuore mi terrorizzava.

-Ripeto: peccato-

-Suvvia Klaus, parli parli, ma siamo ancora qui. Io sono ancora qui. Eppure ci vorrebbe così poco…guarda, nessuno ci vedrebbe. Mi strapperesti il cuore e mi trascineresti là, in quella stanzetta vuota alle tue spalle. Facile vero? E allora perché non lo fai?-

-L’hai detto tu stessa, mia piccola traditrice. Facile. Troppo facile. E tu lo sai, a me piacciono i giochi-

Sorrise mefistofelico ed io strinsi gli occhi, stizzita, tirandomi finalmente indietro e concedendomi un respiro liberatorio.
In quel mentre Carol Lockwood annunciò l’inizio delle danze.

-Mi concederai un ballo?- chiese ironico Klaus, staccandosi dal bancone e facendo un paio di passi verso la pista.

Sorrisi falsa piegando la testa di lato, facendo così scivolare i capelli su di una spalla, e schioccai la lingua.

-Piuttosto la morte-

Lui rise, scuotendo la testa.

-Come desideri-

 
Quando raggiunsi gli altri, Elena era stata già trascinata da Stefan in pista, e lo stesso valeva per Selena, che in quel momento rideva appoggiata alla spalla di Matt.
Caroline e Tyler sembravano invece spariti nel nulla.
Una mano sbucata dal nulla mi circondò il fianco, mentre l’altra comparve nella mia visuale tesa in una muta richiesta che fu accompagnata dalle parole del suo proprietario.

-Mademoiselle, potrei avere l’onore di questo ballo?-

Mi voltai sorridendo, già certa di chi mi sarei trovata di fronte, ed alla vista di un Damon prostrato in un perfetto inchino vecchio stampo non potei trattenere una risata, imitandolo come tradizione diceva.

-E’ un piacere-

Poggiai la mano sulla sua e mi lasciai guidare in mezzo alla calca roteante, dove gonne si alzavano in tripudi di volant e sete, strusciando tra di loro e creando incredibili giochi di colori.
Trovammo il ritmo all’istante, abituati entrambi a simili situazioni, ed iniziammo a danzare come tutti gli altri, senza malizia né passione, ma guidati piuttosto dal puro divertimento.

-Prima ti ho vista parlare con Klaus, che voleva?- chiese Damon innocente, nascondendo dietro il suo sorriso noncurante una profonda curiosità.

Merda.
L’idea di svelargli tutto mi sfiorò velocemente ed altrettanto in fretta sparì: quello non era il momento né il luogo adatto, e semmai lo fosse stato non sarebbe stato lui il primo a venirne a conoscenza, non era giusto nei confronti di Stefan.
Per cui misi su la miglior faccia da poker che mi riusciva ed alzai le spalle nude come a sminuire la cosa.

-La sua bionda sorellina deve avergli parlato di me, e lui ha pensato bene di andare a perlustrare la nuova zona nemica-

-Dall’aria seccata e determinata che avevi, devi avergli tenuto testa- continuò lui, probabilmente non del tutto convinto da quel mio veloce liquidare la faccenda.

-Me la so cavare bene, modestamente-

Lui rise.

-Ho notato. Rebekah sembrava avere un diavolo per capello quando se n’è andata. Non che normalmente sia messa tanto meglio…-

-Disse quello che se la portò a letto…- lo canzonai divertita, mentre lui allungava il braccio per farmi fare una giravolta.

-Mi sono già espresso in merito, non farmi essere volgare per la seconda volta, non vorrei che le tue innocenti orecchie prendessero fuoco-

-Senti un po’ ragazzetto, devo ripeterti la differenza d’età che mi porta ad essere più vecchia di te?-

Lui avvicinò le labbra al mio orecchio, facendo così scontrare i nostri petti fasciati dagli abiti eleganti, e sussurrò con non molta velata malizia e un tono basso e seducente.

-Se vuoi puoi anche dimostrarmelo-

Rimasi per un secondo spiazzata, poi scoppiai a ridere dandogli una botta scherzosa sul braccio.

-Provaci con quelle della tua età, non tutte sono come Rebekah Mikaelson-

Lui sbuffò, poi scoppiò a ridere, scostandosi per guardarsi attorno. Al che un campanellino mi risuonò in testa.

-Avete poi notato qualcosa di sospetto?-

-Niente di niente, le acque sono tranquille, fino troppo oserei dire, ma chissà, forse questa sarà la sera in cui il famoso mito sulle feste di Mystic Falls verrà sfatato-

-Non posso credere sul serio che ad ogni festa succeda qualcosa di tanto disastroso- scossi la testa scioccata, sembrava una sciocca credenza ridicola, una superstizione.

-Ma come, una creatura come te che incarna realmente un mito, poi non ci crede?- sfottè lui –Ti direi “vedrai” ma forse sarebbe meglio che così non fosse- si guardò ancora attorno, poi aggiunse –Oh, cambio di coppia-

Fui sospinta in una giravolta e nell’istante in cui le braccia di Damon mi abbandonarono altre, molto più familiari, presero il loro posto.
Bastò un  quarto di secondo per capire chi avevo di fronte.
Sbiancai, sentendo una mano dal tocco conosciuto scivolarmi piano attorno alla vita per poi posarsi alla base della schiena, punto che divenne il centro più sensibile del mio intero corpo, mentre l’altra afferrava la mia con movenze esperte, e mi ci volle una forza di volontà spropositata per riuscire ad eseguire i medesimi movimenti, portando la mia in alto sulla spalla e piegando appena quella che era stata afferrata.
Quel profumo, il suo profumo, mi inebriò totalmente quando quasi cozzai sul suo ampio petto, riprendendo per un pelo l’equilibrio dopo la giravolta ma inciampando miseramente nei miei stessi piedi, il tutto nel giro di pochi attimi.
Quando poi mi decisi ad alzare lo sguardo, un respiro strozzato mi fuoriuscì dalle labbra semischiuse nel vedere i suoi occhi neri e profondi fissi sul mio volto.
Indossava uno smoking impeccabile ed appariva perfetto in ogni risvolto, in ogni piega, in ogni ciuffo che gli ricadeva con studiata cura sulla fronte nivea.
In quel quadro idilliaco l’unica pecca, l’unica nota che stonava visibilmente col resto era l’espressione cupa ed impassibile, gelida, mentre faceva vagare lo sguardo lungo tutta la mia figura. Ridicolmente, data l’impossibilità della cosa, potei quasi sentire le mie gote andare a fuoco sotto quello sguardo inquisitore che sfilava i centimetri di stoffa blu che avevo indosso. Quando poi portò nuovamente gli occhi ad inchiodare i miei, tutti i buoni propositi di dimenticare, di fare il suo stesso gioco e di risultare forte andarono a farsi malamente benedire.
Dovetti ingoiare tre volte la saliva prima di poter riuscire a parlare.

-Elijah…-

-Buonasera Nina- e la sua voce monocorde ed incolore non pronunciò nient’altro che quello.

Un solo se semplice saluto dai risuoni formali che decretò l’inizio di un teso silenzio.
Io, troppo codarda per aggiungere altro e memore del nostro primo e ultimo battibecco, presi un lungo respiro, perdendomi ancora nel nero dei suoi occhi che sembravano trapassarmi senza realmente vedermi, prima di abbassare lo sguardo e fissarlo sul nodo ben fatto della cravatta che portava al collo.
Non so quanto tempo passammo in quel modo, fisicamente vicini, tanto che ad ogni respiro i nostri petti cozzavano inevitabilmente, ma così lontani da non vederci neppure, io troppo impaurita da quel che avrei osservato per farlo e lui troppo rancoroso per potermi realmente mettere a fuoco.
Eppure danzavamo, meccanicamente certo, ma stavamo lì, con le mani rispettivamente sui corpi dell’atro, a guidarci vicendevolmente in quei passi immutati nei secoli.
Quando però il silenzio divenne troppo e la tensione ingestibile sospirai stanca, socchiudendo gli occhi per racimolare il giusto coraggio necessario a pronunciar parola.

-Mi dispiace- fu poco più di un sussurro, ma dalla mascella che si contrasse sul suo volto potei intuire che fu udito.

-Non parlare- sibilò tra i denti, stringendo appena la presa sulla mia schiena e facendomi così alzare lo sguardo sorpresa . I suoi occhi, non più così impassibili, mi fissarono, questa volta vedendomi davvero e non seppi se fu meglio o peggio così.

-Scusa?- chiesi scioccata, corrugando la fronte e riacquistando sempre più sicurezza. Già il fatto che mi avesse risposto in qualche modo infatti era un passo avanti…

-Ho detto, non parlare- ripeté duro, facendo schioccare la lingua con fare seccato.

Da spaurita che ero, iniziai lentamente a infervorarmi.

-Come sarebbe a dire non parlare? Non puoi certo impedirmi di dire ciò che penso-

-Hai perso il diritto di dire ciò che pensi parecchie decine di anni fa, Nina-

-Questo è ingiusto. Tu te ne sei andato, parecchie decine di anni fa, ed io ho avuto ben poco tempo per esprimermi allora-

-Forse perché qualsiasi cosa tu avessi potuto dire, non sarebbe valso niente. D’altronde dimmi, Nina, che valore può avere la parola di una traditrice?- sussurrò sarcastico, piegando le labbra in un ghigno per nulla divertito, facendomi rabbrividire da capo a piedi.

-Più valore di quella di un assassino indubbiamente- nel vedere l’ombra di gelo passare nei suoi occhi mi morsi la lingua, pentendomene all’istante.

-Attenta a quel che dici, non siamo più nel 1824, non sarai più graziata per i tuoi errori- minacciò duro, allungando il braccio per allontanarmi e poi tirandolo bruscamente indietro così da riavvicinarmi con una mezza piroetta. Dovetti tenermi alle sue spalle per non sbattergli addosso.
 –Inoltre non credo che nei tuoi 200 anni tu ti sia comportata meglio di me- insinuò con pacata e raggelante calma.

-Sicuramente non ho mai ucciso volontariamente persone innocenti, né  voluto farlo-

-Lei non lo era, non lo è mai stata-

-Agli occhi di chi, Elijah? Ai tuoi, o a quelli di Klaus?- pronunciai con sfida, facendolo irrigidire maggiormente.

Finalmente una reazione, pensai con un briciolo di speranza in più.

-Ho avuto fin troppa pazienza con te questa sera, ti consiglio di tacere- mi rivolse uno sguardo  serio, gli occhi luccicanti di un bagliore molto simile alla morte.

-Smettila di minacciarmi, non sono più la fragile umana di un tempo, non mi fai paura- sussurrai con orgoglio.

-Ne sei sicura?- insinuò con un mezzo sorriso raggelante –Potrei ucciderti qui, ora, potrei toglierti la vita senza che nessuno se ne accorga, strapparti quell’aria compiaciuta dal volto assieme al tuo cuore e non udire neanche l’ombra di un tuo fiato- quasi più terribile, più asfissiante delle sue parole fu la calma con cui le disse, la stessa espressione neutra ed impassibile nel descrivere la mia morte che si userebbe per parlare del tempo.
Mi ci volle un secondo prima di riuscire a parlare, e quando lo feci fui certa che la mia voce tremò.

-E allora perché non lo fai?- era la seconda volta che pronunciavo una frase simile in quella serata, sembrava quasi che me la stessi appositamente andando a cercare.

Poi lo vidi sorridere, un sorriso duro e spietato che trasmise agli occhi null’altro che maggiore freddezza e pacatezza, mentre si chinava fin quasi a sfiorare con le labbra fresche il lobo del mio orecchio.

-Non sarà così semplice per te. Sarebbe troppo comodo morire, mettere la parola fine al ricordo dei peccati e degli errori commessi, a quel senso di inquietudine che so che provi ogni vola che mi vedi. Non scaccerai il dolore con così tanta facilità né ti libererai della sofferenza che ti farò scorrere nelle vene come puro veleno. Rimpiangerai i giorni lontana da me, rimpiangerai la morte e mi supplicherai di dartela, rinnegherai il nostro amore, maledicendolo istante dopo istante come feci io e la tua voce si consumerà lenta mentre lo farai. E ricorda, Nina, questa è una promessa-

Persi il respiro mentre quelle parole appena sussurrate con una dolcezza macabra incarnante un ossimoro letale, il suono stesso della morte, mi scivolavano addosso come lame affilate, graffiandomi la pelle ad ogni suono, ad ogni lettere pronunciata. Persi la cognizione dello spazio e del tempo, persi la vista mentre tutto attorno a me divenne nient’altro che ombra, e dovetti aggrapparmi alle sue spalle per non cadere già, tradita dalle mie stesse gambe tremanti, arti rimasti feriti come ogni singolo altro pezzo del mio corpo martoriato internamente.
Eppure, la parte più orgogliosa di me mi diede la forza di non dargli la soddisfazioni di vedermi versare neanche una singola lacrima, mentre serravo la mascella  e mi scostavo da lui.
Ringraziai che la musica fosse finita, ringrazia che quella casa fosse abbastanza grande da darmi la possibilità di fuggire al suo sguardo distaccato, ora fisso sulla mia figura che tremante gli dava le spalle e senza più proferir parola si allontanava, e ringraziai Selena, la quale  non appena mi vide e soprattutto notò chi avevo appena lasciato addolcì l’espressione e mi tirò con sè, lontana dagli sguardi curiosi della folla, abbracciandomi e cullandomi piano, lasciandomi sfogare sulla sua spalla mentre tutto il dolore che quelle parole mi avevano procurato fuoriuscì sottoforma di copiose lacrime.

Perché, Dio, perché amare la persona sbagliata deve fare così male?

Fu proprio nell’istante in cui alzai la testa, mormorando un grazie accompagnato da un piccolo sorriso stentato, che mi accorsi dell’arrivo di tre uomini in smoking nella sala accanto.
Tre uomini mai visti prima.
Tre uomini accompagnati da Esther.

 

Continua…

 



- - - Angolino dell’autrice (sorpresa!) - - -

Ok, non credete, sono scioccata anch’io. Oggi avevo un’ispirazione così grande che mi sono messa a scrivere con l’idea di buttar giù solo qualche riga…poi una cosa tira l’altra ed eccomi qui:) Allora, questo capitolo inizialmente doveva venire unico, ma vista la lunghezza ho preferito dividerlo in due, quindi per l’altra parte (ancora incompleta) dovrete aspettare un po’ più di meno di 24 h  xD
Ora, dato che l’ho scritto praticamente in stile maratona, ho il terrore della riuscita, in più non so…voi che ne dite? E’ risultato ridicolo Elijah? E Klaus? E tutto il resto? ahahah ok, ha colazione ho mangiato pane e paranoia lo ammetto :P
Comunque davvero, ditemi che ne pensate, sono molto curiosa:) nella prossima parte vedremo lo scompiglio (arrivano i cattivi!) e altre scene Elijah/Nina. Anche se dopo questa….ehhhh lo so, è stato cattivello, ma che ci posso fare, lui mica perdona dall’oggi al domani:)
Aspetto con ansia vostre notizie, e nel frattempo ringrazio elyforgotten, taisha e salvatore per le recensioni:)
Un bacione e a presto,
Deademia

 

PS: questi sono gli abiti di Nina (blu) e Selena (rosso), io ci ho sbavato sopra per un buon quarto d’ora XD

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