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Autore: AgelessIce    18/01/2013    4 recensioni
-Che il tempio sia in movimento è un dato di fatto.
Semplicemente, sto ignorando la situazione.
Non ho la forza, né la volontà, per indagare.
L’ultima battaglia mi ha portato via più di quanto il mio spirito riesca a sopportare.-
-“Non vuoi farmi vedere il tuo viso per le leggi del santuario? “
E scuoto leggermente la testa, dondolando i piedi.
“ Prometti di non ridere, se te lo dico?”
Annuisce, serio, mordendosi appena il labbro inferiore.-
-E mi do’ della sciocca cento volte, e cento volte ancora, quando sento l’urlo soffocato alle mie spalle.
Perché, al momento, non è il cavaliere di Pegasus a necessitare di protezione.
È la sua maestra, ad essere instabile.
Ed, infatti, è lei ad essere riversa al suolo, un rivolo di sangue che sgorga al di sotto della maschera.-
- Aiolia X Marin, fondamentalmente u.u
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Ophiuchus Shaina, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aquila decaduta

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-Marin POV-

Non so per quale motivo io abbia scelto di confidarmi con Shaina.

Certo, le ultime battaglie ci hanno unite e possiamo definirci amiche, ma…
Io non sono il tipo che condivide i propri pensieri con qualcuno così facilmente.

Preferisco tenerli per me, al sicuro dentro il mio corpo, come il mio viso è protetto dalla maschera.

Maschera che, per altro, considero una benedizione.
Per molte sacerdotesse è una condanna, un’ingiustizia, io invece credo che sia davvero utile.

Non devi preoccuparti delle tue espressioni.
Il nemico non può riuscire a capire le tue intenzioni.
Gli amici non possono carpirti dagli occhi informazioni che vuoi tenere per te.

È uno scudo che ci protegge dal mondo esterno.

Posso lasciare le mie emozioni libere di trasparire attraverso il mio viso.
Non devo sforzarmi di tener su un’espressione falsa.
E così posso concentrarmi di più su ciò che c’è attorno a me.

Perché un nemico può intuire molto, dal tuo volto, quindi è bene mantenere un’espressione indifferente.
Noi sacerdotesse, però, non dobbiamo preoccuparcene.

Non abbiamo bisogno di mascherare espressioni di dolore per tener saldo l’orgoglio, ad esempio.
Perché tanto nessuno può vedere il nostro volto.

---


“Non c’è più tempo, Marin. La grande guerra è iniziata.”

Ascolto in silenzio, le sue parole.
Sono perfettamente cosciente di ciò che sta accadendo.


“Non tornerò. Ma è inutile dirlo. Tanto lo sai anche tu”

Sorride, voltandosi verso di me.
Per nulla preoccupato.

Sa benissimo di andare incontro alla morte, ma non c’è traccia di paura o tristezza sul suo volto.


Mi limito ad annuire, incapace di tener nascosta la preoccupazione, la velata preghiera di non andare, dalla mia voce.

Però non abbasso il volto. Non ce n’è alcun bisogno.
Perché lui non può vedere il mi viso comunque.

“A volte odio davvero quella maschera, lo sai? Sarebbe carino poter capire a cosa pensi.”

Sorrido, divertita.
Io invece le sono grata.
Spiegare il rossore sulla guance, o gli occhi lucidi, sarebbe estremamente complicato.


“Mi dispiace deluderti, cavaliere, ma non ho alcuna intenzione di mostrarti il mi viso.”

Ride, lui.

“Nemmeno adesso? Infondo questa è l’ultima volta che ci vedremo.”

Il suo tono è allegro, nonostante il peso di quelle parole.

“Nemmeno adesso.”


E non so nemmeno perché gli ho risposto.
Di solito cerco di evitare di sprecare parole.
Di tenere anche quelle dietro la mia maschera.


“E posso sapere il perché?”

“Perché poi dovrei ucciderti.”

Non c’è ironia, nella mia voce. Vi è una velata malinconia, in realtà.

Ma lui ride ugualmente.

Non si rende conto di quanto sforzo mi sia costato, mentire così spudoratamente.

Perché non sarei mai in grado di privare il leone della vita.

E non solo perché è un cavaliere a me decisamente superiore.

***

 -Ikki POV-

A volte non riesco davvero a capire la nostra dea.
Abbiamo appena affrontato una durissima battaglia, subendo non poche perdite, e lei si espone al pericolo incontrando una sconosciuta e vietandoci di avvicinarci a lei.

“Sono sicuro che sappia cosa sta facendo.”

Shun è fiducioso, come al solito, ma ancora non capisco.

Che bisogno c’è di correre rischi inutili?
Basterebbe permetterci di essere al suo fianco.

Se quella donna non ha intenzioni ostili, bene, altrimenti…  Saremmo pronti ad intervenire immediatamente.
Perché tenerci a distanza?

“Non sospettare sempre di tutti, fratello.”

Sorride, rassicurante.
Mio fratello è sempre stato ingenuo.
Si fida ciecamente di tutte le persone.

È per questo che io devo essere diffidente.

Devo essere pronto a reagire se qualcuno si mostrasse indegno della sua fiducia.
Perché infondo è un mio dovere, proteggere Shun.
Così come lo è proteggere la mia dea.

“È il complesso del fratello maggiore pensare che il più piccolo non sappia cavarsela”


Furono queste le parole del cigno, tempo fa. Prima addirittura della battaglia del grande tempio.
Sembra passata un’era.

All’epoca non pensavo che queste parole fossero valide anche per le divinità.
O per gli amici.
Perché mi ritrovo ad essere decisamente preoccupato anche per loro, mio malgrado.

Sia chiaro, so benissimo che sono tutti dei validi guerrieri, perfettamente capaci di difendersi da soli, eppure…

Seiya è in pessime condizioni.
Per quanto lui si ostini a negarlo, non si è ancora ripreso completamente.

Shiryu e Hyoga, invece, sono profondamente provati dalla perdita dei rispettivi maestri.
Uno scontro improvviso in queste condizioni non è di certo l’ideale.

***

-Hyoga POV-

La potenza del cosmo della donna ospite di Saori di certo non è rassicurante.
Perché accidenti ci ha vietato di essere al suo fianco?

Da sempre il nostro dovere è quello di proteggerla.

Se dovesse perdere la vita – e, dio, è decisamente spaventoso anche solo pensarlo- il sacrificio dei cavalieri d’ora sarebbe stato vano.

Camus avrebbe perso la vita senza motivo.

Certo, so benissimo che lui fosse già morto, quando si è sacrificato nuovamente per permettere a noi di salvare Atena, ma la sua perdita mi è comunque insopportabile.
L’ho visto morire due volte.
Entrambe per permettere a noi, a me, di proteggere Atena.

È come se lo avessi ucciso io per la seconda volta.

Quante altre morti dovrà sopportare la mia coscienza?
Sospiro, appoggiandomi alla calda parete dell’abitazione concessa a noi cavalieri per essere  più vicini possibile alla dea.
Per poter accorrere in caso di necessità.

È una sensazione che trovo in qualche modo sgradevole, il calore che si diffonde velocemente lungo la mia schiena.
Trovo che la Grecia sia decisamente troppo calda.

Mi stacco dalla parete velocemente, aprendo la porta della mia stanza con un gesto esasperato e dirigendomi nella stanza accanto, la cucina, per prendere qualcosa di freddo da bere.

Non mi meraviglio di trovarci Shun ed Ikki.

Il primo comodamente seduto al tavolo intento a sorseggiare una bevanda.
Immagino sia thè.

Il secondo poggiato al ripiano in marmo della cucina, un’espressione che definirei preoccupata in volto.

Preoccupato.
Chi non lo è in questo periodo?
Dannazione, Saori, perché ci tieni a distanza?

Sa benissimo che non esiteremmo a dare la vita, pur di tenerla al sicuro.

E probabilmente è proprio per questo che si comporta in questo modo.

Ma, infondo, io sono già morto.
E mi sono privato della vita io stesso, lentamente, combattendo in nome di Atena.

La prima ferita me la sono procurata al grande tempio.
Uccidendo il mio maestro.
L’uomo a cui dovevo tutto.

La seconda ai piedi della colonna di nettuno.
Privando della vita un mio compagno. Un amico.

E poi, ancora, nell’ade.
Ho assistito impotente alla morte dei cavalieri d’oro.
Incapace di fare qualcosa per salvarli.

Quante altre volte dovrò ferirmi, prima della fine, prima dell’ultimo canto?

Afferro una bottiglia d’acqua dal frigo, facendo un cenno col capo ai due cavalieri nella stanza, prima di uscire.
Una passeggiata non mi farà di certo male.
E magari riuscirà a distrarmi da questi pensieri.

Mi addentro in una delle poche zone alberate di Atene, per trovare conforto nell’ombra delle alte fronde.

Di certo non mi sarei mai aspetto di trovarci Marin.
Lei, di solito così pacata ed orgogliosa, ora è accasciata al suolo, che prende a pugni ripetutamente.
Non lo fa con forza, ma immagino stia lì da molto tempo.

Le mani hanno cominciato a sanguinare.

“Marin.”

Pronuncio il suo nome senza alcuna particolare inflessione.
Solo per richiamare la sua attenzione.

Alza la testa, i capelli che ricadono disordinati sulla maschera inespressiva.
Stringe i pugni con forza, restando in quella posizione, quando mi avvicino.

Le porgo la mano restando in piedi, guardando un punto indefinito davanti a me.
Capisco il suo dolore.
Perdere una persona cara, una persona amata, non è qualcosa dalla quale ci si riprende facilmente.

È una sensazione che ho provato fin troppe volte.

Prima tra tutte per la perdita di mia madre.

“Avanti.”

È l’unica parola che lascia le mie labbra.
Trovo che sia stupido cercare di consolarla con lunghi discorsi.
Sarebbe del tutto inutile.

Prende la mia mano, e lascia che io la aiuti ad alzarsi.
Non si preoccupa di togliere la terra dai suoi indumenti,  come non si cura minimamente delle ferite sulle nocche.

Mi sorpassa semplicemente, sussurrando un grazie a mezza voce.

Non mi volto per osservarla andare via.
Riprendo a camminare a mia volta,  senza una meta ben precisa.
Andando semplicemente avanti.
 


Salve a tutti!
Lo so, ho aggiornato velocemente. Si, è un miracolo. Non abituatevi x°D
Spero non sia un completo disastro e soprattutto spero che i personaggi non risultino eccessivamente OC >.<
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la fic nelle seguite e nelle ricordate e/o hanno recensito <3
A presto -si spera- <3 
 
  
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