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Autore: Cosorinco Perrato    19/01/2013    13 recensioni
Non scegliamo noi di chi innamorarci,
Non siamo noi a comandare il cuore,
Ma quando un ragazzo ti prende corpo e mente,
Allora puoi dire di esserti davvero innamorata,
Ed io,
Ero innamorata di mio fratello.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbaam, un colpo. 
Boom, un altro.
Mi chiusi velocemente in camera come un codardo, me ne stavo lì con la testa tra le gambe, i gemiti e le grida strozzate di mia madre, le mani di quello che consideravo padre su di lei, violente, che come ogni giorno da qualche anno lasciavano lividi violacei sul suo corpo e su quello di mia sorella.
Ed era proprio quello che mi preoccupava: mia sorella. Dov’era ora?
Sapevo che quando avrebbe finito con mamma avrebbe preso anche lei, come ogni volta.
E io stavo in camera.
Stavo in camera con la coda tra le gambe, e non facevo niente, e mi sentivo inutile.
Dei colpi, poi più nulla, il silenzio più totale.
Alzai lentamente la testa, le lacrime mi stavano solcando il viso come fiumi, aprii la porta e guardai per il corridoio: mia madre era per terra, quel verme non c’era, probabilmente stava prendendo la sua dose di cocaina, poi avrebbe continuato con Winter.
Era cominciato tutto quando mia madre, presa da un attacco di rabbia, ha sfuriato contro mio padre, da quel momento lui è entrato nel circolo vizioso della droga, picchia mia madre e mia sorella Winter da anni e loro non vogliono denunciarlo per paura. E io? Io ho passato ogni singola serata con le mani alle orecchie per non sentire le loro urla strazianti.
Lo so, non è stata una vita facile, e come fratello e figlio mi sento inutile.
Mi avvicinai al corpo di mia madre, perdeva sangue dal naso e aveva segni di lotta ovunque.
Vedere la propria madre così, non è il massimo della bellezza, sentivo come se tutto fosse colpa mia, avevo diciassette anni e non sapevo proteggere mia madre, ero inutile, completamente inutile.
Mi guardò negli occhi e mi sorrise, un sorriso spento, un sorriso che diceva tutte le botte che aveva presto, che dimostrava che sarebbe crollata da un momento all all’altro.
« Mamma.. » sussurrai, prendendo il suo viso tra le mie mani: piangeva. « Mamma ti prego dimmi qualcosa.. » e ormai piangevo anche io.
« Boo.. Proteggila. Winter, è nascosta in soffitta, proteggila, sempre. Vi voglio bene.. » e dopo aver tossito sangue, lasciò che il suo corpo cadesse tra le mie braccia come un peso morto.
Sen’era andata, e io non avevo potuto fare nulla per impedirlo. Mi sentivo stupido, insulto.. Come avrei potuto proteggere mia sorella se non ero riuscito nemmeno a salvare mia madre, che era la persona più forte del mondo?
« WINTER! » sentii la voce di quello schifoso, piena di rabbia che cercava mia sorella. Presi velocemente mia madre sulle spalle e la portai in camera, dopo aver adagiato il corpo sul letto, mi diressi da dove proveniva la voce.
Lo avrei affrontato, non sarei stato con le mani in mano un’altra volta, dovevo salvare l’unica persona su cui potevo fare affidamento in quel momento.
Camminai velocemente per il corridoio, lui era vicino alla soffitta, che cercava la ragazza che intelligentemente era nascosta bene nel sottotetto.
« papà.. » fui schifato nel pronunciare quelle parole. Ormai lo osavo più con tono dispregiativo, quell’uomo, non era mio ‘papà’. non più.
« Guarda un po‘ chi c‘è qui.. Hai per caso voglia di finire come tua madre? Io l‘amavo, e lei? Hai visto come mi ha trattato? HAI VISTO? » ho visto solo i suoi occhi spegnersi, coglione!
Continuò a cercarla non calcolandomi, poi iniziò di nuovo a gridare il suo nome, a chiamarla per soprannome, a dirle ‘ti amo’. era un maniaco, non era nostro padre. 
Ormai non riuscivo più a vederlo in faccia, senza pensare ai corpi distrutti delle due donne più importanti della mia vita.
Lo rincorsi, mentre apriva la soffitta e iniziava a cercarla, l’avrebbe trovata da un momento all’altro. E infatti, quando la trovò ridacchiò e la strattonò per un braccio, tirandola su.
« ti diverti a giocare a nascondino, eh? » continuava a beffeggiarla, iniziando a prenderla a schiaffi. Mi stufai, mentre lei mi guardava supplicante, presi un vecchio vaso, lo alzai sulla mia testa per poi buttarlo avanti, fino a spaccarlo sulla testa di quell’uomo.
Cadde a terra, svenuto. Lo guardai per un po’, poi presi il telefono e chiamai la polizia. Doveva stare il più lontano possibile da noi.
Corsi incontro a Winter, che stava stesa sul mio letto accanto al corpo ormai senza vita di nostra madre, e piangeva, piangeva abbracciandola, baciandola, scusandosi con lei per colpe che non erano nemmeno sue. Mi distruggeva vederla così.
Siamo sempre stati il punto debole della famiglia, quello di cui parlar male, per nostro padre, e per il fatto che io e mia sorella fossimo inseparabili.
Eravamo i ‘gemelli perfetti’, tra noi c’era un legame che non avevano mai visto ,probabilmente. Qualsiasi cosa facevo io, senza volerlo la faceva anche lei. Da piccoli volevamo sposarci, avere tanti bambini e diventare due attori. E nostra madre mi diceva sempre ‘da grandi potrete proteggervi a vicenda, sarete sempre insieme’. lei aveva previsto tutto, lei era in crisi con papà da anni ormai.
E ora che avevamo diciassette anni, senza genitori, come diavolo avremmo fatto?
Alzò quei suoi occhi azzurro cielo verso di me, colmi di lacrime salate, che fecero venire voglia di piangere anche a me.
Corsi verso di lei, abbracciandola mentre scoppiavamo in un pianto isterico. Nel frattempo, arrivò la polizia e un ambulanza, ma per la mamma,non c’era niente che avremmo potuto fare.
Era andata via, lasciando due ragazzi sulla loro strada indefinita.
 
« Lou..? »  « Mh..? » Eravamo in casa da soli, avevamo passato la notte in bianco,abbracciati, sotto le coperte a piangere. « che faremo adesso? » che avremmo fatto adesso? Bella domanda.
Feci spallucce e le accarezzai i lunghi capelli castani. 
Le persone dicevano che si vedeva lontano un miglio che eravamo fratelli: occhi azzurri, capelli castani e lineamenti dolci, ma io pensavo che il suo sorriso fosse il migliore dei due, almeno, riusciva a farmi stare sempre bene.
« Boo.. Ho paura. » ma tra i due, lei era quella più fragile, dopo le botte, dopo le minaccie, lei era crollata lasciando spazio ad una ragazza terrorizzata dai cambiamenti. Le baciai la fronte stringendola più a me. « non devi più averne, ti prometto che ci sarò io con te. » « sempre? » « sempre, si. » mi sorrise, per la prima volta dopo l’ “incidente”.
Squillò varie volte il telefono fisso, alla fine allungai un braccio al tavolino davanti a noi nel salotto e risposi.
“ Pronto? “   “ Louis, tesoro, sei tu?”  “Zia Katy.. “  “ Louis, domattina vengo a casa vostra, dobbiamo parlare, voi come state?”  Guardai mia sorella che si stava lentamente addormentando. “distrutti.” riattaccai senza aspettare risposta. Mia zia, seppur sorella di mia madre, era completamente diversa, e odiavo quella donna.
Iniziai a pensare realmente che Winter fosse il mio unico punto d’appoggio.
Mi addormentai anche io, dopo di lei, sognando mia madre, il suo sorriso, i suoi occhi, le sue labbra, sognai qualcosa che non avrei mai più potuto rivedere.
 
 
« Winter.. Sveglia.. » mossi di poco il corpo di mia sorella, che dormiva ancora sul divano mentre io avevo già fatto colazione. Ma era ovvio che non volesse svegliarsi. Si alzò di malavoglia e mi accennò un sorriso.
« Louis.. Posso chiederti una cosa? » annuii. « Che ti.. Che ti ha detto.. Lei.. Prima di.. Andarsene.. Insomma.. » le presi le mani e le baciai la fronte. Era bellissima. « che devo proteggerti. E lo farò. » mi baciò la fronte e si aggrappò a me in un abbraccio.
La porta si spalancò, facendo passare la figura di nostra zia Katy, con una borsa leopardata e dei tacchi che al solo sfioramento sol pavimento causavano un terremoto. Si, era zia Katy.
Ci abbracciò entrambi, poi decise di arrivare dritta al punto.
« Ragazzi, vi ho chiamati per parlarvi di quello che accadrà adesso.. Il funerale della mamma sarà tra tre giorni, poi voi siete ancora minorenni, dovrete rimanere in affidamento a qualcuno fino alla maggiore età.. Pensavo di rimanere qui con voi. » guardai a lungo mia sorella in cerca di aiuto. Non volevo minimamente mia zia in casa, soprattutto in quel momento.
« Ogni cosa a suo tempo, zia.. » rispose Winter, mettendomi una mano sul ginocchio in segno di conforto. Le strinsi la mano prendendola nella mia.
 
Stavamo entrando a scuola alla seconda ora, non potevamo saltare, seppur volendo, erano gli ultimi due anni e sapevamo quanto la mamma ci tenesse a farci finire il liceo, lo stavamo facendo per lei, lei non ci avrebbe mai voluti vedere a casa ad abbandonarci a noi stessi, e anche se faceva male, dovevamo affrontarlo prima o poi.
« Tomlinson! » Una voce ci chiamò da dietro. Non capimmo chi stesse chiamando dei due, poi voltandoci vedemmo Eleanor, una mia compagna di classe. « Lou, ciao! » cercava me.
« Ciao.. » Disse poi, rivolta a mia sorella che la guardava « ..Winter.» concluse Winter, capendo che non si ricordava manco il suo nome.
« Si bhe, volevo farvi le condoglianze e se vuoi, Lou, io ci sono, puoi confidarti con me.. » Non lo avrei mai fatto, ma per essere gentile le sorrisi semplicemente, poi presi la mano di mia sorella e entrammo a scuola, sotto gli occhi di tutta la scuola.
Quando tornammo a casa, mi feci una doccia veloce e poi la raggiunsi sul divano, a vedere la televisione.
Trettenni le distanze.
Piccolo particolare che dimenticavo: erano giorni che tra me e mia sorella i rapporti erano strani, ero io che la stavo allontanando. Motivo? Ogni volta che le prendevo la mano il cuore accellerava, ogni volta che la sfioravo sentivo qualcosa dentro, guardando i suoi occhi riuscivo a perdermici dentro. Avevo passato una vita con quella ragazza, eravamo stati incollati in tutto e per tutto, era stata la mia prima cotta, già, mia sorella gemella, nata un ora dopo di me, era stata la mia prima cotta. E anche l’ultima.
Non avevo più provato quelle cose per nessuna, era come se nei volti delle altre vedessi sempre il suo.
E la cosa peggiore, era che tutto quello, era un errore, un errore pericoloso e sbagliato.
 
 
SPAZIO AGLI UNICORNI E AGLI ARCOBALENI GENTE!
SALVE.
MI CHIAMO ANGELICA E NON HO UN PENE DA FARE NELLA VITA,COSì SCRIVO FF.
BHE, QUESTA è LA MIA NUOVA TROVATA :’D UNA COPPIA FRATELLOSORELLAGEMELLI(?)
SPERO VI PIACCIA, CI TENGO A DIRE CHE DAL PROSSIMO CAPITOLO PARTIRò COL PUNTO DI VISTA DI WINTER.
MI SCUSO SE IN QUESTO CAPITOLO SUCCEDONO TANTE COSE(?) IN POCO TEMPO, MA NON VOLEVO SOFFERMARMI TROPPO SULLA MADRE QUANTO SUL LORO RAPPORTO CHE ANDRà A COMPLICARSI SEMPRE Più.
SPERO DI AVERVI ISTIGATE A CONTINUARE A SEGUIRMI, E SE NON HA FUNZIONATO(?), SCRIVETE UNA RECENSIONE CON ‘SEI PEGGIO DI UN CACTUS NELL’OCEANO’, COSì MAGARI ME LA METTE COME RECENSIONE CRITICA(?) :’D
LASCIATE TANTE RECENSIONI, VI PREGO, HO MESSO TEMPO A PENSARE AD UNA STORIA COMPLICATA ASSAI C’: 
BHE, CHE DIRE, GLI SPAZI AUTRICE, SE VE LO STESTE CHIEDENDO, SARANNO TUTTI COSì: INSENSATI.
QUIIINDI, CIAO A TUTTE BELLISSIME, AL PROSSIMO CAPITOLO U.U
  
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