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Autore: EsseEffe    29/01/2013    0 recensioni
La storia complicata, ma nel contempo struggente, di due ragazzi adolescenti, Greta e Alessandro, impiantata su una semplice, ma essenziale, data: il 6 novembre.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SEI

 

24 gennaio 2013
tu sei,non sei più quel che eri un tempo e ora sei quel che c'è
di diverso da me
..e pensare a quanto tradirono tutti quei baci
che tolsero via dalle bocche le frasi che avremmo voluto gridare
per convincerci che di amarci noi non ne saremmo mai stati capaci
e allora tu spiegami dei nostri baci il senso
e se un senso lo trovi dimmi almeno qual è
,
dimmi se c'è..

 
«’Tu sei, non sei..’» cantava Greta. Stava ascoltando il cd che quasi tre mesi prima le aveva regalato Alessandro.
«Gre, così fai mettere a piovere e stasera niente concerto.» la prendeva in giro la mamma.
«Quanto sei divertente! Comunque tranquilla, è al chiuso. Tu, piuttosto, pensa a guidare.» controbatté la ragazza.
Le due stavano andando a Milano: la mamma di Greta doveva fare delle commissioni e ne approfittò per accompagnarla; quella sera avrebbe dormito da Alice dopo essere stata al concerto dei negramaro con Alessandro.
«Signorina, vediamo di moderare le parole, se no niente concerto.» la provocò.
«Occhei, occhei, starò muta come un pesce.» promise Greta.
«Con chi vai al concerto, se ad Alice non piacciono i negramaro?»
«Ehm..» sospirava Greta. Non le aveva raccontato nulla di Alessandro.
La mamma era una donna giovane, quindi con una mentalità abbastanza aperta. A Greta piaceva confidarsi con lei, raccontarle delle sue storie, dei suoi amori e l’aveva sempre fatto. Lei stava in silenzio per tutta la durata del suo racconto, e solo alla fine le esponeva i suoi punti vista, come la pensava, le dava dei consigli e ovviamente le solite raccomandazioni. Le aveva raccontato anche di Christian, e alla fine la mamma le aveva detto che non era un ragazzo che le ispirava fiducia e non le piaceva molto, ma l’importante era che lei fosse felice e che lui non la facesse soffrire. Una volta finita quella storia, Greta si era confidata con la mamma come se fosse un’amica, e lei non solo era sollevata per il fatto che fosse finita ma anche e soprattutto perché era stata lei a decidere di chiuderla lì, e quindi non avrebbe sofferto molto.
Greta nell’ultimo periodo aveva sempre pensato di raccontarle di Alessandro, e per vari motivi. Principalmente perché riteneva che fosse il suo primo vero amore, ed una cosa tanto importante voleva assolutamente condividerla con la mamma. Da questo motivo scaturiva il problema, più che motivo, ormai esistenziale per Greta, del fatto che Alessandro non si decideva a lasciare la ragazza. Non sapeva cosa fare! Se lasciarlo e rinunciare, in questo modo, a quello che credeva fosse l’amore della sua vita. Oppure continuare a condividere un ragazzo con un’altra ragazza nell’attesa che lui la lasciasse una volta e per sempre. Alice glielo ripeteva continuamente che doveva dargli un ultimatum e lei era d’accordo con lei, voleva farlo, ma non ci riusciva. C’aveva provato ma non riusciva a lasciarlo.
Ora che si presentava l’occasione, credeva che fosse il momento perfetto per parlarle di Alessandro e così fece.
«Mamma, è da qualche mese che frequento, esco, insomma non so come definirlo. Ecco, sto. Sto con un ragazzo. Ed andrò con lui al concerto..»
«E chi è?» domandò la madre che stava iniziando mostrare i primi segni di rabbia.
Greta iniziò il racconto partendo da quel sabato pomeriggio in duomo e alla scommessa, quindi al concerto, alla’uscita la sera stessa, alle regole, alle corse in motorino, alle miriadi di bigliettini che trovava dappertutto.
Pensò bene di omettere il weekend trascorso in montagna, altrimenti quella sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe detto in vita sua.
La mamma era entusiasta nel vedere gli occhi di Greta che brillavano quando descriveva lui e le cose che faceva, e le mani che si contorceva per l’emozione. In effetti, soltanto in quel momento si rese conto che in quel periodo Greta era cambiata, era diversa: più felice, attiva, sorridente, con gli occhi che parlavano.
«Sei innamorata?» le chiese, sorridendo.
«Sì, mamma, davvero tanto. Però c’è un problema.» disse la ragazza.
«E qual è?» domandò perplessa.
Le raccontò di Cristina. E mentre lo faceva scoppiò in lacrime, come faceva spesso, quasi ogni giorno.
«Non so cosa fare, mamma. Non so se lasciarlo o meno, non so se considerare questa una dimostrazione che forse lui non ci tiene poi così tanto a me. Non lo so, non so niente.» singhiozzava Greta.
«Tesoro, non piangere. Nella mia borsa ci sono dei fazzoletti e dell’acqua. Prendili e riprenditi, così ne parliamo con più tranquillità, dai.»
Intanto la mamma si era fermata ad un autogrill. Aveva fatto benzina ed era scesa per comprare qualcosa al bar.
«Tieni.» tornata, le porse un Twix, sorridendo. Era il suo snack preferito, e la mamma la conosceva troppo bene.
«Grazie, mamma.»
«Va meglio?» le chiese.
«Sì, grazie.»
«Vieni qui.» si avvicinò per abbracciarla.«Da quanto mi hai raccontato è un bravo ragazzo e dalle cose che sta facendo sembra tenerci a te. Certo dovrebbe fare una sola cosa, la più importante, ma magari è davvero difficile per lui. Tieni conto che dura da due anni la loro storia, non da due mesi. Aspetta un altro po’, se vedi che lui non si decide allora gli dai un ultimatum, come giustamente dice anche Alice. Se nemmeno dopo l’ultimatum prende una decisione allora chiudi questa storia. Sai quanti ne troverai ancora! Più belli, più intelligenti, più simpatici.» sorrise la mamma per sollevarle l’umore.
«Grazie, mamma.» l’abbracciò Greta così forte da lasciarle i segni.
«Dai, andiamo. Siamo già in ritardo.» disse la mamma staccandosi dall’abbraccio e dandole un bacio sui capelli.
Mise in moto la macchina e partì. Dopo meno di dieci minuti erano a Milano.
La mamma lasciò Greta sotto casa di Alice con un bacio. «Mi raccomando stasera, divertiti. E domani per l’1 a casa!»
«Sì, certo. Ciao, ciao, mamma.» la salutò Greta.
Prese l’ascensore, ed una volta arrivata al piano, bussò alla porta.
«Salve, signora. Tutto bene?» salutò cortesemente Greta.
«Ciao, Greta. Tutto bene. Alice ti aspetta in camera.»
«Grazie.» disse, precipitandosi dall’amica.
«Ciao, Ali. Sei pronta?»
«Gre, ciao, finalmente. In realtà non so cosa mettere.. Lui che tipo è?»
Di lì a poco sarebbero dovute uscire con Alessandro ed un suo amico, Marco, per far conoscere i due amici. Era stata un’idea di Alessandro, e Greta la reputò buona poiché da tempo Alice aveva voglia di uscire con qualcuno.
«Ma infila un jeans ed una maglietta. Andrà benissimo.» le consigliò Greta.
«Va bene. Tu sei pronta per stasera?» domandò all’amica, vestendosi.
«Ovvio, prontissima! Non vedo l’ora, se poi lui mi desse anche la tanto attesa notizia, sarebbe la giornata perfetta, ma ne dubito fortemente.» disse lei, guardando l’amica vestirsi di fretta e furia.
«Lo spero davvero per te, Gre. Dai, andiamo, è tardi.»
Greta acconsentì e, salutati i genitori dell’amica, scesero di corsa le scale. Presero la metro e dopo cinque minuti erano in duomo. Le attendevano i due ragazzi.
Greta ed Alessandro si salutarono in maniera affiatata a differenza degli altri due che non si erano mai visti nella loro vita.
«Marco, lui è Alice. Alice, lui è Marco.» ruppe il ghiaccio per loro un Alessandro, come sempre, intraprendente.
I due si strinsero la mano dicendo il solito ‘piacere’.
Greta li guardava incuriosita. Soprattutto lui, che aveva visto una mezza volta fare lo stupido quel 6 novembre in quello stesso posto. Riguardandolo meglio, era davvero un bel ragazzo. Certo con caratteristiche diverse da quelle che preferiva Greta. Biondo, capelli corti ed ordinati, occhi azzurri, labbra sottili e fisico simile a quello di Alessandro, ma per il resto il suo esatto opposto. Classico principe azzurro, insomma. Perfettamente accordato quindi alle caratteristiche fisiche di Alice.
Aspettate, aspettate, ma voi non sapete com’era Alice fisicamente. Avete presente Pippi Calzelunghe? Ecco, quel genere lì! Capelli rossi, spesso raccolti in una treccia o sciolti ondulati, lentiggini dappertutto, occhi blu. Era alta e magra, ma con le sue forme, proporzionata, insomma. Bellissima, in una parola. A tal punto da essere stata anche chiamata per servizi fotografici da stilisti di un alto calibro, ma lei aveva sempre rifiutato perché non le piaceva quel mondo, a differenza di Greta, che l’adorava.
Sembravano carini insieme, pensava. E sperava che, se la cosa fosse andata in porto, lui non l’avrebbe fatta soffrire, come aveva fatto qualcun altro, di cui non voleva ricordare neanche il nome.
Fecero un giro per il centro. Greta ed Alessandro camminavano abbracciati pensando all’imminente concerto che li aspettava. Di quella notizia nemmeno l’ombra, ovviamente.
Marco e Alice, invece, camminavano a pochi centimetri di distanza, parlando ininterrottamente tanto che ad un tratto i primi due si chiesero di cosa parlassero dopo tanto tempo.
Dopo un po’ decisero di fermarsi a prendere qualcosa ad un bar nei dintorni. Chiacchierarono tutti e quattro per un bel po’ di tempo, si divertirono e Greta era sempre più convinta che Marco era perfetto per l’amica: era simpatico, dolce, scherzoso.
«Gre, dobbiamo andare o faremo tardi.» disse Alessandro, interrompendo Marco che stava raccontando un loro aneddoto a scuola con la professoressa di greco.
«Sì, vero. Allora, ciao Marco, è stato un piacere conoscerti.» lo salutò, poi rivolgendosi all’amica disse:«Ciao, Ali, ci vediamo dopo a casa.» stampandole un bacio sulla guancia, poi ancora all’orecchio:« Mi raccomando, e dopo voglio sapere tutto!»
«Certo, certo. Ciao Gre, ciao Ale, divertitevi!»
«Sicuro!» risposero in coro i due, sorridendo.
Se ne andarono lasciando Marco e Alice da soli. Si piacevano, anche loro.
«Sei pronta?» chiese Alessandro con un sorriso a trentadue denti uscendo dal bar.
«Sono nata pronta!» scherzò lei.
  
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