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Autore: Allie__    29/01/2013    2 recensioni
La situazione, la tensione, vederlo così.. gli aveva fatto salire il sangue al cervello e quella che lei, aveva interpretato come gelosia, aveva fatto venire a galla la sua, che aveva represso per anni.
«Io..» non riuscì a dire altro, che il resto delle parole le morirono in gola.
«Tu come al solito non finisci le frasi. Ma sai una cosa, non abbiamo più 3 anni..» la guardò per un attimo «..direi che tu non hai più bisogno di me e io penso di aver più nessun bisogno di te» e così dicendo uscì sbattendo la porta.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 1.
 





La luna era alta nel cielo e piena in tutta la sua bellezza e sfumature.
Nessuna nuvola intralciava la sua presenza in quel cielo quella notte, a farle compagnia e da spettatori con lei c'erano solo un miliardo di puntini lucenti, piccoli frammenti che vagavano nello spazio, ma che agli occhi di una persona risultavano uno dei più belli spettacoli che si poteva desiderare di vedere la notte. Infatti, tutti i cittadini di Atlanta, si trovavano distesi placidamente sull'erba dell'enorme prato, situato al centro della grande città, dove potevano ammirare e scrutare il cielo, nell'attesa che qualcuno di quei puntini luminosi cadesse, provocando dietro di se una lunga scia, da permetterli così di esprimere il tanto agognato e ben scelto desiderio, con la speranza che si avveri.
Tra tutte quelle persone c'era una ragazza, che se ne stava appoggiata con la schiena contro un albero e con il viso rivolto verso l'alto con la speranza di vedere qualcosa, le braccia incrociate sotto il seno e con un piede appoggiato contro la corteccia dell'albero.
Evie, aveva sempre adorato il giorno di san Lorenzo, adorava trovarsi con i suoi amici e stendere le coperte nel giardino sul retro sotto il grande salice  e restare per ore con il naso rivolto all'insù, urlando di gioia appena una stella cadente li passava sopra la testa e chiudeva forte gli occhi , concentrandosi sulle parole che voleva formulare.
Ricordava ancora, anche se vagamente quando accadde l'ultima volta e ricorda ancora le esatte parole che aveva pronunciato. Ma da allora erano passati anni e molte cose erano cambiate. Aveva abbandonato la fredda Germania per trasferirsi in America, la tanto agognata e sognata America, lasciandosi alle spalle tutto e tutti, ma soprattutto la sua vecchia vita. Si san Lorenzo era il suo giorno preferito dell'anno, o almeno lo era stato.
Ogni volta che arrivava quel giorno, il suo pensiero tornava indietro di due anni quando aveva visto il suo migliore amico uscire da casa sua come una furia e sbatterli la porta in faccia.
Se lo ricordava come se fosse ieri e all'improvviso tutto le tornò alla mente come un flashback. 






 
Era eccitata come non mai, era finalmente arrivata la sera di san Lorenzo e come al solito voleva che ogni cosa fosse perfetta. Perchè per Evie ogni san Lorenzo era come il natale, era un giorno che aspettava con ansia ogni anno e lo avrebbe passato come al solito con il suo migliore amico, dove avrebbero prenso ogni genere di schifezza presente in casa e si rintanavano sotto il grande salice nel giardino sul retro con una coperta, allestendo una sottospecie di piknik notturno e restavano li fino a notte fonda con il naso all'insù sperando di vedere qualche fascio di luce. 
Aprì il piccolo armadio che si trovava in corridoio e dopo averci frugato dentro per qualche istante, trovò la coperta che stava cercando e scese al piano di sotto, dirigendosi subito in cucina per preparare tutto quello che serviva per il loro "piknik" . Non era ammesso niente che non fosse ricoperto di cioccolato o che fosse per la maggior parte composto da zucchero. Insomma ogni genere di cibo sano era abolito. 
Stava finendo di prendere da uno scaffale della dispensa un sacchetto di patatine quando per tutta casa si propagò un sonoro DLING DLONG. Corse alla porta e aprendola si ritrovò davanti il sorriso mozzafiato del suo migliore amico. 
«Sei in ritardo, perciò dovrei farti rimanere a digiuno stanotte..» gli disse Evie incrociando le braccia al petto, trattenendo a stendo una risata. 
«Non lo faresti mai» replicò lui continuando a sorridere. 
«Kaulitz non mi sfidare, avrei anche il coraggio di mangiami tutto quel ben di dio davanti ai tuoi occhi senza farti toccare neanche una bric..» Non riuscì a terminare la frase che si sentì sollevare da terra e presa come un sacco di patate da Tom.  
Subito iniziò a muoversi, battendo le mani chiuse a pugno contro la sua schiena e a muovere freneticamente le gambe. 
«Tom mettimi giù!..Lasciami,lasciami!» 
«Come desidera»e non fece in tempo a dire qualcosa che si ritrovò con la faccia contro un cuscino del divano e la risata di Tom che si allontanava, mentre quest'ultimo andava verso la cucina.
«Oh no, oh no.. tu questa me la paghi!» mormorò alzando lo sguardo verso la cucina e alzandosi di scatto dal divano e arrivando in cucina lo trovò di spalle e gli saltò addosso attaccandosi a lui come una zecca e sfilandogli il capello. 
«Ma che cazz.. Ragazzina tutto ma il capello no! Lo sai» girò appena la testa di lato e le lanciò un'occhiata con un sopracciglio inarcato. 
Evie a sua volta gli rispose mostrandogli la lingua e la pallina colorato che sbucava su di essa, dimenticandosi di quel piccolo particolare e scese dalle sue spalle, facendo il giro del tavolo per raccattare tutta quella roba che qualche minuto prima aveva ammucchiato li sopra. 
«E quella da dove sbuca?» chiese subito Tom, riferendosi chiaramente alla pallina. 
«Questa..» ritirò fuori la lingua indicandosela «è sbucata oggi pomeriggio, ma non dire una parola, non lo sa ancora nessuno, tranne te ora»
«Ragazzina tu sei tutta pazza, un giorno di questi ti ritroverò all'ospedale per colpa di qualche infezione» Tom scosse la testa, incrociando le braccia al petto guardandola, ma lo sguardo gli cadde casualmente proprio sulla bocca di Evie dove, con le labbra mezze socchiuse vedeva la lingua della ragazza muovere quel piercing.
Evie, che non si era accorta di niente, si era solo espressa con uno sbuffo per l'affermazione dell'amico e si era presa  addosso tutto il cibo, che ovviamente era più quello che finiva a terra di quello che riusciva effettivamente a tenere. Istintivamente alzò lo sguardo su Tom che era ancora immerso in uno stato di trans tutto suo. 
«Ma guarda, non ti scomodare ad aiutarmi con tutta questa roba, me la cavo eh.»disse sarcasticamente, lanciandogli un'occhiataccia.
Quelle parole, anche se non erano arrivate chiare al suo cervello, riportarono Tom sulla terra, guardandola come stralunato. 
«Che hai detto?» chiese cercando di sembrare il più normale possibile. 
«Ci sei o ci fai, stasera? Mi aiuti o cosa?» chiese lei, battendo ripetutamente un piede a terra, non capendo cosa gli fosse preso. 
«Ehm.. si, si scusa»



Il cielo era tempestato di piccole lucine che sembravano li apposta per loro e ogni tanto qualcuna gli offriva uno spettacolo stupendo. 
 
Tom era sdraiato a pancia in su, con Evie appoggiata al suo petto che dormiva. La strinse di più a se, rivolgendo lo sguardo la cielo. Ancora non gli era chiaro perchè prima i suoi occhi gli avevano fatto vedere Evie in modo diverso; lei era la sua migliore amica da quando avevano 3 anni, non stava ne in cielo ne in terra che lui potesse anche solo pensare di poterci provare con lei anche perchè lei sicuramente lo vedeva solo come un amico o ancora meglio come un fratello.  Gli sembrava una grande idiozia e per un attimo si era quasi convinto di essersi fatto qualcosa prima di uscire di casa e che quella era la causa, ma si rese subito conto che lui era cosciente di testa, forse fin troppo. 
I suoi pensieri furono interrotti dalla vibrazione di un telefono e dopo aver controllato se non era il suo si rese conto che era quello di Evie. Fece finta di niente tornando a guardare il cielo, quando dopo poco il telefono vibrò ancora e ancora. Si era stufato di quel rumore e gli era salita pure una certa curiosità nel scoprire chi a quell'ora. Afferrò il telefono di Evie, che si trovava poco più in la dal corpo della ragazza. Sul display  appariva che aveva ricevuto 3 messaggi e dopo aver inserito la password di sblocco, che ovviamente lui sapeva, aprì il primo messaggio, ma prima ancora di leggerlo si bloccò. Cosa sto facendo? pensò all'inizio, ma poi lo sguardo gli cadde sul testo del messaggio. 

"Non vedo l'ora che sia domani, questa volta sappi che non mi sfuggi piccoletta
Paul." 
 
Un moto di stizza e odio per chiunque fosse il mittente si prese possesso di lui. Solo lui poteva usare quei nomignoli con lei e poi chi era questo? Lei gli diceva tutto, ma non si ricordava proprio che lei avesse nominato un certo Paul o che si vedesse con qualcuno. 
Non fece in tempo a leggere gli altri due messaggi che sentì il corpo di Evie muoversi e i suoi occhi puntarsi nei suoi con evidente rabbia. 
«Che ci fai con il mio cellulare in mano?» chiese infatti, guardandolo con un sopracciglio inarcato. 
«Com'è che tu non mi dici più le cose?» chiese a sua volta Tom, con stizza. 
«Ma di che stai parlando?» Evie non capiva, che si era persa qualcosa mentre si era appisolata? a quanto pare la risposta stava sul telefono che mostrava la pagina di un messaggio, che Tom gli aveva subito messo sotto gli occhi, senza proferire parola. 
 
«Ah Paul..»accennò un lieve sorriso «..e dove sta il problema? lo conosci anche tu.» 
«Paul? Quel Paul?» chiese strabuzzando gli occhi «spero che sia uno scherzo, lo sai che tipo è?» 
«So solo che mi trovo bene con lui e di droga e tutte le altre cose che girano su di lui non ne ho viste..» lo guardò, tirando un profondo respiro «è proprio perchè sapevo la tua reazione che non ho voluto dirtelo, per lo meno non subito, ma te ne avrei parlato..» aggiunse subito dopo, vedendo che Tom si era alzato in piedi e si stava sistemando la felpa. 
«Certo, me ne avresti parlato magari quando ti avrebbe usata o peggio e al peggio non voglio neanche pensarci.» disse guardandola, per poi muovere qualche passo per allontanarsi. 
«Do-dove stai andando?» chiese titubante Evie sperando che non se la fosse presa e che magari se ne stava solo andando a prendere qualcosa da bere. 
«A casa, non voglio disturbare mentre parli con lui e poi ho delle valige da finire di preparare.» disse mentre raggiungeva la porta ed entrava in casa. 
«Valige? che valige?» chiese stupita Evie, alzandosi subito in piedi e raggiungendolo lo afferrò per la maglia e lo fece girare verso di se. «Che valige? di che stai parlando?» 
«Cominciamo il tour tra 2 giorni, vedo che te ne sei pure scordata.» si voltò di nuovo, raggiungendo la porta d'entrata. 
«I-io pensavo..» aveva gli occhi pieni di lacrime, ma non voleva piangere.
Tom aprì la porta e si voltò a guardarla prima di varcarla. 
«Tu pensavi ad altro, che non ti è importato. Non c'è problema davvero.» 
Lo sgurado che Tom le stava riservando, il modo in cui la guardava, era davvero troppo per lei, non avrebbe retto ancora per molto con quegli occhi puntanti su di lei in quel modo, non dopo che già a stento tratteneva le lacrime.
«Tom, da-davvero credevo che avevamo più tempo io non..» 
«Tu non cosa? COSA? Eri troppo impegnata a farti scopare da quello per pensare che me ne sarei andato tra  pochi giorni?» 
«Lo sai che sei la cosa più importante e..» cercò di ricomporsi un attimo. «..non fare tanto l'offeso per sta cosa, che dovrei dire allora di tutte quelle che ti scopi tu? le usi e le getti come cambiare le mutande!»
«E ora cosa cazzo c'entra questo?»
 
Già Evie, pensò, questo proprio non c'entra niente. 
 
La situazione, la tensione, vederlo così.. gli aveva fatto salire il sangue al cervello e quella che lei aveva interpretato come gelosia, aveva fatto venire a galla la sua, che aveva represso per anni. 
«Io..» non riuscì a dire altro, che il resto delle parole le morirono in gola. 
«Tu come al solito non finisci le frasi. Ma sai una cosa, non abbiamo più 3 anni..» la guardò per un attimo <..direi che tu non hai più bisogno di me e io penso di aver più nessun bisogno di te» e così dicendo uscì sbattendo la porta. 
 

 
Una lacrima le percorse il viso, senza che lei potesse impedirlo. 
Lo aveva perso per la sua cocciutaggine e per la paura che non approvasse una sua scelta. Quella stessa scelta che poi scoprì essere stata la più grande cazzata che poteva fare in tutta la sua vita. Tom aveva ragione, d'altronde aveva sempre avuto ragione su tutto.
Era stata usata, violentata e caduta in un abisso di droga che sembrava non avere un fondo, una fine.
Ma ora era li e sperava di poter ricominciare tutto da capo, dimenticare i suoi sbagli, dimenticare quello che era accaduto, ma soprattutto sperare di smettere di soffrire.












Note: 
E rieccomi finalmente con una nuova ff ;) Da qualche giorno su Twitter stavo dicendo che sarei tornata e come promesso ecco qui. Avevo anche deciso di cancellare le due prpecedenti ff, ma per ora ho cambiato idea, decidendo di tenerle, non si sa mai che l'ispirazione mi colga.con questo vi lascio e questa ff la aggiornerò ogni martedì, quindi niente più ritardi o quant'altro ;) Spero di ricevere una vostra opinione a riguardo, anche solo due righe per dirvi che vi fa schifo.. accetto tutto!
A martedì.
baci Moon.
  
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