Quando ho dovuto
lasciare la casa in cui ero cresciuta ero
quasi alla fine dei miei studi, mi mancava davvero poco, ma a quel
tempo avevo
dovuto fare delle scelte, finire gli studi o arrivare alla fine del
mese?
Mia madre aveva
perso il lavoro, per l’ennesima volta e mio
padre trascorreva ormai le sue intere giornate a bere al solito pub,
quando era
ora di cena e non lo vedevo rincasare sapevo ormai dove andarlo a
prendere, ed
ogni volta mi toccava entrare in quel posto tra le risate e
l’odore di fumo di
pessima qualità che mi infastidiva oltre ogni modo e cercare
mio padre tra la
folla, in genere era sempre in condizioni pietose e faticavo anche a
portarlo a
casa.
Non faceva che
ridere e dire stupidaggini, mio padre prima
non era così, era diventato così dopo che il
ristorante che aveva ereditato da
mio nonno e che aveva portato davvero a ottimi risultati era andato
perso,
perso per via di quella crisi economica, che a poco a poco gli aveva
tolto
tutto.
Una situazione
del genere non poteva andare avanti per molto,
avevo provato a fermarlo, avevo provato ad evitare che continuasse a
ridursi
così, ma quando l’avevo fatto lui mi aveva
insultata, ma io non mi ero arresa,
mia madre non sembrava interessata a lottare più per nulla,
ma era di mio padre
che si parlava e avrei fatto di tutto per salvarlo.
Purtroppo alla
fine non c’ero riuscita e non molto tempo dopo
il suo fegato non aveva retto i suoi vizi ed era degenerato portandosi
via
anche lui in tempi piuttosto brevi.
Mia madre aveva
pianto per giorni e per giorni si era
rifiutata di rivolgermi la parola, il giorno che aveva deciso di
parlarmi mi
aveva incolpata per tutte le sue sventure, era solo colpa mia se si
trovava in
quella situazione, si trovava in quella situazione per aver sposato mio
padre e
aveva sposato mio padre soltanto perché entrambi erano molto
giovani e volevano
dare una stabilità alla loro bambina concepita per sbaglio,
mai però mia madre
aveva ammesso che pensasse che darmi alla luce fosse stato
l’errore più grande
della sua vita.
Avevo pianto, e
le avevo risposto a tono, le avevo
rinfacciato le sue colpe per aver ignorato i problemi di mio padre, le
avevo
rinfacciato il suo chiudersi in se stessa ignorando quando anche gli
altri
intorno a lei stessero male, e l’avevo fatto urlando con
quanta più aria avessi
in corpo, stavo sfogando tutta la frustrazione che mi avevano lasciato
quegli
anni, e per la prima volta mi sembrava di sentirmi libera, per la prima
volta
mi sembrava di non portare più quel grosso peso sulle
spalle.
La risposta che
avevo ottenuto era stata rapida, mi aveva
ordinato di andarmene.
In cuor mio
sapevo che quel comportamento e quelle parole
erano state dettate dal dolore che provava, la verità era
che per lei iniziare
a perdere tutto era stato troppo e da quel momento aveva perso
completamente la
testa.
Me ne andai il
giorno dopo, me ne sarei andata comunque,
ormai quella città non aveva più nulla da
offrirmi ed era ora di cambiare aria.
Me ne andavo
comunque tranquilla, avevo parlato con mio zio e
si sarebbe occupato della sorella, peccato che ne lui ne il resto della
nosta
famiglia prima si fosse fatto avanti per aiutarci.
Poco contava
ormai, inutile pensare a quello che si sarebbe
potuto fare, io avevo fatto del mio meglio, avevo trovato un lavoro
lasciando
gli studi per occuparmi di loro, e avevo lottato perché mio
padre si rialzasse
ma purtroppo da sola non ce l’avevo fatta.
E alla fine mi
ero ritrovata sola senza più nessuno, non
avevo mai avuto molti amici, quei pochi amici che avevo quando avevo
iniziato
ad avere problemi erano spariti del tutto, c’erano solo
alcune amiche e un
amico che si erano trasferiti in Inghilterra e che ogni tanto sentivo,
anche se
non sapevano tutto della mia vita, sapevano soltanto che non me la
passavo
molto bene, e avevano chiaramente saputo della perdita di mio padre.
Non gli avevo
mai detto perché avessi deciso di lasciare
Dublino per trasferirmi a Londra.
Pensavano che
fosse semplicemente per cambiare aria e non
avevano indagato oltre, poi proprio
in
quel periodo si era per fortuna liberata una stanza singola nella loro
casa a
Tufnell park, nel nord di Londra.
Non ero mai
uscita fuori dall’Irlanda, quindi il primo
impatto con Londra era stato traumatico, Dublino era
grande ma non era così, Londra era il caos
totale, ma nonostante tutto riuscì a trovare il modo di
arrivare a Tufnell
park.
Una zona carina
tutto sommato mi sembrava lontano anni luci
dal caos in cui mi ero ritrovata appena arrivata, sembrava fosse una
città a
parte ed in effetti per arrivarci avevo impiegato più di un
ora.
Era il 13 giugno
quando avevo varcato la porta della mia
stanza singola, e la prima sensazione che avevo avuto entrandovi era
stato un
enorme sconforto, già Londra non è che mi avesse
fatto questa gran impressione.
Mi ero ritrovata
da sola in mezzo a tutto quel caos, gente
che parlava lingue diverse che non riuscivo a decifrare, per un attimo
avevo
avuto addirittura il dubbio di trovarmi in un altro paese, ma poi
guardando
bene le persone che mi ero ritrovata accanto capì che
dovevano essere un gruppo
di turisti.
Dovevo solo
abituarmi mi dissi mentre osservavo la mia
camera, in fondo i cambiamenti sono sempre un po’ traumatici
anche quando si è
i primi a ricercarli.
La mia amica
Cassie fu l’unica ad accogliermi in quella che
sarebbe diventata la mia nuova casa.
Ellie e Peter
invece erano usciti per andare a lavoro,
entrambi lavoravano in un pub a Camden Town perennemente frequentato da
musicisti, musicisti che in genere finivano tra le frequentazioni di
Ellie.
Cassie invece
lavorava nei quartieri alti dicevamo noi
prendendola sempre in giro, in realtà quartieri alti era
semplicemente la
giusta descrizione, lavorava in un caffè niente di meno che
a Maida Vale.
“dovrai
fare un po’ di acquisti per rendere questa camera a
tua misura Rach”disse Cassie sbucando dalla porta con una
tazza contenente
probabilmente the.
“ne
riparleremo quando avrò un lavoro”dissi io
guardando i
muri bianchi della mia stanza ed il mobilio molto essenziale.
“ti
troverai bene vedrai, e poi gli inglesi apprezzano chi ha
voglia di fare, non ci metterai molto a trovare lavoro, sei in gamba e
lo
sai”disse Cassie
“si,
lo sono giusto? Si sono in gamba, devo solo essere in
grado di convincere qualcuno a darmi una chance”dissi io in
uno slancio di
ottimismo.
La ricerca di un
lavoro in realtà fu alquanto ardua e passai
ben tre settimane a lasciare curriculum ovunque e fare colloqui, ma
dopo tre
settimane non ero ancora riuscita a trovare realmente un lavoro, tutti
mi
rispondevano con un “le faremo sapere” che chiunque
sapeva che in genere non
prometteva nulla di buono.
“ancora
niente Rach?”mi chiese Cassie sedendosi di fronte a
me.
Quel giorno ero
davvero sfiduciata, perché era così
impossibile trovare un lavoro? Se avessi passato un'altra settimana
senza
trovare un lavoro oltre ad impazzire, e rimanere senza soldi
probabilmente
sarei davvero diventata una balena.
Passavo le
giornate a leggere nel caffè dove lavorava Cassie
in mezzo a persone che trascorrevano le loro giornate lì
perché non avevano di
meglio da fare, di sicuro non avevano problemi su come avrebbero pagato
l’affitto il prossimo mese, di sicuro non stavano pensando a
quanto le loro
scorte di soldi già limitate sarebbero
durate.
Non erano certo
questi i problemi di quelle persone, il loro
dilemma più grande era se prendere una cioccolata o un
caffè con la loro solita
english breakfast, non si preoccupavano nemmeno del numero di uova che
avrebbero mangiato quella settimana, tanto avrebbero esaurito le dose
consigliate dai nutrizionisti nel giro di una sola colazione.
“indovina
cosa mi hanno detto da Sainsbury?”chiesi io
scettica.
“oddio
c’è ancora lui, scusa Cassie devo tornare al
bancone”disse Cassie come se improvvisamente avesse avuto una
visione
folgorante.
“chi?”chiesi
io
“ah
c’è anche lei che palle”disse Cassie
sbuffando e
raggiungendo il bancone, alzai lo sguardo e notai un uomo mediamente
alto con
degli occhi azzurri incredibili e una bambina nel marsupio con un paio
di occhi
ancora più belli dei suoi, doveva per forza essere sua
figlia, era una bambina
adorabile.
L’uomo
però dopo poco iniziò ad imprecare al telefono e
subito la donna bionda accanto a lui prese la piccola stringendola a
sé per
impedirle di spaventarsi per la reazione del padre.
Anche se la
bambina non le somigliava affatto dal modo in cui
la stringeva a sé doveva per forza essere la madre della
piccola, poi la donna
si era avvicinata a Cassie e aveva ordinato andando a sedersi ad un
tavolo
subito seguita dal suo compagno ancora impegnato ad imprecare al
telefono.
“non
è possibile, non puoi organizzare sempre tutto
all’ultimo e pretendere anche che io non mi
incazzi”disse il ragazzo mentre la
sua compagna lo guardava sospirando, probabilmente il problema che
avevano in
quel momento non era niente di nuovo.
“no
cazzo non vengo a rigirare la scena, Sienna ha la prima
del suo spettacolo stasera e le nostre famiglie non sono nemmeno in
città, è
una bambina di sei mesi non posso lasciarla a chiunque, che cosa cambia
al se
vengo domani mattina a girare?”chiese lui
“ah
perdo il ruolo? Davvero? Bene allora sai cosa ti dico dì
alla produzione di fottersi”disse il ragazzo chiudendo la
chiamata.
“Tom
tesoro non dire stupidaggini e poi posso portarla con
me, può occuparsene la mia manager non è un
grosso problema”disse la sua
ragazza bionda che a quanto sembrava si doveva chiamare Sienna.
“è
fine giugno e Samantha come mi dicevi questa mattina è
partita con la sua famiglia per un week end a Brighton, ma poi
è assurdo di
sicuro non vado a rigirare una scena, e non porto Marlowe sul
set“disse lui che
a quanto sembrava doveva chiamarsi Tom.
“devo
cercare una baby sitter, forse avremmo dovuto farlo
tempo fa, è inutile che continuiamo così se non
vogliamo che la piccola passi
ore e ore sul set co noi dobbiamo trovare una baby sitter, specialmente
se come
dici tu non dobbiamo chiedere sempre aiuto alle nostre
famiglie”disse Sienna
“beh
magari alla tua famiglia possiamo, è alla mia che
eviterei”disse Tom
“tua
madre terrebbe la piccola molto volentieri, e lo sai
bene”disse Sienna
“mia
madre è la stessa che ti ha detto che ti saresti trovata
due bambini in casa”disse Tom
“scusate
se vi interrompo, ecco le vostre ordinazioni”disse
Cassie
“grazie
Cassie”disse Sienna
“si
cerca una baby sitter, mi arrendo”disse Tom
“scusate
se mi intrometto ho sentito che state cercando una
baby sitter all’ultimo, io posso suggerirvene una di tutta
fiducia, ha anche
delle ottime referenze è stata la nanny per diverso tempo di
alcune tra le
famiglie irlandesi più ricche di Dublino è una
ragazza per bene, molto
educata”disse Cassie e quando la sentì parlare per
poco non mi venne un colpo
che cosa stava facendo.
“è
una tua amica Cassie?”chiese Sienna
mentre Tom guardava perplesso la sua ragazza.
“certamente,
e poi è bravissima con i bambini “disse Cassie
“mi
fido di te Cassie, questo posto per me è come casa e tu
lavori qui da molto tempo, se è una tua amica
dev’essere sicuramente una
persona affidabile, mandala a casa nostra alle 18 io tornerò
verso la
mezzanotte, tu per quando prevedi di rientrare?”chiese Sienna
a Tom
“non
ne ho idea”disse Tom
“riferisco
tutto subito alla mia amica, anzi se volete
incontrarla di persona è qui”disse Cassie
guardando nella mia direzione e
facendomi segno di avvicinarmi, ero terribilmente in imbarazzo,
oltretutto
Cassie aveva raccontato un sacco di stupidaggini, se mi avessero
chiesto di che
famiglia mi ero occupata? Che cosa avrei risposto, non mi sembrava di
conoscerli ma sembrava che fossero degli attori, anche se lei forse da
qualche
parte l’avevo vista.
“la
mia amica Rachel Kerry”disse Cassie presentandomi.
“Piacere
di conoscerti Rachel, lei è la nostra piccola
Marlowe”disse Sienna
“oh
è adorabile”dissi io sorridendo alla piccola che
rispose
al mio sorriso.
“le
piaci, nessuno piace alla piccola subito, all’inizio
nemmeno Tom le piaceva”disse Sienna sorridendo.
“adesso
si dia il caso che sono il suo preferito”disse Tom
vantandosi e facendomi sorridere, la prima impressione che avevo avuto
vedendolo era stata di un uomo con la puzza sotto il naso, anche se a
vederlo
da vicino sembrava più un ragazzino, non doveva avere poi
tanti anni più di me,
lei invece era sicuramente più grande.
Quando Sienna e Tom
finirono di chiedermi della mia vita e di capire se fossi adatta o meno
ad
occuparmi della loro piccola avevo decisamente cambiato idea su
entrambi, erano
persone molto alla mano e ci misi un po’, ma poi mi ricordai
dove avevo già
visto lei, Sienna stava per Sienna Miller la ex ragazza di Jude Law.
Non ero stata
così interessata al gossip di recente, non che
lo fossi mai stata , e a pensarci l’ultimo film di Jude Law
che avevo visto era
stato l’amore non va in vacanza, suppongo dato il soggetto
che ne fosse passata
di acqua sotto i ponti da allora.
“tu
sei totalmente folle”dissi alla mia amica quando la
coppia se ne andò.
“oh te
la caverai alla grande, mi sarei proposta io se non
fosse che non riesco a reggere lo sguardo di Tom”disse Cassie
arrossendo.
“pensavo
se la tirasse di più, ma non è molto famoso come
attore? “chiesi io
“Non
molto, anche se dai da quando il suo migliore amico è
diventato il nuovo sex symbol direi che si sente spesso parlare anche
di lui”disse
Cassie
“il
suo migliore amico?”chiesi io
“Robert
Pattinson”disse Cassie e io la guardai perplessa,no,
non ne avevo mai
sentito parlare.
Certo come
dicevo l’ultimo film che ho visto è stato
l’amore
non va in vacanza, poi sui miei schermi sono stati proiettati una serie
di
drammi familiari e quindi ero troppo impegnata a guardare quelli e a
cercare di
portare qualcosa a casa perché i miei genitori potessero
tirare avanti, mia
madre non mi aveva mai ringraziato per questo.
“L’Edward
Cullen di Twilight Rach”
“non
ne ho idea”
“beh
dovresti acculturarti un po’ in merito è un figo
tremendo, biondo occhi color ghiaccio e poi è
simpaticissimo”
“biondo,
nah non è il mio tipo”
“comunque
è inutile parlarne non si vede quasi mai in giro,
ormai si è convertito al lato oscuro di Hollywood e da
quando sta con quella
raccomandata di Kristen Stewart sta perdendo decisamente
punti”disse Cassie.
“dovrei
conoscere anche lei?”
“faceva
Bella in Twilight, ma è inutile non conosci nemmeno i
libri, eppure te li ho consigliati un sacco di volte Rach”
“beh
adesso che ho tempo magari li leggerò va bene?”
“certo,
te li metto sulla scrivania stasera, sono quattro ma
si leggono in fretta, secondo me ti piaceranno, e poi spero che abbiano
lo
stesso effetto che hanno avuto per me, quando Mark mi ha lasciata mi
hanno
risollevato totalmente e mi hanno ridato la voglia di sognare”
“infatti
dopo Mark non hai frequentato più nessuno”dissi io perplessa, Cassie era
stata insieme a Mark
dalla fine delle superiori per tutto il periodo
dell’università ed erano durati
perfino tre mesi una volta a Londra, poi però lui aveva
incontrato un'altra e
aveva mandato tutto a puttane.
Il fatto che
Cassie mi dicesse che era tornata a sognare
grazie a quei libri mi sembrava una gran cazzata visto che dopo la fine
della
storia con Mark si era chiusa a riccio, e a parte qualche appuntamento
molto di
rado non mi aveva parlato di nessun ragazzo.
“come
faccio a trovare un ragazzo adatto a me, insomma hai
visto Tom ormai i miei standard si sono alzati”disse Cassie
scherzando.
“tu mi
hai trovato un lavoro io vedrò di trovarti un ragazzo
Cassie, sono brava in queste cose”dissi io
“certo
che sei brava, a trovare ragazzi alle altre sei
bravissima, peccato che tu non pensi mai a te stessa”disse
Cassie lanciandomi
un occhiata di rimprovero.
“lo
sai come sono fatta, sono convinta che arriverà qualcuno
prima o poi. Finora non è arrivato perché la mia
vita faceva schifo, e non era
giusto che qualcun altro condividesse i miei drammi, il destino vuole
che io mi
risollevi prima, poi forse qualcuno arriverà”dissi
io
“certamente
arriverà”disse Cassie sicura di sé.
Quello che
ancora non sapevo in quel momento è che sarebbe
arrivato prima di quanto pensassi.
Ed eccovi il primo capitolo, come vedete mi sono data alla prima persona, la storia come vi dicevo è un pò cupa però spero vi piacerà un abbraccio grazie del sostegno.