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Autore: Lucy_lionheart    07/02/2013    0 recensioni
Si muoveva alla continua ricerca dell’apertura e, al contempo, emetteva versi striduli che facevano rizzare i peli sulla pelle di lei. Un’altra mossa, più violenta, che fece spostare tutto di una decina di centimetri, e ciò che agitava la busta face capolino da essa con un gemito soddisfatto.
« Cosa diavolo sei. »

Umano e sovrannaturale, su due piani tanto sottili da potersi capovolgere.
Nel battito delle ciglia di un essere mostruoso e di una nuova amica riuscirà Camille a capire che ciò che le manca è ciò che ha lasciato chiuso tra ebano e avorio?
{ A Serena, la mia migliore amica. Grazie per tutto. }
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Reborn.




« Crescerà normalmente? »
« Alla perfezione, se con le giuste cure. »
Camille e Lucy osservarono lo spazio di terra smossa sulla quale erano chine, nel giardinetto dietro il condominio della prima ragazza.
Il sole del tramonto bagnava le loro spalle e infuocava i capelli già fiammeggianti di Camille.
Lucy si stiracchiò, togliendosi poi i guanti sporchi di terra che sia lei che l’altra avevano; seppur tendesse a nasconderlo, la sua faccia tradiva una certa soddisfazione.
« E così hai ripreso a suonare. »
Camille annuì, ma non rispose con altro che una domanda:
« Perché si è… trasformata? »
« Si è purificata ed è tornata alla sua forma base, un seme. Diventerà un bel mandorlo, credo. »
« Ma non sarebbe dovuta diventare un fiore…? O una mandragola “buona”, non so… »
« Umh. » Lucy alzò gli occhi sull’orizzonte di cemento. « Come te lo spiego. Diciamo che si tende a cercare un qualcosa di simile a quello che si è stati. Se fosse stata, non so, un grifone, avrebbe scelto un falco o qualche altro felino, ti è chiaro? »
« Diciamo di sì. Quindi è come se fosse morta e nata un’altra volta? »
« Esattamente, direi che sono le parole giuste. »
Camille non si dilungò di molto su quest’argomento che ancora le pareva più nei libri che fuori.
Cosa esisteva? Cosa no? Meglio lasciar stare e fare le finte tonte, decisamente.
« Ho inviato la domanda per il conservatorio. C’ho allegato anche la composizione. »
« Davvero? »
« Quanto è vero che quando i professori e i miei amici lo scopriranno verrà loro un infarto. »
« L’importante è che tu ne sia felice, però »
Camille sorrise, poi gli occhi le caddero sulla cassa con gli strumenti da giardino che Lucy stava rimettendo in ordine.
Oh, tu guarda.
« Metti sempre le cose in ordine a gruppetti di tre. Anche a mensa, quando ti ho vista la prima volta, avevi tre bracciali e tre anelli, e in biblioteca schematizzavi e organizzavi a punti di tre in tre. Sei fissata! »
Camille vide il volto di Lucy dipingersi di stupore, prima che tornasse a piegarsi in un sorriso gentile.
« E’ più forte di me. Ce l’ho da quando sono… da quando sono nata. »
La rossa passò sopra lo strano tono con la quale l’altra aveva pronunciato la frase, ma notò nuovamente il triplo degli anni di Lucy nel suo sorriso.
« Ah, ti devo chiedere un altro favore! Quando quest’estate andrai da quel tuo zio, mi potresti mandare quei bestiari? Mi hai fatto interessare! »
Magari era come Harry Potter, pensò, Camille.
Una risata uscì dalle labbra di Lucy, che si passò una mano tra i capelli.
« Non posso, Cam. »
« Tuo zio non te li presta? »
« No, il punto è che non li ho. Né quelli né tutti gli altri. »
Camille aggrottò le sopracciglia.
« Li hai presi da internet? »
« Ne dubito, il testo sulle piante mostruose che ho letto a diciannove anni è andato perso in un incendio. »
Se lo sguardo di Camille prima era confuso, adesso si poteva definire parecchio sbigottito.
Lucy e lei erano coetanee, tutte e due nate nel 1994.
« Tu non hai ancora diciannove anni, Lucy. »
« Ne sei così sicura? »
La castana sorrise nuovamente in quel modo e, come quando le era stato svelato della mandragola, un brivido  percorse la schiena di Camille.
« Il discorso che ti ho fatto sulla “trasformazione” della mandragola non vale solo per una creatura del genere. Il mondo non vieta nulla a nessuno e anche noi umani, se abbiamo fortuna, possiamo fare il bis. » Lucy si passò una mano tra i capelli; la sua voce tremava appena. « Nel 1300, però, la pensavo un po’ diversamente. »
Le informazioni vorticarono nella testa di Camille a gran velocità.
Rivide Lucy nella biblioteca darle il verso delle Rime Petrose da sottolineare senza guardare sul testo, la vide girare gli occhi in “Vita Nova” e rivide anche le compagne, mentre parlavano di lei, dicendo come la sconosciuta dimostrava, in un’interrogazione a sorpresa, di conoscere a menadito l’Inferno.

« … Non hai il naso aquilino, però »
« E menomale. Sono anche diversa come carattere, grazie al cielo! »
« A questo… A questo posso scegliere se credere o no? »
« Oh, fa’ come vuoi, tanto a me non cambia nulla. »
Lucy rise di cuore e, con un’allegria che non le aveva mai visto indosso fino a quel momento, saltò in piedi.
« Hai fatto venire voglia anche a me, Cam! »
« Di cosa? »
« Di sognare! »
« Non lo facevi? »
Lucy salì sul muretto vicino, provando il brivido di trovarsi a otto centimetri d’altezza.
« Non per me. Sai, quando ho capito perché avevo poesie in fiorentino piantate in testa nonostante io sia nata in California, mi sono detta: perché non faccio una bella cosa? Indovina cosa! »
Camille fece spallucce.
« Si vede che non hai studiato, Cam. Insomma, ho pensato che questa era l’occasione che aveva sognato scrivendo cento canti e quindi mi sono messa a cercare lei, Beatrice. Ma sai, è un po’ complicato capire dove sia andata a finire. » Saltò, salì di nuovo, procedé a zig-zag.
«Quindi è meglio se inizio a sognare per me. Cosa potrei fare? Magari la scrittrice, con tutti questi paroloni che ho in testa…! »
Si lasciò nuovamente scivolare. Rivelando quel suo segreto, che quasi rendeva la mandragola una cosa “normale”, Lucy sembrava un’altra, ben più leggera e allegra rispetto a quella vista la prima volta  nella mensa a rosicchiare muffin.
« Però mi sembrerebbe quasi uno sfruttamento, se non un ladrocinio. »
« Potresti fare la psicologa. »
Commentò Camille, sedendosi accanto a lei.
« Ce ne sono troppi! »
« Se è per questo, allora ci sono anche troppi pianisti. »
Si sorrisero; in pochi giorni si era creata tra loro un’amicizia tanto forte da far spavento.
« Beh… » La voce di Lucy si perse dietro lo scoccare della sua lingua. «  Per ora potrei provare. Nel caso vada male, sognerò qualcos’altro! »
Accavallò le gambe e, puntando lo sguardo verso la punta del Rockfeller Center, iniziò ad immaginarsi seduta in uno studio e con un perfetto sconosciuto steso su una bella poltrona rossa, simile a quella del bibliotecario.
Camille le sorrise e rimase in silenzio, a osservare il punto dove il seme dell’ex mandragola era stato piantato.
Pure quell’essere aveva avuto un sogno, che si era esaudito poche ore prima.
Lucy aveva ragione, pensò; avrebbe sognato e sognato, senza farsi bloccare da nessun limite, avrebbe lottato per realizzare i suoi desideri.
Se dal conservatorio sarebbe arrivata una risposta negativa, allora avrebbe provato ancora, oppure cambiato strada e pensato qualcos’altro che non “doveva”, ma “voleva”.
Avrebbe creato milioni di sogni, esaudendoli, abbandonandoli, ma senza più chiuderli in antri oscuri.
Avrebbe messo se stessa in ognuno di loro.
Così, arrivata ad un certo punto, anche a novantotto anni, si sarebbe guardata indietro e avrebbe visto tutte le strade che lei, lei e nessun’altro, aveva scelto, che fossero con o senza sbocco.
E, fatto ciò, con il sorriso sulle labbra, avrebbe capito cosa voleva dire vivere appieno.

























_________________________________________________________________________________________________________________end.


Et woila, è finita.  
L'avevo nel pc da tantissimo, ma mi sono dimenticata di aggiornare...!
Spero vi sia piaciuta. Ma, soprattutto, spero che il suo messaggio sia arrivato.


Non smettete mai di credere.


Baci!


_Valkyrie.


   
 
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