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Autore: Haley_    10/02/2013    32 recensioni
Elena Gilbert lavora in un giornale di moda a New York ma, quando il suo datore di lavoro la licenzia, è costretta a tornare a Mystic Falls dove l’attendono alcune questioni lasciate irrisolte sei anni prima. In particolare il rapporto con i fratelli Salvatore, Damon e Stefan, che la conoscono da quando è nata e che hanno un passato fatto di alti e bassi con lei.
Elena si trova a dover gestire situazioni difficili ed eventi avversi e nel mentre deve cercare di far chiarezza sui suoi veri sentimenti per i Salvatore. Quando, però, riesce ad arrivare ad una decisione, scopre che l’uomo che ama sta per sposarsi.
N.B. Sono tutti umani.
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Revisionata fino al capitolo:3
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una damigella per lo sposo'
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28

Mi stringo nella giacca di Stefan, cercando con poco successo di calmarmi. Lui siede accanto a me nella lunga macchina nera noleggiata per accompagnarci al locale dove si terranno i festeggiamenti.

“Elena.”

Le sue parole sono benzina al fuoco, perché scoppio in una nuova e più forte ondata di pianto. Non riesco a smettere, mi è impossibile respirare e sento i brividi farmi tremare all’inverosimile.

Stefan capisce che non lo risponderò, almeno per ora, e passa una mano oltre le mie spalle per cingermi in un abbraccio.

“Passerà. – Mi sussurra, accarezzandomi i capelli. Quello che ignora è il motivo della mia disperazione, che paradossalmente ha poco a che fare con il matrimonio se non indirettamente. – Si guarisce da un cuore spezzato.”

Magari fosse solo quello il problema!

Al momento, ragionando in prospettiva, aver perso definitivamente Damon non fa così male come sapere che sto per stroncare una vita prima di nascere.

Non ho impiegato molto a prendere questa decisione, mi è sembrata la più logica, la più conveniente. Allora perché sento questa stretta al cuore che non mi fa smettere di piangere, perché tutta la risolutezza di qualche giorno fa sembra essersi dissolta?

Fino a pochi istanti fa, mi è sembrato di aver dormito per un tempo indefinito.

Il ritorno a Mystic Falls, Stefan, Damon, l’aggressione, la scelta, il matrimonio.

E poi gli sguardi, i baci rubati, la gelosia, l’indecisione, l’amore, le urla, i pianti.

Scoprire, quasi per caso, come se il destino volesse prendermi in giro, di aspettare un bambino non è stato altro che il sogno ricorrente che ci fa svegliare di soprassalto.

Quel sogno in cui improvvisamente cadi e ti sembra così reale da farti sussultare.

A me, però, è accaduta una cosa strana, atipica: i miei riflessi non sono stati così pronti.

Non mi sono svegliata sul colpo.

Solo ora sto elaborando.

Mi blocco, strozzo le ultime lacrime in gola, e sento lo sguardo di Stefan su di me.

“Io…”

Vorrei parlare, mi sento sola e confusa come non mi sono mai sentita in tutta la mia vita, vorrei che qualcuno mi consigliasse. Vorrei che qualcuno mi dicesse cosa sarebbe giusto, cosa dovrei fare. Avrei potuto chiedere a Caroline, ma lei è stata la prima ad essere spaventata da una situazione del genere. La verità è che tutto quello di cui avrei bisogno è la presenza di mia mamma, lei avrebbe saputo consolarmi e rassicurarmi.

Con lei sarebbe stato tutto diverso, forse non avrei commesso tutti gli errori fatti in questi anni, o semplicemente non avrei mai avuto dubbi sul mandare avanti questa gravidanza perché sicura di averla al mio fianco.

Il mondo che vorrei, però, non esiste.

In questo mondo, quello reale, ci sono io ed io sola.

Non ho dei genitori, né un uomo.

Ho Jenna, ma è lei ad aver bisogno di me.

“Tranquilla. – Stefan continua ad accarezzarmi i capelli, esortandomi con lo sguardo a continuare. – Parlare ti farà stare meglio.”

“Non posso.”

“Perché non puoi?!”

“Stefan, ti prego. – Mi volto verso di lui, prendendo ad asciugarmi le lacrime e a cercare di ricompormi, per quando possibile. – Puoi far finta che non sia successo niente?”

“Certo… –  Mi dice insicuro portandosi una mano tra i capelli. – Io non ho visto niente, ok?”

La macchina rallenta fino a fermarsi e dal finestrino scorgo il perimetro della villa nella quale si terrà il ricevimento.

“Prenditi il tempo che vuoi, quando sei pronta scendiamo.” E un sorriso di conforto è tutto quello che mi basta per prendere il coraggio per affrontare quest’ultima sfida.

 

Musica dal vivo, ospiti ubriachi neanche a metà cena, macchinazioni da parte del consiglio dei fondatori sulle prossime elezioni sindacali, mascherate elegantemente sotto il nome di ‘chiacchiere davanti ad un po’ di vino’ e camerieri che corrono a destra e a sinistra sperando vivamente di non incrociare il proprio cammino con quello di Caroline Forbes.

Gli elementi per un tipico matrimonio a Mystic Falls ci sono tutti.

Mi sistemo meglio sulla sedia e quando alzo gli occhi dal fazzoletto di stoffa che sto torturando noto Jeremy che si fa strada tra i tavoli tondi distribuiti simmetricamente in mezzo alla sala, sventolando una mano per richiamare la mia attenzione.

“Sorellina”

Non mi chiama mai così, a meno che non voglia arruffianarmi… o consolarmi.

Opto per la seconda, considerata la mia faccia che non ispira propriamente divertimento e spensieratezza.

“Ehi, Jer.” Gli sorrido, sperando che non mi proponga di parlare di cosa mi è accaduto e dei miei sentimenti. Suppongo che non sappia niente, ed è meglio così.

“Vicky ed Anna mi stanno torturando.” Scherza, ma qualcosa mi suggerisce che questo non è il motivo per cui si è avvicinato.

“I lati negati di essere un latin lover.” Provo ad ironizzare per non dare a vedere il mio stato d’animo, dubitando seriamente dell’effettiva riuscita.

“Stai bene?”

Mi mancava questa domanda, ultimamente troppe poche persone me la pongono.

“Perché me lo chiedete tutti oggi?” Ritorno a piegare e ripiegare il fazzoletto, fingendomi indifferente.

“Ho parlato con Bonnie.”

In un attimo i miei occhi sono nei suoi.

“Cosa ti ha detto?”

“Era ubriaca, la notte dell’addio al celibato di Damon, si è lasciata scappare qualcosa…”

“Ti prego, Jer. Non farti cavare le parole da bocca.”

“Mi ha detto che sei ancora innamorata di... insomma, hai capito.”

Purtroppo anche lui sa tutto, o quasi.

Abbasso lo sguardo rassegnata, poco importa ora chi lo sa o chi non lo sa. Il mio orgoglio è stato fin troppo martoriato per sentire il dolore di qualche altro colpo.

E poi sto parlando di mio fratello.

Lui conosce i miei lati più oscuri e non mi ha mai giudicato.

“Oh, beh, c’è poco da dire in merito...” Commento sarcastica.

“Sai, quando mamma e papà se ne sono andati… ho fatto un grosso errore.”

“Quale errore?” Chiedo aggrottando le sopraciglia, non capendo questo repentino cambio di argomento.

“Ho iniziato a non legarmi più a nessuno. – Si siede accanto a me. – Perché avevo una paura fottuta di provare ancora quel senso di vuoto quando loro se ne sono andati. Ho pensato che se avessi evitato ogni tipo di affetto, ogni legame, non avrei più rischiato di perdere qualcuno e non mi sarei sentito più in quel modo.”

Lo guardo esterrefatta, senza parole. Mio fratello non è mai stato un tipo sentimentale, né uno di quelli a cui piace parlare dei propri sentimenti.

Anche se, per tutto il tempo in cui sono stata male per la perdita dei nostri genitori, non ho mai provato a capirlo sul serio, a capire cosa passasse nella sua testa.

Ho interpretato il suo non impegnarsi come un periodo di stasi, una fase della vita che stava attraversando, senza mai fermarmi a pensare che sotto potesse esserci molto di più.

Come potevo immaginare che stesse passando tutto ciò? Ovvio che non potevo.

Sono scappata da casa non molto dopo aver perso i miei, senza preoccuparmi di niente e di nessuno.

È stato quello il momento in cui ho sbagliato tutto, il reale inizio dei miei guai.

Sono fuggita dalla mia vita, dalla mia famiglia e da Damon e Stefan, e questa giustamente mi ha punita. Se fossi rimasta probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.

Mi beavo nella convinzione di essere cresciuta e maturata solo perché vivevo da sola a kilometri e kilometri di distanza da casa mia. In realtà ho fatto tutto fuorché crescere.

“Jeremy… io non credevo che ti sentissi in questo modo.”

“Sono stato stupido a pensare una cosa del genere. Non si può vivere senza affetti e senza amore. Se Damon non ti vuole, è uno stupido. Perché so che per te legarti a qualcuno in questi anni è stato difficile come lo è stato per me e se lui ha rifiutato il tuo amore allora non ne merita neanche un briciolo.”

 

I flash dei fotografi mi accecano, e con destrezza mi nascondo ogni qual volta vedo l’obiettivo puntato verso di me. Dubito di avere un bell’aspetto dopo tutte le lacrime versate e poi sono sicura che Meredith non vorrebbe vedere la mia faccia sul suo album di fotografie.

Le note di One Love degli U2 si espandono per la grande sala, un modesto numero di coppie si dirige verso il centro di quest’ultima per ballare dopo che Meredith e suo padre hanno aperto le danze.

Lei continua a ballare, con lo sguardo perso nel vuoto.

Nonostante sia il suo giorno più bello, è malinconica e pensierosa e io non posso che sentirmi responsabile.

“E poi dicono che le donne vanno pazze per i matrimoni, la tua faccia esprime l’esatto contrario.”

Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, quando mi giro tutto ciò che vedo sono degli occhi blu che mi scrutano.

Un uomo sulla trentina e di bell’aspetto mi sorride con fare sicuro, e, ancor prima dei lineamenti marcati, è il suo ego a colpirmi.

Alzo il sopracciglio indispettita, ecco la ciliegina sulla torta: il cascamorto che tenta di portarti a letto a fine cerimonia, se non nel mentre.

“Scusami, tu saresti?” Chiedo inviperita.

“Un acuto osservatore, piacere.” Mi prende la mano e non faccio in tempo a ritrarla che mi sorprende chinandosi leggermente per baciarla a fior di labbra.

“Senti, signor acuto osservatore, non ho tempo per queste cose.” Rispondo secca, sperando capisca che non è aria.

“Ah già. Sei troppo impegnata a fissare tristemente la gente divertirsi.”

“Che… io… - Tento di controbattere, ma lascio perdere un attimo dopo quando noto la sua faccia da schiaffi assecondarmi con smorfie da perfetto imbecille! – La smetti?!”

“Ti chiederei di ballare, ma non vorrei mai che tu corressi il rischio di sorridere un po’.”

“Non c’è pericolo, grazie dell’interessamento. – Sfoggio il mio sorriso più falso – Quindi vedi di andare ad ammazzare la noia con le tue scadenti battute riciclate con qualche altra ragazza qui in sala. Buona fortuna!”

Faccio per andarmene, ma lui parla e la curiosità è troppa per non ascoltarlo.

“Vedi quella bionda in blu? –  Mi dice indicandomi la ragazza con un bicchiere in mano, la cui scollatura di sicuro non passa inosservata. Annuisco senza far troppe storie. – è da stamattina che si butta su di me con scuse improbabili. Diciamo che se mi annoiassi come dici tu, andrei da lei.”

“Questo è davvero toccante.” Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo.

Sorride sinceramente e per un momento mi pento di esser stata così acida.

“Che fai nella vita, Elena?”

“Come fai a sapere come mi chiamo?” Chiedo sorpresa.

“Sei la damigella d’onore, sarebbe una grossa mancanza da parte mia non conoscere il tuo nome!”

“Capisco, comunque non sono affari tuoi.”

“Nessuno però mi ha informato del tuo tratto caratteriale più determinante.” Commenta solenne.

“E cioè?” Domando noncurante.

“La dolcezza, naturalmente.” Risponde sorridendo.

Ora mi sta urtando.

“Sono una giornalista, ok?” Taglio corto, sperando che si arrenda.

“Anche io.” Dice con una naturalezza disarmante, come se già conoscesse la mia risposta.

“Una cosa in comune. Bene, ma non abbastanza da incentivarmi a continuare a parlare con te.”

“Qual è il tuo campo?”

“La moda.” Rispondo sospirando, forse se lo assecondo a monosillabi se ne andrà.

“Prendi questo. – Fruga per qualche secondo nel taschino interno della giacca nera che indossa, per poi estrarre un bigliettino di cartone. – Sono il redattore di un giornale ad Atlanta. Inviami qualcosa di tuo a questa e-mail, se non farà schifo potrei offrirti un lavoro.”

Non rispondo subito, leggermente scossa.

Leggo il nome sul bigliettino, mentre lui si allontana a passi svelti.

Logan Evans.

Il mio primo istinto è quello di bruciare il biglietto con un accendino mentre pratico un rito voodoo sulla persona che me l’ha dato, mi sorprendo però a desistere dal farlo.

“Ehi! – Lo  richiamo. Di certo non gli avrei dato la soddisfazione di rimanere lì impalata e concedergli l’ultima parola. – Cosa ti fa pensare che elemosinerei un lavoro da te, che non mi sei neanche vagamente simpatico?”

“Io non faccio beneficienza. Hai un caratterino niente male, quasi insopportabile aggiungerei, ma se sei così anche nello scrivere questo farebbe di te una giornalista con gli attributi. Ovviamente la tua può essere solo una facciata, potresti non essere all’altezza delle aspettative.”

L’ha fatto di nuovo!

Se ne sta andando, con quel sorrisino presuntuoso, trascinandosi dietro il suo egocentrismo così grande da avere vita propria!

“Io non devo essere all’altezza delle aspettative di nessuno.”

“Come ti pare, per quello che vale tu eri a buon punto.”

“Di cosa parli?!” Chiedo indispettita dai suoi giochetti.

“Quando ti ho visto, dal lato opposto della sala, eri apatica ed assente. Sembravi un corpo senza vita, e ho pensato fossi il solito faccino carino che vive per osmosi di chi gli sta a fianco. Mi hai piacevolmente stupito, invece di stare alle mie avance… hai cacciato una grinta che non pensavo potessi avere.”

“Allora ammetti di averci provato con me?!” Chiedo calma e pacata, ma lasciandomi scappare un sorriso vittorioso.

“Assolutamente. – Sorride anche lui. – Ora scusami, ma vado a fingere di divertirmi con quei signori laggiù. È stato bello non dover simulare con te.”

E alla fine è stato lui ad avere l’ultima parola.

Mi ha lasciato qui con un’espressione instupidita in volto.

Arrogante, saccente e presuntuoso, ma anche io gli dovrei dei ringraziamenti: mi ha fatto dimenticare per un momento tutti i miei problemi.

 

“Pronto, Mason.”

Ciao splendore, ti diverti?

“Non particolarmente, però… ho fatto quello che dovevo.”

Ti sei lanciata sulla sposa stendendola e poi le hai rubato lo sposo?

“No… gli ho detto addio.”

Brava… sono fiero di te, e se ballassi lo sarei ancora di più.

Ballare.

Quasi tutti gli invitati ballano da un’ora o qualcosa in più, io invece me ne sto immobile al mio tavolo a contare i secondi che mi separano dalla fine della serata.

“Non è tra i miei progetti, al momento. Penso di stare qui seduta a pensare e ripensare a quanto la mia vita stia andando a rotoli.”

Il tormento, la bruciante sconfitta, la Susan Hayward della situazione… Ti vedo là, da sola,al tuo tavolo,  con il tuo vestito rosa confetto.”

Rido divertita dal suo tono melodrammatico, chiedendomi da dove sia nata questa vena poetica.

Un attimo, ha fatto riferimento al mio vestito.

Quando l’ha visto?

E soprattutto… l’ha guardato così attentamente da notare il colore?!

“Ti ho detto che ho un vestito rosa?!”

I capelli raccolti, - continua – che continui a torturare con le dita, come fai sempre quando sei molto giù e ogni tanto ti guardi le doppie punte e pensi ‘Dio, se solo fossi andata dal parrucchiere invece di perdere tempo con questi drammi sentimentali’.”

Mi blocco, accorgendomi solo ora di star tartassando le punte rovinate alla fine dei miei lunghi capelli.

“Mason, non ti ho mai detto che il mio vestito è rosa!”

E ad un tratto, una nota canzone. – Il gruppo musicale inizia ad intonare ‘Say a little prayer for you’ in una versione quasi più bella dell’originale. Mason deve essere da queste parti, perché dubito che abbia poteri sovrannaturali e soprattutto dall’altoparlante sento la canzone rimbombare. Mi alzo dalla sedia, aguzzando la vista per riscontrare il suo volto tra le centinaia di invitati. Ma non doveva essere in montagna con zia Jenna? – E tu, ti alzi dalla sedia con movenza leggera. Sorpresa, cercando, fiutando il vento come una gazzella… Dio ha ascoltato la tua preghiera, Cenerentola ballerà ancora.

“Mas..” Lo chiamo, intenta a farmi dare delle spiegazioni o perlomeno un indizio su dove possa essersi nascosto ma mi ammutolisco nel momento in cui lo vedo sedere ad uno dei tavoli vicini alla pista da ballo.

Ed ecco all’improvviso la folla si apre ed appare lui, bellissimo, elegante, raggiante nel suo smoking nero, stranamente è al telefono… ma del resto, anche tu! – Si alza, sorridendo e io sono troppo sbalordita per muovere un solo muscolo. Vorrei buttargli le braccia al collo e abbracciarlo, ma non riesco. Mi fermo nel bel mezzo della pista, mentre lui avanza nella mia direzione. – Allora viene verso di te, con il passo agile di un felino, e benché tua ragione intuisca che è impegnato, come la maggior parte degli scapoli di sconvolgente bellezza della sua età… - Chiude il telefono, riponendolo nella tasca mentre io, ancora pietrificata, ho ancora il mio vicino all’orecchio. – Ti dici: ma che diavolo, la vita continua! Forse non ci sarà matrimonio, forse non ci sarà sesso… ma ci sarà almeno il ballo!”

 Mi prende il telefono dalle mani appoggiandolo chissà dove, poco mi importa sono così contenta di vederlo da far passare tutto in secondo piano.

Mi fa avvicinare e iniziamo a ballare, finalmente mi sveglio dallo stupore iniziale e inizio a ridere senza controllo.

“Tu… tu dovresti essere con Jenna in montagna!” Gli dico, tra un volteggio e l’altro.

“La montagna può aspettare! Non potevo abbandonare la mia migliore amica il peggior giorno della sua vita… ti ho vista sai, sola e depressa a quel tavolo. Sei stata una pazza a venire qui, coraggiosa ma pur sempre una pazza! E sai cosa si dice sugli amici e il momento del bisogno, no?”

“Non so come ringraziarti…” Sussurro, sull’orlo della commozione.

“Cerchiamo di divertici ora…”

Continuiamo a ballare fin quando la canzone, giunta alle note finali, viene sostituita con un’altra di gran lunga più romantica. Le coppie si avvicinano sempre di più, e proprio nel momento in cui Mason sta per fare lo stesso una mano si poggia sulla sua spalla.

“Posso rubarti la signora per un ballo?” Stefan è l’uomo alle sue spalle.

Mason si gira nuovamente verso di me cercando sul mio viso un gesto di approvazione. Gli sorrido per fargli intendere che va tutto bene e invita Stefan con la mano a farsi avanti.

“Ti ho visto sorridere poco fa… mi fa piacere.” Mi sussurra in un orecchio, mentre mi stringe premendo con le mani sulla mia schiena.

“Ogni tanto sorrido anche io.” Gli rispondo con voce flebile.

“Vorrei aiutarti, ma tu non me lo permetti.”

Mi lascio cullare da lui, e mi appoggio alla sua spalla sospirando, stanca.

“Non puoi aiutarmi.”

“O tu non vuoi essere aiutata?” Mi domanda scostandosi per far sì che alzi il viso.

“Io non voglio che tu sia più condizionato da me. – Dico seria. – Non interpretare in modo sbagliato ciò che ti sto dicendo. Sono legata a te in un modo che non si potrebbe spiegare a parole, solo starti accanto mi fa stare bene… ma non possiamo più continuare così.”

“Così come, Elena?”

“Non siamo semplici amici, e non lo saremo mai. – Abbassa lo sguardo, conscio di ciò che gli sto dicendo. – Per cui non possiamo più far finta di esserlo, ci facciamo solo del male.”

“Tu stessa hai detto che stare con me ti fa stare bene, per me è lo stesso… non vedo nulla di male in questo.”

“Io però non posso darti quello che vorresti da me!”

“E io non posso darti quello che vorresti in realtà…” Dice piano, facendomi sentire uno schifo.

“Ecco vedi, ti ho ferito. E l’ho fatto anche qualche giorno fa, e il mese scorso… e succederà ancora. Non meriti questo, devo lasciarti andare.”

“Così semplicemente? Mi lasceresti andare senza esitare?”

“Stefan… – Mormoro stanca. – è la decisione più difficile che abbia mai preso, ma la più giusta. Se non fossi così importante, allora ti terrei legato a me egoisticamente. Ma non posso.”

Devo lasciarlo andare, come ho fatto con Damon.

È e sarà doloroso, dubito che un vuoto del genere possa essere mai colmato in futuro, ma devo tentare di salvare quello che posso di un rapporto insano destinato all’ autodistruzione.

Ho perso Damon definitivamente, nulla potrà cambiare le cose, ma ho ancora una possibilità con Stefan.

“E’ un addio?”

“Certo che no, - Gli sorrido triste. – è un arrivederci.”

Sta per parlare, apre la bocca, ma la richiude forse ripensandoci.

Appoggio il mento sulla sua spalla, rilassando i muscoli e lasciando che il mio corpo segua il ritmo lento della canzone.

Oltre la sua spalla, è chiara e nitida l’immagine dei due neosposi che ballano. Ho cercato di evitarli tutta la serata, il ché potrebbe sembrare strano se non impossibile considerato che è il loro matrimonio, ma sono dettagli.

Il non distogliere lo sguardo, poi, mi rende la regina delle masochiste.

Lui l’abbraccia, sorridendole, e sembra davvero felice, si avvicina ancora di più facendole poggiare la testa nell’incavo del suo collo e in un paio di giri i nostri occhi si scontrano.

La solita Elena avrebbe abbassato lo sguardo neanche un secondo dopo, ma ora è diverso.

Ora non ho più nulla di cui vergognarmi, non avrebbe più senso.

Quando ho preso coscienza di provare le stesse cose sia per Damon che per Stefan ho capito che il cuore è abbastanza grande da contenere tutti gli amori possibili e immaginabili.

Quello di cui non ho tenuto conto è che questo scoppia quando non ha più nulla di cui alimentarsi.

Continuiamo a fissarci per attimi interminabili, forse minuti, fin quando la canzone volge al termine.

Sento Stefan allontanarsi, quindi distolgo lo sguardo dal fratello, rivolgendogli un sorriso appena accennato.

“Scusami per tutte le volte che ho sbagliato con te.” Gli dico mentre mi allontano, capendo che è il momento di andarmene di qui.

Recupero la mia roba e cammino svelta verso il guardaroba dove ho lasciato il soprabito, trovandolo facilmente grazie all’aiuto del ragazzo addetto.

“Ti ringrazio.” Gli sorrido, mentre mi aiuta ad infilarlo.

Mi accingo a chiamare un taxi, quando la voce di Caroline mi costringe a fermarmi proprio dinanzi l’imponente entrata della villa.

“Elena, dove vai?”

Girandomi, sto per risponderle ma appena ho la possibilità di vederla in viso decido di ignorare la sua domanda.

“Cosa ti è successo Care? – Ha un po’ di nero sotto gli occhi e un colorito che non premette nulla di buono. Scuote la testa per farmi intendere che non devo preoccuparmi, peccato per lei che la conosco meglio di chiunque altro. – Non provare a mentirmi! Ti conosco troppo bene… e Caroline Forbes non transigerebbe mai e poi mai un po’ di matita sbavata sotto l’occhio!”

La mia affermazione la porta a tamponarsi istintivamente il contorno occhi con i polpastrelli, per poi riscoprirli macchiati di trucco.

“No, davvero. Nulla di importante. Tu dove stai andando?”

“Nulla di importante in confronto la mia gravidanza, vero?” Chiedo calma. In fondo il punto è lì, lei non vuole raccontarmi il suo problema perché pensa che non sia abbastanza serio paragonato al mio.

“Care… puoi e devi raccontarmi tutto. Riguarda Tyler? – Dalla scossa che sembra averla colpita al solo pronunciare il nome incriminato, mi convinco si tratti di lui; infatti annuisce, ma non sembra voler parlare. – Ti ha fatto qualcosa?!”

“No! – Esclama – Lui… ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi persona sana di mente.”

“Cosa?!”

“Se ne è andato.”

“In che senso?”

“Io… - La mia amica si lascia scappare una lacrima solitaria che asciuga in fretta e furia – Gli ho confessato tutto… Gli ho detto che sono stata con Klaus.”

“E lui?” Spalanco gli occhi, ammirando il coraggio della bionda.

“È rimasto in silenzio per un paio di minuti… e poi se n’è andato senza dire una parola.”

“Può… può darsi che sia sconvolto. Dagli del tempo…”

“No, Elena. Non puoi capire… mi ha guardato con un’espressione che non gli avevo mai visto prima. Era letteralmente disgustato da me. Così disgustato da credere che non meritassi neanche risposta.” La voce di Caroline sta cedendo, e prima che scoppi in un pianto disperato penso bene di interrompere la conversazione e abbracciarla.

“Andrà tutto bene, Care.”

La sento piangere in silenzio, ma non si concede più di qualche secondo.

“Dovrei essere io a consolare te… - Sussurra con voce rauca, mentre asciuga qualche goccia. – Stavi per andartene?”

“Sì… ho sopportato abbastanza.”

“So che questa è l’ultima cosa che vuoi sentire, e che già ne abbiamo parlato e che mi hai chiesto di non giudicare…”

“Care, sputa il rospo.”

“Devi dirglielo… So che ora è ancora più difficile, ma devi. Riusciresti a vivere con il pensiero di aver rinunciato a lui?” Indica con lo sguardo il mio ventre.

Vorrei risponderle ma una voce maschile mi fa sussultare.

“Di cosa parli, Caroline?”

Sono completamente pietrificata alla visione di Stefan a pochi passi da noi. Non so quanto ha sentito, probabilmente non molto da capire di cosa stavamo parlando ma sono in ogni caso terrificata da quello che potrebbe scoprire.

“Stefan….” Care è sorpresa quanto me, e la sua espressione non aiuta.

“Nulla. Io me ne sto andando.” Affermo decisa, prendendo in mano la situazione.

“Aspetta! – Esclama lui – Tu non te ne vai di qui finché non mi avrai detto che succede!”

“Mi vuoi costringere?!” Rispondo dura.

Ho perso la pazienza, e forse anche il senno.

“Se sarà necessario, sì!”

I toni diventano più forti, ritorno sui miei passi avvicinandomi a lui con gli occhi assottigliati in due fessure.

“E come?! Con la forza?”

“Elena, scusami per quello che sto per fare ma è per il tuo bene… -  sussurra fioca Caroline. –  Stai commettendo un grave errore, perché hai paura. So che non avrei dovuto immischiarmi, ma non posso lasciare che tu faccia una scelta del genere in queste condizioni. Lo rimpiangeresti per sempre.”

Sono allibita, e spero con tutta me stessa che non abbia la reale intenzione di confessare la verità.

Stefan, intanto, sposta lo sguardo freneticamente tra me e Caroline, in attesa di qualcosa.

“Non farlo.”

“Ti prego non odiarmi, ma lo sto facendo per il tuo bene. – L’attimo è troppo veloce anche per pensare cosa fare per fermarla. Care si volta verso Stefan e il mio mondo crolla. – Elena è incinta.”

“Non posso crederci…” Sputo tra i denti.

Non può averlo fatto.

Stefan è paralizzato, ha gli occhi sbarrati e mi fissa insistentemente, ma non parla.

“Non posso crederci…” Ripeto, guardando Caroline. Come ha potuto farmi questo?

“Scusa, Elena… l’ho fatto per te.” Si allontana velocemente da noi, e non ho neanche la forza per richiamarla o urlarle contro.

Stefan è ancora in silenzio, si limita a fissarmi ma è come se non mi vedesse realmente. È letteralmente scioccato.

“Gliel’hai detto?” Finalmente parla apatico, strozzato, sofferente.

Il soggetto sottinteso è Damon.

E io non ho la forza di mentirgli, sarebbe inutile.

“Ti sembra che abbia la faccia di uno che ha scoperto di aspettare un bambino da una donna che non è sua moglie?” Dico, guardando in direzione della sala dove lui, accanto a Meredith, sorride ad una coppia di mezza età.

“Ma sei impazzita?! – D’un tratto Stefan sembra risvegliarsi dallo shock iniziale. Urla, per poi ricomporsi in un tono di voce quantomeno accettabile – Sei… Sei impazzita?! Cosa pensi di fare quando.. sarà impossibile nasconderlo..”

“Non sono così stupida… - Sussurro – Non sarà impossibile…”

“Tu… tu non intendi per caso…”

“Sì, hai capito perfettamente.”

“Non puoi!” Esclama.

“Perché no?!” Mi alterno a mia volta.

“Non puoi fare una cosa del genere senza dirglielo! Lui deve sapere!”

“E poi cosa? Mi direbbe di non farlo, ma metterei per sempre in crisi il suo rapporto con Meredith e lo condannerei ad una vita che non vuole!”

“Nessuno vi obbliga a stare insieme… ma lui ha fatto un errore e deve assumersi le proprie responsabilità! – Mi ammutolisco, dopo l’ennesima pugnalata al cuore. – Non volevo dire…”

“No, lo so. Ma è stato un errore, hai ragione.”

“No, Elena. Per favore, ragiona! – Mi si avvicina, prendendo il mio viso tra le mani. – Sei davvero convinta di quello che stai facendo?!”

La parola convinzione stride con tutto quello che sono e che provo ora, la mia scelta è dettata dal sapere che non ho altra scelta.

“Cosa importa?! Non ho un lavoro, Jenna è ancora sconvolta da quello che è successo e devo occuparmi di Kyle, non ho un uomo, non ho nessuno… spiegami come potrei mantenere un altro bambino?! E poi Damon è così felice con Meredith… rovinerei tutto.” Mi sfogo; la rabbia ha sostituito la tristezza ma già so che si tratta di una condizione momentanea, tornata a casa sprofonderò tra le coperte del letto a piangere come ogni sera.

“Cosa ti fa pensare che non hai nessuno?! – Mi stringe il volto con più forza, senza però farmi male – Hai Jeremy, Caroline, Bonnie, Matt… e hai me. Lo sai che sono sempre qui… per qualsiasi tipo di aiuto.”

“No…” Sussurro.

“Questo bambino è pur sempre mio nipote… E Damon è mio fratello! Non puoi pretendere che io non dica nulla!”

Poggio la mano sulla sua, ancora sulla mia guancia.

“Ti prego, non lo fare.” Lo supplico.

“Che succede qui?! – La voce di Damon fa girare entrambi di scatto – State urlando.”

Non c’è nessuno specchio da queste parti, ma potrei giurare di esser sbiancata, guardo Damon e poi ritorno su Stefan.

Lui esita, vorrebbe parlare ma qualcosa lo blocca: I miei occhi supplicanti.

“Stai bene, Elena?” Mi chiede il moro, con voce fin troppo titubante. Mi auguro che Meredith non sia nelle vicinanze ad ascoltare, perché quegli occhi di ghiaccio e quella voce roca lo stanno tradendo.

“No, non sta bene. – Interviene Stefan. Mantengo il fiato sospeso fino quando non riapre di nuovo bocca. – Non vuole ascoltarmi… Dille anche tu di farsi accompagnare a casa.”

Non gli ha rivelato nulla.

Damon sembra annuire, ma i suoi movimenti sono quasi impercettibili, sbatte freneticamente le palpebre e gira il viso di lato guardando da tutt’altra parte. Ha un’espressione aggrottata, una delle sue espressioni più caratteristiche.

“Hai vinto tu.” Mi sforzo di sorridere verso Stefan, distogliendo lo sguardo da Damon.

Fa troppo male.

 

Tolgo i maledetti tacchi che mi hanno martoriato i piedi per tutta la serata, Stefan mi segue verso il divano non perdendomi di vista neanche per un momento.

“Quelle scarpe non sono consigliabili per una donna che aspetta…” Sussurra, ed è la prima volta che parla da quando abbiamo lasciato il locale.

“Stefan, non iniziare ad essere iperprotettivo.” Mi accascio sul sofà, chiudendo gli occhi.

È stata una giornata lunga e da non ripetere.

Ancora con gli occhi chiusi, sento un peso gravare sul divano.

“Hai ragione.” Mi dice.

“Su cosa?”

“Non mi fa bene stare con te. Sono arrivato al punto di mentire a mio fratello.”

Abbasso lo sguardo, oramai ho perso il conto di tutte le volte in cui mi sono sentita uno schifo.

“Forse dovremmo dirci addio…” Sussurro, riferendomi a poche ore fa quando gli ho detto che il nostro sarebbe stato un arrivederci.

“Ma ora più che mai non posso abbandonarti… - Mi prende una mano inaspettatamente – Hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto perché hai paura. Hai bisogno di un amico.”

Sento gli occhi inumidirsi, e di slanciò mi porto a sedere avvicinandomi ancora di più a lui per poi abbracciarlo.

“Grazie..”

“Rispondi a questa domanda…- Si scosta da me – Se Damon non si fosse sposato, se avesse scelto te... avresti interrotto la gravidanza?”

“No…” Confesso, dopo alcuni secondi di silenzio.

“Rifletti su questo, Elena. Vuoi questo bambino più di quanto tu voglia ammettere a te stessa… ti prego, non essere avventata.”

Si alza dal letto, prima di permettermi di rispondere.

“Vado a prepararti una camomilla, dopo questa giornata così pesante ne hai bisogno.”

Quando è lontano molti passi da me, prendo la borsetta poggiata sul tavolino che mi è di fronte ed estraggo il biglietto datomi da quel Logan.

Mi chiedo cosa ci facesse lì, non è un viso noto.

E quante probabilità avevamo di parlarci?

Forse il caso ha voluto che gli capitassi io sott’occhio in quel momento, forse l’universo vuole suggerirmi qualcosa.

Quante probabilità c’erano di conoscere un giornalista, e che questo mi proponesse un impiego?

Forse è arrivato per me quel treno che non passa più nella vita, quel treno che mi permetterebbe di ricominciare da zero.

È un opportunità per iniziare una nuova vita, per riscattarmi, ma stavolta farei le cose come si deve. Stavolta non scapperò dai problemi.

Stavolta chiudo le porte che non meritano di rimanere aperte e mi armo del coraggio che mi è sempre mancato.

E non sarò più sola.

Fine

 


AVVISO 1: Ho pubblicato il seguito della storia qui: Clicca per leggere ‘Just say Yes’ 


   AVVISO 2: storia in revisione!
 

 Ho intenzione di correggere gli errori, cambiare il 'font' di scrittura, ampliare le descrizioni e modificare alcuni dialoghi.
La storia, però, non subirà modifiche per quanto riguarda la trama.
Ho preso questa decisione perché rileggendola, non mi è piaciuta affatto. La trovo, in alcuni punti, illeggibile!
Qui sotto indicherò fino a che capitolo è stata revisionata (così come nell'angolo di presentazione della storia stessa). Ovviamente questo 'contatore' sarà aggiornato ogni volta che pubblicherò un nuovo capitolo revisionato ma non vi annoierò con nessuna notifica o roba del genere, quindi se vi interessa rileggere la storia l'unico modo per vedere se ho aggiunto un cap è passare di qui. 

 

STORIA REVISIONATA FINO AL CAPITOLO: 3
 


Note Finali: Eccoci alla fine della storia… non potete immaginare quanto io sia triste!

Mi dispiace per chi sperava in un happy ending per Elena e Damon, ma non è stato così.

Quando ho iniziato a scrivere la storia quello che volevo creare era un universo alternativo in cui Damon e Stefan non facevano ruotare la propria vita intorno ad Elena.

Elena ha fatto un percorso, è come se fosse cresciuta di botto in un anno…

Lei pensava di essere diventata una donna matura, adulta, responsabile… ma (come lei stessa ammette) si sbagliava. È solo scappata dalla sua vita e ha vissuto sei anni lontano da casa sua ignorando completamente i suoi vecchi problemi. Ma si sa che i nodi vengono sempre al pettine…

La storia quindi rappresenta una il cosiddetto ‘toccare il fondo’ per la protagonista, che paradossalmente non è altro che la spinta per farla rialzare… perché è solo in quel momento che si rende conto dove ha davvero sbagliato.

Elena trova un’opportunità di riscatto quando guarda il bigliettino da visita di quell’eccentrico ragazzo ( a cui io personalmente ho dato il volto di Chris Pine …cioè non so se mi spiego XD) e, con tutto che non riesce proprio a sopportarlo, prende in considerazione la sua proposta.

Non commento il resto del capitolo… è l’ultimo e lo lascio a voi!

Solo una piccola curiosità: quando Elena dice ‘ho capito che il cuore è abbastanza grande da contenere tutti gli amori possibili e immaginabili’ si riferisce al capitolo 10 dove pensa proprio questa cosa.

Non inserisco la storia nelle complete, per ora… così, nel caso pubblicherò il seguito, metterò il link qui.

E ora arriva il momento dei ringraziamenti…

GRAZIE!!

Quando ho iniziato a scrivere non pensavo di poter ricevere tutta questa accoglienza, inoltre erano poche le AU su i personaggi di TVD infatti molte di voi mi hanno detto di essere state un po’ restie all’inizio… quindi vi ringrazio per avermi dato un’opportunità! :D

Grazie per aver letto la storia, aver recensito e tutte le cose carine che mi avete detto… senza di voi non avrei continuato probabilmente! Grazie a chi ha messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate e tra gli autori preferiti e soprattutto a chi ha perso un po’ del proprio tempo per commentare tutti i capitoli!

Vi ringrazio con il cuore :)

Ho visto che molte ragazze inseriscono nelle loro storie un angolo per pubblicizzarne altre… ringrazio chi ha messo la mia tra queste. Per tutto il corso della storia io non l’ho mai fatto per non far sì che qualcuno si sentisse obbligato a ricambiare il favore. Voglio che la mia storia sia letta/recensita/preferita ecc perché si vuole e non perché ‘io leggo/faccio pubblicità/recensisco la tua e tu leggi/fai pubblicità/recensisci la mia’.

Essendo l’ultimo capitolo, però, ho il piacere di consigliarvi alcune autrici (pochissime, considerato che non riesco più a leggere come una volta) secondo me molto brave… chi per fantasia, chi per stile, chi per altro.

Tess 36

everlily

Love Bites

Chara

Bloodstream_

Fannie Fiffi

Occhidacerbiatta

 Prima di salutarvi, vi chiedo un’ultima cosa… (Sì, lo so, sono noiosa) Mi farebbe davvero piacere leggere i vostri pareri, soprattutto quelli di chi non si è mai fatto sentire, su questo capitolo ma anche sulla storia in generale… se c’è stato qualcosa che non vi ha convinto o se volete darmi qualche consiglio.

Un bacio a tutte!

PS. La scena di Mason che chiama Elena al matrimonio non è farina del mio sacco, ma un omaggio al fantastico film che mi ha ispirato! :) Le battute sono le stesse con leggerissime varianti. Questo è il link!

  
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