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Autore: likebloodinmyveins    11/02/2013    1 recensioni
Questo è il diario di Margaret, una ragazza come tante altre.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia storia comincia così:
 
"E' patetica la vita quando l'apatia supera le emozioni" 
 
Tratto dal diario di Margaret, una ragazza come tante altre.
 
Un giorno capitavo per caso in centro durante il giorno di mercato. Giovedì pomeriggio, Genova era rischiarata dalla luce tenue del sole, una leggera brezza si alzava dal mare e mi sferzava il viso. Non avevo freddo, ma avevo voglia di qualcosa di caldo, ero da sola e sentivo un po' la mancanza di qualcuno con cui scambiare qualche parola. Passai davanti una boutique, dentro c'era un ragazzo affascinante, era vestito in modo elegante e teneva per mano una bambina piccola. Mi vide passare frettolosamente e mi lanciò un'occhiata, poi abbassò lo sguardo e prese la bambina in collo ed uscì per raggiungermi.
"Ehi tu!" urlò rivolto a me.
Mi sentii chiamare e mi voltai. Il ragazzo era a pochi centimetri da me, potevo sentire il suo odore, i suoi occhi verdi erano puntati su di me, forse cercavano di scrutarmi l'anima.
"Si?" La mia voce risuonò roca fuori dalla mia gola senza che me ne accorgessi.
"Mi stavi guardando prima!" mi accusò indebitamente.
-Sì, ovviamente-
-Sei un bel ragazzo-
-Che c'è, è vietato?- mi dissi tra me.
"Beh, non lo so, non credo" negai sfacciatamente.
"Mi stavi guardando, perché?" era insistente, ardeva di curiosità.
"Insolente! Ma come ti permetti?"
"Non offendere, sono solo curioso" disse piazzando il suo sguardo ipnotico su di me.
"Perché ti interessa tanto?" la mia domanda era più che lecita. Gli estranei si scambiano occhiate furtive in ogni occasione, si osservano e si criticano sottovoce, si maledicono o si difendono in silenzio, a seconda della necessità.
"Mi hai guardato in modo strano, ho visto una strana scintilla nei tuoi occhi" affermò con convinzione.
Quella frase mi spiazzò, lo squadrai torva, non sapevo nemmeno io in che modo l'avevo guardato, ma dentro di me sapevo perfettamente che aveva ragione.
"Non ci ho fatto caso" mi affrettai a rispondere imbarazzata. 
Lui mi sorrise e educatamente, con evidente voglia di lasciar cadere il discorso, disse:
"Piacere, io sono Tom" e mi tese una mano, io la strinsi non troppo sicura di quello che facevo, la sua stretta al contrario era salda.
"Margaret" sibilai in risposta, un senso di smarrimento mi assalì.
"E lei è Caterina, mia sorella" esordì indicando la bambina piccola, portava tra i capelli un fiocchetto bianco a pois gialli, una catenina le pendeva graziosamente dal collo, indossava un vestitino rosso e i suoi piedi entravano perfettamente in un paio di scarpette scarlatte. Nella sue semplicità era bellissima, ma io rimasi comunque impassibile, odiavo i bambini più di ogni altra cosa al mondo.
Non notando da parte mia alcuna reazione aggiunse sorridendo:
"Ti va qualcosa da bere? Offro io!"
Lo studiai sospettosa, un ragazzo che non conoscevo mi stava invitando a bere qualcosa, non mi era mai successo prima. Mi sentii elettrizzata per l'emozione, ma al tempo stesso preoccupata, non sapevo niente di lui, poteva essere anche un assassino per quel che ne sapevo. Ma per una volta decisi di seguire il mio istinto e non la mia ragione, anche perché al momento era offuscata dal pensiero di stare con quel ragazzo e assaggiare ogni singola cosa di lui.
Accettai euforicamente.
Tom annuì vittorioso, sparì dietro la vetrina della boutique dicendomi di aspettare un attimo e portando la bambina con sé, tornò subito dopo senza Caterina e ridendo mi guidò verso un bar molto carino, poco distante da lì.
Vetrate scure, arredamento in vecchio stile, barista e personale vestiti a tema, luce soft e un'immensa libreria che definiva il perimetro dell'intero locale. Un posto fantastico, sublime alla vista.
Ne ammirai avidamente la bellezza, riempiendomi i polmoni dell'odore di incenso, nel mio volto un'espressione di meraviglia e di incredulità, vivevo a Genova da 15 anni e non avevo mai visto quel bar, io che avevo girato più bar che piazze.
Gli sorrisi spontaneamente e mi misi a sedere accanto a lui, ignara di ciò che sarebbe capitato dopo poco.
 
Right from the start 
You were a thief 
You stole my heart 
And I your willing victim 
 
Just give me a reason 
   
 
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