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Autore: Aquarius no Lilith    23/02/2013    2 recensioni
Questa storia è per certi versi il prequel della mia fanfiction "la maledizione dell'amore eterno" ed è ambientata sei anni prima dell'originale.
Grazie a una situazione insperata Yume riesce a confessare i suoi sentimenti a Milo, ma la reazione del cavaliere d'oro sarà assolutamente non chiara e fonte per lei di tristezza. Una missione in Italia però nel luogo in cui era vissuta Yume, riporterà la pace tra i due, anche se Yume avrà una rivelazione sconvolgente rispetto a sua madre e a quello che succederà ai cavalieri d'oro molto tempo dopo.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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Lo ignorai completamente e mi diressi verso l’orfanotrofio, ma lui mi colse alla sprovvista, sbattendomi contro il tronco dell’albero e bloccandomi le braccia, come la volta precedente. Ed io incavolata nera, dissi: << Che cosa vuoi fare Milo? >>.
E lui, mi liberò con un gesto rapido della mano della maschera e poi cominciò a guardarmi con uno sguardo molto alterato.
<< Voglio parlarti, ecco cosa voglio fare. Sono giorni che mi parli solo lo stretto necessario e poi oggi, per di più mi dai anche uno schiaffo, che mi ha lasciato un bel segno >>, disse con una voce molto arrabbiata.
<< Non ti rendi proprio conto di quanto dolore mi hai provocato, quando dopo avermi baciato, mi hai detto che quello non era un bacio importante per te, eh? Non riesci a capire di avermi ferita molto profondamente e poi lo schiaffo te lo sei meritato, per ciò che hai detto stasera >>, gli risposi, arrabbiata.
A quelle parole mi lasciò andare, ma, mentre me ne stavo andando, me lo ritrovai davanti e poiché non l’avevo visto, gli andai a sbattere contro e caddi a terra.
In un attimo me lo ritrovai addosso, nella stessa posizione di pochi giorni prima.
Questa volta però quando mi baciò, cercai di scostarmi, ma mi strinse ancora di più a se e mi lasciai allora andare a quel bacio, anche se sapevo che probabilmente subito dopo sarebbe fuggito come la volta precedente, spezzandomi di nuovo il cuore.
Anche se lo avevo odiato per ciò che mi aveva in precedenza detto, il mio cuore continuava ad appartenergli e sarebbe stato così sempre.
Quel bacio, poi, aveva un non so che di passionale e sembrava veramente diverso dal primo che c’eravamo dati.
Dopo un po’ si staccò, per far riprendere fiato a entrambi, ed io allora gli chiesi: << Ora scapperai come l’ultima volta, vero? E poi negherai di nuovo che provi qualcosa per me, distruggendomi di nuovo il cuore >>.
Egli allora mi accarezzò il viso e, sorridendomi, disse: << No, questa volta non scapperò, Yume. Nei due mesi che sono passati dal nostro primo bacio e poi in questi ultimi giorni, ho cercato di fare chiarezza nel mio cuore e mi sono reso conto che tu me l’avevi rapito già da tempo >>.
<< Non mi stai mentendo, vero? >>.
<< Non potrei mai farlo, perché mi sono innamorato di te >>.
Quelle parole mi causarono una gioia immensa e, stringendogli le braccia al collo, nascosi il viso tra i suoi soffici capelli.
Milo, poi dopo avermi dato un ultimo bacio a fior di labbra, mi diede una mano ad alzarmi da terra e, dopo aver recuperato la mia maschera, tornammo in camera, per andare a dormire.
Il mio sonno però, quella notte fu più agitato del solito: infatti, i miei sogni parlavano solo di morti e nient’altro. Quei morti poi, erano cavalieri che conoscevo da tempo: Camus, cavaliere dell’Acquario e il migliore amico di Milo, Aphrodites il cavaliere dei Pesci, Shura il cavaliere del Capricorno, Deathmask il cavaliere del Cancro e Saga, cavaliere dei Gemelli e mio mentore e maestro.
Mi svegliai dopo queste e altre visioni di morte, che però non compresi, piangendo a dirotto. Mi ritrovai subito accanto Milo che mi abbracciò forte, per calmarmi e disse: << Yume perché piangi? Hai forse avuto delle visioni di morte? >>.
<< Sì e riguardavano alcuni cavalieri d’oro, morti all’interno del Santuario... >>.
Vidi Milo diventare pallido a quelle parole, ma disse: << E’ stato solo un brutto sogno e nient’altro, Yume. Ora tranquillizzati >>.
La sua presenza accanto a me mi tranquillizzò un po’, ma non ebbi il coraggio di dirgli di aver visto anche lui morire, sperando che per una volta le mie capacità divinatorie si fossero rivelate non veritiere. Mi addormentai così tra le braccia di Milo, che mi davano un grande senso di protezione, una sensazione che mai avevo provato nella mia vita.
Mentre dormivo, a un certo punto sentii qualcuno o qualcosa accarezzarmi dolcemente il viso, allora socchiudendo un poco gli occhi, vidi Milo che steso accanto a me, mi guardava con un’espressione sorniona.
Essendosi poi accorto che mi ero svegliata, avvicinandosi a me, disse: << Buongiorno, amore mio >>.
Quelle parole e la sua eccessiva vicinanza, mi fecero arrossire, il che fece invece sorridere Milo. Lui, avvicinandomisi ulteriormente, mi trascinò in un bacio del buongiorno dolcissimo, che mi fece svegliare del tutto.
Dopo che ci fummo separati, gli dissi: << Sai che ore sono per caso? >>.
E lui guardando l’orologio sopra il suo letto, disse: << Sono le otto meno dieci minuti >>. Ed io sorridendogli, dissi: << Allora non siamo in ritardo per la colazione. E ora se non è di troppo disturbo, vorrei alzarmi per andare in bagno a darmi una sistemata >>.
<< Posso venire con te, allora? >>, disse Milo con una faccia da schiaffi.
Ed io gli risposi: << Se provi a mettere un solo piede nel bagno accidentalmente mentre ci sono io, sappi che non risponderò più delle mie facoltà mentali e per te saranno dolori >>. Milo, allora impallidì e mi lasciò scendere dal letto.
Solo quando fui in piedi vicino al letto, guardando Milo, mi accorsi che aveva dormito accanto a me solo in boxer e diventai rossa in volto come un peperone.
Recuperati subito gli abiti dalla mia borsa, mi diressi nel bagno nella stanza accanto, che la direttrice aveva destinato all’uso mio esclusivo e di Milo.
Sul mio viso finalmente era tornato a regnare un sorriso sincero e non più tirato e lo dovevo solo a Milo.
Dopo essermi fatta una doccia veloce, indossai gli abiti che mi ero portata per potermi meglio confondere tra la gente, al posto degli abiti d’allenamento per il Santuario.
Per prima cosa infilai dei jeans lunghi con dei ricami floreali sulla gamba destra di colore viola e una maglietta a maniche corte anch’essa viola dalla scollatura molto marcata e semplice e ai piedi misi dei sandali di colore dorato senza tacco, per permettermi qualsiasi tipo di movimento. Al collo poi portavo sempre un ciondolo che rappresentava una luna crescente d’ametista, che la direttrice dell’orfanotrofio mi aveva dato molto tempo prima, affermando che era di mia madre. Prima di uscire, legai i miei lunghi capelli castani con un elastico anch’esso viola, a coda di cavallo e indossai nuovamente la mia maschera.
Quando arrivai in camera, Milo mi squadrò da capo a piedi e poi, disse: << Sei bellissima vestita così, Yume >>.
Dopo averlo detto, mi si avvicinò e dopo avermi tolto la maschera e avermi dato un bacio a fior di labbra, se ne andò in bagno a darsi una sistemata.
Io allora, dopo aver messo lo zaino da viaggio in spalla, scesi al piano di sotto per fare colazione, poiché erano già le otto e venti.
Dopo aver aiutato la direttrice a preparare la tavola per i bambini, m’intrattenni a giocare a nascondino con i bambini e mi sembrò di essere tornata bimba.
A un certo punto però, mi sentii osservata e, volgendo lo sguardo alle mie spalle, vidi che Milo ci stava osservando, sorridendo.
Feci colazione con lui in cucina, cosicché nessuno, mi potesse vedere in volto, anche solo per errore.
Quando finimmo, dissi a Milo: << Ti va di fare un giro panoramico per Torino? >>.
<< Certo, perché voglio vedere con i miei occhi la tua città d’origine >>, disse, sorridendomi.
Verso le nove e mezzo eravamo già in centro e, nonostante quello fosse un giorno di lavoro come tutti gli altri, non c’era molta gente in giro.
Feci vedere a Milo il centro della città e quelli che erano i luoghi più significativi, per poi fermarci verso le undici  in un parco.
Ci sedemmo su una panchina, dove rimanemmo abbracciati per un po’, a guardare il paesaggio di alberi circostanti.
A un certo punto, feci a Milo una domanda che mi girava in testa da un po’: << Milo puoi dirmi, perché sei scappato dopo avermi baciato la prima volta? >>.
E lui, guardandomi, disse: << Lo feci perché temevo che i miei sentimenti per te fossero troppo forti e che mi avrebbero potuto indebolire. Devi sapere, infatti, che provavo per te già una grande affezione >>.
Quelle parole mi lasciarono di sasso, ma contenta come non mai lo abbracciai e dopo un po’, ci avviammo verso l’orfanotrofio per il pranzo con quei bambini che Milo chiamava adorabili pesti.
Dopo quattro sere poi, che ci recavamo lì dove erano avvenuti gli episodi di cannibalismo, riuscimmo a trovare i seguaci di quella setta, che si rifaceva al culto del dio Dioniso e facemmo in modo che non potessero più nuocere ad alcuno, per sempre.
La sera prima di partire per Ancona dopo cena però, la direttrice mi convocò nel suo ufficio, per parlarmi.
Quando vi entrai, mi sedetti sulla sedia davanti alla sua scrivania e lei fece lo stesso.
<< Yume >>, disse, << quando erano ormai passati due anni dalla tua adozione, giunse qui tua madre >>.
<< M- Ma com’è possibile? Io pensavo che i miei genitori fossero entrambi morti >>, dissi io sconvolta.
<< Fu tua madre a portarti qui quando non avevi ancora un anno e mezzo e fu una sua decisione, il fatto che tu la dovessi credere morta. Comunque, tornando al discorso di prima, quando venne a farci visita mi lasciò una lettera da darti, dicendo che un giorno saresti tornata qui, ormai cresciuta >>.
Detto questo, aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse la lettera annunciata, che appena ebbi in mano, provai l’impulso di aprire.
<< Grazie direttrice, per averla conservata per tutto questo tempo. Ora mi congedo, per leggerla in tranquillità >>.
<< Certo Yume. Vai pure >>.
Uscita velocemente dall’ufficio della direttrice, mi diressi nella mia camera, dove mi sedetti sul mio letto e aperta la lettera, cominciai a leggerla avidamente.
Cara Yume,
figlia mia adorata, quando leggerai queste mie parole so che avrai quattordici anni e sarai ormai il silver saint di Cassandra.
Sarai confusa per il fatto di essere venuta a sapere solo ora che io, tua madre, sono ancora viva e che non abbia mai cercato, di conseguenza, di mettermi in contatto con te.
Purtroppo tu sei stata l’unica cosa bella che ho avuto nella vita insieme a tuo padre, ma non mi è stato concesso dal destino né di vederti crescere né di stare con te.
A causa, infatti, del ruolo che ricopro, non ho libertà di scelta né nei miei movimenti né nelle mie decisioni.
Per quanto riguarda tuo padre, posso dirti solo che è morto ancora prima che tu nascessi, mentre noi due un giorno, quando sarai più grande ci incontreremo, anche se quella circostanza non sarà affatto felice.
Infatti, quel giorno scoprirai una cosa che riguarda te e la persona che ami di più al mondo, che ti porterà o sulla via della vita e della sofferenza o su quella della morte e della liberazione.
Purtroppo non mi è concesso di dirti altro, perché potrei cambiare di troppo il futuro e questa cosa non sarebbe per niente salutare per l’ordine cosmico.
Mi raccomando però Yume, continua a vivere la tua vita con tranquillità e serenità, perché è ciò che ogni ragazza della tua età dovrebbe fare. Ti auguro buona fortuna per ciò che dovrai affrontare negli anni a venire, ma sono certa che te la caverai sempre.
Con amore, tua madre Clelia.
Non riuscivo a crederci... Mia madre era viva da qualche parte e un giorno l’avrei finalmente incontrata e abbracciata.
Qual era il vero motivo però, per cui non aveva potuto crescermi e allevarmi? E qual era mai quell’incarico che non le dava libertà di fare nulla?
Quelle parole poi, che aveva scritto sul conto mio e di Milo, m’inquietavano.
L’unica cosa che risultava evidente dalla lettera, era che il dono di vedere il futuro che avevo veniva direttamente da lei.
Mentre riflettevo poi, mi cambiai per la notte e come tutte le sere precedenti, andai davanti all’albero, dove avevo incontrato Saga la prima volta e lì rimasi, cercando di calmare il mio animo ancora in subbuglio per il contenuto della lettera.
Mentre ero assorta nei miei pensieri, all’improvviso la mia mente fu invasa da una visione. Mi ritrovai su un campo di battaglia e accanto a me vidi una ragazza, stesa a terra, vestita della mia stessa armatura e con una lunga ferita, che le attraversava il ventre dal fianco destro a poco sotto il seno sinistro.
Quando la osservai meglio in volto, però rimasi sconvolta, infatti, rividi me stessa in lei: lunghi capelli castani scuri le incorniciavano il volto, sporchi di sangue e polvere e gli occhi di colore viola scuro, esattamente identici ai miei.
Poco dopo vidi un qualcosa di molto lucente, che però non riuscivo a capire cosa fosse a causa del sole, avvicinarsi a noi.
Come mi fu accanto rimasi senza parole: era un ragazzo identico a Milo, che vestiva l’armatura dello Scorpione ed era pieno di graffi e aveva una ferita simile a quella della mia sosia sul braccio sinistro, segni che di fatto dimostravano che anche lui aveva combattuto. Abbracciò quindi quella ragazza identica a me e, guardandola negli occhi, disse con le lacrime che gli scendevano copiose: << Cassandra, ti prego, non morire. Se tu morissi, come potrò vivere? E poi nostra figlia Francesca ha bisogno di una madre per crescere ed io sono certo che da solo non riuscirei a crescerla >>.
<< Endimione, purtroppo so già che non sopravvivrò, perché così vuole la maledizione lanciataci dalla mia dea>>.
Vidi il ragazzo irrigidirsi e dire: << No, non voglio perderti Cassandra, perché la mia vita senza di te non avrebbe più senso >>.
Non so il perché, ma mi sembrò di aver vissuto già quella situazione in un lontano passato, che però mi sfuggiva.
Non vidi però cosa accadde dopo, poiché mi sentii scuotere le spalle e la visione si dissolse nel nulla.
Quando riaprii gli occhi, vidi davanti a me un Milo preoccupatissimo.
<< Yume, che tipo di visione hai avuto? >>, disse lui, guardandomi con apprensione.
<< Non te lo saprei dire. Era una visione che sembrava riguardare un passato lontano e non il futuro... >>.
Milo comprese dalle mie parole che non avevo voglia di parlarne e, cogliendomi alla sprovvista, mi abbracciò e mi regalò un bacio dolcissimo, che servì a farmi dimenticare la visione di morte, appena avuta.
Staccandosi poi da me, disse: << Direi che è ora di andare a dormire, perché domani mattina dovremo alzarci presto, per prendere il treno che ci porterà ad Ancona >>.
<< Hai ragione Milo, andiamo pure a dormire >>.
Quella notte il mio sonno fu tormentato da visioni riguardanti quei due ragazzi identici a me e Milo, di cui però non riuscivo a cogliere il significato. Non ne parlai a Milo di quelle strane visioni, perché prima volevo capire, che cosa esse rappresentassero per noi due.
La mattina dopo con i nostri contenitori delle armature in spalla, salutammo la direttrice e i bambini dell’orfanotrofio, per poi dirigerci alla stazione ferroviaria, dove avremmo preso il treno per Ancona.
Tre giorni dopo, eravamo tornati al Santuario e quando si seppe, non so come, che io e lui ora stavamo insieme, mi attirai addosso l’odio di molte sacerdotesse guerriere come me, ma non me ne importava nulla, poiché avevo ora al mio fianco un ragazzo che mi amava moltissimo e che difficilmente si sarebbe separato da me. 


Nota dell'autrice: so di essere in anticipo con l'aggiornamento, ma poichè oggi avevo del tempo libero ne ho aprofittato. Siamo così arrivati alla fine di questo extra, che certamente non sarà l'ultimo, poichè ce ne sono altri in cantiere.
Sperando che vi sia piaciuto, non posso fare altro che rimandarvi al prossimo aggiornamento della storia originale, che sarà proprio oggi. Un grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito e che mi hanno fatto capire che questa storia non era poi così terribile alla fine Ciao e alla prossima, Lilith
  
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