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Autore: Varda    25/02/2013    3 recensioni
questa fanfiction è ambientata poco dopo "Aramis no bouken"; Aramis/Reneè è una ragazza con un grande cuore che ha sacrificato se stessa per vendicare il suo grande amore François. Ora che è riuscita nel suo intento, e il conte Daniel è al sicuro, deve decidere che fare della sua vita: rimanere un moschettiere o tornare semplicemente una ragazza? PEr prima cosa tornerà dalla sua famiglia, ma le cose sono molto cambiate durante la sua assenza.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reneè, rimasta sola nell’ampio salone d’entrata, osservò, nella luce dorata del tramonto, lo stato di abbandono che la circondava: i morbidi tappeti che ricoprivano i pavimenti erano spariti, dei preziosi quadri che adornavano le pareti era rimasto solo il segno sulla tappezzeria che ormai si stava rompendo in più punti, alcuni mobili antichi erano spariti e le suppellettili completamente inesistenti.

“Mademoiselle?” la chiamò Bazin dall’alto dello scalone “madame desidera ricevervi nelle sue stanze. Vi prego di seguirmi”

Senza rispondere e senza domandarsi troppo il motivo di quella decisione, si diresse verso le camere di sua zia.

“Prego accomodatevi mademoiselle” le fece strada il servitore.

La ragazza entrò un po’ titubante avendo timore di quello che ci avrebbe trovato. Non poté notare come fosse ridotto quel luogo perché la camera era già immersa nella penombra del crepuscolo e l’unica fonte di luce proveniva da poche candele accese sul tavolo, poste accanto alla poltrona dove era adagiata madame Armande D’Herblay.

“Reneè? Sei veramente tu?” le chiese la donna tentando di sollevarsi dal giaciglio.

“Si zia sono proprio io” rispose avvicinandosi alla luce per farsi vedere meglio; nonostante avesse voglia di buttarsi tra le sue braccia rimase impettita accanto al tavolo.

“Ti prego avvicinati, io purtroppo faccio troppa fatica a muovermi” le ordinò con voce stanca.

“Zia … io … “ incominciò Reneè ubbidendo, ma venne interrotta dallo scoppiare in lacrime di madame D’Herblay.

“Sei proprio tu mia cara!” e con quell’esclamazione la donna allargò le braccia per accogliere la nipote ritrovata “tesoro mio! Dove eri finita? Dove ti eri nascosta? Ti credevamo morta o peggio rinchiusa in un bordello di Parigi … e Dio solo sa cosa non abbiamo fatto per ritrovarti …”

“Io … io non volevo abbandonarvi zia, ma non potevo rimanere …” Reneè faceva fatica a parlare per via del groppo alla gola che le si era formato non appena si trovò in quell’abbraccio “non credevo che la mia assenza vi avrebbe causato tanto dolore …”

“E perché mai non lo avrebbe dovuto bambina mia?” domandò staccandosi da lei per guardarla in viso “sei sempre stata come una figlia per noi e una sorella per i miei figli. Anche loro hanno sofferto tanto la tua scomparsa … ma ora sei qui con noi … sei tornata”

“Zia sono felice di essere di nuovo a casa, ma …”

“Ma dimmi, cosa hai fatto in questi anni? Guardati sei tutta pelle ed ossa … sei l’ombra della fanciulla di un tempo”

“Ti racconterò tutto dopo che mi avrai spiegato cosa è successo qui … “ la implorò la ragazza.

“Hai visto che desolazione, mia cara? Sono stati tempi bui e non sappiamo quando finiranno” fece tristemente madame D’Herblay. “tutto è cominciato dopo la tua scomparsa. Il tuo promesso sposo non prese molto bene il fatto che tu l’abbia abbandonato il giorno prima delle nozze così decise di non tenersi la tua dote. Tuo zio e tuo cugino Marius cercarono in tutti i modi di riprendersela, ma non ci fu verso. Disgraziatamente proprio in quel periodo i loro affari cominciarono ad andare a rotoli e per questo siamo stati costretti prima a licenziare la servitù, poi a vendere le nostre terre sia per poter mangiare sia per mettere da parte qualcosa per la dote di tua cugina Caroline” la zia si asciugò una lacrima “ alla fine tuo zio e Marius, con gli ultimi risparmi, sono partiti per il Nuovo Mondo nella speranza di far fortuna; purtroppo sono mesi che non ricevo più loro notizie e la loro lontananza mi ha fatto ammalare”.

“Oh zia!” esclamò tristemente la ragazza “mi dispiace così tanto! Se fossi rimasta accanto a voi avrei potuto aiutarvi … invece sono fuggita senza pensare a nessun altro se non ha me stessa”

“Ma ora sei qui” le sorrise “e questo è stato un bellissimo dono. Adesso, però, sono tremendamente stanca e vorrei riposare se non ti dispiace; continueremo la nostra chiacchierata domani” disse suonando un campanellino d’argento per chiamare Bazin

“Madame?”

“Bazin accompagna mia nipote nei suoi alloggi e servile qualcosa di caldo. Buona notte mia cara” le augurò baciandole la fronte

“Buona notte zia” e la lasciò al suo riposo. 
   
 
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