NB: Ma ciao a tutti! La storia è stata
ri-postata per due motivi:
-Ho scoperto che hanno pubblicato
altre fic con il titolo "Frammenti" nel fandom di Naruto (adesso ho
scelto il titolo di una bellissima canzone degli U2^^).
-Ho corretto degli errori che avevo
notato rileggendo...acc! E pensare che ci sto attenta a 'ste cose ;__;.
Rispondo alla recensione di Natsu-chan (ovvero l'unica che ricordo ._.): non penso che faro altre SasuSaku, visto che sono una mezza tacca con questo pairing ;__; davvero il risultato di questa one-shot (anche se riveduta e corretta) mi fa seriamente dubitare delle mie capacità.
Un' ultima cosa: la linea temporale di questa storia è inesistente, non
si può collocare in nessuna delle parti presenti nel manga. Ma mi sono
divertita ad immaginare come sarebbe stato un eventuale incontro tra i
due^^ Vabbè...enjoy it!
Capitolo:
"Risacca"
[E non se n'era mai accorta
grazie al comportamento di lui.
Così orgoglioso da non voler
ammettere di avere bisogno di una persona.
Così debole da non riuscire a
sconfiggere i fantasmi del passato.
Così idiota da non rendersi
conto che il tempo non è infinito, che non è detto che una persona ti sarà
sempre accanto.]
- Sasuke... -
Un’ombra. Sì, si poteva definire
un’ombra.
Sasuke aveva dentro di sé
un’ombra.
Appiccicosa come il catrame non se
n’andava mai via dalla sua testa. Potevi cercare di toglierla ma, con la sua
disgustosa consistenza, tornava sempre lì, a tormentarlo.
Più forte di prima, se possibile; a
ricordargli chi era e cosa era successo, presente come una macabra canzone di
sottofondo.
- Vattene via. -
Incredibile come riuscisse sempre e
in qualsiasi situazione a mascherare i propri sentimenti.
Applausi, prego.
Sakura alzò finalmente la testa per
guardarlo. Non aveva gli occhi pieni di lacrime come al suo solito.
Semplicemente lo guardava.
Stranamente impassibile, sembrava non aver recepito il significato delle parole
che aveva appena sentito.
Sotto quello sguardo, l'ombra sembrò
ritrarsi nervosa.
Era già successo che, grazie a
quegli occhi verdi, venisse dimenticata completamente, usurpata da quelle iridi
che le occupavano impunemente il posto, interrompendo la sua triste nenia.
Quando era successo?
Quando era diventato necessario
averla accanto?
Non che fosse poi così importante,
ma saperlo dava a Sasuke una sensazione di finta sicurezza.
Come un sentiero che, se sai dove
inizia, sai anche dove finisce.
Era di sicuro pomeriggio, ricordava
ancora il calore opprimente dei raggi del sole sulla pelle.
Il maestro Kakashi e Naruto
dov'erano? Erano entrambi in ritardo come al loro solito, o no?
Bah, la memoria non è sempre
precisa.
Così lui e Sakura si erano trovati
a doverli aspettare. Era successo molte altre volte, niente di strano.
Insopportabile, l'avrebbe definito
il Sasuke di un tempo, con Sakura che si mette a parlare e non si ferma più.
Davvero, quella ragazza parlava
sempre troppo.
E lui che non tentava neanche di far finta di ascoltare, la mano a sorreggere la
testa e guardare oltre la spalla di lei, nella speranza che Naruto e il
pervertito si sbrigassero ad arrivare.
Ma era un po' di tempo che Sasuke
provava una strana attrazione non per quello che Sakura diceva, ma per come lo
diceva.
Si ritrovò a fissare la bocca di
lei che si apriva in sorrisi tesi e le labbra che, ogni volta che parla con lui,
mordeva distrattamente. Ascoltarla no, ma osservare come fosse espressivo in
certi momenti il suo volto, sì.
Solo dopo un po' Sasuke si accorse
che l'ombra non l'opprimeva più. Non era scomparsa, solo non si sentiva la sua
presenza.
Nella sua mente si sentiva e vedeva
unicamente lei, la sua voce e i sorrisi nervosi che gli rivolgeva, come se si
aspettasse un rimprovero o una frase tagliente da parte sua.
E si ritrovò ad odiare Testa Quadra
quando arrivò, il fiato corto e le gambe che tremavano per la fatica, a
scusarsi per il ritardo con il suo sorriso idiota, spezzando la
situazione che s'era venuta a creare.
Odiò ancora di più l'ombra dentro
di sé quando Sakura, stanca per il duro allenamento, se ne ritornò a casa,
lasciandolo solo con il suo buio.
Perché ogni volta che Sakura gli
faceva dimenticare il marcio dentro di lui, questo ritornava più forte, come
un’onda che s’infrange sugli scogli e poi ritorna con maggiore intensità.
Si attaccava ancora di più, opprimendolo come un'amante arrabbiata per essere
stata trascurata.
E più forte l'ombra diventava, più
Sasuke riusciva a sentire quello che gli sussurrava all'orecchio con denti
affilati.
Itachi...
Bisogna ucciderlo, farlo
sparire...
Il suo corpo deve essere gettato in pasto ai
cani...
Itachi...
Ripeteva il suo nome così tante
volte da svuotarlo del suo significato, facendo perdere il senno a Sasuke.
E allora la presenza di Sakura era
così benefica che per lui era doloroso privarsene.
Il centro della sua esistenza non
era più la sua vendetta, ma a stare ad occhi chiusi steso ai piedi della
quercia del campo d'addestramento, con la voce allegra di Sakura che gli
riempiva il cuore. Il mondo sembrava piegarsi e convergere per avere lei come
centro.
Ma lei se n’andava via.
Non era colpa sua, ma veniva il
momento in cui lei si alzava dal prato, pulendosi con le mani il vestito, e se
ne tornava a casa dai suoi genitori. Dalla sua famiglia.
Non prima di rivolgergli un sorriso,
certo, ma se n’andava. E appena quella testa dall’improbabile colore spariva
all’orizzonte, Sasuke chiudeva gli occhi, aspettando che i sussurri tornassero a
tormentarlo.
Cosa fare?
Esisteva qualche jutsu che gli
permettesse di rimpicciolirla e portarla sempre con sé?
Sasuke rideva, di una risata amara,
al solo pensiero.
Deve essere ben triste l'esistenza
di un uccellino chiuso in gabbia. Alla fine il colore delle piume si spegne e il
canto si fa sentire sempre più di rado, per poi spegnersi alla fine.
Perde le caratteristiche per le
quali il padrone l'aveva voluto.
Ma la consapevolezza non uccideva
quel desiderio nascente.
Doveva averla per se stesso.
E quegli occhi verdi dovevano
guardare
solo lui.
Sasuke l'avrebbe
chiamato "desiderio di possesso", anche quando la parola ben più
adatta era un’altra.
Era una sensazione potente più di
qualsiasi altra cosa.
Beh, quasi.
- Ti ho detto di andartene via. -
[ Bravo, il tono ancora più
tagliente, così da ferirla. La sua presenza qui non è necessaria, ti rende
solo debole e ti distrae dal tuo compito.
Non è ancora giunto il momento,
non ancora. Bisogna prima estirpare il marcio dalla radice, esorcizzarlo
uccidendo lui. Poi ci sarà solo lei.
Sempre se ti vorrà ancora.]
Ci sperava, Sasuke. Sperava di non
aver distrutto tutto andandosene via da Konoha. Di non aver cancellato, con un
semplice gesto, l'amore di lei.
Oh sì, lui sapeva quello che lei
provava. Sarebbe stato stupido [più di quanto già non fosse] a non
accorgersene; fin dai tempi dell'accademia sentiva l'affetto di Sakura
avvolgerlo come una coperta soffocante e piacevolmente calda.
E adesso che s'erano ritrovati a
faccia a faccia dopo tanto tempo, cercava nel suo sguardo un barlume, anche
fievole, di quel sentimento.
Ma c'era soltanto una giovane donna
che lo guardava con risentimento e nei suoi occhi si poteva leggere di tutto,
tranne amore. Non se ne sarebbe andata via come Sasuke le aveva ordinato [pregato].
E con quella consapevolezza fu lui a
girarle le spalle, come aveva fatto miliardi d'altre volte; ci stava facendo
l'abitudine a scappare via.
- Sasuke! - La sua voce di Sakura
non gli impedì di andarsene, i piedi che sfrecciavano veloci sui rami degli
alberi.
"Non ancora. Devo fare ancora
un'ultima cosa e poi tornerò."
E mentre il vento gli schiaffeggiava
il viso e gli scompigliava i capelli, Sasuke lo sentì.
Di nuovo.
Itachi...
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