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Autore: Angel_Sayuri    15/09/2007    4 recensioni
Raccolta di one-shot su coppie diverse
1. Risacca (SasukexSakura)
2. Elevation (SasukexIno)
3. The rage of the victim (OrochimaruxAnko) La lucertola si stava dimenando come un'ossessa, cercando di liberarsi dalla presa che l'aveva completamente immobilizzata, e, Orochimaru lo sapeva, se solo avesse potuto avrebbe urlato.
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NB: Ma ciao a tutti! La storia è stata ri-postata per due motivi:

-Ho scoperto che hanno pubblicato altre fic con il titolo "Frammenti" nel fandom di Naruto (adesso ho scelto il titolo di una bellissima canzone degli U2^^).

-Ho corretto degli errori che avevo notato rileggendo...acc! E pensare che ci sto attenta a 'ste cose ;__;.

Rispondo alla recensione di Natsu-chan (ovvero l'unica che ricordo ._.): non penso che faro altre SasuSaku, visto che sono una mezza tacca con questo pairing ;__; davvero il risultato di questa one-shot (anche se riveduta e corretta) mi fa seriamente dubitare delle mie capacità. 

Un' ultima cosa: la linea temporale di questa storia è inesistente, non si può collocare in nessuna delle parti presenti nel manga. Ma mi sono divertita ad immaginare come sarebbe stato un eventuale incontro tra i due^^  Vabbè...enjoy it!  

                                                                    Sayuri

 

 

Capitolo: "Risacca"

 

[E non se n'era mai accorta grazie al comportamento di lui.

Così orgoglioso da non voler ammettere di avere bisogno di una persona.

Così debole da non riuscire a sconfiggere i fantasmi del passato.

Così idiota da non rendersi conto che il tempo non è infinito, che non è detto che una persona ti sarà sempre accanto.]

 

 

- Sasuke... -

Un’ombra. Sì, si poteva definire un’ombra.

Sasuke aveva dentro di sé un’ombra.

Appiccicosa come il catrame non se n’andava mai via dalla sua testa. Potevi cercare di toglierla ma, con la sua disgustosa consistenza, tornava sempre lì, a tormentarlo.

Più forte di prima, se possibile; a ricordargli chi era e cosa era successo, presente come una macabra canzone di sottofondo.

- Vattene via. -

Incredibile come riuscisse sempre e in qualsiasi situazione a mascherare i propri sentimenti.

Applausi, prego.

Sakura alzò finalmente la testa per guardarlo. Non aveva gli occhi pieni di lacrime come al suo solito.

Semplicemente lo guardava. Stranamente impassibile, sembrava non aver recepito il significato delle parole che aveva appena sentito.

Sotto quello sguardo, l'ombra sembrò ritrarsi nervosa.

Era già successo che, grazie a quegli occhi verdi, venisse dimenticata completamente, usurpata da quelle iridi che le occupavano impunemente il posto, interrompendo la sua triste nenia.

 

 

Quando era successo?

Quando era diventato necessario averla accanto?

Non che fosse poi così importante, ma saperlo dava a Sasuke una sensazione di finta sicurezza.

Come un sentiero che, se sai dove inizia, sai anche dove finisce.

Era di sicuro pomeriggio, ricordava ancora il calore opprimente dei raggi del sole sulla pelle.

Il maestro Kakashi e Naruto dov'erano? Erano entrambi in ritardo come al loro solito, o no? 

Bah, la memoria non è sempre precisa.

Così lui e Sakura si erano trovati a doverli aspettare. Era successo molte altre volte, niente di strano.

Insopportabile, l'avrebbe definito il Sasuke di un tempo, con Sakura che si mette a parlare e non si ferma più.

Davvero, quella ragazza parlava sempre troppo.
E lui che non tentava neanche di far finta di ascoltare, la mano a sorreggere la testa e guardare oltre la spalla di lei, nella speranza che Naruto e il pervertito si sbrigassero ad arrivare.

Ma era un po' di tempo che Sasuke provava una strana attrazione non per quello che Sakura diceva, ma per come lo diceva.

Si ritrovò a fissare la bocca di lei che si apriva in sorrisi tesi e le labbra che, ogni volta che parla con lui, mordeva distrattamente. Ascoltarla no, ma osservare come fosse espressivo in certi momenti il suo volto, sì.

Solo dopo un po' Sasuke si accorse che l'ombra non l'opprimeva più. Non era scomparsa, solo non si sentiva la sua presenza.

Nella sua mente si sentiva e vedeva unicamente lei, la sua voce e i sorrisi nervosi che gli rivolgeva, come se si aspettasse un rimprovero o una frase tagliente da parte sua. 

E si ritrovò ad odiare Testa Quadra quando arrivò, il fiato corto e le gambe che tremavano per la fatica, a scusarsi per il ritardo con il suo sorriso idiota, spezzando la situazione che s'era venuta a creare.

Odiò ancora di più l'ombra dentro di sé quando Sakura, stanca per il duro allenamento, se ne ritornò a casa, lasciandolo solo con il suo buio.

Perché ogni volta che Sakura gli faceva dimenticare il marcio dentro di lui, questo ritornava più forte, come un’onda che s’infrange sugli scogli e poi ritorna con maggiore intensità. Si attaccava ancora di più, opprimendolo come un'amante arrabbiata per essere stata trascurata.

E più forte l'ombra diventava, più Sasuke riusciva a sentire quello che gli sussurrava all'orecchio con denti affilati.

Itachi...

Bisogna ucciderlo, farlo sparire...

Il suo corpo deve essere gettato in pasto ai cani...

Itachi...

Ripeteva il suo nome così tante volte da svuotarlo del suo significato, facendo perdere il senno a Sasuke.

E allora la presenza di Sakura era così benefica che per lui era doloroso privarsene.

Il centro della sua esistenza non era più la sua vendetta, ma a stare ad occhi chiusi steso ai piedi della quercia del campo d'addestramento, con la voce allegra di Sakura che gli riempiva il cuore. Il mondo sembrava piegarsi e convergere per avere lei come centro.

 

 

Ma lei se n’andava via.

Non era colpa sua, ma veniva il momento in cui lei si alzava dal prato, pulendosi con le mani il vestito, e se ne tornava a casa dai suoi genitori. Dalla sua famiglia.

Non prima di rivolgergli un sorriso, certo, ma se n’andava. E appena quella testa dall’improbabile colore spariva all’orizzonte, Sasuke chiudeva gli occhi, aspettando che i sussurri tornassero a tormentarlo.  

 

 

Cosa fare?

Esisteva qualche jutsu che gli permettesse di rimpicciolirla e portarla sempre con sé?

Sasuke rideva, di una risata amara, al solo pensiero.

Deve essere ben triste l'esistenza di un uccellino chiuso in gabbia. Alla fine il colore delle piume si spegne e il canto si fa sentire sempre più di rado, per poi spegnersi alla fine.

Perde le caratteristiche per le quali il padrone l'aveva voluto.

 

 

Ma la consapevolezza non uccideva quel desiderio nascente.

Doveva averla per se stesso.

E quegli occhi verdi dovevano guardare solo lui.

Sasuke l'avrebbe chiamato "desiderio di possesso", anche quando la parola ben più adatta era un’altra.

Era una sensazione potente più di qualsiasi altra cosa.

Beh, quasi.

 

 

- Ti ho detto di andartene via. - 

[ Bravo, il tono ancora più tagliente, così da ferirla. La sua presenza qui non è necessaria, ti rende solo debole e ti distrae dal tuo compito.

Non è ancora giunto il momento, non ancora. Bisogna prima estirpare il marcio dalla radice, esorcizzarlo uccidendo lui.  Poi ci sarà solo lei.

Sempre se ti vorrà ancora.]

Ci sperava, Sasuke. Sperava di non aver distrutto tutto andandosene via da Konoha. Di non aver cancellato, con un semplice gesto, l'amore di lei.

Oh sì, lui sapeva quello che lei provava. Sarebbe stato stupido [più di quanto già non fosse] a non accorgersene; fin dai tempi dell'accademia sentiva l'affetto di Sakura avvolgerlo come una coperta soffocante e piacevolmente calda.

E adesso che s'erano ritrovati a faccia a faccia dopo tanto tempo, cercava nel suo sguardo un barlume, anche fievole, di quel sentimento.

Ma c'era soltanto una giovane donna che lo guardava con risentimento e nei suoi occhi si poteva leggere di tutto, tranne amore. Non se ne sarebbe andata via come Sasuke le aveva ordinato [pregato].

E con quella consapevolezza fu lui a girarle le spalle, come aveva fatto miliardi d'altre volte; ci stava facendo l'abitudine a scappare via.

- Sasuke! - La sua voce di Sakura non gli impedì di andarsene, i piedi che sfrecciavano veloci sui rami degli alberi.

 

 

"Non ancora. Devo fare ancora un'ultima cosa e poi tornerò."

E mentre il vento gli schiaffeggiava il viso e gli scompigliava i capelli, Sasuke lo sentì.

Di nuovo.

 

 

Itachi...

 

 

 

 

 

 

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