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Autore: cheekbones    28/02/2013    10 recensioni
[Sequel di NCIS - High School Version]
"Ziva?" sibilò Tony, nel buio.
"Che c'è?"
"Ti amo"
Si voltò verso di lui. "Ti sembra il momento?"
"Beh, si, mi sembra proprio il momento, in effetti"
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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NCIS
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Union Station, Washington D.C., 7.00 p.m.


A Ziva piaceva particolarmente andare alla stazione ferroviaria di Washington. Prima di tutto, le piaceva artisticamente parlando: le ricordava un po' le grandi cattedrali italiane e gli archi di trionfo; tutta quell'aria classicheggiante le trasmetteva calma e spirito d'inventiva, tanto che immaginava di scolpire essa stessa le fini ed eleganti decorazioni in marmo. Si fermava sempre cinque minuti ad osservare la statua di Archimede.
Più di tutto, però, le piaceva guardare le persone. Alla Union Station, ogni giorno, transitavano migliaia di persone ed era bello vederle con i bagagli, chi con l'espressione felice, chi stanco, chi ancora commosso. C'erano gli amici e i parenti, in qualità di accompagnatori. C'erano gli artisti di strada, che strappavano sempre il sorriso a qualcuno. C'erano anche i venditori ambulanti, molto simpatici - una volta, Ziva aveva scambiato uno di loro per un terrorista boliviano. Lei arrivava, così, sempre un po' prima dell'orario stabilito e si metteva ad osservare tutti loro, come se fossero il suo personale palcoscenico, in una rappresentazione sempre originale, ma sempre la stessa.
Seduta su una delle panche, controllò l'orologio, in attesa.
Era stanca anche lei, come la maggior parte dei viaggiatori. La vita all'ambasciata non era facile come le era inizialmente sembrato: aveva a che fare con israeliani scontenti, o turisti scontenti, o politici scontenti (effettivamente si era resa conto che, chi entrava all'ambasciata, era sempre infelice per chissà quale bega diplomatica) e lei era tenuta a stare lì, alla sua scrivania, cercando di placare gli animi. Alcune volte, però, sentiva ancora il brivido della caccia, quando doveva interrogare un sospettato o perquisire qualcuno. Le era anche capitato di proteggere un agente del Mossad negli appartamenti dell'ambasciatore - non era stata una bella esperienza, alcuni la guardavano ancora con diffidenza, dopo che suo padre era scappato misteriosamente di prigione. Quello che le piaceva di più era, tuttavia, prendere il the con la mamma dell'ambasciatore, una signora distinta che le ricordava tanto la sua Leni; erano piccole vittorie di cui andava fiera, perchè era riuscita a crearsi una sua routine.
Ziva si stiracchiò e sbadigliò. Controllò di nuovo l'orologio. Dieci minuti di ritardo.
Ci aveva messo un po' a trovare una casa dove stare. Aveva subito scartato un'appartamento messo a dispozione dell'ambasciata - sentiva già di essere troppo sotto controllo e voleva rincasare a suo piacimento. Non avendo i soldi per comprarne o affitarne uno, aveva chiesto aiuto a McGee per cercare un buco che le andasse bene per i primi tempi, per poi sistemarsi più avanti: a sorpresa, McGee le aveva offerto la stanza lasciata vuota da Tony nel suo appartamento. Aveva sottolineato che non era un atto caritatevole, perchè aveva urgentemente bisogno di qualcun'altro che lo aiutasse con le spese; Abby era stata felicissima del trasferimento e passava molto tempo con loro (la notte, Ziva aveva scoperto di non sentire i due amanti in fondo al corridoio e aveva tirato un sospiro di sollievo). Vivere con il suo migliore amico era bello e inevitabilmente comodo. In pratica, McGee faceva tutto: lavava, cucinava, stirava... era una perfetta donna di casa, quello che Ziva non sarebbe mai diventata, nemmeno osservandolo tutti i giorni. Più o meno avevano gli stessi orari, perchè era diventato l'assistente di un professore alla facoltà di Fisica, così riuscivano a vedersi per pranzo e per cena, e la domenica oziavano entrambi (la ragazza si era impegnata a preparare la colazione almeno quelle mattine, così McGee poteva riposare).
Sobbalzò, quando il cellulare cominciò a vibrarle nella tasca dei pantaloni.
"Ciao, McInquilino" sorrise. "Si, sono ancora alla stazione ad aspettare" sbuffò. "Deve essere in ritardo... no, ma credo arrivi a momenti. Fa così, ordina le pizze, almeno non fai tardi quando vai a prenderle e le mangiamo calde. Ok, ti mando un messaggio. Ciao" attaccò.
C'era caos, a quell'ora, e non riusciva a sentire la gracchiante voce metallica che annunciava i treni. Magari si era persa l'annuncio parlando con McGee.
"Buonasera!" qualcuno le baciò il lobo dell'orecchio e Ziva sorrise. Guardò in alto e vide il viso gioviale di Tony che la osservava.
"Ce ne hai messo di tempo! Sono qui da minimo venti minuti!" lo rimproverò, mentre gli baciava il mento e poi la bocca. "Quando il treno è in ritardo avvisami, almeno mi porto un libro"
"Scusa" Tony arricciò le labbra e le prese la mano, per avviarsi verso l'uscita. "Andiamo a casa?"
"Si! Stasera ti toccano le pizze! McGee ha dovuto sostituire il professore, così non ha potuto cucinare. Ma l'ho spedito a prenderle, così fra due giorni torni a Baltimora con la pancia piena" ridacchiò. "A proposito, sei ingrassato"
Tony impallidì. "Sei seria?" si fermò, grattandosi la pancia. "Pensavo di aver messo su massa muscolare"
"No, tesoro, è massa e basta" scoppiò a ridere.
Tony non aveva ancora lasciato a Baltimora. L'accademia di polizia era terminata, ma era in prova in una centrale della città, vicino casa, insieme a Deeks, Kensi e Kate, mentre Sam e Callen erano stati trasferiti a Los Angeles. Fortunatamente era riuscito ad organizzare con i suoi amici i turni lavorativi, per tornare, almeno il sabato e la domenica, a Washington, per stare con lei. Non le piaceva averlo lontano, ma di sicuro i primi tempi le era servito: avere sempre Tony nei paraggi la destabilizzava, le faceva perdere la dovuta razionalità e le infilava anche le mani dappertutto. Non era, perciò, pienamente convinta di volerselo riprendere, sebbene Tony ci mettesse tutto l'impegno per riacquistare la sua fiducia.
Alla fine era successo, e non l'aveva programmato. Una mattina, dopo aver fatto accidentalmente l'amore con lui, si era svegliata, l'aveva visto sbavare sul suo cuscino e ricordarsi del perchè lo aveva amato era stato facile. Di tanto in tanto, andava anche lei a Baltimora - c'era sempre un letto disponibile, in quella casa.
"E' colpa di Kensi" alzò gli occhi al cielo. "Guarda troppo quei programmi di cucina e si sente in dovere di far da mangiare al povero vicino di casa, solo e abbandonato a sè stesso. Non vedo l'ora che torni Sam, guarda. Lei e Marty stanno sempre fiondati sul divano e io non posso fare praticamente niente" fece spallucce. "Ti sembra giusto?"
"Stai sempre a lamentarti, DiNozzo. A proposito, quando torni a casa, devi dire a Rick che il libro mi è arrivato, con tanto di autografo personale" sorrise. "Mi ha scritto una bella dedica!"
"Cioè?" Tony provò ad indagare. Nonostante Rick e Kate fossero una coppia, continuava a non fidarsi dell'estrema gentilezza nei confronti di Ziva, ogni volta che lo andava a trovare.
"Fatti nostri. Privati"
"Hai dei fatti privati con Richard Castle?" Spalancò la bocca.
"Tanti. Proprio tanti"
Tony ridacchiò e l'attirò a sè. "Quanto mi sei mancata" Ziva lo abbracciò e accarezzò il petto, coperto da un maglione, con la guancia.
"Anche tu. Pensi di baciarmi decentemente?"
Tony lasciò cadere la valigia e la prese in braccio. Le gambe si Ziva si artigliarono ai suoi fianchi e gli circondò il collo con le braccia. Qualche passante li guardò con occhio critico, ma nessuno dei due se ne preoccupò - era sempre la stessa scena, tutti i venerdì sera.
"Guanciotte dolci, non sarai mica in crisi d'astinenza?"
"Ti amo"
"Ti amo anche io"


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Casa Gibbs, Washington D.C., 8 p.m.


Gibbs aveva gli occhi socchiusi, nel vano tentantivo di sembrare minaccioso.
Kelly aveva gli occhi spalancati ed emise un gorgoglio divertito tipico dei bambini.
"Bene, tesoro. Ora ti lasciamo con i babysitter, ma devi fare la brava. Ok?" borbottò suo padre. Kelly ridacchiò. Gibbs sbuffò.
"Li farai impazzire, vero?" la bambina naturalmente non rispose, ma l'uomo notò quel luccichio malvagio negli occhi nocciola, che valeva più di mille parole. "Sei la figlia del demonio, tu" le diede un morbido bacio sulla guancia.
Kelly era un soldo di cacio, ma aveva messo sotto sopra la sua vita; doveva alzarsi durante la notte, controllare la temperatura del biberon, farla addormentare, farle fare il ruttino, bagnetto, pannolini... era un autentico lavoro, non c'erano pause pranzo o giorni liberi. Gibbs e Shannon facevano i turni per stare con la piccola e, dopo la sua nascita, erano usciti pochissimi e i momenti intimi ridotti al minimo.
A nessuno dei due, però, dispiaceva davvero.
Quella sera avevano deciso di andare a cena, loro due da soli. Era la prima volta che lasciavano Kelly con qualcun altro e Shannon non sembrava molto tranquilla in proposito, sebbene suo marito avesse tentato più volte di rassicurarla.
"Sono dei professionisti, sapranno come cavarsela" le aveva detto nemmeno un giorno prima.
"Che stai facendo?" gli domandò, entrando in camera di Kelly. Si stava pettinando i folti capelli rossi: aveva un bel vestito elegante, blu, che faceva risaltare la pelle chiara. Gibbs non potè fare a meno di baciarla.
"Dicevo a tua figlia che deve fare la brava"
"Oh, lo sai che non lo farà. Vero, amore mio?" la prese in braccio e la strinse forte. "Come faccio a lasciarti sola soletta?"
"Ehi" Gibbs la guardò male. "Abbiamo bisogno di una pausa"
"Lo so, lo so" Shannon mise il broncio e la riempì di baci.
"E poi c'è lui" l'uomo indicò il gattone arancione, comodamente seduto su due peluche della bambina. Whisky era stato regalato a Kelly dopo un mese esatto dalla sua nascita - Ziva non sapeva cosa diavolo si potesse mai regalare ad una bambina e, visto che anche lei era cresciuta con un gatto, aveva pensato di dare Whisky in adozione (McGee era stato molto felice della sparizione del micio). Da quel momento, il gatto si era appropriato di una poltrona, due cuscini e i peluche di Kelly. Oramai non provavano nemmeno a cacciarlo via.
"Ho sempre la netta sensazione che mi guardi male" osservò Gibbs. In effetti, ogni volta che provava a prenderlo, Whisky soffiava.
"Forse è geloso. A me non dici niente, anzi. E Kelly gli tira sempre la coda. Non gli piaci proprio tu" rise la donna.
Il campanello interruppe la discussione; i coniugi Gibbs si guardarono: "Sono qui" dissero in coro.
Scesero tutti e tre al piano di sotto, con Whisky al seguito. Sulla soglia della porta, Tobias Fornell e Ducky Mallard sorridevano compiaciuti.
"Ho cambiato idea" Shannon deglutì. "Non la voglio lasciare a loro due. Preferisco Abby"
"Stasera torna Tony. Non poteva venire" Gibbs alzò gli occhi al cielo. "Fidati, se la cavaranno. Al massimo c'è il gatto"
"Comunque noi siamo qui davanti a voi, eh" Fornell ringhiò stizzito. "Vieni dallo zio, tu" allungò le braccia e Kelly si allungò per andare da lui, poi passò a Ducky. Voleva stranamente bene a quelle due losche figure che giravano attorno alla sua vita.
"Ragazzi, mi raccomando" sospirò Shannon, prendendo la borsa e il cappotto all'ingresso.
"Tranquilla" Ducky sorrise.
Tobias li salutò con la mano e chiuse ad entrambi la porta in faccia, non prima di aver urlato un "Divertitevi!" molto eloquente.
Gibbs e Shannon scoppiarono a ridere, mentre salivano in macchina. "Sono pazzi. E faranno diventare pazza anche mia figlia!"
Jethro le sorrise e mise in moto. "Non credo - per quello bastiamo già io e te". Sua moglie gli fece una linguaccia divertita e gli si aggrappò al braccio.
"Allora, signor Gibbs... dove mi porta di bello?"

 
















The End.















Maia says:

Oh. Mio. Dio. Non pensavo... insomma. Cioè è parecchio brutto, sapete? T_T Mi viene da piangere. Ok, scrivo e scrivo così non ci penso.
Prima di tutto, vorrei ringraziarvi TUTTI. Ma proprio tutti - chi ha letto in silenzio, chi l'ha messa tra le seguite, le preferite, le ricordate -. Naturalmente un grazie speciale a chi mi ha seguita da sempre e che non si è perso/a un capitolo, sempre con recensioni positive ed entusiaste (insomma, avete pianto e gioito con me, che altro aggiungere? :'D).
In seconda battuta vi volevo dire che questa storia (anzi, tutte e due) sono andate avanti grazie a voi :'D C'è anche chi mi ha detto, 'Ehi, non c'è due senza tre ;)'... ma no, xD Non ci sarà una terza storia sui due modelli che avete già letto - non perchè non voglia... un po' è che veramente non ho tempo, tra maturità e cose così ma... non saprei cosa aggiungere a questo.
Quando ho cominciato High School, penso lo sappiate, stavo andando completamente allo sbaraglio. Mi piaceva immaginare i personaggi in un ambiente diverso, in particolare l'ambiente più vicino a me (il liceo, ahimè.) quindi non è che ci abbia tanto riflettuto sopra... senza sapere di avere tutto questo "successo" :'D Fantastici, siete fantastici! Mi avete dato la dimostrazione che quando si fa qualcosa con amore e con entusiasmo, la fatica (anche se per me non lo è stata) viene SEMPRE ripagata! Ma soprattutto abbiamo dimostrato che il fandom di NCIS è una grande famiglia feli... ok, felice non tanto, ammettiamolo, però sempre una famiglia u.u Con molti di voi commento anche le puntate su faccialibro ed è sempre bello parlare con qualcuno che mi capisce HAHAHAHAHAHAHHA
Si, boh, intanto mi sta uscendo la lacrimuccia, quindi non ho risolto proprio niente, brava Amalia, brava.
Prima di lasciarvi, voglio fare dei ringraziamenti speciali (?).

Grazie a Simona, amica e confidente, che mi sopporta su WhatsApp più di quanto dovrebbe :') Daje!
Grazie a Paolo. Perchè le sue canzoni hanno ispirato interi capitoli e la sua amicizia mi soffoca :) (Mi pare che lo conosciate, si xD)
Grazie a F., che meriterebbe tanti pugni e schiaffi, e una morte lenta e dolorosa, ma comunque questa storia grazie a lui ha guadagnato un po' di pathos.
E infine, grazie a Sonia. Perchè la adoro, perchè è la sorella che non ho mai avuto, perchè è la fidanzata che vorrei se fossi un uomo o se fossi lesbica, perchè soffrire con lei mi ha fatto capire che non voglio più vederla piangere. Perchè è la mia anima gemella.




Ok. Il momento è arrivato. Ragazzi, la storia si deve chiudere :') Ma dirsi addio è inutile, ogni tanto vi ritrovere una OS, così... tanto per salutarsi durante l'anno. Chi scrive, vi prego di continuare a farlo. Chi legge, non smetta :')

Alla prossima,
Amalia.





  
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