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Autore: Della    15/09/2007    4 recensioni
E' una sera come tante altre al tempio Hakurei. Tranne che non è vero.
Ora, solo una miko volante ed una strega spara-laser possono salvare il mondo di Gensokyo dalle tenebre. Letteralmente.
Un racconto tratto dal sesto gioco della bellissima serie di sparatutto giapponesi "Touhou".
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Reimu iniziava a pensare che il corridoio fosse veramente infinito.
Ma non era possibile. Nessuno poteva giocare tanto con le dimensioni.

Dopo essere andata avanti per un pò, si bloccò all'improvviso, presa dall'improvvisa paura di star perdendo la cognizione dello spazio e del tempo. Si guardò attorno e fece un rapido censimento del circondario.

Muro da un lato, muro dall'altro. Niente finestre, quindi non poteva neanche capire se stava andando avanti o meno guardando all'esterno. Un tappeto rosso sembrava stendersi all'infinito.
Lampadari di ferro battuto supportavano grappoli di candele consumate, giallastre, ad intervalli regolari. Si guardò alle spalle. Già non vedeva più la porta da cui era entrata.

La miko continuò ad andare avanti per un pò, attanagliata dal presentimento di star perdendo tempo o essere finita in una trappola. "...così non concludo nulla." Il suo sesto senso da sacerdotessa scintoista le diceva... beh, non era sicura di che cosa le dicesse, ma QUALCOSA diceva.
E non era qualcosa di carino.
Si frugò tra le larghe maniche dell'abito tradizionale, e ne tirò fuori uno dei suoi talismani di carta. Lo posò in terra, ben visibile, per poi spiccare il volo di nuovo, continuando ad andare avanti.
"Se questo è uno spazio chiuso, dovrei ritrovarmelo davanti, no?" ragionò a voce alta, come se ci fosse qualcuno con cui parlare.
Iniziava anche a sentirsi sola. Quella villa occidentale le dava i brividi.

Marisa poteva anche essere entusiasta di avere un posto nuovo da rapinare per procurarsi libri di magia ed artefatti, ma Reimu non riusciva a vedere proprio nessun aspetto positivo nella situazione in cui si era cacciata.

Quando si fu allontanata tanto dal talismano che aveva poggiato sul tappeto da non riuscire più a vederlo, si fermò un attimo e ne posò due.
Ripetè il procedimento, piazzandone un gruppo di tre, uno di quattro ed uno di cinque.

"...O questo dannato corridoio non è uno spazio chiuso ma è semplicemente DANNATAMENTE lungo... o è uno SPAZIO CHIUSO DANNATAMENTE LUNGO." brontolò.
Ovviamente, c'era una terza possibilità, ragionò alzando la testa. Come la figura, visibile solo ora in lontananza, che, armata di scopa e paletta, stava diligentemente pulendo il corridoio, spazzando la povere dagli angoli del tappeto e raccogliendo le cartacce. , inclusi i suoi talismani.

Oh, beh. Meglio che affrontare altri millemila chilometri di corridoio. Reimu si avvicinò rapidamente, volando bassissima.
"Ahh, le pulizie non saranno mai finite, di questo passo." La sentì lamentarsi. "La padrona se la prenderà con me..."

Poi, si girò, quasi per caso, verso di lei, e Reimu riuscì a vederla meglio.

Indossava anche lei, come le fatine di prima, quel vestito da camerierina francese, blu col grembiule rosso e il cerchietto di pizzo in testa, ma lei era chiaramente umana, una giovane ragazza dall'aria elegante, accentuata dai corti capelli color argento. Reimu notò anche che la sua gonna era abbastanza sulla strada giusta per venire definita minigonna.
Il padrone del posto aveva il fetish delle maid?

"Ah! Sei tu che stai intralciando le mie pulizie." Accusò con sicurezza indicando Reimu, come se la cosa fosse un crimine passabile della pena di morte.
"Tu..." Iniziò Reimu, seriamente. "...Non hai l'aria di essere la padrona di questo posto."

La cameriera la fissò per un attimo, evidentemente cercando di capire se doveva ritenersi presa in giro o meno. "Beh, certo che no." Posò in un cantone la scopa e la paletta, e si voltò a fronteggiare Reimu, incrociando le braccia con aria sprezzante. "E tu, piuttosto? Sei un'ospite della padrona?"

Reimu si chiese per un attimo come rispondere a questa domanda improvvisa. "No, sono qui per sconfiggerla!" sembrava una pessima cosa da dire, considerato il momento e la situazione.

Prima che potesse replicare, però, la cameriera, evidentemente prendendo il breve silenzio come un'ammissione di colpevolezza, incalzò, senza scomporsi di una virgola. "Non ti farò passare. La padrona raramente incontra altra gente, e sicuramente non gente come te."

Reimu cercò di non chiedersi troppo che cosa la cameriera intendesse dire con "come te", facendo un sorrisetto nevrotico e sperando che la venuzza pulsante non si vedesse troppo. Invece, chiese: "E che problemi ha? E' una prigioniera?"

"Le piacciono i posti scuri e isolati." Fu la risposta, accompagnata da un'alzatina di spalle.

"Beh, tu, tu che non sei così scura, allora. Andrai benissimo. Lascia che ti spieghi." Fece Reimu, esasperata, avvicinandosi a lei. "Vedi, c'è tutta questa nuvolaglia nebbiosa là fuori che blocca il bel sole estivo. E' fastidiosa. E sicuramente viene da qui. Perchè la state spargendo? Che volete fare?"

"La padrona non ama la luce del sole." La cameriera era flemmatica. "Preferisce l'oscurità."

Gli ingranaggi nel cervello di Reimu, che avevano continuato a girare per tutto il tempo, arrivarono a destinazione con un *clack* quasi udibile. "Ok, le piace l'oscurità. Ma a me no. Potreste smettere, per favore?" Chiese, decidendo, una volta tanto, di provare prima con le buone maniere.

"Dovresti parlarne con la padrona in persona." Rispose la cameriera in quella che era abbastanza ovviamente una presa per i fondelli all'indirizzo di Reimu. Non aveva nessuna intenzione di portarla da questa fantomatica "padrona".
"Allora portala qui." Chiese Reimu, cercando di usare il tono di voce più irragionevole ed irritante che aveva in repertorio.

"Non posso permettere che la padrona si trovi di fronte delle persone pericolose." Ed aveva dei coltelli in mano. Tre, tenuti tra le dita. Da dove li aveva presi?! Reimu era sicurissima di non averla mai vista tirarli fuori da nessuna parte, e non si era mai distratta.

L'adrenalina iniziò a salirle. "Beh, che dici? Verrebbe, se io iniziassi a fare del casino qui?" Chiese, affondando le mani nelle ampie maniche e facendole emergere piene di talismani.

"Penso che tu ne abbia già causato abbastanza." Fu la risposta. Glaciale.

E poi, la cameriera svanì, ed uno sbarramento fitto di migliaia di coltelli si abbattè su Reimu, spuntando dal nulla. Davanti a lei, e tutto intorno, sotto, sopra.
"Ma tu non la incontrerai mai." Fece una voce glaciale dalle sue spalle.

Non c'era il tempo per reagire. Neanche per pensare. Doveva semplicemente schivarli tutti.
Il muro si abbattè, con un tremendo rumore di metallo triturato. Reimu si mosse, cavalcando il puro istinto. L'istinto divino dato da anni di comunione della sacerdotessa scintoista col mondo degli spiriti e degli dèi. Ma, soprattutto, l'istinto prettamente pratico dato da anni passati a combattere mostri, youkai, e l'occasionale Marisa.
In una lunghissima frazione di secondo, Reimu scivolò negli spazi tra coltello e coltello, piegandosi, inarcandosi, slittando per passare attraverso i piccolissimi passaggi tra i proiettili della sua nemica. Sentì i coltelli passargli a millimetri dalla pelle, e li vide saettare a millimetri dai suoi occhi.

Subito dopo la tempesta, Reimu non perse tempo, ignorando i ciuffi di capelli persi e i fori e gli strappi nel suo bel vestito. Con un rapido gesto, fece volare otto talismani attorno a sè, che si fermarono disponendosi in cerchio a mezz'aria, levitando, ruotando prigramente, leggermente illuminati dal potere divino che li animava.

La cameriera era svanita. "Cosa diavolo ERA?" Si chese subito. Non aveva dichiarato una spellcard, quindi doveva essere un potere innato. Era davvero umana? Che razza di potere era? Invisibilità? Evocazione di coltelli? Supervelocità? Teletrasporto? Illusione?

"La tua vita finisce qui, sacerdotessa." La voce era gelida. Non crudele o sadica, non priva di emozioni, semplicemente... senza nessuna ombra di pietà.

Reimu si girò di scatto, fronteggiandola. Era apparsa a circa dieci metri da lei, anche lei volando a mezz'aria tra il pavimento e il soffitto del corridoio. "Ho un nome." Sorrise amaramente. "Mi chiamo Reimu Hakurei."
"Sakuya. Sakuya Izayoi." Replicò educatamente la cameriera, facendosi apparire in mano un coltello dal nulla.

"Cerchiamo di analizzare razionalmente i suoi poteri." Cercò di ragionare rapidamente Reimu, la fronte imperlata di sudore. "Ha fatto comparire un coltello. Cosa può essere?"
Con un rapido movimento della mano, Sakuya lanciò il coltello verso Reimu.

"Guai."

La miko saltò di lato. Il coltello fece una brusca deviazione a gomito e la seguì.

"Guai grossi."

Schizzando in aria, cercò di oltrepassare il coltello ed entrare nel suo angolo morto. In risposta, senza esitare o fermarsi per nemmeno un istante, il coltello divenne dieci, e tutti insieme si voltarono ed invertirono la loro traiettoria per venirle addosso.

"Beh, al diavolo."

Reimu fece un breve gesto con le dita, ed uno degli otto talismani che orbitavano attorno a lei si scagliò contro il nugolo di coltelli e vi esplose in mezzo, disperdendoli.

"Devo supporre che nel venire qui tu abbia anche sconfitto Cina?"
"Cina?" Chiese Reimu, un attimo confusa da quella domanda improvvisa di Sakuya.
"Sì, Cina, comesichiama, la guardia al cancello."
Reimu ponderò. Guardia? Ah, sì. Quella. "Capelli rossi, lunghi, cappello con stella dorata, indossa un qi pao verde?" La descrisse brevemente. "Sì, lei... come diavolo si chiamava..."
"...certo che è crudele che tu, in quanto boss, non ti ricordi il nome dei tuoi stessi subordinati." Commentò la Miko.
"...Hon Mi Lin?"
"Sono abbastanza sicura che si chiami Hong Meiling." Rispose flemmatica, gettando un altro talismano per riempire lo spazio vuoto che era stata costretta a lasciare nel cerchio che le fluttuava attorno.
"Comunquesia." Replicò Sakuya, acida. "Quando avrò finito con te, l'aspetta una punizione epica."
"Ah, già." Reimu si diede un pugno nel palmo aperto della mano. "Tu sei quella di cui doveva avere tanta paura, allora."
"Chi? Cina? Paura? Di me?" Sakuya sembrava sconvolta. Chi mai potrebbe avere paura di una fanciulla tanto dolce e gentile, vero?
"Tra l'altro." Il cerchio di otto talismani attorno a Reimu vibrò dolcemente. "Stavi dando per scontato che mi sconfiggerai, Sakuya? O mi sbaglio?"
Sakuya sbuffò con aria di sufficenza, alzando una mano. Una spellcard comparve tra le sue dita, ornata da un disegno contorto ed ipnotico.

Reimu si irrigidì. Il cerchio di talismani che aveva disposto a sua protezione si illuminò con più forza. Ora la faccenda si faceva seria.
Non estrasse le sue spellcard, ma ogni suo muscolo era pronto a scattare ed afferrarne una.
Non voleva essere la prima ad usarne: voleva prima capire qual'era il potere di Sakuya.
Lo avrebbe scoperto molto presto.

"Strana Arte: Misdirection." Sussurrò Sakuya. Sciami enormi di coltelli da lancio di ogni forma e tipo si formarono a mezz'aria in risposta, tutto intorno a lei, già lanciati non solo verso Reimu, ma mirati a occupare tutto lo spazio dell'ampio corridoio per non lasciarle spazio di manovra.

"Si mimita a combattere in uno spazio stretto ed ingombrare di danmaku il campo di battaglia?" Si chiese Reimu, sorpresa. Era una tattica un pò... poco raffinata. Si aspettava di meglio, per qualche ragione.

Anche perchè era tutt'altro che una tattica buona. Reimu era un'esperta di battaglie di danmaku, e sarebbe riuscita a passare indenne attraverso un fuoco di sbarramento abbastanza fitto da abbattere i moscerini. Prese bene il tempo nella sua mente, notò velocità e posizione di tutti i coltelli, ed, un attimo prima che si abbattessero su di lei riducendola ad un colabrodo, ci si buttò in mezzo, slittando agilmente negli spazi tra un proiettile e l'altro...

...e, appena superato lo sbarramento, scatenò la SUA potenza di fuoco. Dalla manica dell'abito le uscì, quasi spontaneamente, una raffica di decine di talismani che...

...si schiantarono sul pavimento esplodendo, dato che Sakuya non era più lì da circa un millesimo di secondo.

"ILLUSIONE?!" Reimu si girò su se stessa, al colmo della sorpresa, per trovarsi la faccia di Sakuya a meno di dieci centimetri dal naso, piegata in un modesto sogghigno.

Reagì con una velocità sorprendente, di certo. Una dozzina di talismani raggiunsero la cameriera, nonostante la sua manovra aggirante. E, come prima, Sakuya non era già più lì, ed i suoi colpi andarono a piantarsi e scoppiare contro il soffitto.

Poi, Reimu venne scaraventata ed inchiodata per terra da un'ottantina di coltelli da lancio.

Strinse i denti. Si controllò mentalmente: ferite e tagli superficiali. I suoi istinti di schivata l'avevano salvata un'altra volta. Il suo largo abito da Miko, in compenso, era piantato solidamente contro il tappeto.

Sakuya le apparve appena sopra. (Poteva vederle sotto la gonna da quella posizione, ma, a dire il vero, per il momento Reimu aveva ben altro per la testa .) "Non sei ancora morta, sacerdotessa?"

Reimu, semplicemente, ignorando tutti i coltelli che la tenevano inchiodata a terra, si alzò.
La cameriera inarcò un sopracciglio in risposta, mentre anche lei, smettendo di levitare, scendeva coi piedi per terra. "Come diavolo..." Poi fissò i coltelli, ancora piantati a terra, che fino ad un secondo prima la tenevano inchiodata al suolo senza possibilità di muoversi (non senza denudarsi, almeno).

"Nessun vincolo, nessun confine, nessuna barriera può imprigionarmi." Fece Reimu, estraendo una spellcard. Su di essa, a parte qualche ideogramma, era impresso solo il simbolo dello yin e dello yang. "Sono la custode del Confine Hakurei. Ci vuole di peggio per fermarmi."

"Oh, non temere, Hakurei Reimu." Gli occhi della cameriera si assottigliarono, mentre anche nelle sue mani appariva una spellcard. "Ho di che fermarti. Per tutta l'eternità, se necessario."

Reimu si concesse un sorrisetto, ed i suoi otto talismani che le avevano girato attorno fino a quel momento si "spensero" e si posarono per terra, disattivati. Lanciò la spellcard in aria. "Segno del Tesoro! Sfera Yin-Yang degli Hakurei!"

L'immagine del simbolo Yin-Yang sulla carta si ingrandì, divenne tridimensionale, si sdoppiò, e... poco dopo, due grandi sfere, del diametro di un metro abbondante ciascuna, dipinte di bianco e nero, fluttuavano a lato di Reimu.

Uno sciame di coltelli, tanto per cambiare, apparve attorno a Sakuya, levitandole attorno, le lame tutte puntate in direzione della Miko. "Interessante." Fece, avanzando lentamente verso di lei. Reimu, sulla difensiva, indietreggiò, mentre le due sfere si mettevano davanti a lei facendole da schermo. "Sembra una barriera più solida di quegli otto talismani che ti giravano attorno prima, che non ti sono serviti a nulla."

"Barriera?" Chiese Reimu, continuando ad indietreggiare. "Quei talismani non erano una barriera."

Sakuya si rese conto che Reimu non stava indietreggiando per difendersi, ma per indurla ad avanzare. E si rese conto che i talismani, rimasti per terra disposti in cerchio, erano inerti solo in apparenza.
E si rese conto di essere entrata nel cerchio.
E se ne rese conto troppo tardi. Un lampo di energia colorata si irradiò dai simboli dipinti sulle striscie di carta, avvolgendola, ed un grande cerchio magico di luce venne disegnato sul pavimento.

"Ah-ha! Hai attivato la mia carta trappola!" Rise Reimu, estraendo un'altra spellcard.

"Sai, non dovresti dirlo." Sospirò Sakuya.

"SEGNO DEL SOGNO! CERCHIO SIGILLA-DEMONI!"
Gli otto talismani esplosero in una cascata di luce. Il cerchio magico divenne una barriera impenetrabile e si restrinse istantaneamente, disintegrando ogni cosa era al suo interno.

Sakuya, ovviamente, era già sparita quando questo successe.

Reimu era senza parole. Anzi, a dire il vero, le aveva: "COSA DEVO FARE PER TOGLIERTI DI MEZZO?!!"

"Mi stavo chiedendo la stessa cosa." Fece Sakuya, guardando sconsolata il corridoio. Era un macello. Coltelli, crateri... "La padrona mi ammazza se vede questo." Commentò.

"Hai ancora intenzione di combattere?" Reimu aveva ancora qualche freccia al suo arco. Non aveva ancora usato Sigillo Fantastico, e aveva anche un paio di trucchetti in serbo... ma comunque era chiaro che questa era una battaglia ad armi pari.

"Ho intenzione di combattere finchè non avrai smesso di essere un problema. E, possibilmente, di respirare. Il prima possibile, così posso tornare alle mie pulizie."

Reimu odiava le battaglie ad armi pari. Erano troppo lunghe e faticose.

Dov'era Marisa quando serviva?

"SEGNO MAGICO, STARDUST REVERIE, ZE!!!"

Oh, eccola.

Sakuya spalancò gli occhi, sorpresa. Prima un rombo in lontananza, come di un jet in fase di decollo. Poi, il corridoio che si riempie pian piano di stelle a cinque punte, di colori sgargianti e pastellosi, al seguito di una strega nera-e-bianca in groppa a quella che chiaramente era unascopavolanteTROPPOVELOCE-

Reimu, che conosceva Marisa, si era spostata di lato. Sakuya, che non la conosceva, fece appena in tempo a svanire nel nulla una frazione di secondo prima di diventare una macchia sul tappeto.
(Probabilmente una macchia lunga cinquecento metri di tappeto.)

"I suoi poteri sembrano di illusione, ma sono abbastanza chiaramente qualcosa d'altro. Di simile, ma diverso." Rifletteva Reimu, approfittando dell'attimo di tregua mentre Marisa cercava di frenare la scopa per tornare ad analizzare lo stile di combattimento di Sakuya. "Genera coltelli dal nulla, si teletrasporta, ha riflessi impossibilmente rapidi..."

"Un'altra intrusa." Commentò freddamente la cameriera. "Quando mi sarò sbarazzata di voi, Cina si prenderà una bella strigliata." La sua espressione lasciava intuire che la strigliata sarebbe stata a base di coltelli.

"Oh, una camerierina in uniforme francese da maid?!" Fece Marisa, sorpresa. ("Almeno guarda il nemico, prima di attaccarlo a testa bassa..." pensò Reimu) "Sei una specie protetta dalla Convenzione di Washington, vero?"

"Parla la strega col cappello da strega, il grembiule da strega e la scopa volante." Fu la fredda risposta. "Sono le streghe ad avere più bisogno di pietà delle cameriere."

"Abbi pietà." Fece con tono canzonatorio la strega, fingendo un inchino elegante.

"Con quel grembiule... stai per caso cercando lavoro qui?" Chiese Sakuya. Reimu non capiva bene se stava scherzando o meno.

"Mhh. Non sembra una cattiva idea." ("Ohi. Marisa. Ma che stai dicendo?!")

"Ma non hai l'aspetto di qualcuno che sa pulire e sbrigare faccende domestiche." ("Per nulla.")

"Infatti." ("Almeno sei onesta. Questa volta.")

"Allora, quale sarebbe la tua utilità? Concubinaggio?" ("...LO SAPEVO che il padrone di questo posto era un pervertito. Tra le uniformi da camerierina e questo...")

"Più tipo... manutenzione. Chessò... serve un bidello qui?" ("Marisa. Se non sai cosa dire, stai zitta.")

"...Questa non è una scuola elementare." ("Ma và? Non ce ne eravamo accorti.")

"Stai dicendo che il concubinaggio è roba da scuole medie?" ("Marisa. Stai. Zitta.")

Sakuya sospirò pesantemente. Come litigare con una bambina delle elementari, davvero. "Allora. Non credo di essermi presentata. Sono Sakuya Izayoi, il capo delle cameriere della villa."

"Oh, sei il capo? Questo significa che, se ti sconfiggo, diventerò io il capo delle cameriere?" ("No, Marisa. Sono abbastanza sicura che non funzioni così.")

Sakuya le puntò contro un coltello. "Ci sono più persone che hanno detto quella frase e sono morte di quanti ci siano prodotti di decadimento radioattivo del Torio."

Reimu non era sicura di aver capito bene. Marisa era sicura di non aver capito nulla. Tutte e due si stavano chiedendo chi aveva progettato il senso dell'umorismo di Sakuya.

"Ok, voi due. Interrompete subito questa conversazione prima che i miei neuroni facciano harakiri." Le interruppe la miko.
"Tsk." Sakuya era, in effetti, presa tra due fuochi. Da un lato aveva la sacerdotessa, dall'altra la strega. "A questo punto non mi lasciate scelta." Come prima, una spellcard le apparve in mano dal nulla. "Dopo che avrete visto questo, dovrò uccidervi. Nulla di personale." Spiegò. "Esistenza Illusoria: Clock Corpse."

La spellcard svanì nel nulla, e Reimu capì. Sfiorando il potere che le stava per venire rivolto contro con l'occhio della sua mente, comprese, anche se solo superficialmente, l'abilità segreta di Sakuya.

"...Manipolazione dello spazio e del tempo?!"

"Proprio così. E' un potere con cui sono nata, non è stregoneria nè nulla di simile." Un'ombra di tristezza passò sul suo volto.
Reimu sapeva banissimo che gli esseri umani che nascono con poteri particolari tendono a venire temuti o emarginati, in effetti.

"Quindi... sei tu che giochi con lo spazio all'interno di questa villa."

"Aiuta a fare le pulizie più in fretta." Ridacchiò della sua stessa battuta. Reimu l'avrebbe voluta imitare, ma non poteva.
Come Marisa, era paralizzata all'interno del tempo fermo creato da Sakuya.

"I miei complimenti per essere riuscita a mantenere la tua coscienza attiva anche all'interno della mia spellcard." Fece la cameriera, strappando uno dei coltelli che erano rimasti piantati per terra da prima. "Veramente una sacerdotessa scintoista di prim'ordine."

"Ecco come fai apparire coltelli dal nulla."

"Non li faccio apparire dal nulla. Fermo il tempo e ne raccolgo qualcuno. Poi..." Successe qualcosa che Reimu vide, ma non riuscì a comprendere bene. Come se le servisse un'altro senso oltre alla vista per poterlo fare. Il risultato fu che ora Sakuya aveva due coltelli identici. "Manipolando il tempo, posso moltiplicarli, prendendo le loro copie da qualche frazione di secondo nei passati o nel futuri paralleli."

Uno alla volta, con calma, Sakuya li lanciò, prendendo tranquillamente la mira, senza fretta, contro Reimu. I coltelli, appena lasciavano la sua mano, si congelavano a mezz'aria.

"E' per questo che usi armi da lancio?"

"Sì. Nel mio tempo fermo, solo io sono in grado di muovermi. Inoltre, ho bisogno di avere sempre con me un'arma piccola, portatile, facile da nascondere quando devo scortare la mia padrona, e utile anche nelle faccende domestiche. Considerato questo, l'arma migliore in assoluto per me è il coltello da lancio."
Quando ebbe praticamente riempito il corridoio di coltelli paralizzati a mezz'aria, arrestati nell'atto di volare in direzione di Reimu da tutti gli angoli possibili, si girò, senza fretta, iniziando a scagliarli anche contro Marisa, ripetendo l'operazione.

Reimu osservò tutto il procedimento. Non potendo fare altro, si limitò a guardare bene i coltelli in volo verso di lei. Ne stimò traiettoria, posizione, velocità, cercando di trovare, come prima, una falla, un buco, un passaggio dove il fuoco di sbarramento sarebbe stato abbastanza sottile da permetterle di sopravvivere.

Purtroppo, non poteva fare nulla per Marisa.

Sakuya, finita l'operazione, guardò i due muri di coltelli in viaggio verso i rispettivi bersagli, annuì a sè stessa con aria soddisfatta, e schioccò le dita.
Il tempo riprese a scorrere, e i colpi ripresero la loro traiettoria. Come prima tutto era fermo, ora, all'improvviso, tutto prese a muoversi velocissimo.

Reagendo immediatamente, Reimu spostò le sue due sfere davanti a sè, e si gettò nell'angolo dove i coltelli erano più radi. La grandine di acciaio affilato tempestò le due reliquie del tempio Hakurei, ma Reimu, grazie alla loro protezione ed alla propria esperienza di Danmaku, riuscì a salvarsi.

Subito gettò un'occhiata preoccupata dall'altro lato del corridoio. Marisa...

Marisa stava bene. Era piena di coltelli infilati nel vestito, nel cappello e un paio anche nella scopa, ma era completamente indenne. Come diavolo aveva fatto?

"Ah, fermare il tempo e tirare coltelli, ze." Commentò, iniziando a tirarseli fuori. "Che originalità. Non l'abbiamo già visto in qualche manga?"

Sakuya, facendo finta di non aver mai letto il manga in questione, guardò la strega in modo strano. "...Come hai fatto?"

"Fatto cosa? Capito che puoi fermare il tempo? Basta un pò di teoria magica, ze." Spiegò. "Sappiamo che qua c'è qualcuno che può modificare lo spazio, no? Non le distanze, bada bene, poprio lo spazio - sono due cose diverse, perchè le distanze sono solo una questione di lunghezza e misurazione, mentre alterare lo spazio in sè e per sè significa anche poter alterare il tempo, visto che sono due facce della stessa medaglia."

Reimu non l'avrebbe mai detto neanche in un milione di anni, ma era sorpresa. Lei aveva scoperto il potere di Sakuya dopo aver subito molti attacchi e solo grazie alla sua intuizione divina, ma Marisa l'aveva decifrato subito, subendo il primo attacco, e solo sfruttando la sua conoscenza della magia.

Beh, sapeva benissimo che Marisa non era stupida, nonostante le apparenze. Diversamente da lei ed, evidentemente, anche da Sakuya, i poteri di Marisa non erano innati: era tutta stregoneria imparata, studiata, provata, riprovata, perfezionata (in certi casi rubata) con tanto impegno ed olio di gomito.

"E il fatto che la spellcard abbia la parola "Clock" nel nome mi ha aiutato un pò."

Inoltre Marisa, dato che era una avida lettrice (oltre che ladra) di libri di magia (e non solo) da tutto il mondo... conosceva meglio l'inglese di lei.

"Il fatto che abbiate capito come funziona non significa che possiate evitare i miei colpi per sempre." Fece semplicemente Sakuya, estraendo la sua prossima spellcard. "Semplicemente, prima o poi vi colpirò. Il tempo è dalla mia parte."

Reimu e Marisa balzarono istantaneamente all'attacco cercando di colpirla prima che potesse evocarla, ma non c'era veramente speranza di battere Sakuya in velocità. "Mondo Illusorio: The World."

"QUESTO E' PLAGIO!" Marisa venne paralizzata in una posizione bizzarra, come Reimu, del resto, bloccate nell'atto di estrarre le loro Spellcard. Le lancette del tempo si fermarono per entrambe.

Sakuya iniziò a fare movimenti con le mani come se stesse lanciando coltelli in tutte le direzioni, pur non stringendo nulla in mano. Al termine di ogni suo movimento, tuttavia, appariva o un coltello o qualcosa che sembrava veramente simile a una gigantesca scintilla di fuoco rosso congelata nel tempo. I coltelli erano tutti diversi, e non li stava nemmeno tirando in direzione di Reimu o Marisa, ma completamente a caso.

"Siete brave a schivare i colpi mirati. Delle vere esperte di danmaku." Commentò Sakuya. "Ma voglio vedere se conservate la vostra abilità anche quando vi viene tolto ogni fondamento su cui lavorare." Ridacchiò. "Se lo schema di colpi è totalmente casuale e caotico, viene a mancare la possibilità di prevedere in maniera attendibile come si svilupperà il fuoco di sbarramento una volta che il tempo torna a scorrere."

Si resero conto che aveva ragione. Non avevano più davanti uno sciame di colpi tutti uguali diretti contro di loro, ma uno sciame caotico ed imprevedibile di colpi lanciati in tutte le direzioni. Marisa e Reimu fecero correre il loro sguardo sui coltelli, cercando di trovare zone più "sottili" o più sicure... ma il groviglio era troppo confuso, e lo diventava sempre di più a ogni coltello che Sakuya tirava o a ogni scintilla di fuoco che evocava.

"...E che il tempo ritorni a scorrere." Sussurrò.

"SEGNO SPIRITUALE: SIGILLO FANTASTICO!!"
"SEGNO D'AMORE: MASTER SPARK!!"

Sakuya sgranò gli occhi. Una frazione di secondo dopo la fine della sua spellcard, le due intruse attivarono ciascuna la propria.

Il corridoio venne praticamente raso al suolo. L'effetto che lo rendeva indredibilmente lungo venne infranto, e l'ambiente ritornò normale. Da un lato, quello di Reimu, apparve la porta da cui era entrata. Dall'altro, quello di Marisa, una larga scala di marmo grigio che saliva al piano superiore della villa.
I due incantesimi inghiottirono completamente lo sciame di proiettili della cameriera e si scontrarono, l'uno contro l'altro, sfavillanti sfere di luce multicolore da una parte contro ciclopica cannonata di magia pura dall'altra.
Con Sakuya in mezzo.

Quando il fumo si diradò, non c'era traccia di lei. A dire il vero c'era ormai anche poca traccia di un corridoio. Ne esisteva solo il ricordo e poche pareti bruciacchiate, parzialmente crollate all'esterno a ingombrare altre stanze. L'esplosione di energia si era però sfogata verso l'alto, in larghissima parte, aprendo un enorme buco nel soffitto da cui vedere lo spettrale spettacolo delle nuvole rosso sangue che si alzavano dal tetto della villa.

"...L'abbiamo disintegrata, ze?" Fece Marisa. Stanca, ansimante e col vestito tutto stracciato, sembrava il protagonista di un anime d'azione durante la battaglia finale.

Ma questa non è la battaglia finale, osservò Reimu. Dobbiamo prima arrivare da questa fantomatica "padrona".
"...No." Mormorò la Miko.

".. Il tuo solito sesto senso?" Marisa si guardò in giro con aria paranoica, imbracciando la scopa come se fosse un fucile.

Senza risponderle, improvvisamente, Reimu spiccò il volo, le saettò a fianco, l'afferrò, e si scagliò verso la scala. "Filiamocela!!"

"No." La voce gelida di Sakuya veniva da metà strada lungo le scale. Era lì, volto in ombra, braccia incrociate. "Non vi permetterò di raggiungere la padrona." Fece. I suoi vestiti erano rovinati, strappati, bruciati, e sembrava essersi salvata per il rotto della cuffia. Era sporca di sangue e ferita. Ma gli occhi, iniettati di sangue, dicevano che lei non si sarebbe spostata. Mai.

"Segno Illusorio:" Estrasse con movimenti impossibilmente lenti un'ultima Spellcard, eppure Reimu e Marisa non riuscirono a fare nulla in tempo per impedirglielo. "Bambola Assassina."

Le due intruse vennero ghiacciate a mezz'aria. Il tempo si fermò, ancora una volta.

"Voi morirete qui ed ora." Come le altre volte, coltelli iniziarono ad apparire, lanciati da Sakuya contro le due.

Reimu, per un attimo, si chiese perchè questa Spellcard aveva un nome diverso dalle precedenti se tutto sommato serviva semplicemente a fare la stessa cosa, cioè riempire l'aria di coltelli... ma poi si rese conto che, anche se in quel momento erano all'interno del "tempo fermo" di Sakuya, non la stava vedendo fare i movimenti di tirare fisicamente i coltelli. Invece, i coltelli apparivano, come se Sakuya stesse fermando il tempo per lanciarli.

Ma come fa a fermare il tempo... all'interno del tempo fermo? Non aveva senso.

"Anche con tutto il mio potere, la mia manipolazione del tempo è limitata. Non posso fermare il tempo per più di una certa quantità di tempo soggettivo." Spiegò Sakuya, calmissima, incrociando le braccia. I coltelli attorno a lei continuavano a moltiplicarsi. "Così, ho sviluppato questa spellcard segreta, da usare solo in casi disperati, che ferma il tempo su più livelli."

"...Cosa?!"

"Noi ora siamo all'interno del mio tempo fermo." Fece la cameriera. "Che può durare, mettiamo caso, chessò, tanto per fare un esempio... un minuto di mio tempo soggettivo, durante il quale posso muovermi mentre il resto del mondo rimane fermo." Sorrise malignamente.
Reimu si rese conto che in effetti non era mai riuscita a capire quanto durava il "tempo fermo" di Sakuya, anche se riusciva a rimanere cosciente. E lei non sembrava intenzionata a rivelarlo.
"Ma se io fermo l'invisibile orologio che segna il minuto che mi spetta? Questo minuto diventano due minuti."

"...Mi stai prendendo in giro." Ma Reimu stava sorridendo. Perchè sorrideva?

Sakuya ormai era nascosta dietro un muro di acciaio. La sua voce giungeva ovattata, quasi coperta dal sordo suono dei coltelli che le apparivano intorno a ripetizione, formando un'impressionante schiera di morte affilata. "E se fermo anche questo orologio, i due minuti diventano tre. Così, il mio limite non è più "per QUANTO TEMPO" posso agire, ma "per QUANTI TEMPI" posso agire. O, meglio, "per quanti livelli di tempo concentrico" posso agire."

Reimu non poteva più vedere oltre. A questo punto non poteva neanche sperare di schivare: semplicemente, non c'era nulla da schivare. Non era un nugolo di proiettili fittissimi quello che le sarebbe arrivato addosso.
Era semplicemente come venire schiacchiati in un compressore di rifiuti: non puoi schivare una parete solida.

Calcolò anche la possibilità di evocare una spellcard per distruggere tutto, come aveva fatto prima, assieme a Marisa, per salvarsi da The World, ma era inutile: il muro di coltelli era semplicemente TROPPO vicino. Sarebbe stata maciullata prima di poter fare alcunchè.

"Sakuya?" Chiamò, con un tono di voce piatto.

La cameriera tornò in un passato prima che il muro di coltelli che le separava venisse creato, lo attraversò, e balzò di nuovo nel presente.
Agli occhi di Reimu sembrava semplicemente che lei le comparisse davanti, ma ormai aveva imparato a stendere il suo sesto senso abbastanza a fondo dentro i segreti del tempo fermo di Sakuya da comprendere persino questi dettagli.

"Cosa c'è, Reimu Hakurei?" Chiese, avvicinandosi. "Hai delle ultime parole?"

Reimu stese un braccio e la afferrò per una manica. "Veramente volevo chiederlo a te."

Sakuya fu presa così assurdamente di sorpresa che non riuscì neanche a reagire quando Reimu le assestò una manata in faccia e poi, con una presa di judo, la scagliò contro il suo stesso muro di coltelli.

"COME E' POSSIBILE?!!" Gridò, riprendendosi appena in tempo per evitare di venirne impalata.

Reimutirò fuori un mazzo di sigilli e li aprì a ventaglio. "Ricordi il mio potere, Sakuya Izayoi? Nessun vincolo, nessun confine. Nulla può fermarmi." Con un solo gesto, li scagliò tutti insieme contro la cameriera.

Sakuya rispose con una mossa simile: una sventagliata di coltelli che trafisse con impossibile precisione ogni singolo talismano che le era stato scagliato contro. "Perchè non l'hai fatto prima, allora?!"

Le due continuavano a scambiarsi colpi all'interno del tempo fermo, annullandoseli, schivandoli. "Credi che non ci stia provando da quando ho capito che puoi fermare il tempo fino ad adesso? Ma devo comprendere un confine, per poterlo trascendere. E solo adesso ho afferrato la completa estensione del tuo potere, Sakuya Izayoi."

Sakuya scioccò le dita. Reimu si paralizzò per un istante, poi riprese a muoversi, schivando una raffica di coltelli. "E' inutile! Non importa per quante volte tu possa fermare ricorsivamente il tempo... non puoi fermarmi!" L'aria ormai era densa di proiettili da entrambe le parti.

Un talismano vagante colpì la spalla di Sakuya ed esplose in un brillante lampo di energia spirituale. La cameriera strinse i denti.

Anche Reimu non se la cavava meglio. Aveva un'aria miserabile, pesta ed insanguinata.
"Per quanto ancora vuoi continuare questo scambio di colpi?!" Gridò Sakuya oltre al suono della battaglia. "Cosa speri di ottenere?!"

"VOGLIO VEDERE LA TUA PADRONA!"

"La mia padrona..." Sakuya rallentò impercettibilmente. "Non ti permetterò mai di raggiungerla."

"...Lei significa così tanto per te?" Uno sciame di coltelli si infranse condo una sfera Yin-Yang appena prima di trafiggerla.

"La mia vita è sua." Rispose gravemente la cameriera.

Reimu poteva vedere le emozioni negli occhi di Sakuya. Poteva vedere quello che provava per la sua padrona. Tristezza. Paura. Ammirazione. Obbedienza. Gratitudine. Sottomissione. Amore.
Dovevano essere legate da un rapporto abbastanza complicato, concluse infine.

"E' tutto qui il tuo piano, Reimu?!" Gridò Sakuya, ormai persa nell'eccitazione della battaglia, nonostante le ferite e i colpi ricevuti. "Tu non puoi usare spellcard perchè non te ne darò mai il tempo, ed io non posso perchè ne ho già una attiva!"

Ma Reimu sapeva che era solo questione di tempo. Tempo che, una volta tanto, giocava a suo favore, anzichè a favore di Sakuya.

Il muro di coltelli alle spalle di Sakuya si mosse impercettibilmente in avanti. "...cosa?!"

"Sei al limite del tuo potere, Sakuya." Commentò Reimu. Il muro stava avanzando lentamente, e Marisa, intrappolata nel tempo "normale", riprendeva, altrettanto lentamente, a muoversi. In una bizzarra scena in slow-motion, si girava lentamente verso Reimu e Sakuya e faceva una faccia strana, vedendo chissà che cosa. "Sia in largezza, che in profondità. Il tuo tempo fermo sta cedendo."

Intrappolata tra il suo stesso muro di coltelli e Reimu, Sakuya si limitò a sorridere amaramente e rispondere: "Vuol dire che dovrò sconfiggervi subito."

"No." Rispose Reimu. "Vuol dire che finisce qui." Si frugò rapidamente in tasca per estrarre un'altra Spellcard...

"TI SEI SCOPERTA, REIMU HAKUREI!!" Sakuya, in risposta, ne approfittò per scagliare un'ennesimo coltello verso di lei, nell'unico momento in cui la sua guardia era abbassata e le sue sfere Yin-Yang si erano abbassate per permetterle di lanciare l'incantesimo...

...E il coltello si piantò nella scopa di Marisa, colta a metà di una pigra, lenta parabola.
Lo sguardo di Sakuya saettò per un attimo verso Marisa, che stava lentamente finendo il movimento di chi lancia un giavellotto e al tempo stesso sollevando una mano avvolta da un alone di magia azzurra verso di lei, per poi tornare a fissare Reimu.

La quale, semplicemente, stese il braccio, e puntò la Spellcard contro di lei. "Segno Spirituale."

La Spellcard di Sakuya crollò improvvisamente. Il tempo tornò a scorrere.

Con un fracasso tintinnante, il muro di coltelli si abbattè contro la barriera magica tempestivamente evocata da Marisa in quel preciso istante. Sferragliando, crollò a terra.

"... Sigillo Fantastico."

Tutto divenne colore e luce vorticante.

Poi, Sakuya passò da parte a parte la barriera magica di Marisa, la scala di marmo, la parete dietro, quella dietro ancora, quella dietro ancora, ed affondò di almeno dieci centimetri in quella seguente.

"Era ora." Commentò semplicemente Marisa, osservando la sagoma a forma di cameriera nella parete. "Perchè chi hai messo tanto ad hackerare quella sua fastidiosa abilità speciale?"

"L'abilità di trascendere tutti i confini e i vincoli non è facile da usare." Spiegò con aria di superiorità, incamminandosi in quella direzione. "Bisogna prima comprendere appieno che regole, esattamente, si intende violare." Ridacchiò. "Piuttosto, grazie del muro magico."

"Non ringraziarmi. Quell'affare ci avrebbe ammazzato a tutte e tre." Marisa, seguendola, arrivò al muro traforato, gli diede un cazzotto un pò forte, e quello crollò. "Dopo di te, Reimu."

Dopo poco arrivarono a quello che restava di Sakuya.
Marisa la punzecchiò con la punta della scopa. "Ohi. Cameriera. Sei ancora viva?"
La cameriera rispose qualcosa di indecifrabile e cercò di dimostrare che lo era ancora. Senza risultare troppo convincente.
Notando che Sakuya sembrava essere di umore poco collaborativo, Marisa chiese a Reimu, invece: "Credi che io possa diventare la cameriera-capo senza essere una cameriera?"

"...Credo di no, Marisa."


  
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